Si è concluso il Consiglio Ue: tante le decisioni prese

Il Consiglio europeo si è concluso, in tarda serata ieri a Bruxelles con una serie di decisioni in parte inaspettate alla vigilia. I risultati sono stati illustrati durante la conferenza stampa finale del presidente del Consiglio europeo Charles Michel con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, cui ha partecipato anche, a nome della presidenza semestrale, il premier ceco Petr Fiala. Per quanto riguarda l’Ucraina è stato dato il via libera all'aiuto da 18 miliardi di euro per il 2023, grazie al ritiro del veto ungherese e al superamento del no polacco che a quanto pare avrebbe ritrattato grazie ad un intervento di Giorgia Meloni durante un incontro a tre con Fiala e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki a margine del vertice. Inoltre, il Consiglio Ue ha salutato la decisione dei ventisette di aumentare le risorse del Fondo per la Pace (European Peace Facility) che ha finanziato finora il sostegno militare degli Stati membri all'Ucraina ma rischiava di restare senza fondi. Per niente scontata poi, visti i precedenti, l'approvazione unanime del nono pacchetto di sanzioni contro la Russia, arrivata in serata dopo una riunione dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l'Ue cui era affidato il negoziato.

Il Consiglio si è poi occupato di relazioni transatlantiche e della risposta all'Inflation Reduction Act americano. In questo caso le decisioni prese riguardano da una parte il “dialogo attivo” con gli americani per difendere gli interessi delle imprese europee e convincerli a tenerne conto, con accordi specifici in deroga alla logica del “buy American”; dall'altra, il Consiglio ha dato mandato alla Commissione di presentare entro il mese prossimo delle proposte per mobilitare strumenti che sostengano la competitività delle imprese europee nei confronti della concorrenza globale, nei settori strategici e in particolare in quello della “clean-tech”; questo per far fronte alla crisi energetica e all'applicazione, a partire da gennaio, delle nuove misure antinflazione americane. Non era in agenda, ma c'è stata una discussione sulla mancata adesione di Bulgaria e Romania all'area di libera circolazione a causa di un veto austriaco e in parte anche olandese. In questo caso, più che una decisione, il vertice Ue ha preso un impegno: quello di risolvere tutti i restanti problemi, in modo che l'adesione avvenga nel corso del 2023.

Sul difficile tema dell’immigrazione il vertice ha preso atto dell’intensificazione dei flussi e dei “movimenti secondari”. Il Consiglio ha deciso di dedicare il 9 e 10 febbraio una riunione straordinaria su questo punto, per discuterne tutti gli aspetti, con analisi e diagnosi complessive come chiedeva l'Italia. Su difesa e vicinato meridionale, si è discusso di un'accelerazione dell'attuazione della “bussola strategica”, di appalti congiunti nel settore dell’industria della difesa, ed è stato concesso alla Bosnia-Erzegovina lo status di Paese candidato all'adesione all'Ue. Infine il Consiglio ha dato un mandato ai ministri dell'Energia affinché concludano al loro ultimo Consiglio dell'anno a Bruxelles, lunedì 19 dicembre, il complicatissimo accordo sul meccanismo di correzione del mercato del gas (il price cap), e contestualmente approvino anche i regolamenti sulla piattaforma di acquisti congiunti del gas, sulla solidarietà fra gli Stati membri in caso di crisi delle forniture, e sull'accelerazione delle procedure di autorizzazione degli impianti per le rinnovabili. Sostanzialmente, manca solo un numero per arrivare a far quadrare il cerchio, la soglia di prezzo massimo che, dopo tre giorni, farebbe scattare il divieto di acquisto del gas sul mercato europeo dei derivati: nelle ultime settimane oscillava fra i 160 e i 220 euro per MWh e l'Italia lo vorrebbe sotto i 200 euro, ipotesi che per il momento vede la contrarietà di Germania e Olanda. 

La maggioranza stringe sulla manovra e attende l’emendamento del Governo

Manca ancora l'intesa nella maggioranza sugli emendamenti super segnalati alla legge di bilancio da votare in Commissione Bilancio alla Camera. La giornata di ieri è stata scandita da un susseguirsi di riunioni tra esponenti del Governo e partiti di maggioranza, intervallate da confronti con le opposizioni, per definire il metodo del confronto ma soprattutto i temi prioritari. Le opposizioni, nel frattempo, chiedono di conoscere almeno i macrotemi contenuti nell'emendamento di Governo, atteso per oggi. La manovra da 35 miliardi riguarda per due terzi misure di contingentamento del costo dell'energia ma la contesa è sul resto: Forza Italia insiste sull'aumento delle pensioni minime a 600 euro per gli over 75, mentre FdI e Lega sosterrebbero l'ipotesi di ampliare la rivalutazione delle pensioni, dall'attuale parametro di 4, a 5 volte il minimo. Questa mattina, probabilmente prima della ripresa dei lavori in Commissione Bilancio prevista per le 10.00, dovrebbe tenersi un vertice di maggioranza al quale parteciperanno oltre alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti i capigruppo; gli esponenti dell'esecutivo da giorni starebbero invitando i partiti di maggioranza a limitare il numero delle proposte di modifica per concentrare i fondi su pochi interventi da valorizzare e così non disperdere risorse. 

