Entro la mattinata di oggi dovrebbe arrivare il via libera al disegno di legge di riforma della Pubblica amministrazione. Non sono mancate le novità last minute, come la rimodulazione della durata degli incarichi per i dirigenti pubblici, si passa da un “3+3” a un “4+2”, sempre parlando di anni. L'Aula ha detto inoltre sì ad assunzioni più veloci per i vincitori di concorsi e alla staffetta generazionale, anche se in una versione “soft” per non cadere in problemi di copertura finanziaria. Si allarga la platea dei vertici sottoposti a tetti negli stipendi, vi rientrano anche quelli delle controllate dalle camere di commercio; salta invece lo stop agli automatismi di carriera per tutti i dirigenti della P.A. I senatori hanno poi approfittato del veicolo del ddl per introdurre una specifica delega che apre a un intervento nel settore della ricerca, con l'obiettivo di dare più libertà e forza al settore. Resta invece immutato l'articolo sui servizi pubblici locali, nonostante il tentativo di far passare un emendamento, relativo all'acqua, bocciato al fotofinish, con un solo voto di scarto per la maggioranza. La commissione Affari costituzionali porterà avanti il confronto sulla riforma dello statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia. I rappresentanti di Assorinnovabili saranno ascoltati dalle commissioni Industria e Ambiente nell'ambito dell'istruttoria relativa al “Pacchetto Unione dell'energia”. Durante la mattinata il governo si presenterà in commissione Sanità per rispondere a tre interrogazioni.
I deputati proseguiranno nella maratona sulla legge elettorale. Ieri, nel primo passo avanti del governo verso l'Italicum, arrivato con 352 “Sì”, Renzi ha tirato un sospiro di sollievo. Ma, siccome “la strada è ancora lunga”, frena i suoi che a questo punto vorrebbero punizioni esemplari per i 38 ribelli che non hanno votato la fiducia al governo. “Il nostro obiettivo sono le riforme, poi ognuno risponde al Paese delle sue scelte”, è la posizione del premier, soddisfatto perché, spiegano i fedelissimi, “due ex segretari, un ex premier, un ex capogruppo ed un ex presidente del partito non sono stati determinanti” nella conta finale e non sono riusciti a trascinarsi dietro tutti i fedelissimi. I numeri, però, non lasciano del tutto tranquilli né il governo né la maggioranza dem. Il rischio di andare sotto è ancora presente non tanto nelle fiducie di oggi ma nel voto finale, a scrutinio segreto, la prossima settimana. Il numero dei contrari, ammettono i renziani, potrà salire “ma non in modo da cambiare l'esito finale anche perché chi ha fatto le proprie scelte in Area Riformista, a questo punto, davanti all'implosione della minoranza, non può tornare indietro”. Per Renzi, in ogni caso, quello che conta è che la legge passi, anche con pochi voti di scarto. A quel punto si tratterà per il leader Pd non di cacciare i dissidenti ma di tentare di ricucire. Per qualcuno si è posta la prima pietra per una nuova componente antirenziana. Un fronte comune delle minoranze che secondo Bindi segna la “rinascita dell'Ulivo” dentro il Pd. Un fronte che qualcuno, come Civati e Fassina, sarebbe disposto a tradurre anche in gruppi parlamentari autonomi. Ma che secondo gli speranziani non cambierà la geografia nel Pd. Area riformista, al termine di una riunione notturna, si è data appuntamento a dopo il voto della legge elettorale per una riflessione interna. Il progetto va avanti e Speranza resterà alla guida, spiegano i suoi. Ma altri si dicono convinti che la corrente sia di fatto “sciolta”, con una spaccatura in due e la nascita di una nuova componente di minoranza guidata da Maurizio Martina o Enzo Amendola. Un nome circolato anche come nuovo capogruppo, se Renzi decidesse di offrire il ruolo ancora alla minoranza. In gioco c'è la costruzione di un'alternativa a Renzi, in vista del prossimo congresso del Pd. La quasi totalità delle Commissioni permanenti non si riuniranno, visto lo svolgimento dei voti di fiducia. Nel primo pomeriggio la commissione Affari costituzionali riprenderà però i lavori relativi alla conversione del decreto-legge con cui si intende istituire l'election day in occasione del prossimo turno di elezioni regionali e amministrative.
Ieri si è riunito il Consiglio dei Ministri. Si segnala l'approvazione di un decreto-legge in materia di agricoltura; al centro dell'intervento il comparto lattiero e quello olivicolo.