Meloni vola al G20 di Bali. Previsti bilaterali con Biden, Xi e Modi
Ancora poche ore e i grandi del mondo torneranno a riunirsi. Tra la giornata e la serata di oggi i principali protagonisti della politica mondiale arriveranno a Bali, in Indonesia, per la riunione annuale del G20 che inizierà domani mattina. Il presidente Usa Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping si vedranno già oggi, prima dell'inizio dei lavori, mentre il presidente russo Vladimir Putin ha già annunciato che non parteciperà al vertice e Mosca sarà rappresentata dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Al vertice parteciperà da remoto su invito della presidenza indonesiana anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il cui Paese non fa parte del G20.
Debutto assoluto per la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni che, dopo l'incontro con i vertici Ue a Bruxelles di due settimane fa, il vertice della Cop27 in Egitto e il colloquio a Roma con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a Roma, avrà modo di incontrare per la prima volta i massimi leader mondiali. Un bilaterale è già stato stabilito con il presidente Usa Joe Biden, inoltre Meloni avrà anche un faccia a faccia con il presidente cinese Xi Jinping e con il leader indiano Narendra Modi. La premier interverrà nella prima sessione del G20 dedicata alla sicurezza alimentare ed energetica e prenderà la parola anche nella sessione sulla pandemia e la lotta alle malattie globali. Non è invece previsto un nuovo colloquio con il presidente francese Emmanuel Macron, dopo la querelle sulla gestione dei migranti.
Francia e Germania attaccano e l’Italia non arretra sulla gestione dei migranti
Dopo le tensioni oggi tocca all’Ue, che riunirà il Consiglio degli Affari Esteri, cercare di far abbassare lo scontro diplomatico sul delicato dossier dell’accoglienza dei migranti. Se sabato Parigi ha alzato ancora i toni, definendo “Giorgia Meloni la grande perdente di questa situazione”, ieri Berlino si è schierata a sostegno del soccorso umanitario: il Bundestag finanzierà con due milioni di euro l'anno la tedesca United4Rescue, che si prepara a mandare nel Mediterraneo la Sea Watch 5. Ma l'Italia non arretra: “Il Governo è pronto al pugno duro sugli sbarchi”, ha rilanciato il vicepremier Matteo Salvini, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani, pur ribadendo le ragioni italiane, è sembrato tendere la mano ai francesi: “Siamo pronti a parlare con Parigi e a chiudere una polemica che non è partita da noi”.
Al G20 non è previsto un incontro tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. La Premier già venerdì scorso aveva espresso la sua disponibilità a parlarsi “per mettere sul tavolo le soluzioni” ma dalla Francia, per il momento, non è arrivato nessun segnale di apertura. Il portavoce del governo francese Olivier Véran ha confermato che Parigi farà quanto era stato previsto, ovvero accogliere “un po' più di 3.000 persone” sbarcate in Italia, “di cui 500 entro la fine dell'anno”, nel quadro del meccanismo di solidarietà. E a favore dell'attuale schema europeo, deciso a luglio scorso, è anche il governo socialista di Pedro Sanchez, che ieri non ha firmato la richiesta di un cambio di marcia in tema migratorio avanzata da Italia, Grecia, Malta e Cipro. Ieri, dopo essere stata chiamata in causa nei giorni scorsi dalla Francia, è uscita dal silenzio anche Berlino, senza tuttavia annunciare ritorsioni sui ricollocamenti. L'ambasciatore Elbling ha affermato: “Nel 2022 sono già oltre 1.300 le persone morte o disperse nel Mediterraneo. Un 12% dei sopravvissuti sono stati salvati dalle ong. Loro salvano vite laddove l'aiuto da parte degli Stati manca. Il loro impegno umanitariomerita la nostra riconoscenza e il nostro appoggio”. La difesa a spada tratta delle organizzazioni umanitarie irrita l'Italia che chiede all'Europa “un codice di condotta”: “Non possono fare i taxi” dei migranti, ha rincarato Antonio Tajani. Ripristinare la legalità e scardinare certi automatismi in tema di sbarchi restano, spiegano fonti di Governo, gli unici obiettivi dell'esecutivo; nessuna volontà quindi di rompere con Paesi cui ci unisce una “fratellanza antica” e con i quali anzi è “necessario continuare un percorso comune”, ha assicurato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Ma l'incomunicabilità al momento resta ed è per questo che sia Parigi che Roma chiamano in causa l'Europa.
Per il Governo scatta il conto alla rovescia per la legge di bilancio
Le prossime due settimane saranno determinati per mettere a punto la legge di bilancio, la prima del Governo di Giorgia Meloni, che sarà totalmente incentrata su provvedimenti per mitigare gli effetti del caro energia per imprese e famiglie. La nuova manovra economica dovrebbe essere varata entro fine mese per poi arrivare alla Camera tra fine novembre e inizio dicembre. L’iter parlamentare sarà velocissimo e avrà come obiettivo di evitare l’esercizio provvisorio e quindi di approvare la manovra entro il 31 dicembre. L'esecutivo è chiamato a confrontarsi con un contesto internazionale difficile, tra le tensioni sul prezzo del gas scatenate dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, in corso da quasi 9 mesi, e la corsa dell'inflazione. L’approccio, ribadisce il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, è improntato alla prudenza e alla responsabilità: dopo i ritocchi al superbonus 110%, sarebbero allo studio dei correttivi sul reddito di cittadinanza, garantendolo a chi non ha la possibilità di lavorare, per ricavare risorse fino ad 1 miliardo da reinvestire in manovra; si ipotizza l'inserimento di maggiori paletti che portino al taglio del sussidio, ad esempio, legati alla mancata accettazione delle proposte di lavoro.
