Conte riunisce il M5S e conferma l’appoggio a Draghi 

Il giorno dopo la scissione nel Movimento 5 Stelle è tornato a parlare Giuseppe Conte: “Non va trascurato il rilievo politico di un nuovo gruppo, ma rimaniamo forti con i nostri valori e ideali e il nostro progetto politico. Le ragioni per cui i cittadini hanno votato M5S non sono venute meno e porteremo avanti quel mandato fino alla fine”. Ribadisce che “il sostegno a Draghi non è messo in discussione”, che non accetta “lezioni su atlantismo ed europeismo” e soprattutto che non vede alcun motivo per lasciare la guida dei Cinque Stelle; anzi, anche se non sarà più la prima forza politica in Parlamento, “il M5S rimarrà la prima forza politica a occuparsi di giustizia sociale, transizione ecologica e digitale, beni comuni e temi che sono l'ossatura fondamentale della nostra missione in politica”. L'ex premier ha parlato dopo aver riunito i vertici del Movimento nella sede di via del Campo Marzio e prima di una pausa pranzo con gli stessi big del partito: “Rimaniamo forti con i nostri ideali e il nostro progetto”, ribadisce al tavolo al quale siedono il presidente della Camera Roberto FicoPaola TavernaNunzia CatalfoVito CrimiIlaria FontanaAlessandra MaiorinoFabio Massimo CastaldoRiccardo RicciardiRoberta LombardiMario Turco e Stanislao Di Piazza

Viene riferito che il clima è stato disteso e costruttivo, di sostanziale concordia sul lavoro da portare avanti: riorganizzazione del partito, nomina dei referenti territoriali, battaglie da condurre in porto. L'unica voce stonata è dell'ex vice ministro Stefano Buffagni, per il quale la decisione sul restare nell'esecutivo, visto il mutato peso politico del M5S, “sarà uno dei tanti temi da affrontare. Vediamo, dobbiamo riflettere”, ma, oltre che da Conte, viene smentito dal Ministro Stefano Patuanelli e da mezzo stato maggiore del Movimento: per il momento si resta in maggioranza e sul tavolo non c'è neppure la richiesta di rimpasto o di dimissioni del ministro Luigi Di Maio, di cui molti si limitano a sottolineare il cambio di posizione rispetto al passato: “Non possiamo perdere tempo dietro alle congiure di palazzo”, taglia corto la deputata Vittoria Baldino. In generale, la sensazione all’interno del Movimento è quasi di liberazione: “Andiamo a ricostruire il Movimento che finalmente può volare alto, senza persone che avevano altri progetti”. Quindi sabotavano? “Mi pare evidente”, risponde ai cronisti il vicepresidente del M5S Riccardo Ricciardi. In serata è lo stesso Giuseppe Conte a confermare: “Lascerei che Di Maio interroghi la propria coscienza e decida, io non chiederò le sue dimissioni”, assicura in tv da Lilli Gruber, rivelando che Beppe Grillo è dispiaciuto ma “è dalla parte del Movimento”. 

Insieme per il futuro punta a nuovi ingressi e non solo dal Parlamento

Al momento della scissione sono passati con Luigi Di Maio all’incirca una sessantina di parlamentari (Leggi lo speciale di Nomos) ma i movimenti e contro movimenti non sono ancora terminati. C’è chi parla di un imminente passaggio a Insieme per il futuro dell’ex Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, mentre ieri il senatore Emiliano Fenu è tornato sui suoi passi ed è rimasto nel M5S. In molti sostengono che dopo il secondo turno delle amministrative un altro gruppo di pentastellati sarebbe pronto a spostarsi. Poi ci sono i movimenti nel consiglio regionale della Campania e nel Comune di Napoli ai quali seguiranno altre realtà; al Parlamento Europeo Di Maio potrà contare anche sugli europarlamentari Chiara Gemma e Daniela Rondinelli. Intanto, oggi alle 14.30 si riuniranno i nuovi gruppi di Camera e Senato per un primo incontro, tante sono le cose su cui confrontarsi a partire dall’individuazione dei capogruppo. 

Ieri in tanti hanno comunque fatto notare che le motivazioni che hanno guidato la scissione sono politici e non solo relativi alla questione del secondo mandato. Infatti, numeri alla mano, coloro che hanno già fatto due legislature e che probabilmente avrebbero avuto difficoltà a essere ricandidati sono una minoranza dei 62 parlamentari passati a Insieme per il futuro. La nuova forza politica comincia intanto a incassare i primi endorsement: per il presidente della regione Liguria Giovanni Toti “Di Maio può essere un interlocutore”. Ma l'appoggio per il ministro degli Esteri arriva soprattutto da Kiev: per i media ucraini “lascia il partito che non ci voleva sostenere” e sul suo addio interviene anche il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba che si dice “grato al ministro Luigi Di Maio per essere un uomo d'integrità. L'Italia ha scelto il lato giusto della storia: sostenere l'Ucraina è l'unica via di avvicinare la pace in Europa”. Lui incassa, mentre anche ieri si è seduto accanto a Mario Draghi nell'aula di Montecitorio durante la discussione sulle comunicazioni del Premier relative al Consiglio EU.

