Oggi il governo svolgerà di fronte alla Camera un'informativa urgente sui possibili rischi connessi al terrorismo internazionale in relazione ai tragici fatti di Parigi. L’Assemblea inizierà poi la discussione sulla proposta di legge per modificare il regime della responsabilità civile dei magistrati.
Il fine settimana politico sarà segnato dalle trattative sulla riforma costituzionale e sulla modifica della legge elettorale. La Camera ha già iniziato a votare gli emendamenti alla riforma costituzionale, mentre in Senato, dove è stata bocciata la richiesta di rinvio avanzata da Sel, Movimento 5 stelle e Lega, il voto sull'Italicum prenderà il via dal 13 gennaio. C'è dunque un cauto ottimismo da parte del governo sul cammino parallelo delle due riforme: Renzi spera di farle approvare prima che i grandi elettori inizino a votare per il nuovo presidente della Repubblica. Gli entusiasmi di Palazzo Chigi potrebbero essere ridimensionati dai lavori in corso a Palazzo Madama. Due sono i principali nodi ancora da sciogliere, evidenziati anche nel corso della seduta di ieri. La sinistra del Pd, con Sergio Lo Giudice, ha ribadito la richiesta di eliminare i capilista bloccati, cosa però invisa a Forza Italia: questa a sua volta chiede di tornare al premio di maggioranza attribuito alla coalizione e non alla lista vincente. Renzi e il capogruppo Luigi Zanda hanno lanciato un'operazione di distensione a tutto campo verso la minoranza interna: visto che è difficile accettare la richiesta di eliminare i capilista bloccati si cerca di coinvolgere il più possibile civatiani e cuperliani su altri temi. Si spera di venire in contro alle rivendicazione della minoranza con gli altri punti del nuovo Italicum, a partire dalla soglia per il premio di maggioranza al 40 per cento. D'altra parte FI incasserebbe il capolista bloccato ma non il premio alla coalizione. Nei colloqui con Berlusconi e con i suoi collaboratori più stretti è stato osservato che questo sistema non inibisce la possibilità di presentare più partiti in un’unica lista. Alla Camera la riforma costituzionale del bicameralismo corre verso il voto finale e potrebbe essere conclusa prima dell'Italicum. Qui la minoranza Pd è riuscita a portare a casa alcuni risultati, come l'eliminazione del voto bloccato sui disegni di legge del governo. Resta la richiesta di inserire una norma transitoria che affidi alla Corte costituzionale un giudizio preventivo di legittimità sull'Italicum. Anche a questa richiesta si oppone Forza Italia e le prossime ore serviranno a definire quale delle due posizioni avrò la meglio. Il lavoro sulla riforma della normativa per l'elezione del nuovo Parlamento potrebbe essere interrotto dalle sedute comuni di Camera e Senato che saranno convocate per l'elezione del successore di Giorgio Napolitano. Le dimissioni del presidente della Repubblica potrebbero arrivare entro la fine della prossima settimana. Si fanno sempre più insistenti le voci intorno al nome di Romano Prodi; una parte della minoranza del Pd non avrebbe difficoltà a sostenere l'ex presidente del Consiglio. “Non faremo un dibattito sul nome ma sulle funzioni dell'istituzione Presidente della Repubblica”, ha spiegato Renzi durante un incontro con i parlamentari del Pd. Le caratteristiche di Romano Prodi, o altre dal profilo similare, indicano però la chiara volontà di una parte del Pd di volere un Capo dello Stato dal peso politico simile a quello di Napolitano. Meglio se con un pantheon di sinistra e lontano dall'intesa del Nazareno. Intesa che Renzi ha mostrato ancora ieri di voler tenere in conto, sostenuto dai voti arrivati dai gruppi parlamentari azzurri. Nei prossimi giorni i lavori parlamentari continueranno ad essere caratterizzati dalle polemiche sulla delega fiscale. La presentazione del nuovo schema di decreto legislativo potrebbe non arrivare durante il Consiglio dei ministri fissato per il il 20 febbraio. I toni sono sempre più alti e si potrebbe decidere di inserire un allungamento del periodo per l’esercizio della delega con un emendamento al decreto-legge Milleproroghe. Il decreto fiscale deve andare avanti “il prima possibile”, secondo la Confindustria. Il testo era effettivamente atteso da tempo, perché nel decreto sono contenute norme sulla certezza del diritto e sul contenzioso tributario, essenziali per il mondo delle imprese e per raggiungere l'obiettivo di un fisco che gli industriali vedono come finalmente “più civile”. Continuerà a tenere banco anche il contrasto del terrorismo islamico internazionale. Dopo l'attentato alla redazione del settimanale francese “Charlie Hebdo”, l'Unione europea potrebbe decidere di promuovere una normativa più severa. Domenica il governo francese ospita un vertice straordinario sul terrorismo a cui parteciperanno il ministro dell'Interno Angelino Alfano e i colleghi europei.