L'istruttoria della legge di stabilità procede con grande ritardo rispetto al ruolino di marcia del governo. Il testo della manovra di finanza pubblica sarà approvato oggi dal Senato votando la questione di fiducia che verrà apposta dall'esecutivo su un maxiemendamento, proposta di modifica che ieri sera non era stata ancora depositata. La Commissione Bilancio non ha terminato i propri lavori, non dando mandato al relatore Santini e inviando in Aula, di conseguenza, il testo approvato dalla Camera. Le modifiche apportate durante l’esame in Commissione dovrebbero comunque essere inglobate nel maxiemendamento governativo, così come assicurato dal sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta, ma tra i senatori si scommette sulla possibilità che nell'ultima versione la manovra possa contenere ancora qualche sorpresa. Piccole novità in grado di vanificare i lavori svolti sino alla mattinata di ieri, così come sottolineato da diversi esponenti delle opposizioni. Di sicuro, sottolinea il relatore, “nessun lavoratore delle province verrà licenziato”. Se parecchie questioni rimaste aperte alla Camera hanno invece trovato la loro sistemazione definitiva, come l'Irap per le imprese senza dipendenti, il regime dei minimi, o le tasse sui fondi pensione, altre non sono ancora state sciolte. Prima di tutto il capitolo partecipate locali: la riforma vera e propria, spiga ancora il relatore Santini, arriverà in primavera ma qualche norma, che riprende il piano presentato dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, dovrebbe già trovare posto nel maxiemendamento. La sintesi trovata dovrebbe prevedere la chiusura delle piccole e delle piccolissime partecipate, quelle con più amministratori che dipendenti o senza dipendenti, con un tetto legato anche al fatturato (meno di centomila euro) e sanzioni per chi non procede al taglio. Niente da fare, invece, per l'emendamento di Linda Lanzillotta per le norme ad hoc per Roma. Ma nel tamtam parlamentare si parla anche della possibilità che sia inserita in extremis una norma sulle penalizzazioni sugli assegni alti per chi sceglie la pensione anticipata. Così come un forte pressing ci sarebbe per estendere l'Iva agevolata al 4 per cento concessa agli ebook anche a quotidiani e periodici digitali. Resta invece confermato l'aumento dell'Iva sul pellet, l'aumento delle tasse per le Fondazioni bancarie, il fondo di un miliardo per finanziare il piano di eradicamento dell'epatite C, l’anticipazione della gara sul Lotto e la diminuzione dell'aggio. Il testo della legge di stabilità dovrebbe arrivare domani nella commissione Bilancio della Camera, dove si avvierà un rapidissimo esame per consentire al provvedimento di approdare in assemblea, probabilmente, già dalla giornata di lunedì. Un rush finale per consentire ai deputati di approvare definitivamente la legge di stabilità entro martedì.

Sul piano comunitario resta tutta in salita la strada per arrivare all'approvazione del “Piano Juncker”. Si aprono comunque dei piccoli spiragli per l'Italia. Ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato impegnato nell'ultimo Consiglio europeo a guida italiana, vertice che proseguirà anche nella giornata di oggi. Il sostegno dei leader Ue al piano per gli investimenti arriverà, ma sarà tiepido e carico di dubbi e per ora non risolverà l'impasse sul rilancio della crescita in Europa. “Un primo passo” per il politico fiorentino, che va “nella nostra direzione”. Ma i suoi dubbi sono condivisi da molti altri leader che reagiscono tiepidi all'appello di Juncker a contribuire al nuovo fondo pensato per realizzare i grandi progetti europei. Per ora prevale la cautela e la distanza tra chi lo vorrebbe usare come strumento per allentare i vincoli europei sulla spesa pubblica, e chi invece non vuole rischiare che diventi un aiuto eccessivo, a spese di pochi, ai Paesi che non riescono a fare i progetti da soli. Il discorso sulla flessibilità e una nuova interpretazione dei trattati è stato però rinviato a gennaio. Un rinvio molto pericolo per l'Italia e per la Francia, decise a chiedere maggiore disponibilità della Commissione europea rispetto alle somme di denaro impiegate per finanziare investimenti. Poste di bilancio che secondo Roma e Parigi non dovrebbero essere ricomprese nel calcolo per verificare il rispetto del Patto di stabilità. Germania, Belgio, Finlandia e Svezia hanno escluso categoricamente di voler partecipare a un grande piano di investimenti pubblici e persino la Banca europea per gli investimenti ha fatto sapere di non aver gradito il protagonismo di certi Stati. Oggi i Paesi Ue dovranno decidere come sbrogliare la partita con la Federazione Russa. Le sanzioni stanno danneggiando l'economia del Vecchio Continente.



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