L’Aula del Senato

L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi mercoledì alle 9.30 per la discussione del ddl di delega al Governo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, del ddl per l’equo compenso delle prestazioni professionali e del ddl sul divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia e delle mozioni sul caro energia. Giovedì alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.

Domani alle 15.30 si riunirà la Conferenza dei Capigruppo per definire le modalità di svolgimento delle Comunicazioni sulla crisi di Governo che il Presidente del Consiglio Mario Draghi terrà nella giornata di mercoledì.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà il disegno di legge sul cognome ai figli. La Esteri e la Difesa dibatteranno sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni. Sul medesimo tema ascolteranno, assieme alle rispettive della Camera, il Direttore generale della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale Ambasciatore Fabio Cassese e giovedì alle 16.00 ascolteranno i Ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio e della Difesa Lorenzo Guerini. La Difesa esaminerà il disegno di legge per la revisione del modello di Forze armate e di delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale. La Finanze esaminerà la legge delega per la riforma fiscale. 

La Istruzione svolgerà delle audizioni sull'affare assegnato relativo alla candidatura de “La cucina di casa italiana” a patrimonio culturale immateriale Unesco, ed esaminerà il ddl per la promozione dei cammini come itinerari culturali. La Lavori Pubblici esaminerà il decreto per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. La Territorio esaminerà il ddl per la riduzione dell'inquinamento da sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS) e per il miglioramento della qualità delle acque destinate al consumo umano, il ddl sulla rigenerazione urbana e l’affare assegnato sul tema dello scioglimento dei grandi ghiacciai alpini. 

L’Aula della Camera

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 14.00 per l’esame della proposta di legge sulla responsabilità sanitaria e sulla pdl per il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità.

Oggi alle 18.30 si riunirà la Conferenza dei Capigruppo per definire le modalità di svolgimento delle Comunicazioni sulla crisi di Governo che il Presidente del Consiglio Mario Draghi terrà nella giornata di mercoledì.

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Esteri e la Difesa svolgeranno delle audizioni sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni. Tutte le altre Commissioni, almeno per il momento, non terranno seduta.

Sale il pressing su Draghi, ma i partiti della maggioranza non convergono fra loro

Passano i giorni e da Palazzo Chigi si limitano a prendere atto che dai partiti arrivano segnali contraddittori e non determinanti per sbloccare la crisi. Se non ci saranno cambiamenti sostanziali, se non ci sarà “un fatto politico” mercoledì Mario Draghi farà il suo discorso alle Camere per poi salire al Colle a rassegnare, in via definitiva, le sue dimissioni. Certo, gli appelli che si moltiplicano, della società civile e ora anche dei sindaci, non passano inosservati. Così come il pressing dei partner internazionali. Tutti segnali importanti, ammettono nello staff del premier, che Draghi guarda anche colpito dai tanti attestati di stima e dalle richieste di rimanere premier. Ma senza un segnale altrettanto forte dai partiti, di una volontà chiara di continuare a sostenere l'esecutivo con la stessa convinzione dei primi mesi dell’unità nazionale, non si potrebbe ricreare quell’agilità politica indispensabile per portare avanti l'azione di governo. Il premier osserva in rigoroso silenzio l'evoluzione di un quadro che per ora non dà particolari segnali d’incoraggiamento. 

Nel M5S il dibattito sembra propendere per l’abbandono della maggioranza, la Lega di Matteo Salvini, appoggiata con non troppo fragore da FI, è per la fine di ogni alleanza con i pentastellati e per il voto anticipato. Il Pd con Enrico Letta si è schierato compattamente con Mario Draghi anche se viene accusato a più riprese di aver assecondato troppo il M5S. E poi c’è Italia Viva che starebbe lavorando per convincere il Premier ad andare avanti senza i grillini. L’impressione è che la strada sia estremamente stretta e che per superare la crisi i partiti della nuova maggioranza dovrebbero almeno tentare una convergenza. Convergenza che dovrebbe essere sostenuta con vigore anche dal Quirinale così da dare le dovute rassicurazioni a Mario Draghi per portare la legislatura almeno fino all’approvazione della legge di bilancio.  Quindi se le dichiarazioni restano quelle di queste ore non sembrano esserci i margini per ricucire. Ed è possibile che le intenzioni definitive del premier saranno comunicate al Quirinale entro martedì sera.

Per ora prevale la linea Conte ma una ventina sono per la fiducia a Draghi

Per il momento, la linea Conte passa e prevale tra i parlamentari del M5S: fuori dal governo Draghi senza risposte precise sui punti ritenuti fondamentali per il Movimento. Una posizione che incassa la maggioranza dei consensi durante l'assemblea di deputati e senatori pentastellati, ma non può nascondere il dissenso di quegli eletti, circa una ventina, che si dicono pronti a votare la fiducia all'esecutivo. La stragrande maggioranza si esprime a favore dell'idea di staccare la spina al governo ma, all'interno dell'assemblea la spaccatura resta e potrebbe preludere a una nuova scissione, in particolare a Montecitorio dove il gruppo è meno compatto. La riunione via zoom con il leader Giuseppe Conte, iniziata sabato sera, è ripresa ieri mattinata per poi interrompersi dopo l'ora di pranzo. Rinviata alle 18.00, poi slitta alle 20.00 e infine aggiornata a oggi pomeriggio, segno di una tensione crescente. 

