Caos M5S sui servizi, Governo mette la fiducia per evitare la fronda grillina
Le ipotesi di un autunno sereno s'infrangono nel primo, vero, giorno di lavoro a Montecitorio. Pronti, via e sull’Aula piomba il blitz di un cospicuo gruppo di parlamentari M5S che va a toccare uno dei settori più delicati dell'esecutivo: l'intelligence. Con un emendamento al decreto Covid, infatti, i pentastellati chiedono la soppressione della norma sui rinnovi degli incarichi dei vertici dei servizi. Per mantenere la misura, il Governo con Federico D'Incà è stato costretto a chiedere la fiducia nonostante sul decreto siano stati presentati solo una quarantina di emendamenti. Le origini del blitz risalgono a qualche giorno fa quando Federica Dieni (M5S) è diventata prima firmataria dell'emendamento; in tanti la seguono, alla fine saranno una cinquantina: quella norma sui servizi a diversi pentastellati proprio non è piaciuta. Ma ad alimentare il numero di firme c’è un dato: la convinzione che il Governo avrebbe dato il suo placet all'emendamento; niente di più falso, come dimostra la fiducia frettolosamente presentata da D'Incà. Andando a vedere le firme ci sono i fedelissimi di diversi big, a cominciare da Luigi Di Maio; nell'elenco dei sospettati finiscono anche Angelo Tofalo e Carlo Sibilia. Qualcun altro suppone maliziosamente che, dall'appello di Giuseppe Conte sulle alleanze, i rapporti tra il premier e Vito Crimi si potrebbero essere incrinati. Ma c’è anche chi spiega come sia stato lo stesso Crimi a spendersi, negli ultimi giorni, per il ritiro dell'emendamento, dal quale diversi deputati come Sergio Battelli alla fine hanno ritirato la firma.
Dieni, in Aula, da un lato puntualizza che l'emendamento non va contro Conte ma dall'altro si scaglia contro la fiducia. Giuseppe Conte, fedele al low profile delle ultime settimane, non commenta l'accaduto, tuttavia, già nei giorni scorsi, Palazzo Chigi aveva precisato un aspetto: la norma non proroga la durata degli incarichi di chi guida Dis, Aise e Aisi per altri 4 anni ma permette di fare più provvedimenti successivi al rinnovo dell'incarico. Per il premier, comunque, si tratta del primo campanello d'allarme parlamentare. Il secondo verrà presto, visto che Fdi, sull'onda delle polemiche per lo "studio segreto" sul Covid del febbraio scorso, ha depositato una mozione che chiede al Governo di pubblicare il 100% degli atti del Cts; domani alla Camera toccherà al ministro Roberto Speranza fare chiarezza. La maggioranza, tuttavia, fibrilla anche fuori dall'Aula. Insomma, non sono giorni facili per la maggioranza e soprattutto per il M5S che, orami da settimane, è scosso da fortissime tensioni interne.
Referendum, il 12/9 sfida delle piazze. Tensione nel PD
Sul referendum sul taglio dei parlamentari la maggioranza si gioca una mano decisiva. La vittoria del Sì sarebbe ossigeno in attesa del secondo inverno dell'era Covid. Ma se prevalesse il No, il terreno crollerebbe sotto i piedi del M5S, tirandosi dietro Giuseppe Conte e probabilmente tutto il Governo. Un rischio troppo alto per non spingere al massimo; Luigi Di Maio ha già dato il via al suo tour, che lo vedrà impegnato il prossimo fine settimana in diverse tappe in Puglia: “Uno studio dell'Istituto Cattaneo afferma che con una vittoria del Sì l'Italia tornerà a essere in linea con gli altri Paesi europei. Chissà come la prenderanno gli stessi che mentono dicendo che la riduzione di 345 parlamentari comprometterà la rappresentanza. Inizieranno a chiamarci tutti populisti? Non sarà che i veri populisti sono loro?” scrive su Facebook il ministro degli Esteri. Tra i contrari al taglio degli eletti, però, ci sono anche le Sardine, che si schierano al fianco di Volt e il Comitato NOstra, aderendo alla manifestazione indetta per il 12 settembre prossimo a Roma, in Piazza Santi Apostoli, aperta “a tutte le forze che vorranno esserci”. L'invito sembra tagliato soprattutto per quella fetta di Pd che apertamente ha deciso di schierarsi per il No, fronte che continua a crescere, come conferma il senatore di FI Andrea Cangini, uno dei promotori della consultazione, che crede nel sorpasso: “I dati raccolti dal professor D'Alimonte ci dicono che siamo al 40%, partivamo dal 10 quando abbiamo raccolto le firme”.
