In questa lunghissima settimana di lavori parlamentari il Senato ha approvato la legge sul riordino della Protezione civile, ma soprattutto il decreto salva banche. La Camera invece ha approvato il decreto per il Mezzogiorno e le mozioni per il contrasto alla diffusione del citomegalovirus. Al contempo la Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio ha iniziato l’esame delle diciotto proposte di riforma della legge elettorale mentre la Corte Costituzionale ha depositato le motivazioni della sentenza sull’Italicum sbloccando così definitivamente il dibattito dei partiti che ora non hanno più nessun alibi per adeguare i meccanismi di elezione dei due rami del Parlamento. Parallelamente anche questa settimana è proseguito il logorante dibattito interno nel Partito Democratico, mentre le cose non sono andate meglio per il Movimento 5 Stelle che ha visto prima l’iscrizione sul registro degli indagati di Romeo, braccio destro della sindaca Raggi, e il commissariamento, per ora solo politico, dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini colpevole di un'intervista fortemente critica rispetto all’adeguatezza della Sindaca di guidare la Capitale.

Nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato e le Commissioni non si riuniranno. Nell'arco di questa settimana, l’Aula di palazzo Madama ha discusso e approvato con 156 favorevoli, 41 contrari e 57 astenuti il ddl di delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della Protezione civile. Il provvedimento, che ora passa all’esame della Camera, prevede, attraverso diversi decreti legislativi, la ricognizione, il riordino, il coordinamento, la modifica e l'integrazione delle disposizioni legislative vigenti che disciplinano il Servizio nazionale della protezione civile e le relative funzioni, e definisce le attività di protezione civile come insieme delle attività volte a tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da eventi calamitosi naturali o di origine antropica. Si tratta di attività di previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi connessi agli eventi calamitosi, di pianificazione e gestione delle emergenze e di coordinamento . Complessivamente resta l'impianto della legge del 1992, che regola a oggi il sistema di protezione civile in Italia, ma con la delega si punta all' omogeneizzazione e semplificazione della materia.

Successivamente l’Aula di palazzo Madama ha approvato con voto di fiducia, il primo del Governo Gentiloni, il decreto per la tutela del risparmio nel settore creditizio. Il cosiddetto decreto salva banche, che ha avuto 157 voti favorevoli e 108 contrari, passa ora all’esame della Camera per essere convertito in legge entro il 21 febbraio. Il provvedimento prevede la ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi di Siena con l'entrata temporanea dello Stato che ha stanziato 20 miliardi di euro nel 2017 per fronteggiare le crisi bancarie. Ma prevede anche la riapertura fino a fine maggio dei termini per presentare la domanda di rimborso forfettario per gli obbligazionisti delle vecchie Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti; modifica i termini per il versamento del canone in capo a tutte le banche che trasformano le Dta, le imposte anticipate qualificate, in crediti d'imposta; avvia la strategia nazionale per l’educazione finanziaria e pone un limite agli stipendi del Cda e dell'alta dirigenza delle banche. Salta, non senza polemiche, la lista dei nomi dei debitori insolventi delle banche salvate dallo Stato; è stata invece trovata una soluzione di compromesso che prevede una relazione quadrimestrale al Parlamento in cui vengono indicati dal Ministero dell'Economia i profili di rischio. Saranno indicati, in particolare, i profili di chi ha crediti in sofferenza pari o superiori all'1% del patrimonio della banca.

Passando all’altro ramo del Parlamento, questa settimana l’Aula di Montecitorio ha approvato in prima lettura con 236 voti favorevoli, 38 contrari e 77 astenuti il decreto sugli interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno. Nel decreto, che ora passa all’esame del Senato che avrà tempo fino al 28 febbraio per approvarlo, sono previste diverse misure relative alle problematiche dell’Ilva di Taranto: si va dalla restituzione dei 300 mln erogati nel 2015 a favore di Ilva Spa, all’estensione dell’amministrazione straordinaria fino a che non entrerà in vigore il “Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria”. E vi sono misure per ilsostegno all’occupazione, al tessuto aziendale dell’intera area e per il rafforzamento del piano di bonifica. La conversione in legge del decreto prevede anche norme per l'adeguamento dellereti fognarie e di depurazione; la nomina di un Commissario unico che dovrà operare anche per chiudere le procedure di contenzioso avviate negli ultimi anni da Bruxelles; il risanamento ambientale e la rigenerazione urbana di alcune aree; la riqualificazione professionale nei porti, in particolare nella movimentazione dei container; l’incremento di 50 milioni di euro del Fondo per le non autosufficienze e, infine, gli interventi per il G7 2017. Tra le misure fiscali adottate anche la modifica al credito d'imposta per le imprese del Sud: sarà pari al 45% per le piccole, al 35% per le medie e al 25% per le grandi.

