Salvini lancia la sua consultazione sul Quirinale, poi rimanda a dopo la manovra

Una telefonata con Silvio Berlusconi e una con Enrico Letta, colloqui con Giuseppe Conte e Matteo Renzi non meglio specificati (con il leader Iv pare sia stato solo uno scambio di messaggi), contatti con Giorgia Meloni e un incontro con Giovanni Toti: per un giorno Matteo Salvini prova a vestire i panni del king maker per il Quirinale, ma il tentativo si chiude rapidamente. “Chiamerò tutti i segretari dei partiti presenti in Parlamento chiedendo un incontro e la condivisione per evitare di arrivare a metà gennaio con il liberi tutti. Mi auguro tutti lo accolgano: ritengo mio diritto ma soprattutto mio dovere provare a trovare una sintesi comune”, aveva spiegato in conferenza stampa, prima di rendere noti i colloqui della giornata. Ma le risposte che arrivano sono fredde: fonti del Nazareno spiegano che il segretario Pd avrebbe dato piena disponibilità al confronto in vista dell'elezione del nuovo capo dello Stato ma ribadendo che si siederà al tavolo solo dopo l'approvazione della Legge di bilancio. E Giorgia Meloni esplicitamente dice: “Adesso è presto per parlarne, c'è la manovra”. 

Tanto che in serata arriva la retromarcia: “Prima la manovra, con l'esigenza di abbassare le tasse e tamponare il drammatico caro-bollette, poi il Quirinale. La priorità di questi giorni è alleggerire la situazione per famiglie e imprese formulando proposte concrete”, fanno sapere fonti della Lega, che spiegano l'attivismo di giornata come preparatorio per gennaio: “Il leader della Lega si è portato avanti con il lavoro” e riconoscono che “i leader non sono entrati nel dettaglio sull'eventuale tavolo, ma c'è la volontà di parlarsi e ragionare”. Chissà se nel dettaglio si sia entrati nella telefonata con Silvio Berlusconi, il nome su cui il centrodestra dice di voler convergere, ma su cui è obiettivamente difficile trovare quella intesa ampia che è l'obiettivo dichiarato di Salvini. Anche per questo da Forza Italia si preferisce il silenzio, nel giorno in cui Antonio Tajani ha ribadito la volontà di tenere Draghi a palazzo Chigi, e ci si limita a osservare maliziosamente come “nessuno abbia dato grande soddisfazione a Salvini”. Su Berlusconi tiene Fratelli d'Italia, con Meloni che ancora ieri ha ribadito il comportamento da “patriota” del Cavaliere durante la crisi del 2011. Del resto la preoccupazione è che un “rompete le righe” nel centrodestra porti all'isolamento della destra e quindi a un indebolimento palese di tutta la colazione. 

Draghi tiene la barra dritta e convoca i Sindacati sulle pensioni dopo lo sciopero

La tabella di marcia di Mario Draghi non cambia. Nelle ore in cui Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri confermano lo sciopero generale, il premier mantiene ferma la sua agenda: il tavolo con i sindacati sulle pensioni resta, ma si svolgerà dopo la giornata di protesta, in calendario il 16 dicembre. Cgil, Cisl e Uil torneranno a palazzo Chigi lunedì 20 dicembre, per aprire il cantiere di riforma della legge Fornero e intanto, tengono il punto. “Lo sciopero generale è sempre confermato, siamo disponibili al confronto fino all'ultimo minuto, per ritirare lo sciopero però servono cambiamenti sostanziali” avverte il segretario generale Uil Pierpaolo Bombardieri, che però ammette: “Al momento vedo zero possibilità che ci chiamino e 100% possibilità che si faccia lo sciopero”. Maurizio Landini, che oggi riunirà il mondo delle associazioni per un confronto a 360 gradi sulla manovra, condivide: “L'autorevolezza di Draghi è fuori discussione ma non mi accontento di essere chiamato per essere informato di cosa hanno deciso loro. Oggi c'è bisogno di coinvolgere anche il mondo del lavoro e chi ha una rappresentanza, e noi rivendichiamo di averla”.

Sulla legge di bilancio, insomma, la battaglia è e resta in Parlamento. Le riunioni interne alla maggioranza, in realtà, vanno avanti a rilento e i nodi restano. Il via libera finale, quindi, con ogni probabilità slitterà a dopo Natale. Il pacchetto di emendamenti del Governo è atteso in commissione Bilancio al Senato per domani e dovrebbe affrontare temi come bollette, fisco, scuola ed enti locali. È su rincari e cartelle esattoriali che i partiti insistono maggiormente: “Bene i 4 miliardi trovati in manovra per ridurre il caro bollette, ma non basta, serve uno sforzo in più” dice Matteo Salvini, “Occorre avere più coraggio e trovare altri soldi. E una delle fonti da cui prelevare sono gli sprechi del reddito di cittadinanza” aggiunge. Anche Giuseppe Conte preme perché il Governo “continui a lavorare” su questo fronte, ma chiama l'alt sulla misura bandiera del M5S. Si tratta, poi, e il Governo apre, sulle cartelle esattoriali: “Esprimiamo apprezzamento per la disponibilità manifestata dal Governo e dai relatori a valutare una congrua e ulteriore dilazione dei tempi di pagamento delle cartelle esattoriali che saranno notificate a partire dal 1 gennaio 2022”, sottolinea FI da giorni sulle barricate sul tema. 

