Il Senato boccia la sfiducia al ministro della giustizia Bonafede
L'affondo di Italia Viva al Senato alla fine non c’è stato: la doppia mozione di sfiducia nei confronti del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede viene respinta e il Governo, almeno apparentemente, ne esce indenne. Certo, i numeri della maggioranza a Palazzo Madama restano esigui: la mozione del centrodestra unito viene respinta con 160 voti contrari, quella di +Europa con 158. Iv, non a caso, rivendica a gran voce di essere stata decisiva; per Matteo Renzi, insomma, non è il tempo della crisi: “Conte ha dato segnali importanti ma c’è ancora molto da fare”, scandisce in Aula l'ex premier. La mattinata inizia con la foto plastica di Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede che entrano a Palazzo Madama, dietro di loro, il titolare della Salute Roberto Speranza. Giuseppe Conte arriva al Senato solo quando oramai è chiaro che Iv non voterà contro Bonafede.
Il premier ascolta prima Matteo Renzi, poi la replica del titolare della Giustizia. Bonafede nel suo intervento apre al ruolo di una Commissione ministeriale sulla riforma della prescrizione, difende il suo operato spiegando che “sulle scarcerazioni dei boss c’è stata una coltre di menzogne senza contatto con la realtà”. E, soprattutto, sottolinea come il confronto con le forze della maggioranza sulla giustizia sarà “costante e improntato su una leale collaborazione”. Ad Iv, per ora può bastare; del resto l'incontro dell’altro giorno tra Maria Elena Boschi e Giuseppe Conte ha chiuso ogni ipotesi di blitz. Se la sfiducia avesse innescato una crisi? “Non credo che Conte bleffasse”, in serata sottolinea la capogruppo Iv alla Camera. Renzi al Senato non evita attacchi al “grillismo” in un intervento, preannuncia, “tra i più difficili della mia vita”. Bonafede sia “il Ministro della Giustizia, non del giustizialismo”, attacca l'ex premier spiegando di non volere poltrone ma “lo sblocco dei cantieri” e rimarcando la necessità di “rifiutare la cultura del sospetto”.
La difesa del M5S del suo ministro, per dirla come Federico D'Incà, è granitica. E anche il Pd vota convintamente contro la mozione di sfiducia, ma appare essere un voto più “politico” che sull'operato del Guardasigilli. “Non c’è alternativa, ma la sua gestione è pessima”, attacca di prima mattina Matteo Orfini mentre il capogruppo Dem al Senato Andrea Marcucci avverte: “D'ora in poi il Ministro ricordi di stare in una coalizione”. La replica di Bonafede non porta altre novità e alla fine, “soddisfatto”, lascia Palazzo Madama puntualizzando: “Ho sempre rigettato l'idea di una giustizia divisa tra giustizialismo e garantismo. La stella polare è la Costituzione”. Il no alla sfiducia, prevedibilmente, fa infuriare le opposizioni, che parlando di scambio di poltrone tra Iv, Pd e M5S per tenere in piedi il Governo: “Il voto sul Ministro non è stato gratis”, accusa Matteo Salvini al termine della seduta. Proprio tra i Cinque Stelle compare l'unica astensione, quella di Tiziana Drago, già balzata alle cronache per aver partecipato al Congresso sulla famiglia di Verona promossa dalla Lega nel Conte 1; regge, per il resto, il gruppo pentastellato. Ma il voto di ieri mattina rischia di essere solo un assaggio di quello che potrebbe accadere sul Mes. Per ora, Conte, guarda avanti. Al decreto semplificazioni, innanzitutto.
Conte rilancia il patto con le opposizioni per il rilancio del Paese
Rendere l'Italia un posto più attraente, riformare la giustizia civile, penale e tributaria, ridurre le tasse in modo strutturale, fare del modello Genova il modello Italia, niente patrimoniale, il Mes è una possibilità: “E alle opposizioni propongo un patto in tre punti”. Questi i temi toccati dal premier Giuseppe Conte in una intervista al Foglio. Sono tante le ragioni per cui il sistema-Italia risulta “poco attraente” per le società, dice il presidente del Consiglio rispondendo sul caso Fca, quindi un primo obiettivo è “introdurre alcune modifiche al diritto societario per favorire la capitalizzazione delle imprese e introdurre modelli di governance più snelli ed efficaci” dice Conte, che vuole già attuare le modifiche nel prossimo decreto legge sulle semplificazioni. Un secondo obiettivo è “rendere più efficace il sistema giustizia” accelerando i tempi di quella civile, penale e tributaria. Terzo obiettivo, “creare a livello europeo un quadro regolatorio sul piano fiscale per bandire le pratiche di dumping fiscale” nella Ue. Prosegue il premier: “Oggi nel quadro della competizione globale il timore maggiore, come sottolinea il sociologo Ulrich Beck, è di non riuscire ad attrarre capitali e investitori stranieri”. Sulla giustizia il presidente del Consiglio dice che ogni progetto di riforma “deve garantire l'autonomia della Magistratura e l'indipendenza della politica” ma quanto alla separazione delle carriere “questa esiste già” e qualcosa in più “si può fare sulla distinzione delle funzioni”.