Possibile un intervento sulle pensioni, con misure per evitare che dal gennaio 2023 si torni alla legge Fornero in versione integrale; quota 41 sarebbe ritenuta un possibile punto di partenza, in attesa di una revisione complessiva del sistema pensionistico. C’è poi il combinato disposto di maggiore inflazione e indicizzazione che avrà un impatto di oltre 50 miliardi sulla spesa pensionistica al 2025. Il capitolo fisco vede tra le misure allo studio anche una riduzione graduale del cuneo fiscale che “sarà per due terzi per il lavoratore e un terzo per l'azienda”, ha detto il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso parlando al Forum Piccola Industria di Confindustria. Il Governo sta anche valutando per la flat tax l'innalzamento (tra 80 mila e 100 mila euro) della soglia di ricavi e compensi che consente ai soggetti titolari di partita Iva di aderire al regime forfettario e un regime sostitutivo opzionale, la cosiddetta “flat tax incrementale”, per i titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti.
Nel pacchetto dovrebbero entrare anche interventi di tregua fiscale, con l'ipotesi di nuova rottamazione e lo stralcio per le cartelle fino a mille euro. “In un momento di difficoltà economica, semplificare la vita a milioni d’italiani cancellando e rottamando le cartelle esattoriali è buonsenso. Avanti con la pace fiscale”, ha ribadito Matteo Salvini. Con la Nadef il Governo ha parlato di circa 32 miliardi a disposizione contro il caro energia, per evitare che le attività imprenditoriali rischino la chiusura e le famiglie comprimano eccessivamente i consumi. Un primo passo è arrivato con il dl Aiuti quater, approvato giovedì scorso dal Cdm, che mette a disposizione 9,1 miliardi di euro, provenienti dall’extragettito fiscale, destinandoli a misure che rivedono, prorogano o avviano provvedimenti a sostegno di famiglie e imprese contro il caro bollette.
Nel Pd si fa strada l’ipotesi di anticipare il congresso
Ogni giorno l’ipotesi di anticipare i tempi del Congresso del Pd fissando la data delle primarie a metà febbraio diventa più forte e concreta. Il primo appuntamento sarà sabato prossimo, quando è stata convocata l'Assemblea nazionale del Pd per la ratifica delle modifiche procedurali proprio del percorso congressuale. Non è detto che sia già questa l'occasione per sancire il nuovo timing perché prima è necessario si tenga una Direzione, però il pressing per accelerare il percorso è insistente: sono arrivate a 600 le firme per l'appello lanciato da alcune esponenti Pd e con il quale si chiede di accorciare il cammino congressuale che ora prevede le primarie il 12 marzo e che potrebbero appunto essere anticipate di circa un mese mentre potrebbe essere fissata per dicembre la data di una nuova Assemblea, questa volta in presenza, dove si confronterebbero i candidati e le mozioni, dopodiché scatterebbe la campagna elettorale. Sull'anticipo, non tutti sono però concordi: l'ex segretario Nicola Zingaretti è perplesso: “Quello che dobbiamo fare al più presto è organizzare l'opposizione”.
In attesa della formalizzazione di un nuovo calendario, il Pd è alle prese con il rebus delle alleanze in vista delle regionali. La maggioranza deve ancora chiudere la partita nel Lazio dove ha dato la sua disponibilità a scendere in campo il vicepresidente della Camera di FdI Fabio Rampelli: “Ne prendo atto ma non c'è nessun accordo”, mette in chiaro l'azzurro Antonio Tajani ma anche Giorgia Meloni non ha deciso se puntare su Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa. Per il centrosinistra, invece, la costruzione dell'alleanza è ancora in alto mare: dopo il no del M5S alla candidatura di Alessio D'Amato nel Lazio, la possibilità di riproposizione di un campo largo sembra essere in salita mentre potrebbe prendere corpo una fronte che possa unire i Verdi e Sinistra Italiana al M5S. Ma non tutti hanno gettato la spugna: “Ho fiducia in D'Amato: chiedo anche a lui di sforzarsi di allargare l'alleanza”, dice Zingaretti. Sinistra Italiana attende le mosse dei prossimi giorni con un occhio a domani quando si riunisce la direzione del Pd del Lazio per decidere anche sulle primarie.
Per il Pirellone dopo il no di Carlo Cottarelli, di Giuliano Pisapia e del sindaco di Brescia Emilio Del Bono, sabato è sceso in campo il dem Pierfrancesco Maran giocando d'anticipo sulla decisione di Pierfrancesco Majorino. Comunque nel Pd lombardo la strada è ancora da definire e le prossime settimane ci diranno se sarà lui il candidato o se ci saranno o meno delle primarie.