Draghi accelera, si va verso l’estensione dello stato d’emergenza al 31 marzo

Mario Draghi decide di accelerare e, con due settimane di anticipo sulla scadenza del 31 dicembre, è pronto a portare domani in Cdm la proposta di una proroga fino al 31 di marzo dello stato di emergenza, una scelta maturata guardando i dati, ma anche registrando le posizioni di partiti come Pd e M5S che si sono schierati per il proseguimento delle misure e anche il sostanziale via libera della Lega. “Credo sia maturo il tempo” per annunciare la proroga, pronostica Enrico Letta, confermando la posizione del Pd che per primo, già alla fine della scorsa settimana, si era detto pronto a sostenerla. Proprio grazie alle misure adottate in questi mesi, sottolinea il leader dem, “evitiamo di trovarci oggi come l'Olanda”. La novità è nell'apertura di Salvini: “Non dò giudizi a priori, aspettiamo i dati” dice il leader leghista fino a pochi giorni fa nettamente contrario a una nuova proroga dello stato di emergenza. Ma i dati, sottolinea anche Giuseppe Conte dopo essere uscito da un'ora e mezza di colloquio con Draghi, dicono già che “una proroga sarà necessaria”, non solo guardando l'andamento della “curva epidemiologica” ma anche l'impatto della variante Omicron

Ma “dopo due anni che emergenza è? Dopo due anni devi riuscire a combattere la pandemia ripristinando la pienezza dei diritti” tuona Giorgia Meloni, unica voce contraria al nuovo decreto. Il via libera dei partiti di maggioranza, ma anche le notizie che arrivano dal resto d'Europa e dalla Gran Bretagna, hanno convinto Draghi ad adottare la via della prudenza, confermando le norme di emergenza, e ad andare subito alla decisione senza passare dalla cabina di regia, sgombrando il campo da dubbi e incertezze che da giorni animano il dibattito politico e anche tra i governatori, divisi al loro interno tra favorevoli e contrari alla proroga ma convinti della necessità di dare continuità ad alcuni strumenti operativi. La decisione arriva dopo che fino all'ultimo si è esplorata la via alternativa, di non prorogare lo stato di emergenza, ritornando alla legislazione ordinaria. Entrambe le opzioni, comunque, hanno bisogno di un intervento legislativo perché allo stato di emergenza Covid sono legate tutta una serie di norme che dal 2020 regolano la vita degli italiani: dall'obbligo di mascherine al distanziamento, dai protocolli per la sicurezza sul lavoro allo smart working, fino al ruolo e alle funzioni del Commissario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo e all'obbligo del Super green pass. Ma i tempi per preparare questi passaggi, comprese le competenze e le responsabilità che tornerebbero in capo ai vari ministeri e alle Regioni, sono stretti.

L’Aula del Senato

L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 16.30 con la discussione del ddl sui reati contro il patrimonio culturale e il disegno di legge sull’istigazione alla violenza, all'autolesionismo e al suicidio. 

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà il decreto sulle misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali; sul medesimo argomento alle 12.00 ascolterà il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e successivamente il Sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri. La Commissione Esteri proseguirà il ciclo di audizioni in relazione all'affare assegnato sull’intervento internazionale in Afghanistan. La Commissione Bilancio, a partire dalle 15.00, proseguirà l’esame della legge di bilancio entrando nel vivo del confronto degli oltre 700 emendamenti segnalati. La Istruzione si confronterà e svolgerà alcune audizioni sul ddl per il rilancio del comparto archivistico. La Lavori pubblici proseguirà il ciclo di audizioni sul disegno di legge per la riforma della Rai. 

La Agricoltura, con la rispettiva della Camera, proseguirà alle 8.30 l’audizione informale del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli in merito al percorso di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e alla definizione del Piano strategico nazionale (PSN) nell’ambito della nuova politica agricola comune (PAC). La Industria svolgerà delle audizioni sull’affare assegnato sulle problematiche di accessibilità, vivibilità e riqualificazione dei borghi, in un'ottica territoriale, per quanto attiene allo sviluppo turistico, economico e sociale e alle 14.00, con la rispettiva della Camera, ascolterà il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani sui prezzi dell'energia e sulla sicurezza degli approvvigionamenti, anche in relazione alla strategia europea. La Sanità ascolterà la Lega nazionale delle cooperative e mutue (Legacoop) sull'affare assegnato per il potenziamento e riqualificazione della medicina territoriale nell'epoca post Covid.

L’Aula della Camera

Dopo che ieri il Governo ha posto la questione di fiducia, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 16.20 per il voto di fiducia e la successiva approvazione definitiva del decreto in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili, il cosiddetto decreto fiscale.

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Esteri proseguirà il ciclo di audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull'efficacia del sistema di governance dell'azione esterna dell'Unione europea. La Bilancio proseguirà il confronto sul decreto per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). La Cultura, con la Trasporti, svolgerà alcune audizioni sulle proposte di legge per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d'autore mediante le reti di comunicazione elettronica. La Ambiente, alle 13.00, ascolterà il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini sugli indirizzi e le azioni necessarie per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle aree urbane e della qualità dell'abitare. 

La Commissione Attività Produttive proseguirà le audizioni sull’indagine conoscitiva sulla ripresa economica delle attività turistico-ricettive della montagna invernale in funzione delle riaperture previste a partire dalla stagione 2021/2022. La Lavoro proseguirà le audizioni nell'ambito dell'esame delle proposte di legge in materia di controlli sul personale addetto ai servizi di trasporto. La Affari Sociali avvierà il ciclo di audizioni sullo schema di decreto legislativo recante istituzione dell'assegno unico e universale per i figli a carico. La Agricoltura esaminerà e svolgerà alcune audizioni sulle risoluzioni per contrastare lo spreco alimentare, con specifico riguardo alla filiera ortofrutticola. 



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