Resta altissima la tensione politica sulle Unioni Civili: la strada per un accordo sembra ancora lontana e sicuramente sarà ricca di colpi di scena. Mentre i senatori del Movimento 5 Stelle ribadiscono che voteranno il provvedimento senza stravolgimenti rifiutando ogni ipotesi di stralcio delle adozioni tra persone dello stesso sesso, nel Pd, i cattodem tornano alla carica e rilanciano la proposta di trattare il tema della stepchild adoption in una legge ad hoc sulle adozioni. A riportare sotto i riflettori la questione delle adozioni omosessuali è stato il Pd Giorgio Tonini e la sua presa di posizione non è piaciuta affatto al grosso del partito che ha costretto i vertici del Nazareno a ribadire con decisione che l'articolo 5 non si tocca.

Per i cattodem invece le mediazioni sono ancora possibili ma le loro uscite a gamba tesa suscitano la forte reazione dei “Giovani Turchi” che ricordano di aver già accettato un compromesso in nome dell’unità. Per la maggioranza del Pd va bene che Area Popolare faccia la sua partita (ieri Angelino Alfano ha più volte dichiarato che un voto congiunto di Pd e M5S causerebbe sicuramente dei traumi) ma lo sgambetto non è accettabile se arriva dall'interno del partito.

Intanto al Senato si apre un nuovo fronte sulle Unioni Civili, che coinvolge anche il presidente Piero Grasso: Gaetano Quagliariello, leader di Idea, e Carlo Giovanardi guidano la battaglia di 40 senatori, tutti di area centrista (ci sono esponenti di FI, Ap e PI), contro il ddl Cirinnà presentando un ricorso alla Consulta per violazione delle essenziali funzioni e prerogative proprie di ciascun parlamentare. Il nodo del contendere è che il ddl non ha terminato il suo iter in commissione e, quindi, è stata violata la Costituzione, nell'articolo 72; dunque, sono stati "lesi i diritti dei parlamentari", con l'avallo di Grasso. In serata arriva la replica del Presidente del Senato, che ricorda i tanti passaggi parlamentari del ddl sulle Unioni Civili e le diverse votazioni dell'Aula che ha bocciato ogni richiesta di modifica del calendario.

Nella giornata di ieri il Senato ha quindi proseguito la discussione generale sul ddl Cirinnà; oggi l’Assemblea non si riunirà e riprenderà i lavori martedì prossimo a partire dalle 12 con l’obiettivo di terminare entro la giornata la discussione così da iniziare a votare i moltissimi emendamenti già mercoledì.

All’indomani dell’approvazione delle disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare e delle mozioni sull’assunzione dei vincitori e degli idonei dei concorsi pubblici, l’Assemblea della Camera dei Deputati tornerà a riunirsi a partire dalle 9,00 per lo svolgimento delle interpellanze urgenti che riguarderanno moltissimi temi, fra cui il potenziamento del sistema di controllo e vigilanza sugli enti appaltanti, la crisi idrica del fiume Ticino, la gestione diretta degli uffici giudiziari in capo ai Comuni, i sistemi di videosorveglianza comunale e l’accordo tra Finmeccanica ed Hitachi. Per la giornata di oggi non sono previste sedute delle Commissioni.

Nella serata di ieri è arrivata la conferma ufficiale che l’emanazione del decreto-legge banche slitterà ancora. La messa a punto della riforma delle Bcc, delle norme sulla garanzia pubblica sulle sofferenze e delle nuove procedure concorsuali non è stata ancora definitiva, almeno nelle parti più spinose, così da spingere il Governo a rimandare di un'altra settimana l'intero pacchetto, nonostante il recepimento dell'autoriforma del credito cooperativo fosse atteso tra i primi provvedimenti del nuovo anno. Risolutivo è stato l'incontro tra il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che, tirando le somme, hanno optato per il rinvio al prossimo Consiglio dei Ministri.

Nella giornata di ieri la Commissione Europea ha presentato il rapporto d’Inverno sulla situazione economica e Fiscale dell’Unione. «I consumi sostengono la ripresa, ma il deficit strutturale peggiora»: in una riga, ecco il giudizio diffuso ieri Bruxelles sull’Italia, un giudizio che rivede al ribasso le stime della crescita del Paese, che nel 2016 sarà dell’1,4% e nel 2017 dell’1,3%. I dati, che comunque rimangono significativi dopo diversi anni di crisi, sono in marginale ribasso rispetto alle stime del novembre scorso e sono ancora sotto la media di crescita europea che registra un pil in espansione dell’1,7 % nell’Eurozona per l’anno in corso e dell’1,9 % per il 2017. Ma quello che desta realmente preoccupazione sono i conti pubblici: le previsioni attestano il rapporto deficit/Pil per il 2016 a quota 2,5%, un dato che va oltre le aspettative e che suggerisce l’ipotesi di una possibile procedura di infrazione ai danni dell’Italia.

Le previsioni della Commissione Europea arrivano in un momento estremamente delicato nei rapporti tra Bruxelles e Roma. Il Governo di Matteo Renzi è ancora in attesa del parere definitivo della Commissione sulla legge di Stabilità per il 2016, nella quale si arriverebbe al 2,4% di rapporto tra deficit e Pil conteggiando le misure adottate per il contrasto al terrorismo e per i migranti. Con l'avvento della presidenza Juncker, la Ue ha adottato alcuni cambiamenti creando maggiori spazi di flessibilità per i bilanci nazionali in ragione di eventi particolarmente straordinari: questi per l'Italia al momento sono l'attuazione delle riforme strutturali, il coinvestimento con la Ue in progetti per lo sviluppo e la gestione del flusso dei migranti, per un valore stimato attorno ai 16 miliardi di euro.

L'Italia, nel complesso, chiede un aumento di deficit pari allo 0,4% del Pil, sostenendo di aver investito circa 3 miliardi per la complessa gestione dei rifugiati. Se i 3 miliardi di flessibilità verranno concessi si saprà solo in primavera, quando la Ue valuterà i costi per i migranti nel suo complesso e darà il giudizio definitivo sulla manovra. Il Commissario europeo per gli affari economici e monetari Pierre Moscovici ha ribadito in conferenza stampa che l'Italia "è il Paese che beneficia più di ogni altro in Europa della flessibilità" e ha aggiunto che "il dialogo con le autorità italiane è aperto e di qualità"; ma le risposte definitive "arriveranno in maggio, con uno spirito di sostegno delle riforme, ma che non contravvenga al Patto di Stabilità e crescita".

E in questo scenario, c’è chi inizia a paventare il varo di una “manovrina” correttiva nella prossima primavera.



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