Letta punta ancora sul campo largo e non entra nel derby Conte-Di Maio

Nervi saldi. È la parola d'ordine che circola nel Pd dopo la scissione che ha terremotato il M5S. La svolta non ha sorpreso Enrico Letta, che era consapevole da tempo delle tensioni fra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, e ha provato a entrambi a ricordare come “essere insieme, essere uniti, sia un valore”. D'altronde, ammette il segretario, il suo partito ha alle spalle “una certa esperienza di scissioni”. Ad ogni modo, tutto ciò non intacca le ambizioni e gli obiettivi del Pd: al Nazareno c’è la consapevolezza che l'ultima cosa da fare sarebbe entrare nel derby Conte-Di Maio e che è un bene che entrambi considerino centrale il dialogo con il Pd e nel centrosinistra. Dopo i ballottaggi di domenica, inizierà la lunga marcia verso le politiche del 2023, un traguardo che molti dem vedono già come una sfida diretta con FdI, al di là di quale sarà il sistema elettorale. Su questa road map, al momento non cambia l'idea di puntare sul campo largo, bocciato quotidianamente da Matteo Renzi (IV) e Carlo Calenda (Azione). Per Enrico Letta “Abbiamo una grande responsabilità, elaborare un'idea di Italia per i prossimi cinque anni. Dobbiamo poi condividerla con gli alleati. Rifiuto l'idea che si debba partire dalle alleanze, per questo ho parlato di campo largo”. La futura alleanza non deve essere una formula aritmetica di sigle ma un progetto comune con al centro il PD.

Il dubbio su chi, fra Conte e Di Maio, sia più vicino al suo partito Letta lo liquida chiarendo che “nel Pd si è più vicini al Pd". Ma ammette poi che lo "ha colpito" sentire il Ministro "dire che non farò un partito personale, a sua immagine e somiglianza".  Intanto nel Pd si è aperto il confronto interno: secondo il senatore Andrea Marcucci, Luigi Di Maio è fra gli interlocutori naturali assieme a Calenda e Renzi, mentre a Conte va chiesto “cosa voglia fare”, una tesi che trova larga condivisione. Comunque la priorità è aggregare sulla base di un programma e sulla condivisione della permanenza nella maggioranza che appoggia il Governo di Mario Draghi. E per questo la divisione fra M5s e Ipf è analizzata da vari parlamentari del Pd con una punta di apprensione per la tenuta dell'esecutivo: se da una parte si considera sicuro il sostegno garantito dalla squadra di Luigi Di Maio, dall'altra si teme che la svolta possa spingere Giuseppe Conte a qualche mossa improvvisa, nel qual caso sarà difficile che il Pd possa costruire un’alleanza con un partito fuoriuscito dalla maggioranza.

Draghi ottiene l’ok anche dalla Camera e va al Quirinale prima del Consiglio EU

Il voto era scontato, ma anche a Montecitorio Mario Draghi ha incassato il via libera alle comunicazioni in vista della sua partecipazione al Consiglio Europeo previsto per oggi e domani.  Nel suo intervento ha ricevuto numerosi applausi, in particolare quando, in un vibrante intervento fuori programma, ha spiegato l'importanza di supportare con armi e sanzioni la difesa dell’Ucraina affinché non sia sottomessa. Parole forti con cui il premier, rafforzato dall'addio di Luigi Di Maio ai 5 stelle, prende di petto un argomento delicato per la sua maggioranza, quello degli aiuti militari, per chiarire, una volta per tutte, da che parte sta l'Italia e perché. Poi, insieme al ministro degli Esteri e ad altri componenti dell'esecutivo, sale al Quirinale: la tradizionale colazione di lavoro prima di partire per Bruxelles, in cui il capo del Governo e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella confermano la linea da tenere in Europa. 

Al centro dell'incontro al Colle c’è l'impegno dell'Italia per il percorso di avvicinamento all’Ue dell'Ucraina e dei Balcani Occidentali, l'aumento dello spread, la crisi energetica e alimentare. Infine, il futuro dell'Europa che vede il nostro Paese favorevole alla modifica della richiesta di unanimità a favore di meccanismi di voto a maggioranza. Il premier, dopo essersi messo alle spalle le tensioni sulla risoluzione di maggioranza, si appresta a partecipare al Consiglio europeo con una rinnovata forza. Alla Camera, passa non solo l'atto d’indirizzo della maggioranza, ma anche uno di FdI, un testo, approvato con l'astensione dei partiti che sostengono il Governo, che prevede il “sostegno alla resistenza del popolo ucraino al fine di ottenere al più presto una pace giusta”. 

Al Senato

Dopo che ieri ha approvato il decreto legge per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato non si riunirà. I lavori dell’Ala di Palazzo Madama riprenderanno martedì prossimo alle 16.30 con la discussione del decreto per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e del referendum.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia, con la Sanità, svolgerà delle audizioni sul disegno di legge relativo al disegno di legge, già approvato dalla Camera, sul fine vita. La Finanze terrà delle audizioni sull’affare per l'autorizzazione all'esercizio dei depositi fiscali di prodotti energetici. Tutte le altre Commissioni, invece, non si riuniranno.

L’Aula della Camera

Dopo che ieri ha approvato, in prima lettura, la pdl di delega al Governo per la riforma fiscale, nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame del decreto per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e del referendum, delle mozioni sull’energia nucleare di nuova generazione, delle mozioni sulla disciplina di bilancio e governance economica dell’Unione europea, della pdl sulla modifica al codice del Terzo settore, della pdl sul volo da diporto o sportivo, delle mozioni per sopperire alla carenza di personale nei settori del turismo e dell’agricoltura e per sostenere le relative filiere produttive, della proposta di legge costituzionale sull’ordinamento e i poteri della Città di Roma, capitale della Repubblica. 

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia dibatterà sull’Atto europeo per la lotta alla violenza contro le donne e a quella domestica, e sulla pdl relativa alla disciplina dei testimoni di giustizia. La Cultura, con la Lavoro, alle 8.00 ascolterà il Ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi sulla proposta di legge per l’istituzione e disciplina dei tirocini curricolari. La Ambiente, con l’Attività Produttive, si confronterà sull’Atto europeo per la promozione di energia da fonti rinnovabili. 



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social