Oggi arriverà il voto finale del Senato sulla legge elettorale. Gli accordi di maggioranza e il Patto del Nazareno sono sopravvissuti alle votazioni di ieri e hanno dato forma al nuovo Italicum con l'approvazione dell'emendamento di Anna Finocchiaro e dei capigruppo di maggioranza che porta, tra l'altro, dal 37 al 40 per cento la soglia per il premio di lista. Inoltre, sostituisce i listini bloccati con un sistema in cui il capolista dei partiti in ciascuno dei 100 collegi è bloccato, mentre per gli altri candidati che concorrono per un seggio valgono le preferenze. Infine l'emendamento inserisce una clausola secondo cui la legge entra in vigore il 1 luglio 2016. Resta, tuttavia, la trincea della minoranza Pd con una ventina di senatori pronti a non dare il proprio ok al testo dell'Italicum, anche se la parola d'ordine sembra essere quella del “voto secondo coscienza”. C'è quindi chi potrebbe manifestare apertamente il proprio dissenso e chi preferirà uscire dall'aula di Palazzo Madama. Il voto di oggi marcherà comunque un segno molto profondo nella storia dell'esecutivo e della sua maggioranza; la nuova versione della legge elettorale – che dovrà comunque tornare alla Camera – verrà licenziata solo grazie a Forza Italia. Un problema politico che continuerà a sconquassare la dialettica interna al Pd. La commissione Affari costituzionali e la commissione Giustizia esamineranno il ddl governativo sul contrasto alla criminalità organizzata e lo schema di decreto legislativo recante attuazione della decisione quadro relativa alla semplificazione dello scambio di informazioni e intelligence tra le Autorità degli Stati membri dell'Unione europea. In commissione Finanze si svolgerà il seguito delle comunicazioni del viceministro dell'Economia, Luigi Casero, in merito all'attuazione della Delega fiscale.

Nel pomeriggio riprenderanno le votazioni sugli emendamenti presentati alle proposte di legge sulla modifica della seconda parte e del Titolo V della Costituzione. Ieri Montecitorio ha detto sì al cambio del quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica. Rispetto al testo uscito dalla commissione Affari Costituzionali, il quorum è stato modificato con l'emendamento a prima firma del deputato Pd Ettore Rosato che fissa al settimo scrutinio il quorum dei 3/5 dei votanti e al quarto quello dei 3/5 dell'Assemblea. Il sì dell'assemblea è arrivato anche all'art. 22 che modifica l'art. 85 della Costituzione, prevedendo che sia il presidente della Camera a esercitare “le funzioni del Presidente della Repubblica nel caso in cui questi non possa adempierle”, mentre “il Presidente del Senato convoca e presiede il Parlamento in seduta comune”. Approvati anche gli articoli sul rapporto di fiducia Camera-governo e scioglimento della camera elettiva. Il viceministro dell'Economia, Luigi Casero, sarà ascoltato dalla commissione Finanze in merito all'attuazione della Delega fiscale. La commissione Attività produttive inizierà il confronto su una risoluzione concernente la “Definizione di un piano strategico di rilancio dell'industria dell'alluminio primario in Italia”. La commissione Affari sociali continuerà il confronto sulla legge delega relativa alla riforma del Terzo settore. Successivamente, insieme alla commissione Cultura, porterà avanti l'audizione del ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, sugli orientamenti del governo in materia di accesso ai corsi di Laurea e alle scuole di specializzazione in medicina.

È in programma l'incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Faccia a faccia che, secondo qualcuno, potrebbe portare alla designazione del prossimo presidente della Repubblica. Nome da spendere nella giornata di sabato quando si svolgerà la prima votazione a maggioranza assoluta. Il leader di Forza Italia non sembra però disposto a subire un “nome secco”. Preferirebbe più opzioni da spendere nel corso degli scrutini. Un orientamento condiviso anche dal Nuovo centrodestra, disposto a confrontarsi con una terna di papabili. Intanto salgono le quotazioni di un profilo tecnico e quelle di un presidente donna.



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