Draghi annuncia che il 31 marzo finirà lo stato d’emergenza

Il Governo non prorogherà lo stato d'emergenza oltre il 31 marzo. Mario Draghi sceglie il nuovo auditorium del Maggio Musicale Fiorentino, a Firenze, per annunciare la decisione, presa insieme a Roberto Speranza, di mettere fine al regime d'eccezione nato con la pandemia. La platea accoglie le parole del premier con un lungo applauso, lui si ferma, abbozza un sorriso. Dal primo di aprile, spiega, non sarà più in vigore il sistema delle zone colorate e non esisteranno più aree rosse, arancioni o gialle in base al tasso di occupazione di ospedali e terapie intensive. Non solo, “Le scuole resteranno sempre aperte per tutti”: saranno infatti eliminate le quarantene da contatto e con loro la distinzione tra studenti guariti e vaccinati e studenti non immunizzati tanto osteggiata dalla Lega. Cesserà, poi, ovunque, l'obbligo delle mascherine all'aperto, e quello delle mascherine FFP2 in classe. 

La situazione epidemiologica è in forte miglioramento, grazie al successo della campagna vaccinale, e ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue alla vita di cittadini e imprese”, sottolinea il Premier che annuncia anche l'intenzione di mettere fine “gradualmente” all'obbligo di Green pass rafforzato. Si partirà, anticipa Draghi, “dalle attività all'aperto, tra cui fiere, sport, feste e spettacoli”. L'obbligo vaccinale per i lavoratori over 50 (sul quale il Governo ha posto la fiducia alla Camera) dovrebbe restare in vigore fino a metà giugno, mentre si dovrebbe passare dal certificato rafforzato a quello base (ottenibile anche con tampone) per gli eventi sportivi e culturali all'aperto. “Continueremo a monitorare con attenzione la situazione pandemica, pronti a intervenire in caso di recrudescenze” sottolinea Draghi “Ma il nostro obiettivo è riaprire del tutto, al più presto”, anche nell'ottica di rafforzare la ripartenza; “L'Italia è in ripresa, ma il Governo intende continuare ad aiutare chi è in difficoltà”, assicura. 

Dopo l’annuncio di Draghi esultano i partiti. Critica la Meloni

Esulta, infatti, Matteo Salvini: “Grazie al Presidente Mario Draghi per aver confermato che lo stato di emergenza non sarà prorogato. È un'altra buona notizia per l'Italia, fortemente auspicata dalla Lega”, sottolinea il leader dopo aver chiesto anche a Sergio Mattarella, nel corso di una visita al Quirinale, la fine delle misure emergenziali. “Bene Draghi”, commenta il Pd, mentre Giuseppe Conte parla di “un momento importante, che ci deve riempire di soddisfazione” e chiede a Draghi di “definire un piano di alleggerimento delle misure, progressivo perché ovviamente dobbiamo essere conseguenti”. Predica cautela Leu, in linea con l'operato messo fin qui in campo dal Ministro della Salute, Roberto Speranza. La fine dello stato di emergenza “era attesa da tutti gli italiani. Un obiettivo che viene raggiunto grazie all'azione del Governo improntata alla massima prudenza e gradualità” dice Federico Fornaro. L'affondo arriva da Giorgia Meloni: “Non capisco come si possa non prorogare lo stato di emergenza e mantenere una misura come il green pass. Il green pass è una misura estremamente impattante, che lede diritti fondamentali al lavoro e alla libertà. Questo si può fare in una fase emergenziale, non in una fase di normalità”. 

Il Mes torna nell’agenda del Governo e i partiti si dividono

 Il governo è intenzionato ad avviare la ratifica del Mes. Pur essendo rimasti ultimi, assieme alla Germania, a portare all'approvazione del Parlamento la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, l'esecutivo si muove comunque con cautela perché il solo evocare il Mes provoca una certa tensione nei partiti, che si sono scontrati in modo violento in passato. La questione era nell'aria: i colleghi europei avevano già sollecitato Daniele Franco all'ultimo Eurogruppo e potrebbero tornare a chiedere un aggiornamento alla prossima riunione informale nel weekend; il ministro dell'Economia viene chiamato alla Camera da Italia Viva, da sempre favorevole al Mes, con Matteo Renzi che ne aveva fatto una bandiera contro il governo Conte bis, a rispondere al question time proprio sulla posizione italiana e la tempistica della presentazione del ddl. 

Franco risponde ribadendo l'importanza del rinnovo del vecchio Fondo salva-stati che ha l'obiettivo di “proteggere la stabilità dell'area euro”. Dire sì, ricorda peraltro il ministro dell'Economia, “darà seguito agli impegni verso i partner europei”, dopo che a gennaio dello scorso anno l'accordo per la riforma è stato sottoscritto da tutti, Italia compresa. Ma non si sbilancia sul “quando” il ddl sarà presentato, prima in Cdm e poi alle Commissioni Esteri e infine all'Aula di Camera e Senato per la ratifica. Il rischio che si consumi di nuovo uno strappo nella maggioranza è ben chiaro al Mef come a Palazzo Chigi ma non è affatto detto che basterà ritrovare l’unità sulla road map di uscita dalla pandemia per serrare i ranghi sui temi più divisivi, come il catasto che già blocca la delega fiscale e ora il Mes. Difficile che si arrivi al passaggio in Cdm prima del Consiglio europeo straordinario dell'11 e 12 marzo, anche perché si guarda alla pronuncia della Corte Costituzionale di Karlsruhe, cui è appeso il sì tedesco. 

