marinoAlle 10.30 è convocato un Consiglio dei Ministri di importanza fondamentale. Il premier Matteo Renzi dovrà infatti nominare viceministri e sottosegretari, un punto all'ordine del giorno su cui pesano le tensioni tra le varie componenti del Pd ed i rapporti tra i partiti della maggioranza. Allo stesso tempo dovrà anche essere sbrogliata la matassa rappresentata dal ritiro del decreto-legge “Salva Roma-bis”, un vuoto normativo che rischia di caducare il bilancio 2014 del Campidoglio e di mettere in pericolo il futuro prossimo delle società controllate dell'amministrazione di Roma Capitale. Uno scenario complicato ulteriormente dalle dichiarazioni di Ignazio Marino, sindaco di Roma, che ha minacciato di bloccare la città e di non pagare gli stipendi se da Palazzo Chigi non dovessero arrivare risposte adeguate per fronteggiare l'emergenza. Le norme contenute nell'atto urgente ritirato due giorni fa saranno distribuite in un nuovo decreto-legge ed in un disegno di legge di iniziativa governativa; una scelta di tecnica legislativa che dovrebbe limitare la presentazione di emendamenti non corrispondenti all'oggetto originario dell'articolato. La vicenda più spinosa resta comunque quella legata all'assegnazione degli incarichi di governo.

Renzi è sempre intenzionato a non superare le 45 poltrone. Un numero di deleghe esiguo che favorirà le frizioni tra le varie sigle della maggioranza; non a caso le trattative sono andate avanti per tutta la giornata di ieri, coordinate dai fedelissimi renziani Delrio e Lotti. Gli alfaniani del Nuovo centrodestra dovrebbero contare su 8 sottosegretari e sue due viceministri, Scelta civica su un viceministro e due sottosegretari, un posto da viceministri dovrebbe spettare anche ai Popolari per l'Italia dell'ex ministro Mario Mauro. Più complicato lo scenario interno ai democratici, dove Renzi dovrà riuscire ad accontentare le varie anime del partito. Dopo un giorno di confronti, i lettiani sarebbero riusciti ad incassare la promessa di due poltrone nel governo mentre dovrebbe rimanere a bocca asciutta la “sinistra” vicina a Pippo Civati. Il completamento dell'organigramma dell'esecutivo non permetterà al presidente del Consiglio di tirare un sospiro di sollievo; da martedì, infatti, la Camera inizierà a votare il testo per la modifica della legge elettorale. Sul tavolo ci sono oltre duecento emendamenti su cui si potrebbe decidere anche con il voto segreto, una modalità in grado di rendere la vita più facile ai malpancisti di tutti gli schieramenti. I nodi sono rappresentati dal sistema disegnato dall'Italicum, un ordinamento in cui non sarebbero per nulla premiate le piccole forze piccole che – paradossalmente – diventerebbero però fondamentali per consegnare la vittoria ai partiti più rappresentativi. Una simulazione svolta dagli uffici della Camera ha dimostrato che se nel 2013 si fosse votato con il sistema voluto da Renzi e Berlusconi, avrebbero varcato le soglie di Montecitorio solo Pdl, Pd, Scelta civica e Movimento 5 stelle (accompagnati da quattro eletti delle minoranze linguistiche eletti in Alto Adige e Valle d'Aosta). Un report che ha fatto suonare il campanello d'allarme in tutte le forze politiche che sarebbero comunque in grado di superare lo sbarramento imposto dal testo in discussione (un 4,5 per cento che soffre però di un complicato sistema di assegnazione dei seggi nel singolo collegio territoriale). Per questo motivo, Ncd ha ottenuto la riapertura dei termini per la presentazione di emendamenti. Un'opportunità che sfrutterà anche la Lega Nord, considerato che, secondo la simulazione, a nulla servirebbe la norma “Salva-Lega” promessa da Forza Italia.

Sullo sfondo resta poi l'emendamento Lauricella che subordina l'entrata in vigore del nuovo testo all'abolizione del Senato. E uno strascico avrà senza dubbio l’esito della riunione di ieri dell’Ufficio di Presidenza della Camera che ha deciso le sanzioni sugli incidenti avvenuti in Aula alla fine di gennaio in occasione della conversione del decreto-legge IMU-Bankitalia. Puniti con l’esclusione dai lavori parlamentari diversi deputati del M5S e sanzionato il Questore Stefano Dambruoso, accusato di aver colpito con uno schiaffo la collega grillina Lupo. I grillini hanno ricevuto sanzioni pesantissime: dieci giorni ai 22 pentastellati che si sono resi responsabili dei disordini in aula, 12 giorni alla grillina Silvia De Benedetti, che nel caos di quella seduta morse un commesso al braccio, 15 giorni agli otto grillini che tentarono di bloccare i lavori delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia. Record per Alessandro Di Battista che dovrà stare lontano dal suo scranno per 25 giorni per aver, tra l’altro, impedito al capogruppo PD Roberto Speranza, di rilasciare dichiarazioni in sala stampa. Una raffica di cartellini rossi che ha costretto l'Ufficio di presidenza a contingentare “l'esecuzione della pena”, per permettere al gruppo M5S di essere adeguatamente rappresentato. Un gruppo che, insieme agli omologhi del Senato, dovrà fare i conti con la sempre più tesa situazione interna. Alle dimissioni ed alle espulsioni delle ultime ore potrebbero infatti fare seguito nuove defezioni e – almeno a Palazzo Madama – la nascita di un nuovo gruppo autonomo.



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