Alla Camera prenderà il via la discussione generale del disegno di legge di conversione del dl Investment Compact. La versione al vaglio dell’Assemblea sarà molto simile a quella licenziata dal Consiglio dei Ministri: i lavori delle commissioni Finanze e Attività produttive non hanno stravolto lo spirito del provvedimento. Testo contestato a sinistra così come a destra. Le dieci banche popolari più importanti potrebbero quindi essere costrette a trasformarsi in società per azioni: le proposte di modifica con cui si intendeva modificare la soglia degli otto miliardi di attivi sono state tutte bocciate. Mentre l'apertura è arrivata, così come ampiamente previsto negli ultimi giorni, sull'introduzione di paletti per limitare il pericolo di scalate ostili, anche questi chiesti a gran voce dal Parlamento. Le Commissioni hanno approvato infatti un insieme di modifiche, frutto di lunga mediazione in primis tra le varie anime del Pd, che dà la possibilità alle popolari interessate dalla riforma di votare, contestualmente alla trasformazione in Spa, un tetto all'esercizio del diritto di voto in assemblea di almeno il 5%: una 'ampia' concessione, secondo esponenti della maggioranza, visto che di fatto si consente di votare insieme Spa e nuovo Statuto con una maggioranza più leggera – i due terzi dei presenti all'assemblea - e, soprattutto, entrambi ancora con il voto capitario. Modalità di scrutinio particolarmente cara alla sinistra Pd e alla Lega. Questo limite però è a tempo e potrà durare al massimo fino a 24 mesi dalla conversione del decreto. Di fatto meno di due anni quindi, visto che una volta in vigore la riforma, servirà un tempo perché la Banca d'Italia metta a punto il contesto regolatorio oltre al tempo per gli istituti di convocare le assemblee. Un modo, si ragiona, per imprimere una accelerazione maggiore nella trasformazione degli istituti in Spa per poter sfruttare al massimo le clausole difensive, che comunque, si sottolinea, non snaturano gli obiettivi e l'impianto della riforma. I lavori d'Aula previsti per la settimana prossima non dovrebbero riservare grosse sorprese. Tra i banchi della maggioranza si è imposta la visione che definisce “necessaria” la riforma di questi istituti di credito. Alcune inchieste giudiziarie e i recenti commissariamenti imposti da Bankitalia hanno convinto il centrosinistra a spingere sull'acceleratore. Modifica suggerita anche da alcuni rilievi della Banca centrale europea, che aveva evidenziato particolari problemi legati alla sottocapitalizzazione di queste banche particolarmente legate ai territori. In Commissione oltre alle limature alle norme sulle banche popolari, che hanno occupato la maggior parte del tempo, sono state approvate anche diverse modifiche al capitolo investimenti, da un pacchetto di misure sulle Pmi innovative alla revisione della norma che trasformava Sace in banca: sarà infatti Cassa depositi e prestiti a poter erogare credito diretto all'export, decidendo se farlo “direttamente, o tramite Sace” o anche “attraverso una diversa società controllata, previa autorizzazione della Banca d'Italia”.

Nelle stanze di Palazzo Chigi si fa largo un certo ottimismo in merito alla salute dei conti pubblici e alla crescita economica. La ripresa potrebbe essere superiore a quel +0,5% stimato ad ottobre scorso nella Nota di aggiornamento al Def e questo potrebbe significare, per le casse dello Stato, trovarsi a disposizione diversi miliardi di euro da utilizzare per finanziare spese e investimenti. Rispetto allo scorso autunno, a quando cioè risale la previsione del governo, le carte in tavola sono profondamente cambiate. Soprattutto nel contesto internazionale: la Bce sta per premere il grilletto sul suo bazooka del “quantative easing”; l'euro è già sceso ai minimi sul dollaro, favorendo le esportazioni delle imprese europee, il prezzo del petrolio si è fortemente ridimensionato e presto partirà il piano Juncker per gli investimenti. Sul fronte delle entrate, il 2014 ha mostrato qualche debolezza: l'ammontare complessivo è stato di circa 419 miliardi, 5,7 in meno del 2013. Il Tesoro ha tenuto a sottolineare che i dati 2014 sono sostanzialmente stabili rispetto al 2013. Anche grazie all'aumento del gettito Iva, cresciuto dell'1,9%, sulla scia del rialzo dell'aliquota al 22% e del pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni. Tralasciando i temi economici, il fine settimana sarà contraddistinto da contrasti e confronti in seno ai partiti. La Lega dovrà cercare di risolvere la spaccatura tra Salvini e Tosi, il Partito democratico cercherà la quadra sul futuro delle riforme istituzionali. Un puzzle non semplice e potenzialmente in grado di esaltare le divergenze tra le varie componenti del centrodestra e del centrosinistra.



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