Alle 9:30 riprenderà il dibattito sugli emendamenti presentati al disegno di legge di riforma costituzionale. Il clima sarà avvelenato da quanto accaduto ieri: bagarre, aggressioni verbali, cori da stadio e minacce di aggressioni fisiche hanno contraddistinto i lavori di Palazzo Madama. Il presidente Grasso è riuscito a governare l'aula con enorme difficoltà, uno sforzo senza precedenti che ha permesso di mettere ai voti solo quattro emendamenti. In serata è però entrato in scena il canguro, lo strumento regolamentare che permette di caducare gli emendamenti di contenuto simile ad una proposta di modifica bocciata dall'Aula. E così saltano in un colpo solo 1400 emendamenti all'articolo 1 e, secondo il Pd, anche quelli sul Senato elettivo. È stato inoltre bocciato l'emendamento con cui si cercava di mantenere il bicameralismo paritario. “Con calma, andremo avanti, anche dopo l'8 agosto, perché gli italiani ci hanno chiesto di cambiare”, ostenta tranquillità il ministro Boschi, mentre tra le fila del governo si commenta lo scampato pericolo. “Discutiamo ma non ci facciamo ricattare" dall'ostruzionismo, torna a ribadire Renzi: “Le sceneggiate di oggi dimostrano che alcuni senatori perdono tempo per paura di perdere la poltrona. Il canguro funziona, siamo a una quarto degli emendamenti, andiamo avanti determinati”, commenta in serata con i suoi. Mentre ci pensa il sottosegretario Luca Lotti a mandare un avvertimento a Sel: quanto avvenuto oggi “preclude ogni alleanza futura”. Parole durissime che rischiano di avere importanti ripercussioni su tutto il territorio nazionale. Intanto – salvo sorprese – dovrebbe restare in piedi il cronoprogramma individuato dalla maggioranza di governo: dichiarazioni di voto entro l'8 agosto e voto definitivo in prima lettura entro i primi giorni di settembre.
I rappresentanti del Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali, dell'Associazione Nazionale Commercialisti, della Rete delle Professioni Tecniche e di Confprofessioni saranno ricevuti dalla commissione Finanze nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli organismi della fiscalità e sul rapporto tra contribuenti e fisco. In commissione Sanità sarà invece portata avanti l'indagine conoscitiva sul “Caso Stamina”.
A partire dalle 22 la Camera avvierà la discussione sulla questione di fiducia apposta dal governo sul disegno di legge di conversione del dl sull'efficienza della pubblica amministrazione. Mossa resa necessaria dagli oltre mille emendamenti presentati ma, soprattutto, dalle tensioni registrate in Senato. Non è stata raggiunta l'intesa sul voto finale che verrà calendarizzato durante una nuova Conferenza dei capigruppo. La commissione Bilancio della Camera ha verificato le coperture del decreto-legge, dando parere favorevole anche quando quello della Ragioneria generale dello Stato era contrario, come sulla norma ribattezzata “quota 96”, che sblocca 4mila pensionamenti nella scuola, e sulle uscite d'ufficio dei professori universitari.
Ieri le commissioni Ambiente e Attività produttive hanno iniziato l’esame del dl competitività, che, durante l’iter in Senato, ha subito diverse modifiche. Il provvedimento, che sembrava blindato per una approvazione definitiva in tempi rapidi, potrebbe essere cambiato in alcune sue parti: gli articoli più a rischio di modifica sono quelli sullo spalma-incentivi e sui compensi dei manager pubblici. Nelle prossime ore il quadro sarà più chiaro. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per le 16:00 di oggi.
La commissione Finanze porterà avanti l'esame dello schema di decreto legislativo sulle semplificazioni fiscali. La commissione Affari sociali riprenderà l'analisi delle proposte in tema di cura e prevenzione della ludopatia, assistenza in favore delle persone affette da disabilità grave prive del sostegno familiare e indennizzo in favore delle persone affette da sindrome da talidomide.
Il presidente del Consiglio conduce in prima persona le trattative sulle modifiche della legge elettorale. L'Italicum resta l'unico mezzo per rinsaldare il Patto del Nazareno siglato con Silvio Berlusconi, accordo messo a dura prova dalla riforma costituzionale e dagli scarsi risultati ottenuti da Palazzo Chigi sul fronte dell'economia. Il futuro dell'esecutivo passa dalla revisione costituzionale e dalla normativa per l'attribuzione dei seggi alla Camera, la partita resta molto complicata tanto che non sarebbe escluso – nemmeno in ambienti renziani – il ricorso ad elezioni anticipate nella primavera 2015.