Il tempo stringe, il testo del documento di bilancio è atteso in aula a Montecitorio martedì 20 dicembre, con la maggioranza che punta all'approvazione alla Camera prima di Natale con l’approvazione definitiva del Senato entro il 31 dicembre per evitare l'esercizio provvisorio. Ma l'esame degli emendamenti segnalati è solo all'inizio e cresce l'ipotesi che le votazioni sulla gran parte delle proposte di modifica avverrà solamente tra sabato e domenica sera; non sarebbe escluso che si possa arrivare anche a lunedì. Tra i temi accantonati, finora, quello della riduzione dell'Iva sui pellet e sull'esenzione fiscale dei buoni pasto; tra gli emendamenti bocciati ci sono: il rifinanziamento del fondo affitti e morosità incolpevole, l'incremento della 14esima pensionistica, quello del cuneo fiscale e del Fondo sanitario nazionale, e il soppressivo della detassazione sulle mance. Dopo i rilievi formulati dalla Commissione Ue su contante e Pos, si fa largo l'ipotesi di una revisione da 60 a 30 euro del limite massimo sotto il quale gli esercenti possono non utilizzare il Pos per i pagamenti: “L'abbassamento della soglia a 30 euro per l'utilizzo del Pos è un'ipotesi allo studio, la stessa presidente Meloni aveva parlato a noi relatori e ai capigruppo di questa trattativa che lei stessa ha portato avanti con l'Europa, la possibilità di scendere ci è stata richiesta”, spiega uno dei relatori alla manovra Roberto Pella di Fi. Un nuovo fronte di polemica tra maggioranza e opposizioni riguarda le misure fiscali: a quanto pare l’esecutivo starebbe valutando di inserire all’interno dell’emendamento del Governo una misura salva reati tributari

Il caso Qatar e Soumahoro scuotono la politica

Mentre a Bruxelles si susseguono sviluppi giudiziari del Qatargate, a Roma lo scandalo ha dato vita a uno scambio di accuse tra forze politiche; ma non solo, l'ulteriore avanzamento delle indagini sulla moglie del deputato Aboubakar Soumahoro ha aumentato il livello dello scontro fra i partiti. Ad aprire il gioco delle accuse è stato Matteo Renzi, cogliendo al balzo il fatto che Panzeri sia di Articolo 1: “C'è un atteggiamento di doppia morale a sinistra. Quelli coinvolti nello scandalo Qatar sono gli stessi che se ne erano andati dal Pd perché dicevano che io non rispettavo i valori della sinistra”. A sua volta Giuseppe Conte ha attaccato Renzi, a suo dire reo di “prendere soldi da Stati sovrani” esteri, vista la sua partecipazione a convegni della Fondazione del principe saudita Bin Salman, cosa che “andrebbe vietata”. Sempre Conte, questa volta per frenare eventuali accordi col Pd sul piano nazionale, ha detto che M5S sarà “intransigente sulla questione morale”. Il leader del Carroccio Matteo Salvini, invece, attacca: “Da anni infangano la Lega cercando rubli (che non ci sono) con articoli, inchieste e Commissioni, ma allo stesso tempo gli passavano sotto il naso milioni di euro in corruzione dai paesi islamici. Penosi”. 

C'è poi il M5S che con diversi suoi dirigenti, da Giuseppe Conte alla capogruppo in Senato Barbara Floridia fino a Federico Cafiero de Raho, se la prende con le parole di Giorgia Meloni che ha chiesto una “reazione ferma”: il centrodestra, osservano i pentastellati, ha appena votato nel decreto rave la parziale abrogazione della legge Spazzacorrotti, favorendo così i reati contro la PA. Quanto al Pd, per ora coinvolto in quanto Panzeri è stato un proprio eurodeputato prima del passaggio ad Articolo 1, vive il proprio dramma in chiave congressuale: Elly Schlein, che è stata anch'egli europarlamentare, si è dovuta giustificare per delle foto in cui viene ritratta in eventi pubblici con Panzeri; l'altro candidato Stefano Bonaccini respinge la tesi rilanciata dei quotidiani di destra su una questione morale a sinistra: “Il Pd è parte lesa e come tale si comporterà”, a partire dalla “costruzione di un sistema di prevenzione” a tutti i livelli. È stato invece molto diretto Gianni Cuperlo che ha detto di “vergognarsi” di quanto avvenuto a Bruxelles: “La questione morale teorizzata da Berlinguer è entrata dentro di noi, nella sinistra. C'è un abbassamento della soglia di sorveglianza. L'accesso al potere è diventato, in alcuni casi, il fine ultimo. Il resto è conseguenza. Se sopprimi ogni forma di finanziamento della politica, rimanere nelle istituzioni diventa il traguardo a cui non puoi rinunciare”. 

La destra non fa sconti e Maurizio Gasparri ha dichiarato alla festa per il decennale di Fdi, in piazza del Popolo a Roma, che con la vicenda Qatar e quella di Soumahoro la sinistra “ha superato il limite”. Più riflessivo Maurizio Lupi che invita a non guardare il dito ma la luna: “Il problema non è la corruzione di deputati o lobbisti, ma il tentativo di Stati esteri di influenzare e condizionare le decisioni politiche dell'Unione e delle democrazie europee. Questo è il cuore del problema, che va affrontato dal Parlamento europeo e dai singoli stati nazionali”.



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