Usa e Gb e Consiglio Europeo rilanciano sulle sanzioni alla Russia

Nuova ondata di sanzioni contro la Russia per l'aggressione all'Ucraina: Londra allarga la black-list a 65 nuove società e personalità russe, tra cui anche la banca di stato Gazprombank, gli Stati Uniti procedono contro altri 400 tra individui e aziende, e l'Ue si prepara a sua volta, a valle del Consiglio europeo di ieri e oggi, ad allargare l'elenco dei sanzionati. I Paesi del G7 si dicono pronti ad altre sanzioni, anche se per ora l'embargo su gas e petrolio resta fuori dalla discussione; per stringere sui tentativi di aggirare le sanzioni, invece, s’interverrà sull'oro della Banca centrale russa, cui sarà impedito di vendere. 

A differenza di alcuni pronostici della vigilia, l'arrivo a Bruxelles del presidente Usa Joe Biden non si è tradotto in un pressing perché le sanzioni vengano allargate anche al gas e al petrolio russo ma, piuttosto, in un impegno fattivo ad aumentare le forniture Usa all'Ue; il falco sul tema è sembrato invece il leader britannico Boris Johnson: “Più dure sono le sanzioni più potremo aiutare gli ucraini e meno questa crisi durerà”, ha detto. Il Consiglio europeo nelle proprie conclusioni dovrebbe così confermare l'impianto già visto al vertice di Versailles: “L'Unione europea ha finora adottato sanzioni significative che stanno avendo un enorme impatto su Russia e Bielorussia e rimane pronta a muoversi rapidamente con ulteriori misure coordinate”, sarà il messaggio, stando alla bozza, unito all'invito a tutti i Paesi ad allinearsi e alla volontà di fermare ogni tentativo di aggirare le sanzioni o aiutare la Russia. 

Draghi, pronti a inasprire sanzioni alla Russia. Subito misure comuni sul gas

Mario Draghi è a Bruxelles per il triplo vertice, Nato, G7 e Consiglio Ue, convinto della necessità che la risposta debba restare comune sul fronte della condanna dell'aggressione russa all'Ucraina e nel pieno sostegno da dare a Kiev, con gli aiuti e anche con le armi. Le sanzioni sono molto “efficaci”, stanno funzionando e l'economia di Mosca è chiaramente “indebolita”, osserva il premier dopo i primi due round di riunioni con l'Alleanza atlantica e con i 7 Grandi. La reazione di Vladimir Putin e la sua decisione di far accettare alle aziende russe solo pagamenti in rubli dimostrano questa debolezza. In ogni caso, scandisce il premier prima di entrare al Consiglio europeo, è “una violazione contrattuale”, una clausola insomma che Mosca non può davvero pensare di applicare perché “i contratti” non lo prevedono. In attesa di vedere le eventuali contromosse del Cremlino, l'Europa deve però accelerare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento dato che “vuole diventare indipendente dal gas russo”, assicura Draghi, spiegando che il tema è stato al centro della riunione del G7. Stati Uniti e Canada avrebbero assicurato la disponibilità ad aumentare le forniture sia di Gnl sia di materie prime, a partire dal grano, per garantire la sicurezza agroalimentare. E la questione potrebbe essere stata tra i temi del colloquio che il premier ha avuto con Joe Biden

Per emanciparsi dal gas russo i tempi però sono piuttosto lunghi, nel frattempo bisogna agire, ricorda il premier, contro “le speculazioni”. Di misure specifiche “non si è parlato” ma se ne parlerà al Consiglio europeo, e l'energia sarà il piatto forte delle riunioni di oggi; la posizione dell'Italia resta chiara: “Il mercato del gas funziona male, i prezzi sono speculativi, servono misure”, ribadisce Draghi, che cerca di ampliare la base di consenso alla proposta del “fronte del Mediterraneo” di introdurre, insieme a stoccaggi e acquisti comuni, anche un “price cap” sul gas. Questa scelta avrebbe, nella strategia italiana, diversi effetti positivi: permetterebbe di dare sollievo a famiglie e imprese in difficoltà senza attingere ai bilanci nazionali, porrebbe un freno alla corsa dei prezzi e si tradurrebbe, di fatto, in una nuova sanzione contro Mosca, senza arrivare all'embargo, che incasserebbe di meno da vendite all'Europa. Il premier ne ha parlato con il primo ministro olandese Mark Rutte, per cercare di chiarire le prospettive della proposta italiana, anche in rapporto alle scelte già adottate dalla Ue, come quella di portare gli stoccaggi all'80% e poi al 90%, proprio mentre i prezzi sono alle stelle. Di energia il premier ha parlato anche con Recep Tayyip Erdoğan, a margine del vertice Nato. 

