Il secondo giro di consultazioni si è concluso, le aperture dei partiti rimangono

Intanto, nell'ultimo round delle consultazioni sono intervenuti tutti i big dei partiti, compreso Silvio Berlusconi che questa volta è riuscito a superare i dubbi dei medici e a incontrare di persona Draghi. Si conoscono da tempo: “Grazie di essere venuto”, lo saluta il premier incaricato. Berlusconi parla solo pochi minuti quando esce dal colloquio, mostrando qualche segno di stanchezza: l'invito è a mettere da parte “calcoli, tattiche, interessi elettorali” perché l'ora è “grave”. Una volta premier, è poi il consiglio che si sente di dare direttamente a Draghi, dovrà ascoltare tutti ma “decidere in autonomia”. Senza condizioni continua a essere il sì di Italia Viva, che apprezza l'attenzione alla scuola: dopo l'annuncio di voler rivedere il calendario delle lezioni e di voler fare in modo che l'arruolamento degli insegnanti funzioni senza falle arriva anche la spinta sui vaccini ai professori. Il tema che ha tenuto banco però è stata la riforma fiscale. Il premier incaricato è pronto a riscrivere il capitolo tasse, rivedendo aliquote e scaglioni, ma all'insegna della progressività. Lo dice a tutte le forze politiche maggiori, dal Pd alla Lega. Il partito di Matteo Salvini, che della tax flat ha fatto una battaglia di bandiera per anni, ora non ne fa una questione di principio: non ci sta ad essere tagliato fuori dal perimetro della maggioranza e perciò dice che l'importante è non alzare le tasse, sulla formula il Capitano è disposto a ragionare in futuro. Ed è il programma per fronteggiare la crisi economica e sociale quello che invece convince di più il Pd.  

Dal secondo colloquio Nicola Zingaretti esce “molto soddisfatto”: una riforma dell'Irpef che faccia perno sulla progressività e dunque tenga conto delle differenze di reddito, l'attenzione al peso delle tasse sul lavoro unite all'impegno a non aumentare la pressione fiscale sulle famiglie e al no netto a qualsiasi tipo di condono sono i pilastri che fanno immaginare di poter governare insieme. Anche con la Lega. “Siamo e rimarremo forze alternative. Il punto è verificare quale perimetro programmatico e parlamentare il governo dovrà avere”, dice Zingaretti che lascia questa “valutazione a Draghi”. Per quanto riguarda LeU, il partito più a sinistra di tutta la futura compagine, è attraversato da dubbi: c’è chi digerisce a fatica l’eterogeneità della maggioranza. La “discussione” è ancora aperta, fa sapere la capogruppo al Senato Loredana De Petris. Unica a scegliere di stare all'opposizione dell'esecutivo, la presidente di FdI Giorgia Meloni lo dice davanti alle telecamere: Draghi la tassa piatta “l'ha esclusa”. Quando è il suo turno però il segretario della Lega rilancia. Nel programma del nuovo governo ci sarà un tavolo per studiare come diminuire le tasse: “per me puoi chiamarla flat tax o Filippo, basta che ci sia”, taglia corto. Il suo appoggio c’è ed è netto: “speriamo che nessuno si metta di traverso”, dice. 

Grillo lancia endorsement a Draghi, ma il vero timore è il voto su Rousseau

Continuano invece a essere divisi i 5 Stelle. Appena terminato il colloquio con Draghi Beppe Grillo lascia Montecitorio, a parlare è Vito Crimi: dice di avere avuto rassicurazioni sull’inutilità di utilizzare il Mes e sull'importanza dei temi ambientali. Ma il dado non può essere tratto: occorre prima “verificare la configurazione” dell'esecutivo e poi lasciare la parola ai militanti che voteranno su Rousseau. Intanto, Beppe Grillo prova a blindare il nuovo governo. “Draghi è un grillino”, dice il fondatore del Movimento cercando di evitare che la base M5S arrivi ad un frettoloso no su Rousseau e che, di conseguenza, si spacchino i gruppi parlamentari al momento della fiducia in Parlamento. Con il rischio che i difficili equilibri del nuovo governo vadano in pezzi, lasciando l'onere di sostenere l'Esecutivo solo al Pd insieme al centrodestra. Il fondatore invita quindi ad aspettare delle parole del premier incaricato e a decidere solo dopo averle ascoltate: ed è questa la linea su cui spinge a sera dopo essere stato a Roma per incontrare i suoi. Il reddito di cittadinanza e l'ambiente sono battaglie storiche del Movimento e sono anche in cima alla lista dell'ex capo della Bce, rassicura Grillo. Che ora si aspetta che Draghi lo dica apertamente: l'occasione giusta potrebbe essere la dichiarazione al Quirinale dopo lo scioglimento della riserva. Il voto online potrebbe dunque slittare solo di uno o due giorni e tenersi comunque prima del voto di fiducia.  

