Dopo che nella giornata di ieri sono state approvate le mozioni sul contrasto all'obesità e la Nota di aggiornamento al Def 2016, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi a partire dalle 9.30 per il confronto sulle mozioni sul contrasto al matrimonio forzato e per la discussione di diverse ratifiche di accordi internazionali. Alle 16 saranno svolte interpellanze e interrogazioni.
Per quanto riguarda i lavori delle Commissioni, la Affari costituzionali svolgerà diverse audizioni sullo schema di decreto legislativo relativo alla disciplina della dirigenza della Repubblica. La Commissione Finanze riprenderà la discussione del ddl sul recupero dei crediti insoluti della P.A. La Commissione Istruzione, in sede congiunta con la Cultura della Camera, ascolterà il presidente del CoPER e i rappresentanti di ENEA, ISFOL, ISPRA, ISS e ISTAT sullo schema di decreto legislativo relativo alle semplificazioni delle attività degli Enti pubblici di ricerca. La Commissione Sanità proseguirà le votazioni sul ddl sulla responsabilità professionale del personale sanitario.
Passando all’altro ramo del Parlamento, dopo che nella giornata di ieri è stata approvata la Nota di aggiornamento al Def 2016, l’Assemblea della Camera oggi non si riunirà.
Passando ai lavori delle Commissioni, la Affari costituzionali esaminerà la pdl sull’indennità spettante ai membri del Parlamento e lo schema di decreto legislativo sul Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale; in sede riunita con la Lavoro proseguirà l’esame delle pdl sulle norme in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori. In sede riunita con la Lavoro e la Affari sociali, ascolterà la Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, sulle linee programmatiche relative alle deleghe a lei conferite. La Commissione Giustizia, in sede riunita con la Lavoro, proseguirà l'esame della proposta di legge in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo.
La Commissione Cultura esaminerà il ddl sul cinema, approvato dal Senato la settimana scorsa, e proseguirà la discussione sulle pdl relative all’introduzione dell'educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione. La Commissione Ambiente esaminerà la pdl sulle disposizioni per favorire interventi volti alla prevenzione e alla riduzione del rischio idrogeologico e sismico. La Commissione Trasporti, insieme alla Attività produttive, in sede di Comitato ristretto, si confronterà sulla pdl relativa alle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e alle disposizioni per la promozione dell'economia della condivisione. La Commissione Attività produttive esaminerà lo schema di Decreto ministeriale concernente l'individuazione per l'anno 2016 delle iniziative a vantaggio dei consumatori da realizzare con le risorse disponibili del Fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall’Autorità per la concorrenza e il mercato.
Nella Direzione Nazionale del Partito Democratico il Presidente del Consiglio, nonché segretario del PD, Matteo Renzi, ha più volte ribadito la sua disponibilità vera per una modifica dell'Italicum e lanciato la proposta di istituire una delegazione politica per sondare gli altri partiti sulle possibilità di modifica della legge elettorale; ora l'iniziativa prende forma: la commissione sarà presieduta dal vicesegretarioLorenzo Guerini con funzioni di coordinamento, e ne faranno parte i due capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda, il presidente Matteo Orfini e Gianni Cuperlo in rappresentanza della minoranza, che in direzione aveva annunciato che, in mancanza di un accordo sulla riforma dell’Italicum, non solo avrebbe votato No al referendum ma si sarebbe anche dimesso da parlamentare il giorno dopo in coerenza con quella scelta. Sembra quindi che ci siano le premesse per un tentativo estremo di pace all’interno del Partito Democratico, ma il percorso rimane in salita: Pier Luigi Bersani ha espresso grande scetticismo sulle possibilità di giungere a un accordo concreto, Matteo Renzi, invece, giudica positivo l'impegno di Cuperlo: almeno il suo NO, notano alcuni renziani, alla fine potrebbe diventare SI'.
Fatta la squadra ora rimane da definire il metodo di lavoro: Renzi ha dato alla commissione il mandato di consultare gli altri partiti e poi proporre correzioni concordate, da realizzare solamente dopo il referendum, anche se non si opporrebbe a un accordo politico già prima del voto. Ma prima ancora di iniziare pesano già i paletti imposti dai bersaniani che pongono due condizioni: scrivere unanuova legge elettorale con abolizione del ballottaggio, collegi uninominali medio-piccoli, premio di maggioranza proporzionato, portare il testo alla Camera prima del 4 dicembre. La richiesta è molto difficile da esaudire visto che Forza Italia e Movimento 5 Stelle non intendono sedersi al tavolo delle modifiche prima del referendum ed è già stata ridimensionata dallo stesso Matteo Renzi che ha chiaramente affermato che, se i bersaniani continueranno adalzare l'asticella e ad alimentare il tormentone sulla legge elettorale, a un certo punto non si potrà che prenderne atto: " La mia apertura è massima. Se non si fidano, votino no".