Fratelli d'Italia, come ovvio, “non ha cambiato idea: siamo pronti a respingere” dice subito Giorgia Meloni “l'ennesimo Trattato che non fa gli interessi dell'Italia”. Il Pd, dall'altro lato, difende a spada tratta la riforma invitando a “mettere da parte totem ideologici puramente demagogici”, come fa il vice capogruppo alla Camera Piero De Luca, sottolineando che non ci sono “rischi di ristrutturazione del debito”: basta “evocare pericoli in modo strumentale”, insomma. Ma a preoccupare il Governo non è tanto l'opposizione quanto M5S e Lega. Giuseppe Conte, che era ancora premier quando l'Italia ha sottoscritto la riforma, ora potrebbe faticare a portare l'intero Movimento sul sì e a sua volta prende tempo rimandando a un esame delle “modifiche: le discuteremo, se sono sostenibili le accetteremo”. Ma ora non ci sono più margini per cambiare la riforma, la ratifica è prendere o lasciare. Un sì o un no che anche la Lega sarà chiamata a pronunciare; per ora il partito di Matteo Salvini, che tanto aveva combattuto il Mes, è silente, nessuna presa di posizione ufficiale.

Berlusconi riunisce i vertici di Fi e rilancia il ruolo del partito nel centrodestra

Forza Italia è il centro del centrodestra. Di fronte a tutte le manovre di questi giorni, Silvio Berlusconi non ha cambiato idea: durante il pranzo ad Arcore con lo stato maggiore azzurro il Cav avrebbe ribadito ancora una volta che il suo partito resta il perno della coalizione che si contrappone alla sinistra. A Villa San Martino l'ex premier avrebbe colto l'occasione per serrare i ranghi e concordare con i suoi capigruppo e i tre Ministri, presente Antonio Tajani, la linea comune da tenere in Parlamento e nel Cdm: massima lealtà e confronto sempre costruttivo con il governo Draghi ma ogni provvedimento dell'esecutivo andrà valutato di volta in volta, senza accettare nulla a scatola chiusa, perché, come si legge nel comunicato finale del summit, essere leali '”non impedirà a Fi di chiedere miglioramenti alle proposte del Governo che sono sottoposte all'esame del Parlamento”. 

Il centrodestra che ha in mente Berlusconi, a maggior ragione se dovesse rimanere il maggioritario, è saldamente ancorato ai valori del Ppe: europeista, atlantista, garantista, cattolico e liberale. In sostanza, Fi continuerà a lavorare, insieme alle altre sigle di centro, per rafforzare l'area centrale di un centrodestra che è tutt'oggi, per i sondaggi, la prima scelta degli italiani, anche se va rinnovato in vista delle prossime scadenze elettorali. “Il clima è stato buono”, assicura un Ministro forzista, confermando la sintonia tra il leader e la sua squadra a palazzo Chigi. Il Cav avrebbe anche interrotto brevemente il vertice per votare da remoto al Parlamento europeo. Davanti a un piatto di frappe, dolce tipico del Carnevale, Berlusconi avrebbe parlato soprattutto della crisi tra Ucraina e Russia, offrendo le relazioni internazionali di Fi, ovvero il suo rapporto diretto con Vladimir Putin, per cercare di arrivare a una soluzione pacifica. 

L’Aula del Senato

L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame del cosiddetto decreto proroga termini.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali si confronterà sulla prima relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), riferita all'anno 2021, sul ddl sulle imprese sociali di comunità e concluderà il dibattito sul decreto proroga termini. La Giustizia, con la Finanze, discuterà il disegno di legge per la riforma della giustizia tributaria e il ddl di modifica del Codice del processo tributario. La Commissione Bilancio esaminerà il cosiddetto decreto sostegni ter. La Finanze si confronterà sul ddl sull’imposta di registro sugli atti giudiziari. La Lavori pubblici esaminerà il documento strategico della mobilità ferroviaria di passeggeri e merci e si confronterà sulla delega al Governo in materia di contratti pubblici. La Industria proseguirà il ciclo di audizioni sulla legge annuale per la concorrenza; nello specifico alle 9.30 ascolterà i rappresentanti di Unipol-Unipol Sai e alle 13.30 quelli dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM). La Politiche dell’Ue tornerà a esaminare la legge di delegazione europea 2021.

L’Aula della Camera

l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame del decreto legge per fronteggiare l’emergenza Covid-19, in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti della formazione superiore. A seguire si confronterà sulla pdl sulla morte volontaria medicalmente assistita, sulle mozioni per il sostegno del comparto automobilistico, sulle mozioni per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico, sulle mozioni per la prevenzione e la cura delle malattie reumatiche, nonché sulla proposta di legge in materia di reati contro il patrimonio culturale

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà la pdl per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista, la relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), riferita all'anno 2021, la pdl per la riduzione del numero dei componenti di organi parlamentari bicamerali e la pdl per il rilascio del permesso di soggiorno alle vittime del reato di costrizione o induzione al matrimonio. La Giustizia discuterà la relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e la pdl sui benefici penitenziari per i condannati per reati cosiddetti ostativi. 

La Finanze esaminerà lo schema di decreto ministeriale per l'individuazione delle manifestazioni da abbinare alle lotterie nazionali da effettuare nell'anno 2022. La Cultura, con la Trasporti, si confronterà sulle pdl per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d'autore mediante le reti di comunicazione elettronica. La Ambiente esaminerà la cosiddetta legge Salva Mare e la pdl per il controllo delle emissioni di sostanze emananti odore. La Trasporti esaminerà il documento strategico della mobilità ferroviaria di passeggeri e merci e ascolterà i Commissari straordinari ing. Chiara De Gregorio, ing. Filippo Palazzo e ing. Roberto Pagone sullo stato di attuazione delle opere ferroviarie commissariate.



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