Dopo trent'anni di battaglie politiche e civili e mesi di durissimo confronto fra i partiti, il Governo del Presidente del Consiglio Matteo Renzi nella giornata di ieri porta a casa il primo sì alle Unioni Civili. Con 173 favorevoli e 71 contrari, la fiducia al Governo sul maxiemendamento che riscrive il disegno di legge Cirinnà passa con i voti favorevoli della maggioranza Pd e Ap (Ncd-Udc) e del gruppo Ala, più 13 senatori del gruppo Autonomie e 4 di Gal; ora il testo è pronto per passare all’esame della Camera. I 18 sì di Ala, gruppo parlamentare di Denis Verdini, non sono stati determinanti per raggiungere la maggioranza, ma sono in molti a sottolineare quanto l’ex braccio destro di Berlusconi sia ormai estremamente vicino ai partiti di governo. Determinante invece è stato il non voto dei senatori del M5S, che in quanto assenti non hanno alzato il quorum necessario per raggiungere la maggioranza: insomma, un parziale rimedio al dietrofront fatto con il rifiuto opposto al voto del supercanguro Marcucci. La maggioranza quindi ha tenuto. Al di là delle inevitabili polemiche fra i membri del Partito Democratico e alle dichiarazioni ritenute inopportune del leader di Ap Alfano, prevale l'entusiasmo: per il premier Matteo Renzi si tratta di una "giornata che resterà nella storia del nostro Paese", una giornata in cui "ha vinto l'amore".

Mercoledì il Senato ha approvato definitivamente con il voto di fiducia il decreto-legge Mille Proroghe con 155 voti favorevoli e 122 contrari. Sono davvero molte le misure contenute nel provvedimento, dall’obbligo per i partiti politici al pagamento di una multa di 200 mila euro qualora non presentino il bilancio annuale, alle assunzioni a tempo indeterminato in alcune amministrazioni, dai vigili del fuoco alla polizia, alla scuola e all'università. Ma vengono previste anche delle norme sui contratti part-time, sulla stretta delle consulenze e degli affitti nelle Pubbliche Amministrazioni, sull'anti terrorismo, sui rifiuti e per il prosieguo della lenta ma necessaria bonifica della Terra dei Fuochi. Nella giornata di oggi l’Assemblea di palazzo Madama non si riunirà e non sono previsti lavori delle Commissioni.

Per quanto riguarda l’altro ramo del Parlamento, nella giornata di ieri la Camera dei Deputati ha approvato con 218 voti favorevoli, 94 contrari (Fi, Sel, M5S), 8 astenuti della Lega Nord, la proposta di legge sul conflitto d'interesse che ora passa al vaglio del Senato. Il testo, che va ad abrogare la legge Frattini del 2004, riguarda i titolari di cariche di Governo nazionali, quali il presidente del Consiglio dei Ministri e i membri del Governo, i commissari straordinari del Governo, i titolari di cariche di Governo, i presidenti delle Regioni e delle Province autonome oltre ai componenti della giunte regionali e delle Province autonome, i membri del Parlamento e i consiglieri regionali. La legge prevede il controllo preventivo sugli eventuali conflitti d'interesse da parte dell'Antitrust, Autorità che è stata ulteriormente rafforzata con poteri ispettivi e i cui membri verranno eletti dal Parlamento e non più dai soli Presidenti delle Camere. Le norme sul conflitto d'interessi saranno applicate anche alle Autorità indipendenti.

Prevista anche la possibilità di creare un "blind trust" su beni e attività patrimoniali dei membri del Governo che possono essere affidati in gestione; due le situazioni in cui scatta: quando il titolare di una carica di Governo possiede, anche per interposta persona, partecipazioni rilevanti in settori chiave, oppure quando gli interessi patrimoniali e finanziari potrebbero condizionare l’attività dell’Esecutivo. La legge prevede poi che chi va al Governo non può avere altre cariche pubbliche, svolgere un impiego, esercitare attività professionali o imprenditoriali, avere cariche, uffici o compiti di gestione in imprese o società pubbliche e private, e in fondazioni. Una volta accertata l’incompatibilità da parte dell’Antitrust, chi governa deve scegliere; se non sceglie, decade.

Martedì pomeriggio l’Aula ha votato e respinto tutte le questioni pregiudiziali, presentate da Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Sel e Lega Nord al decreto-legge sulla riforma delle banche di credito cooperativo varato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 11 febbraio. Sono stati infatti 250 i voti contrari e 141 quelli favorevoli, con solamente due astenuti. Ora il provvedimento è all’esame della Commissione Finanze che nella settimana ha già svolto diverse audizioni. E' invece rimandata alla settimana prossima la discussione della pdl relativa all’istituzione del fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione, e alle deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria, e delle mozioni sulle politiche a sostegno della famiglia.

Nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi a partire dalle 10 per lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Attività Produttive svolgerà diverse audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva su "Industria 4.0: quale modello applicare al tessuto industriale italiano e quali sono gli strumenti per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali nazionali"; nello specifico, ascolterà i rappresentanti di Fabbrica digitale, di Porsche Consulting Srl, di Italian Business Angels Network, di Fonderie Digitali e di Avio Aero.

Oggi alle 17:00 è fissata una riunione del Consiglio dei Ministri. All’ordine del giorno (non ancora disponibile) l’esame preliminare del decreto legislativo che riscrive completamente il Codice degli Appalti.

La tensione rimane sempre altissima all'interno dell'Unione Europea sul delicato e molto discusso tema della gestione dei migranti, all'indomani del "controvertice" tra Austria e Paesi balcanici che ha escluso la Grecia. A Bruxelles intanto si riuniscono i ministri dell'Interno dell'Unione i quali dovranno ora negoziare col Parlamento le loro proposte che prevedono, in particolare, l'obbligo per gli Stati membri responsabili delle frontiere esterne di condurre controlli sistematici di tutte le persone, incluse quelle che godono di libertà di movimento in base alle regole Ue, quando attraversano le frontiere esterne dell'Unione in ingresso e in uscita. Il Commissario per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza Avramopoulos intanto avverte che l'Unione Europea ha ancora 10 giorni per una riduzione significativa del flusso di migranti e rifugiati dalla Turchia altrimenti vi sarebbe il concreto rischio che tutto il sistema collassi completamente; la situazione infatti sulla rotta dei Balcani occidentali sarebbe molto critica e la possibilità di una crisi umanitaria su larga scala appare molto reale e molto vicina. Per il Commissario non si può andare avanti con atti unilaterali, bilaterali o trilaterali, una posizione ribadita nei giorni scorsi dallo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi secondo il quale questa, come le altre grandi sfide dell’Unione Europea, potrà essere superata solamente grazie all’unità dei paesi dell’Unione.



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