Se da una parte si cerca la via della distensione e dell’unita, dall’altra il clima di queste ore si fa sempre più infuocato e teso. Dopo giorni di silenzio è tornato a parlare Massimo D'Alema che, forse stretto da possibili accordi, si riprende la scena del dibattito politico e quindi rinvigorisce la sua campagna contro il referendum, lanciando accuse pesantissime: “Non c’è uno schieramento politico del NO, mentre esiste un blocco politico del SI' sostenuto dai poteri forti, il cosiddetto partito della nazione, unoschieramento anche abbastanza minaccioso; chi non condivide quella linea viene accusato di spingere il Paese verso il baratro ed è costretto a subire insulti. Invece non credo che la vittoria del NO possa avere gli effetti catastrofici annunciati, né il precipitare della crisi politica". Ormai mancano solamente sette settimane al voto del 4 dicembre e i toni sembrano già essere quelli della resa dei conti finale. Ed è per queste ragioni che in serata ha deciso di intervenire anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con un appello ad abbassare il tenore dello scontro: il confronto deve essere sul merito, "composto" e "rispettoso". Prima e dopo il referendum, dichiara il Capo dello Stato parlando a Bari all’Assemblea dei sindaci, è " necessario il contributo di tutti, sereno e reciprocamente rispettoso. Rispettoso del libero convincimento degli elettori ".
Intanto, in casa di Forza Italia prosegue il dibattito sul futuro del partito, sulla leadership del centrodestra, il rapporto con la Lega Nord di Matteo Salvini e il referendum. Nella giornata di ieri si è tenuto un tesissimo dibattito, organizzato da “il Giornale”, tra Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e consigliere politico di Forza Italia, e Stefano Parisi, scelto da Silvio Berlusconi per la guida del partito dopo l’ottima impressione che aveva generato la sua candidatura a sindaco di Milano. Tanti i temi toccati; alla domanda su chi dei due è più pronto araccogliere l'eredità del Cavaliere, Toti mette subito fine alla gara: "L'eredità di Berlusconi è saldamente nelle sue mani, che gode di ottima salute dopo l'intervento.Oggi non è una corsa alla leadership di nessuno". Pronta la risposta di Parisi che sul tema del referendum afferma: " Questa Forza Italia ha votato questa legge costituzionale e l'Italicum. Berlusconi è stata la persona più sotto attacco in Italia e in Europa negli ultimi anni, ma il centrodestra non ha avuto un gruppo dirigente all'altezza. Non ci sarà mai più un leader come Silvio Berlusconi in grado di fare da solo la campagna elettorale. Si vince facendo tutti un passo indietro. L'obiettivo di oggi, infatti, è il Paese e non la quantità di poltrone". E ancora: "Il problema del centrodestra non è la leadership ma trovare la rotta e avere una squadra capace ed esperta. Abbiamo tempo, ma dobbiamo coagularci su idee giuste e non sulle alchimie".
Ma è il rapporto con la Lega Nord a tenere distanti i due protagonisti del dibattito: "Io per primo ho avuto un ottimo rapporto con Salvini in campagna elettorale. Però, ha ribadito Parisi, un conto era il rapporto Lega-Forza Italia quando c'era come tema di fondo l'egemonia di Berlusconi, quando Forza Italia era al 37% e la Lega al 6%. C'era equilibrio fra due identità chiare: una liberale e una federalista. Quando tu perdi l'identità e diventi solo a rimorchio, non va bene. Salvini ha avuto una capacità di rinnovamento, cosa che Forza Italia non ha avuto. Noi perderemo le elezioni se non andremo con una nostra identità". Mentre il governatore della Liguria butta acqua sul fuoco: "Anche Salvini ha dignità così come i cattolici di centro e chi ha raccolto l'eredità della destra storica. Fino ad oggi il minimo comune multiplo è stato il presidente Berlusconi. Oggi che siamo molto più sparpagliati, bisogna trovare un nuovo meccanismo per mettere insieme il centrodestra". Un punto comune, sicuramente, è il voto del 4 dicembre.