Al Senato riprenderà la discussione sulla modifica della legge elettorale. Tra la componente renziana e la minoranza dem è in corso un braccio di ferro dagli effetti imprevedibili. I bersaniani, nonostante una lunga riunione del gruppo Pd a Palazzo Madama, hanno confermato che non ritireranno gli emendamenti presentati. Matteo Renzi non sembra per niente intimorito: secondo il governo le proposte di modifica presentate dalla minoranza potranno trovare al massimo trenta voti. In ogni caso, il segretario del Pd ha fatto intendere che non esiterà a far utilizzare tutti gli strumenti previsti dal regolamento per contrastare l'ostruzionismo. Stamattina, prima di tornare a incontrare i senatori Pd, Renzi vedrà Berlusconi. Sarà il segnale che il patto del Nazareno è più vivo che mai. Secondo qualche fonte, l'incontro con il leader azzurro potrebbe portare a fare qualche concessione alle richieste provenienti da Forza Italia. Un'opzione che finirebbe per far indispettire ulteriormente la componente di sinistra del Pd. La commissione Affari costituzionali si occuperà della modifica dello statuto del Friuli-Venezia Giulia e riprenderà l'esame del ddl governativo sulla riforma della Pubblica amministrazione. La commissione Finanze riprenderà l'indagine conoscitiva sul sistema bancario italiano nella prospettiva della vigilanza europea; saranno auditi i rappresentanti di Bper, Banco popolare di Vicenza e Bpm. In commissione Lavori pubblici proseguirà l'audizione del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, nell’ambito dell’esame della Direttiva Appalti. Le commissioni Industria e Territorio proseguiranno le audizioni legate all'istruttoria del disegno di legge di conversione del dl sull'Ilva; saranno ascoltati il consigliere per gli affari economici della Presidenza del Consiglio, Andrea Guerra, Giovanni Arvedi, presidente di Acciaieria Arvedi S.p.A. e i rappresentanti di Cigl, Cisl, Uil e Ugl. Nel pomeriggio riprenderà l'esame dell'articolato.

Alla Camera proseguirà il dibattito sulla riforma della seconda parte e del Titolo V della Costituzione. Con 293 sì e 134 no l'Assemblea di Montecitorio ha approvato senza modifiche il primo articolo, ma nonostante i tempi contingentati, sembra difficile che il via libera finale ci sarà, come inizialmente previsto, al termine della settimana. Possibile, invece, che l'ok slitti e che per avere il via libera si debba attendere l'elezione del nuovo Capo dello Stato. L'articolo 1, che regola le funzioni delle due Camere, di fatto elimina il bicameralismo perfetto. Il nuovo articolo 55 della Costituzione prevede che il Parlamento continui ad articolarsi in Camera dei deputati e Senato della Repubblica, conferendo però alle due camere composizione e funzioni diverse. Alla Camera, che rappresenta la Nazione, spetta la titolarità del rapporto di fiducia e la funzione di indirizzo politico, nonché il controllo dell'operato del Governo. Il Senato “rappresenta le istituzioni territoriali. Concorre, nei casi e secondo modalità stabilite dalla Costituzione, alla funzione legislativa ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica e tra questi ultimi e l'Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea. Concorre alla valutazione delle politiche pubbliche e dell'attività delle pubbliche amministrazioni, alla verifica dell'attuazione delle leggi dello Stato nonché all'espressione dei pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge”. Le commissioni Ambiente e Agricoltura porteranno avanti l'istruttoria della legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo. In commissione Affari sociali proseguirà il confronto sulla legge delega per la riforma del Terzo settore.

Intanto continuano le trattative per la scelta del successore di Giorgio Napolitano. Le quotazioni di Giuliano Amato restano stabili, così come quelle di Sergio Mattarella. Da destra si alza la pressione perché si scelga un moderato, un cattolico, un “candidato non Pd”. E se a Silvio Berlusconi piacerebbe un liberale come Antonio Martino, c'è anche chi fa il nome di Pier Ferdinando Casini. Tutte le anime del Pd premono invece per un nome di area dem. E restano perciò in corsa gli ex segretari, da Walter Veltroni a Piero Fassino. Romano Prodi è il nome di partenza per la minoranza Pd, ma Pippo Civati dichiara che a lui non dispiacerebbe neanche Pier Luigi Bersani.



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social