Ai governisti usciti allo scoperto sabato (Invidia, Alemanno, Barbuto, Pignatone, Martinciglio, De Lorenzis, Sut, Tripodi), si aggiungono Cancelleri, Cimino, D'Arrando, Lorenzoni, Dieni, Grillo. Ma il numero è destinato a salire. E poi ci sono due big come il capogruppo alla Camera Davide Crippa, notoriamente critico sull'ipotesi di addio all'esecutivo, e i ministri Fabiana Dadone e Federico D'Incà. È quest'ultimo, in particolare, a dare battaglia contro l'ipotesi di portare avanti la crisi: sabato aveva diramato un dossier con l'elenco dei provvedimenti che rischiano di saltare in caso di voto anticipato; ieri ha chiesto “una tregua tra Conte e Draghi”, per “non mettere in difficoltà l'esecuzione delle riforme collegate al Pnrr e i progetti collegati”. Anche perché “in caso di voto anticipato” ci sarebbero “difficoltà nel campo progressista”, visto che in caso di strappo l’alleanza con il Pd sarebbe tutt’altro che scontata. E mentre i grillini discutono, il grande ex Luigi Di Maio dà la sua interpretazione: “Conte vuole le elezioni per azzerare gli eletti del M5S”, dice il ministro degli Esteri, secondo il quale “l'ex premier sta cercando la sua vendetta personale” e “non si dà pace per non essere riuscito a rimanere a Palazzo Chigi”, mentre “si sta provocando una crisi che sta regalando il Paese all'estrema destra”.

Draghi rimane sulle sue posizioni e parte per l’Algeria

Il sentiero si fa sempre più stretto e l'ipotesi di un Draghi bis non sembra decollare. Quirinale e Palazzo Chigi ascoltano con attenzione le dichiarazioni dei partiti di maggioranza che, di giorno in giorno, aumentano i distinguo. Il capo dello Stato Sergio Mattarella entrerà in partita mercoledì quando, molto probabilmente, il premier Mario Draghi salirà al Colle per dimettersi per la seconda volta. Dal canto suo, l'ex capo della Bce ha passato questi due giorni nella sua casa al mare a Lavinio, ricevendo diverse chiamate private da omologhi internazionali. Salvo ripensamenti, la decisione sembra presa e per ora non sono previsti passi indietro: mercoledì sarà in Senato per il suo discorso di commiato, consegnerà il testo alla Camera e risalirà al Colle. Intanto oggi il presidente del Consiglio volerà ad Algeri per il IV Vertice intergovernativo. L'appuntamento sancisce il consolidamento di una cooperazione bilaterale caratterizzata da un periodo di forte rilancio e fa seguito alle visite di Stato del presidente Mattarella ad Algeri, lo scorso novembre, e del presidente della Repubblica algerina a Roma, lo scorso maggio. Sarà anche l'occasione per un importante momento di confronto sui maggiori temi dell'agenda internazionale: la guerra in Ucraina, lo sblocco dell'export del grano ucraino e diversi dossier internazionali (Libia, Sahel, Sahara Occidentale). 

Il vertice sarà co-presieduto dal presidente Mario Draghi e dall'omologo Abdelmadjid Tebboune e vedrà la partecipazione dei ministri Luigi Di MaioLuciana LamorgeseMarta CartabiaRoberto CingolaniEnrico Giovannini e Elena Bonetti. Sul tavolo diversi accordi e protocolli d'intesa, oltre a una dichiarazione congiunta tra i due Paesi. I temi al centro degli accordi sono molteplici: giustizia, sostegno allo sviluppo sociale, microimprese e start up, cooperazione industriale, lavori pubblici, cooperazione energetica e sviluppo sostenibile, protezione del patrimonio culturale. È tuttavia il partenariato con la nazione del nord Africa nel settore energetico il punto centrale della visita. L'Algeria contribuisce in modo determinante all'azione del governo italiano di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, essendo diventata in questi mesi il primo fornitore di gas dell'Italia. La collaborazione nel settore si focalizzerà anche sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, con particolare riferimento all'idrogeno verde e all'energia solareeolica e geo termica. La giornata ad Algeri si concluderà con l'inaugurazione del Business forum. Sono oltre 300 le imprese italiane ed algerine che vi prenderanno parte, a testimonianza delle intense relazioni economiche esistenti tra i due Paesi. Un appuntamento importante che per forza di cose sarà condizionato dalla crisi in atto.



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