Successivamente l’Aula ha discusso e respinto la proposta di legge d'iniziativa popolare relativa ai trattati internazionali su basi e servitù militari, per poi approvare diverse mozioni per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del citomegalovirus . Il Governo viene quindi impegnato ad avviare una campagna informativa capillare, anche attraverso i consultori e i medici di medicina generale, per la conoscenza dei rischi di questa infezione e in particolare di quelli connessi all'interazione tra il citomegalovirus, la gravidanza e gli stati di depressione immunitaria anche transitori. Ma anche a promuovere lo studio del citomegalovirus, concorrendo alla ricerca per un vaccino specifico, a predisporre un censimento nazionale dei casi per arrivare a una precisa definizione dell'incidenza d'infezioni e a mettere a punto un programma di screening efficace sulle donne in età fertile e in gravidanza al fine di ridurre l'incidenza del citomegalovirus congenito e i conseguenti costi sociali.

Nella giornata di ieri, dopo settimane di fortissima tensione politica la Commissione Affari costituzionali della Camera ha iniziato il delicatissimo confronto sulla riforma della legge elettorale. Il relatore Andrea Mazziotti ha illustrato le 18 proposte di riforma della legge per l’elezione di Camera e Senato. Erano attese per martedì prossimo, ma la Corte Costituzionale ieri sera ha reso pubbliche le motivazioni della sentenza sull’Italicum dello scorso 24 gennaio. In cento pagine, la Consulta, in primis, spiega come il ballottaggio comporti il rischio di “comprimere eccessivamente il carattere rappresentativo dell'assemblea elettiva e l'eguaglianza del voto”. La Corte ha sottolineato che con l'Italicum “una lista può accedere al turno di ballottaggio anche avendo conseguito al primo turno un consenso esiguo, e ciononostante ottenere il premio, vedendo più che raddoppiati i seggi che avrebbe conseguito sulla base dei voti ottenuti al primo turno". Per la Corte Costituzionale “ben può il legislatore innestare un premio di maggioranza in un sistema elettorale ispirato al criterio del riparto proporzionale di seggi, purché tale meccanismo premiale non sia foriero di un' eccessiva sovra rappresentazione della lista di maggioranza relativa ”.

Per la Consulta inoltre sono necessarie " maggioranze parlamentari omogenee" in quanto la Costituzione, “se non impone al legislatore di introdurre, per i due rami del Parlamento, sistemi elettorali identici, tuttavia esige che, al fine di non compromettere il corretto funzionamento della forma di governo parlamentare, i sistemi adottati, pur se differenti, non lo devono ostacolare”. Invece un premio di maggioranza assegnato alla lista che al primo turno ottiene il 40 per cento non è “irragionevole”, perché “consente di attribuire la maggioranza assoluta dei seggi in un'assemblea rappresentativa alla lista che abbia conseguito una determinata maggioranza relativa". Sul sistema dei capilista bloccati, infine, “non si lede la libertà di voto” ma lo fa la scelta discrezionale dei capilista bloccati in più collegi perché “l’opzione arbitraria affida irragionevolmente alla sua decisione il destino del voto di preferenza espresso dall’elettore, determinando una distorsione del suo esito in uscita”. Infine sullemulti candidature: la Consulta ha giudicato “ irragionevole la possibilità che consentiva al candidato di scegliere a urne chiuse in quale collegio essere materialmente eletto” perché viola il principio d'uguaglianza e della personalità del voto". Sopravvive il sorteggio per la scelta, ma è la stessa Corte a dire che questa non è la regola più adeguata. Spetta al “legislatore sostituire tale criterio con altra più adeguata regola, rispettosa della volontà degli elettori”.

Ora la palla passa ai partiti e al Parlamento. La linea del Movimento 5 Stelle è sempre la stessa, come anche ribadito ieri sera da Alessandro Di Battista, e cioè quella di estendere la legge elettorale uscita dalla Consulta al Senato per andare a votare prima possibile. Grillo la scorsa settimana aveva anche parlato della necessità di eliminare i capilista bloccati, una linea non troppo dissimile dalla Lega Nord di Matteo Salvini per cui la sola cosa importante è sciogliere le Camere per andare a votare il prima possibile. Più complicata la posizione degli altri partiti a cominciare da Forza Italia che in questi giorni non è entrata nel dibattito politico sulla percorribilità di un sistema piuttosto che un altro ma è apparsa più preoccupata di cercare di rinviare il voto alla scadenza naturale della legislatura. La decisione dipenderà principalmente dal Partito Democratico impegnato in una lotta interna sul congresso e fortemente diviso sulla strategia dei prossimi mesi: lunedì prossimo ci sarà la Direzione Nazionale e Renzi tenterà di portare il PD su posizioni comuni anche se al momento sembra estremamente difficile che il segretario dem possa riuscire ad accontentare tutte le richieste delle diverse correnti.



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