Ecco perché, dopo il via libera di Silvio Berlusconi ai suoi (“Assoluta libertà sul voto”), l'attenzione si concentrata sulla Direzione nazionale dei Dem del 7 settembre. Del resto, la vigilia è già accesa dalle polemiche interne, come quella di Matteo Orfini: “In una lettera a Repubblica il segretario del Pd spiega che si deve assolutamente votare Sì, sennò cade il Governo. A questo punto mi chiedo a cosa serva riunirsi se la posizione è stata già solennemente annunciata da Nicola Zingaretti”. L'ex presidente del partito incalza il leader: “Serve un Partito democratico più forte e autonomo, che al referendum voti No”. Il dissenso interno al Nazareno preoccupa gli alleati Cinque Stelle, che intanto lanciano un'iniziativa in perfetta coincidenza con quella delle Sardine: tramite il “Blog delle Stelle”, infatti, il Movimento lancia proprio per sabato 12 settembre il #VotaSìDay, “una giornata in cui siamo tutti chiamati a informare sulle ragioni del Sì”; “Non possiamo fermarci ora che siamo ad un passo dal realizzare un cambiamento storico per la nostra democrazia”, suona la carica il capo politico Vito Crimi.
Passi avanti sulla riforma della legge elettorale
Italia Viva mette da parte il proprio no alla legge elettorale permettendo a una riforma fortemente sollecitata dal Pd di compiere martedì prossimo il primo passo formale. Il partito di Matteo Renzi ha infatti dato il proprio consenso in Commissione Affari costituzionali della Camera a calendarizzare per l'8 settembre l'adozione del Germanicum come testo base, una decisione che ha suscitato le reazioni positive del Pd, il cui segretario Nicola Zingaretti, su Repubblica, aveva lanciato il proprio “J'accuse” contro gli alleati. Nella lettera il segretario Dem ha stigmatizzato chi vuote “indebolire il Pd e il Governo” attraverso la vittoria del No al referendum e bloccando le riforme collegate al taglio dei parlamentari, compresa quella elettorale, su cui il Pd insiste dopo che erano state concordate nella maggioranza. Il forte richiamo almeno in Commissione Affari costituzionali della Camera ha trovato un riscontro: il capogruppo di Italia Viva Marco Di Maio ha dato l'assenso a votare martedì prossimo il Gemanicum (proporzionale con soglia al 5%) come testo base, mentre venerdì 4 saranno presentati gli emendamenti alla riforma costituzionale a prima firma di Federico Fornaro (Leu) che vuole compensare gli effetti negativi del taglio dei parlamentari. Il via libera da parte di Iv faciliterà Zingaretti nel proporre alla Direzione di lunedì prossimo il sì al referendum, alla luce del fatto che “il cantiere delle riforme si è rimesso in moto” come hanno detto Roberta Pinotti e Andrea Orlando. E un plauso al “passo avanti” viene da molti dirigenti Dem, come Stefano Ceccanti o Emanuele Fiano, che è anche relatore alla legge elettorale.
Il presidente della Commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia del M5S, si è detto pronto a parlare anche di una richiesta di Iv, vale a dire la sfiducia costruttiva che dovrebbe accompagnare un ritorno al proporzionale. Di ben altro parere il centrodestra, i cui capigruppo in Commissione, Igor Iezzi della Lega, Emanuele Prisco di Fdi e Francesco Paolo Sisto di FI, hanno tuonato contro “la forzatura sulla calendarizzazione del voto per l'adozione del testo base della legge elettorale che ignora totalmente le priorità del Paese, privilegiando le spicciole ragioni di convenienza politica del Pd”; “Il testo base della maggioranza non sarà mai legge, ma c’è chi si accontenta” ha ironizzato Maria Stella Gelmini.
Al Senato
L’assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame del decreto semplificazioni, provvedimento su cui il Governo porrà certamente la questione di fiducia.
Per quanto riguarda le Commissioni, l’Industria audirà i rappresentanti dell’Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo (SILB FIPE) sulle ricadute economiche del settore conseguenti all'emergenza da COVID-19. La Politiche dell’UE proseguirà il confronto sulla legge di delegazione europea.
L’Aula della Camera
Dopo che ieri il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà ha posto a nome del Governo la questione di fiducia, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 14.00 per le votazioni sul decreto sulle misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da Covid-19 deliberata il 31 gennaio 2020. A seguire esaminerà la proposta di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società.
Le Commissioni della Camera
Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà, in sede riunita con la Agricoltura, lo schema di decreto legislativo relativo al protocollo di Nagoya sull'accesso alle risorse genetiche e la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione nell'Unione. La Bilancio alle 14.00 ascolterà i rappresentanti dell'ISTAT sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. La Lavoro ascolterà il professor Alessandro Rosina, ordinario di demografia e statistica sociale presso l'Università Cattolica di Milano e coordinatore dell'Osservatorio giovani dell'Istituto Toniolo, nell'ambito dell'esame congiunto degli Atti dell'UE per il sostegno all'occupazione giovanile e l'istituzione di una garanzia per i giovani. A seguire esaminerà lo schema di decreto legislativo sul distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi. La Agricoltura svolgerà diverse audizioni nell'ambito dell'esame della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sulla strategia “Dal produttore al consumatore - per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente”.