Sono passati solamente cinque giorni dal voto referendario sulla riforma costituzionale che è stata sonoramente bocciata dagli elettori con quasi il 60% dei voti. Questo risultato ha provocato, come annunciato per tutta la campagna referendaria, le dimissioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e la conseguente fine del suo Governo. Immediata la reazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha prontamente ribadito la necessità, prima di aprire una crisi di Governo, di approvare in via prioritaria la Legge di Bilancio 2017 sottolineando poi l’impossibilità, come richiesto dalle principali forze di opposizione fortemente schierate per il voto, di andare a elezioni immediate senza che sia stata varata una nuova legge elettorale valida e coerente per entrambi i rami del Parlamento e che garantisca la governabilità. Mercoledì è stata approvata definitivamente dal Senato la manovra economica e successivamente Renzi è intervenuto alla Direzione nazionale del Partito Democratico per ribadire le sue dimissioni e ricompattare il partito in vista delle consultazioni, soprattutto sull’ipotesi di un Governo di larghe intese. Subito dopo la riunione del partito, Renzi è salito al Quirinale ed ha rassegnato le sue dimissioni al Capo dello Stato.
Si è così aperta una nuova e delicata fase della XVII legislatura. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ritiene estremamente importante giungere all’insediamento di un nuovo Governo in tempi molto rapidi. L’ideale sarebbe entro il 15 dicembre, giorno nel quale si terrà un delicatissimo Consiglio Europeo. Quale sia la strada per arrivarci ancora è da stabilire; al momento sembrano esserci sul tappeto diverse alternative: il reincarico sarebbe la scelta preferita dal Capo dello Stato anche se il primo a non esserne convinto è proprio il premier dimissionario Matteo Renzi; un governo istituzionale o uno fondato sulle larghe intese. Per tale obiettivo i tempi sono strettissimi e quello che sembra certo è che il futuro o rispolverato premier andrebbe al Consiglio europeo avendo giurato al Quirinale ma senza aver ottenuto la fiducia dalla Camera e del Senato. Il Capo dello Stato sarebbe intenzionato a sciogliere la riserva nella giornata di lunedì.
Ieri le alte cariche dello Stato hanno aperto ufficialmente le consultazioni del Presidente della Repubblica. Nello studio della vetrata si sono infatti alternati il Presidente del Senato Piero Grasso, quella della Camera Laura Boldrini e per finire il Presidente emerito Giorgio Napolitano. Come di consueto, al temine dei colloqui non è stata rilasciata alcuna dichiarazione anche se indiscrezioni parlano di un confronto molto intenso tra il Capo dello Stato e il precedente inquilino del Quirinale sulle tempistiche e le strategie che ruotano intorno alle legge elettorale.
Oggi il Presidente Mattarella proseguirà le consultazioni ricevendo i gruppi parlamentari minori. Nella giornata di sabato si entrerà nel vivo con le forze politiche più rappresentative. Alle 10.30 sarà il turno della Lega Nord: fa eco la notizia che il leader del Carroccio Matteo Salvini non parteciperà volutamente all’incontro così da rimarcare, una volta di più, la distanza dal Capo dello Stato. Nel pomeriggio, a partire dalle 16, sarà proprio Silvio Berlusconi a salire al Quirinale accompagnato dai capigruppo di Camera e Senato Renato Brunetta e Paolo Romani; l'ex Cav porta con sé la promessa fatta proprio a Mattarella che il suo partito sarà responsabile. La linea di Forza Italia è sempre la stessa, salvo colpi di scena dell'ultima ora, da non escludere: il Pd deve fare una proposta, basta che non ci sia Renzi. Alle 17 sarà la volta del Movimento 5 Stelle, che si candidata al governo del Paese e che spinge fortemente per andare subito al voto dopo l’approvazione di una legge, da loro depositata, che di fatto estende l’Italicum al Senato. La delegazione sarà composta dai capigruppo di Camera e Senato, Giulia Grillo e Luigi Gaetti; non ci sarà Beppe Grillo e nessun componente del direttorio come Luigi Di Maio, Roberto Fico e Alessandro Di Battista. Alle 18 sarà il turno del Partito Democratico che si presenterà con il presidente Matteo Orfini, il vicesegretario Lorenzo Guerini e i capigruppo di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda. È da questo incontro che Mattarella si aspetta una proposta oltre che una linea attorno alla quale trovare la massima convergenza.