Sulla questione Mes, il premier coglie l'occasione per chiarire che l’Italia non lo utilizzerà visto che “è uno strumento nato dall'esito di crisi molto diverse rispetto a quella che stiamo vivendo”. Ed è semmai sul Recovery fund che “si gioca la vera partita per il rilancio della nostra economia”; se “le condizioni dovessero riguardare la discesa del debito pubblico sarebbero accettabili per il nostro governo”, un obiettivo “da raggiungere però con gradualità” sottolinea il premier. Rispetto al lockdown e alle misure post quarantena, Conte chiede ai cittadini “di non abbassare la guardia” e di “rispettare sempre distanze, regole, precauzioni per non vanificare gli sforzi fatti”. Quanto ai punti di forza nel decreto Rilancio “ci sono 3 miliardi per potenziare il sistema sanitario”, dice Conte che snocciola anche i dati delle cose fatte, tra cui annovera anche “la risoluzione sottoscritta da 140 paesi, Cina inclusa” che ha il merito “di riconoscere la necessità di identificare con chiarezza gli errori fatti” nella gestione del virus. Poi Conte affronta il tema della sburocratizzazione del Paese che definisce “la madre di tutte le riforme, l'unica in grado di rilanciare la competitività e di accrescere la produttività”. Infine, quanto al “modello Genova” Conte dice che crede che “sia giunto il momento di ribattezzarlo modello Italia” e che va completato orientando il nostro modello di formazione “verso un sistema basato su un processo continuo di apprendimento delle conoscenze e delle competenze per edificare un Paese più equo, più solidale, più verde”.
È battaglia su Recovery Fund, i rigoristi presenteranno una controproposta
Lo scontro tra rigoristi del Nord e i Paesi del Sud Europa trova il suo ennesimo campo di battaglia sul progetto franco-tedesco per rilanciare l’economia del blocco post-coronavirus. Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia presenteranno una controproposta rispetto al piano Merkel-Marcron lanciato nei giorni scorsi per cercare di ritrovare l’unità a 27 attorno al Recovery Fund. Per il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, capofila dell'ala nordista, gli aiuti economici ai Paesi più colpiti dall'emergenza sanitaria non dovranno essere contributi a fondo perduto, come previsto da Parigi e Berlino, ma mutui. In altre parole, Italia, Spagna e Francia quando la crisi sarà finita, dovranno restituire quanto ottenuto fino a oggi. “Vogliamo essere solidali ma riteniamo che la strada giusta siano mutui e non contributi”, ha spiegato Kurz e per questo, ha aggiunto la sua ministra per gli Affari europei Karoline Edtstadler, i soldi che ora vanno a Italia, Spagna oppure Francia “vanno usati per superare la crisi e vanno restituiti”. Il piano franco-tedesco da 500 miliardi di euro a fondo perduto garantiti dall’Unione, da raccogliere direttamente sul mercato e da impiegare per sovvenzioni agli Stati più colpiti, richiede ancora il consenso di tutti i Paesi del blocco e Kurz ha annunciato che la controproposta rigorista verrà presentata nei prossimi giorni.
La data cerchiata in rosso è il 27 maggio quando Ursula Von der Leyen presenterà la proposta della Commissione europea sulle misure anti-crisi. In vista dell'appuntamento europeo, il premier Giuseppe Conte ha avuto uno scambio di vedute telefonico con la presidente per discutere delle prospettive di un Recovery Fund ambizioso e che sia all'altezza della sfida del Covid-19. Per Conte infatti la proposta francese e tedesca è solo un primo passo: “Se dobbiamo superare questa crisi insieme, come unione d’interessi comuni e valori comuni, bisogna fare di più”, è la linea di Palazzo Chigi. Il dibattito “non sarà semplice”, ha ammesso il Commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni che si è detto comunque ottimista che i 27 troveranno un accordo. Lo stesso Gentiloni nei giorni scorsi aveva spiegato bene come sarà la trattativa tra Nord e Sud sul Recovery Fund: “Non credo si possa sottovalutare che un Paese come la Germania accetti l'idea di 500 miliardi di sovvenzioni attraverso un prestito che la Commissione cercherà sui mercati”. Rispetto al passato, infatti, questa volta l'asse Sud sembra più forte: a far pendere l'ago della bilancia è la cancelliera tedesca Angela Merkel nonostante Berlino ammetta che ci siano posizioni diverse e che ci sia ancora bisogno di lavoro e di colloqui.
Al Senato
L’assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame del decreto sull’emergenza epidemiologica COVID-19 approvato dalla Camera la settimana scorsa. Alle 12.00 ascolterà l’informativa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulle misure per la nuova fase relativa all'emergenza epidemiologica da COVID-19.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Finanze esaminerà i disegni di legge sul recupero dei crediti in sofferenza. La Commissione Istruzione proseguirà l’esame del decreto relativo alle misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato. La Commissione Industria svolgerà diverse audizioni sull’affare assegnato sulle iniziative di sostegno ai comparti dell'industria, del commercio e del turismo nell'ambito della congiuntura economica conseguente all'emergenza da COVID-19. La Lavoro ascolterà il Presidente della COVIP sull’affare assegnato relativo alle ricadute occupazionali dell'epidemia da Covid-19 e sulle azioni idonee a fronteggiare le situazioni di crisi e la necessità di garantire la sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro. Infine la Politiche dell’UE proseguirà il ciclo di audizioni sulla legge di delegazione europea.
Alla Camera
L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’informativa urgente del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulle misure per la nuova fase relativa all'emergenza epidemiologica da COVID-19. A seguire esaminerà il disegno di legge relativo alla sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà il decreto sulle consultazioni elettorali per l'anno 2020. La Giustizia svolgerà delle audizioni sulle pdl in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. La Finanze, assieme alla Attività Produttive, proseguirà le votazioni degli emendamenti al decreto liquidità. La Cultura alle 13.00 ascolterà la Ministra dell'istruzione Lucia Azzolina sulle iniziative di competenza del suo dicastero per fronteggiare l'emergenza epidemiologica in corso.