Meloni rivendica il decreto carburanti ma è scontro sulle accise
In campagna elettorale non ci sono state promesse sulle accise perché era già chiara la situazione che avrebbe trovato una volta al Governo, che infatti ha portato a fare “i conti con la realtà” e a confermare la scelta di Mario Draghi di far scadere lo sconto sulla benzina con la fine dell'anno. Si sono rivelati complicati per Giorgia Meloni i primi giorni del 2023: l'impennata dei prezzi dei carburanti ha scatenato le proteste dei consumatori e costretto l'esecutivo a un decreto di emergenza, ma le opposizioni hanno gioco facile ad attaccarla perché la “riduzione di Iva e accise” su energia e carburanti era, invece, un punto del programma elettorale di FdI. C'era in effetti ma solo in caso di “maggiori entrate” ottenute proprio da quei rincari, ribatte lei sempre via social, che non è certo il caso di oggi. La proposta di FdI era di sterilizzare gli incassi dello Stato sui rincari girando quelle risorse al taglio di Iva e accise; quel contesto, in cui si era ritrovato il precedente Governo, oggi non c'è più: i prezzi più alti, e il conseguente innalzamento delle entrate per lo Stato, già fanno parte delle previsioni e non lasciano margini per interventi di spesa che il Governo, pur con sfumature diverse, non avrebbe comunque intenzione di fare. E scontare la benzina a tutti, anche a chi ha “l'auto di lusso”, per Meloni, non risponde al piano dell'esecutivo di perseguire la “giustizia sociale”.
I tecnici stanno limando le misure approvate nell’ultimo Cdm, tanto che non si esclude la possibilità di un ulteriore passaggio oggi, quando è prevista una nuova riunione del Governo; il tetto al prezzo del pieno in autostrada, tra l'altro, dovrebbe essere demandato a un decreto ministeriale. Servirà quindi ancora tempo per rendere operative le nuove misure che già raccolgono le critiche dei gestori e delle opposizioni e che non hanno convinto del tutto nemmeno Forza Italia; gli azzurri temono che gli strumenti adottati siano poco “efficaci” per contenere i prezzi di benzina e gasolio se non accompagnati da una “ristrutturazione” del settore. Rimbalza intanto sui social ed entra nel mirino di Pd, M5S e Terzo Polo, un video della Meloni dal benzinaio che promette di tagliare le accise. “E' del 2019”, si difende lei, “Non sfuggirà a chi non ha dei pregiudizi che dal 2019 a oggi il mondo è cambiato" e oggi ci sono emergenze che "impongono di fare delle scelte”.
Il Governo punta a frenare le partenze dei migranti
Nonostante una tregua degli sbarchi dettata dal mal tempo, il dossier migranti resta sul tavolo del Governo e la premier Giorgia Meloni ha convocato ieri i suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, l'Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica Alfredo Mantovano, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e i vertici dell'intelligence, per fare il punto sulla situazione e decidere i prossimi passi, dopo il decreto anti-ong. Si punta nell'immediato a stringere accordi con i Paesi di partenza e il Ministro degli Esteri Antonio Tajani volerà a stretto giro in Tunisia, Turchia e Libia. Anche Piantedosi ha in programma una serie di missioni, a cominciare dalla Turchia.
C'è poi l'Europa: il 9 e 10 febbraio Meloni è attesa al Consiglio Ue dedicato proprio al tema dell'immigrazione. Tajani ha avuto un colloquio con il suo collega tunisino Othman Jerandi: “Ho chiesto assicurazioni affinché ci siano maggiori controlli sulle partenze dei migranti. Stiamo lavorando e spingendo l'Europa verso scelte comuni, anche per fare investimenti in Africa”. Più investimenti nei Paesi africani, dunque, in cambio di un contrasto più efficace ai trafficanti di uomini che mettono in mare le imbarcazioni dirette verso l'Italia, ma non è un obiettivo facile in Tunisia, che vive una profonda crisi economica, così come in Libia, dove latitano gli interlocutori istituzionali affidabili. Intanto, dopo l'arrivo della Ocean Viking l’altra sera ad Ancona, è atteso per oggi l’attracco della Geo Barents. E proprio sulle ong si è sviluppata una polemica dopo che Piantedosi ha rilanciato l'accusa alle navi umanitarie di fare da pull factor, di favorire le partenze. Nel frattempo, è iniziato alla Camera l'iter del decreto sulla stretta alle navi ong e le opposizioni hanno annunciato “una battaglia durissima”.