In un video su Fb Beppe Grillo, definisce Mario Draghi l’elevato e rimarca però anche la distanza dalla Lega: racconta di aver posto un veto nel corso del colloquio con Draghi ma di non aver ricevuto risposte definitive.  Argomenti per arginare l’onda di dissenso che, nel frattempo, si ritrova nelle parole di Alessandro Di Battista, che conferma il suo no e intanto suggerisce ai parlamentari la via dell’astensione: “Vuol dire non entrare nel governo ma tenerlo sotto controllo, con un gruppo parlamentare molto compatto”. Al contrario, invece, “se stai dentro è molto più complesso denunciare certe porcate”. L’area ostile all’ex Bce inizia, comunque, a delinearsi, con l’evento “Vaffa-day 2021-No governo Draghi”, organizzato sui social da un gruppo di attivisti, a cui partecipano, i senatori Barbara Lezzi, Luisa Angrisani, Bianca Laura Granato, Mattia Crucioli, Rosa Silvana Abate ed Elio Lannutti; i deputati Raphael Raduzzi, Pino Cabras, Andrea Colletti, Leda Volpi, Paolo Giuliodori, Jessica Costanzo e Alvise Maniero; ma anche i consiglieri regionali Francesca De Vito (Lazio), Antonella Laricchia (Puglia), Marì Muscarà (Campania) e il consigliere comunale di Napoli, Matteo Brambilla.  

La Lega cambia vesti e vota a favore del revocery a Bruxelles

La Lega del governo Draghi ha fatto il suo primo passo a Bruxelles: all'Europarlamento vota a favore del Recovery and resilience facility dopo che si era sempre astenuta. Il cambio di linea arriva da Roma in seguito alle consultazioni del leader Matteo Salvini con il presidente incaricato Mario Draghi e agita le acque tra i sovranisti dell'emiciclo dell'Unione. “Preso atto dell'impegno che non ci sarà alcun aumento della pressione fiscale, che la stagione dell'austerity è finalmente archiviata, che si ridiscuteranno i vecchi parametri lacrime e sangue e che si aprirà una stagione nuova per l'utilizzo dei fondi del Recovery, prendiamo l'occasione per riportare l'Italia protagonista. Voteremo a favore del Recovery and resilience facility per dare concretezza alla fase nuova che sta per iniziare”, ha annunciato poco prima delle votazioni gli europarlamentari della Lega Marco Zanni, presidente gruppo ID, e Marco Campomenosi, capo delegazione Lega all'Euro Parlamento. Il risultato si saprà oggi alle 9.00 ma ovviamente l'approvazione del pacchetto che permetterà all'Italia di ricevere i 209 miliardi del Recovery è scontata. Il gruppo di Fratelli d'Italia è rimasto fede alla linea dell'astensione, innescando un duro scontro con il Movimento 5 Stelle che invece aveva invitato tutte le forze italiane all'approvazione. A pungere Lega e Cinque Stelle ci pensa invece l'eurodeputato di Renew, Sandro Gozi: “Folgorati sulla via di Bruxelles. Questa Europa sta compiendo miracoli: prima ha trasformato in fervidi paladini dell'europeismo gli amici dei gilet gialli e strenui sostenitori della Brexit; adesso porta quelli che volevano il referendum per uscire dell'euro e sodali di Orban e Le Pen, ad annunciare il voto favorevole sul piano economico più ambizioso della storia dell'Unione europea. Che dire? Non è mai troppo tardi. L'Europa non serba rancore. Benvenuti”, ha ironizzato.

Draghi apre il dialogo con sindacati e imprese 

Chiuso il secondo giro di consultazioni con i partiti, si apre il dialogo con i sindacati e le imprese, in un fitto calendario di appuntamenti che inzieranno questa mattina alla Camera. Era stato lo stesso Draghi, subito dopo aver ricevuto l'incarico per la formazione di un nuovo governo, al Quirinale, a dirsi “fiducioso che dal confronto con i partiti ed i gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile e positiva”. Parole che hanno portato i sindacati a vedere l'avvio di una nuova fase e a richiamare anche la concertazione sul modello di Carlo Azeglio Ciampi. In programma un lungo giro di incontri che vedrà partecipare in mattinata prima l'Abi e l'Ania, quindi Confindustria, Confapi, e poco dopo Cgil, Cisl e Uil con i rispettivi segretari generali. A seguire l'Ugl e tra gli altri, nel pomeriggio, Unioncamere, le diverse associazioni di categoria come Confcommercio e Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani e poi l'Alleanza delle cooperative. È un primo appuntamento che da molti viene visto soprattutto di "ascolto" ma in cui non mancheranno di essere messi sul tavolo alcuni dei temi sentiti come più urgenti dai rappresentanti dei lavoratori e delle imprese, a partire proprio dal lavoro. E, come primo punto, per i sindacati, la necessità di prorogare lo stop ai licenziamenti oltre il 31 marzo e la Cig Covid. Insieme, come sollecitato anche da Confindustria, alla non più rinviabile esigenza di riformare gli ammortizzatori sociali. Ma anche, soprattutto per le associazioni di categoria, di garantire il sostegno alle attività chiuse o comunque danneggiate dalle misure restrittive anti-Covid, con ristori veloci e adeguati alle perdite. Al termine di queste consultazioni Mario Draghi potrebbe salire al Quirinale per sciogliere la riserva oppure prendersi ancora un po’ di tempo per trovare la giusta quadra nella complessa tela di richieste dei partiti.