Come spesso accaduto in questa legislatura, la partita è tutta interna al Partito Democratico. Le diverse anime, da quelle governative a partire da Area Dem guidata da Dario Franceschini, ai Giovani Turchi capitanati dal Presidente del Partito Matteo Orfini, a quelle di opposizione come Area Riformista guidata dall’ex segretario Pierluigi Bersani e da Roberto Speranza. Il partito al momento sembra non aver ancora trovato una sintesi comune, ma una parte consistente frena sull’ipotesi di andare a elezioni immediate puntando direttamente a portare a termine la legislatura. L’ipotesi sembra non trovare l’assenso dei renziani che, a prescindere da chi sarà il nuovo Presidente del Consiglio, temono l’effetto logoramento, quello che fu fatale per Mario Monti che per mesi fu il capro espiatorio di tutte le forze politiche in Parlamento e che alle successive elezioni raccolse un risultato estremamente deludente. Le prossime ore saranno quindi determinanti per il Partito Democratico che dovrà trovare una strada comune che superi i sospetti, le vendette e le profonde divisioni interne.
Per quanto riguarda i lavori parlamentari, nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato e le Commissioni non si riuniranno. Nell'arco di questa settimana, l’Aula ha approvato in via definitiva e con 166 voti favorevoli, 70 contrari e 1 astenuto il Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e il bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019. A seguito della crisi di Governo la manovra economica è stata approvata senza nessuna modifica rispetto al testo uscito dalla Camera. Il dibattito in Commissione Bilancio è durato solamente poche ore e si è concluso, tra fortissime polemiche dei partiti di opposizione, con la mancata votazione degli oltre mille emendamenti presentati e senza conferimento del mandato al relatore.
Mercoledì mattina il Governo ha posto la questione fiducia e nel pomeriggio il Senato ha dato il via libera definitivo alla Legge di Bilancio. La mancata discussione della manovra economica ha di fatto sbarrato la strada ad interventi su molte materie che erano state rinviate, dopo il referendum, all’esame del Senato. Fra queste ci sono le misure sul fondo di risoluzione per le banche, la delicata questione dei fondi per la sanità a Taranto, l'eco-bonus, la ripartizione delle risorse agli Enti locali , l’utilizzo del surplus derivato dalla riscossione del canone Rai in bolletta per le emittenti locali, ulteriori misure per i piccoli produttori e la questione giochi. Per queste ragioni, si fa largo l’ipotesi di un decreto-legge omnibus che affronti le questioni rimaste irrisolte. La decisione verrà presa dal prossimo Governo e con ogni probabilità sarà affiancata dalla necessità di varare altri due provvedimenti d’urgenza: il consueto mille proroghe e quello sulle banche.
Su quest'ultimo punto, la necessità sarebbe quella di coprire l'eventuale ammanco non sostenuto dal mercato nell'aumento di capitale delMonte Paschi di Siena, avere a disposizione uno strumento utile anche per altre situazioni di crisi, sanare il groviglio delle banche popolari e recuperare quelle norme accantonate nell'iter della manovra economica. Il decreto sulle banche sarebbe pronto nelle sue linee essenziali grazie anche a un accordo di massima con le Autorità europee, ma ci sono modalità tecniche ancora da definire e nodi politici ancora da sciogliere dal momento che, a seconda dello strumento utilizzato, si avrà una perdita più o meno consistente per gli azionisti e gli investitori del Monte dei Paschi, un elemento non secondario visto il clima politico post referendum.
Per quanto riguarda l’altro ramo del Parlamento, nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera e le Commissioni non si riuniranno. Nell’arco di questa settimana l’Aula di Montecitorio ha approvato diverse proposte di ratifica di trattati internazionali, molte delle quali in via definitiva, come ad esempio l’accordo di partenariato economico tra la Comunità europea e i suoi Stati membri e gli Stati dell’Africa centrale. Ha poi discusso e approvato la mozione sulle stragi naziste del 1943-1945 riferita all' esecuzione in Germania delle sentenze di condanna emesse dai Tribunali italiani, e diverse mozioni relative alle iniziative per promuovere una corretta alimentazione con particolare riferimento alla prevenzione dell’obesità infantile. Nello specifico, il Governo viene impegnato a consentire la gratuità dei percorsi diagnostici e di prevenzione dell'obesità per i minori fin dai primissimi momenti di vita, ad attivarsi per una rapida adozione di specifiche linee guida sul modello di altri Paesi europei, a promuovere politiche per una sana alimentazione tra bambini e adolescenti riducendo l'assunzione di alimenti non salutari e bevande zuccherate, a favorire le iniziative finalizzate a incentivare l'attività fisica e a promuovere la cultura della nutrizione e della salute , anche attraverso le scuole.
Per quanto riguarda i lavori delle Commissioni, è da segnalare che la Ambiente ha terminato l’esame, senza alcuna modifica, del decreto terremoto. Il provvedimento, necessario per far fronte all’emergenza dei territori di Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio fortemente colpiti dai terremoti, dovrebbe essere approvato definitivamente la settimana prossima dall’Aula di Montecitorio.