Il Pd evita la spaccatura e trova l’accordo sulle primarie on line
Il Pd evita all'ultimo respiro la spaccatura sulle regole del congresso. Serve un'intera giornata di trattative per trovare una quadra: alla fine tra Elly Schlein, che insiste per aprire al voto on line, e Stefano Bonaccini, critico sulla possibilità di cambiare le regole in corsa, si trova una soluzione di compromesso, che però vede la contrarietà di Paola De Micheli che non partecipa al voto. Le primarie slittano dal 19 al 26 febbraio e si svolgeranno in modalità mista: da regolamento, potranno votare attraverso la piattaforma on line “le persone residenti e/o domiciliate all'estero; le persone impossibilitate a recarsi ai seggi per condizioni di disabilità, malattia o altri impedimenti definiti dalla Commissione nazionale per il Congresso, che autocertifichino tali condizioni; persone residenti in località la cui distanza dai seggi renda particolarmente difficoltoso l'esercizio del voto, sulla base di criteri determinati dalla Commissione nazionale per il Congresso”. Chi vorrà votare per via telematica dovrà registrarsi entro il 12 febbraio sull'apposita piattaforma e identificarsi attraverso un documento di riconoscimento o lo Spid.
“L'accordo in direzione è una vittoria per il Pd. Rompere il muro della partecipazione con primarie online è importante per definire il profilo di un partito unito, moderno e inclusivo”, esultano a sera dal comitato Schlein; anche dal fronte Bonaccini trapela “soddisfazione”. Paola De Micheli non è d'accordo e sceglie di non partecipare al voto: “Anche se capisco la questione del digitale ritengo che quello che c'è scritto nel regolamento allarghi troppo l'utilizzo di uno strumento che invece deve essere deciso dai nostri iscritti”, taglia corto. Alla fine, il regolamento passa con un voto contrario e 9 astenuti e la spaccatura non c'è. Enrico Letta tira un sospiro di sollievo e si dice “molto soddisfatto e confortato” dall'esito del voto in Direzione, definendo l'accordo raggiunto “il migliore punto di caduta possibile date le condizioni”. Il segretario, comunque, si rivolge ai suoi in modo duro: “Da domattina ci confrontiamo su temi e questioni di contenuto che interessano gli italiani”.
Alla Camera
Dopo che ieri è stata approvata la fiducia l’Assemblea della Camera dei deputati tornerà a riunirsi alle 10.30 per l’approvazione definitiva del decreto aiuti quater già approvato dal Senato. A seguire voterà per l’elezione di nove componenti effettivi e nove supplenti della delegazione presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e si confronterà su alcune questioni pregiudiziali riferite al decreto per la gestione dei flussi migratori.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali si confronterà sul decreto sul prolungamento delle operazioni di votazione. La Giustizia, assieme alla Attività Produttive, svolgerà delle audizioni sullo schema di decreto legislativo relativo alle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori e alcune, assieme alla Lavoro, sullo schema di decreto legislativo per la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione o delle disposizioni normative nazionali.
La Esteri esaminerà la proposta d’istituzione di un'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, e di un’indagine conoscitiva sulle dinamiche del commercio internazionale e l‘interesse nazionale. Dibatterà poi sulla risoluzione relativa alle iniziative e interlocuzioni del Governo italiano nei confronti dei Paesi aderenti al progetto Eastmed. Alle 13.30, assieme alla rispettiva del Senato, ascolterà il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani sulla situazione dei diritti umani in Iran e sulle linee di azione del Governo italiano.
La Cultura, alle 13.30, con la rispettiva del Senato, perseguirà l’audizione del Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano sulle linee programmatiche del suo dicastero. La Ambiente si confronterà sul decreto-legge per le popolazioni colpite dagli eventi eccezionali verificatisi nel territorio dell'isola di Ischia a partire dal 26 novembre 2022. La Trasporti ascolterà i membri italiani del Parlamento europeo nell'ambito dell'esame degli Atti dell'UE sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti. La Affari Sociali svolgerà delle audizioni sullo schema di decreto legislativo sulla qualità delle acque destinate al consumo umano.
Al Senato
Dopo che ieri ha approvato il decreto per la cessione di equipaggiamenti militari all'Ucraina in prima lettura, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 12.00 per lo svolgimento delle interrogazioni e alle 15.00 per la discussione di quelle a risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia ascolterà il Presidente dell'Associazione nazionale dei magistrati, il Presidente dell'Unione delle camere penali italiane e un consulente di Informatica forense nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul tema delle intercettazioni. La Industria e Agricoltura ascolterà i rappresentanti dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato (AGCM), dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali (GPDP), di Confcommercio, di Agrinsieme e di Coldiretti sullo schema di decreto legislativo per una migliore applicazione e una modernizzazione delle norme dell'Unione relative alla protezione dei consumatori.
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