Draghi accelera sulla campagna vaccinale. Il Minsal presenta il nuovo piano

Più personale per vaccinare gli italiani, logistica adeguata in tutto il Paese per una somministrazione più rapida, priorità ad insegnanti e personale scolastico, piattaforma digitale e call center per le prenotazioni e per avere in tempo reale l'andamento delle vaccinazioni. Prende sempre più forma il cambio di passo che Mario Draghi vuole imporre alla campagna vaccinale, consapevole che solo la sua riuscita consentirà al Paese di ripartire e di lasciarsi alle spalle le restrizioni. Un'accelerazione che il presidente incaricato ripete a tutti i partiti anche in virtù delle “notizie positive” che “a breve” arriveranno dall'Unione europea sui contratti con le case farmaceutiche: Bruxelles sta trattando per avere più dosi ed è ovvio che quando ci saranno bisognerà farsi trovare pronti. Va rivista dunque la logistica, per aumentare la distribuzione nelle regioni, e vanno incrementati i vaccinatori, magari attingendo ai volontari della Protezione Civile e alla sanità militare per accelerare le somministrazioni. C’è un dato che conferma questa necessità: le prime 249mila dosi di Astrazeneca destinate agli under 55 sono state tutte consegnate, ma le vaccinazioni non sono ancora partite in nessuna regione. Tempi più lunghi, invece, richiederà l'altro aspetto al quale Draghi ha fatto un accenno nei colloqui, la possibilità di produrre i vaccini in Italia. Anche se si raggiungessero gli accordi con le case farmaceutiche in tempi brevi, potrebbero servire mesi per adeguare gli impianti delle aziende. Una volta insediato, l'ex presidente della Bce troverà comunque sul suo tavolo il nuovo piano del ministero della Salute illustrato ieri alle Regioni che prevede entro la fine di marzo l'arrivo di 14,5 milioni di dosi: 9,1 da Pfizer, 4,165 da Astrazeneca e 1,3 da Moderna. 

Un piano, tuttavia, che la Conferenza delle Regioni ritiene “in questa fase di difficile applicazione per la carenza delle dosi di vaccino disponibili e per l'indeterminatezza di alcune indicazioni”. In particolare, ad avviso delle Regioni “risulta necessario chiarire in maniera più specifica quali sono i target prioritari da vaccinare”; urgono poi le “indicazioni necessarie a consentire da subito l'utilizzo del vaccino Astrazeneca, partendo dal personale scolastico” e valutando, con Aifa, la possibilità di estenderne l'utilizzo anche agli over 55. Ultimo punto: verificare ulteriori vaccini disponibili sul mercato. Tornando al piano, con la vaccinazione delle prime tre categorie prioritarie (personale socio sanitario, Rsa e anziani over 80, in tutto quasi 6,5 milioni di persone) già avviata e pianificata, si procederà in parallelo su due fronti. Il siero di Pfizer e Moderna sarà destinato ad oltre 25 milioni e 800 mila italiani: persone estremamente vulnerabili di ogni fascia d’età (chi ha malattie respiratorie o cardiocircolatorie, diabetici e obesi); anziani tra 75 e 79 anni; anziani tra 70 e 74 anni; persone vulnerabili fino a 69 anni; persone tra 55 e 69 anni che non presentano rischi specifici. L'ultima categoria indicata, quella delle persone tra 16 e 55 anni che non presentano rischi specifici, 29.051.793 italiani, sarà vaccinata invece con Astrazeneca, come i 3.894.847 cittadini sotto i 55 anni appartenenti a personale della scuola, forze armate e di polizia, personale carcerario e detenuti, soggetti impiegati nei luoghi di comunità e gli altri servizi essenziali. Se rimarrà così il piano o se sarà modificato lo si capirà nei prossimi giorni una volta che Mario Draghi sciolgierà la riserva. 

Al Senato

A causa dell’apertura della crisi di Governo, nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana l’Assemblea del Senato non si riunirà e sarà convocata a domicilio.  Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali si confronterà sul decreto recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento e prevenzione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per lo svolgimento delle elezioni per l'anno 2021 e sullo schema di decreto Presidente del Consiglio in materia di incidenti aventi impatto su reti, sistemi informativi e servizi informatici e misure per garantire elevati livelli di sicurezza. La Istruzione esaminerà il decreto sull’organizzazione e funzionamento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI). La Lavori pubblici svolgerà diverse audizioni sul decreto cosiddetto sblocca cantieri.  

Alla Camera

A causa dell’apertura della crisi di Governo, nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana l’Aula della Camera non si riunirà e sarà convocata a domicilio. Per quanto riguarda le Commissioni, la Finanze esaminerà il decreto per la proroga dei termini in materia di accertamento, riscossione, adempimenti e versamenti tributari, nonché di modalità di esecuzione delle pene in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19. La Trasporti, così come la Lavoro, svolgerà delle audizioni sulla Proposta di Piano Nazionale di ripresa e resilienza. 

 



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