Dall’Assemblea nazionale dell’Anpi Mattarella condanna l’attacco della Russia 

La giornata inaugurale del 17esimo congresso nazionale dell'Anpi diventa l'occasione per lanciare un nuovo appello per la pace in Ucraina. Le parole del capo dello Stato Sergio Mattarella contenute in un messaggio rivolto al presidente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia interpretano al meglio i sentimenti degli italiani: i “valori della Resistenza tornano attuali”, perché in Ucraina c'è un popolo intero costretto a difendersi dall'attacco sferrato da Putin. Per il presidente “Il bersaglio della guerra non è soltanto la pretesa di sottomettere un Paese indipendente qual è l'Ucraina. L'attacco colpisce le fondamenta della democrazia, rigenerata dalla lotta al nazifascismo, dall'affermazione dei valori della Liberazione combattuta dai movimenti europei di Resistenza, rinsaldata dalle Costituzioni che hanno posto la libertà e i diritti inviolabili dell'uomo alle fondamenta della nostra convivenza”. Mattarella richiama l'attenzione anche sul fatto che ancora una volta “sono le sofferenze delle popolazioni civili a scuotere in profondità le coscienze, a provocare ferite che non sarà facile rimarginare”. Il presidente della Repubblica fa presente che “l'ingiustificabile aggressione al popolo ucraino di cui si è resa responsabile la Federazione Russa ha fatto ripiombare il continente europeo in un tempo di stragi, di distruzioni, di esodi forzati che fermamente intendevamo non avessero più a riprodursi dopo le tragiche vicende della seconda guerra mondiale”. 

Letta cerca la mediazione sulle spese militari. Il campo largo vacilla

Dopo giorni di tensione il segretario del Pd Enrico Letta tenta di smorzare i toni sull’incremento delle spese militari anche se appare chiaro che la guerra in Ucraina sta mettendo a dura prova il centro-sinistra allargato. Giuseppe Conte è perentorio, il M5S non accetta di aumentare le spese militari, alla Stampa lo dice chiaramente: “Il Movimento non potrebbe fare altro che votare contro”. Il leader Pd, appunto, ribatte con grande prudenza; nei giorni scorsi ha parlato più volte con Conte e quindi era preparato alla posizione di contrarietà: “Non credo che ci saranno problemi su questi temi. Sono convinto che parlando e discutendo troveremo le soluzioni”. Basso profilo, appunto, anche perché lo stesso elettorato Pd ha un’ampia componente storicamente pacifista. E anche Leu, con Pier Luigi Bersani, ha più volte sostenuto una posizione di cautela in queste settimane sull'invio di armi all'Ucraina e anche sull'aumento delle spese per la difesa. Anche per questo ha voluto andare di persona al congresso Anpi, cercando di ricucire un rapporto un po' consumato. In casa Pd, poi, sanno bene che la posizione di Giuseppe Conte “va letta molto in chiave interna”: la tesi comune interna al Movimento è che sarebbe “una mossa contro Di Maio". 

La via d'uscita può essere l'Europa, nel senso che la spinta verso la creazione di un vero sistema di difesa europeo può diventare l'elemento che rende accettabile per tutti un maggiore impegno economico nel settore militare. Intanto Carlo Calenda usa l'argomento per bocciare, ancora una volta, il “campo largo” immaginato da Letta: “No dei 5 stelle alle spese per la difesa. No dei 5 stelle al gas e al nucleare. No dei 5 stelle ai campi eolici off shore. No dei 5 stelle... Punto. Siccome nei prossimi anni la nostra sicurezza dipenderà da queste scelte, come potrà governare la sinistra se per metà è composta da Verdi, Sel e 5 stelle?”. Il timore diffuso è che, nonostante l’impegno di Enrico Letta per la costruzione di un’ampia coalizione in vista delle elezioni del 2023, non ci siano ancora le condizioni adeguate per la nascita di un vero e proprio raggruppamento. Il segretario è positivo e cerca, come sempre in questi mesi, di trovare una mediazione all’ennesimo scoglio politico sul quale difficilmente il premier Mario Draghi potrà fare un passo indietro e sul quale appare chiaro che molto probabilmente si andrà allo scontro.

Conte si difende al Copasir sulla missione russa in Italia durante la pandemia

Nel corso di un mese e mezzo tra il marzo e il maggio 2020 la missione russa in Italia “si sviluppò esclusivamente sul piano degli aiuti sanitari in un momento di grande difficoltà in cui ci mancavano mascherine, respiratori e altri strumenti di protezione. I nostri apparati, dalla difesa all'intelligence, agli esteri, alla protezione civile, vigilarono costantemente perché questa missione si svolgesse lungo i binari concordati”. L'ex premier Giuseppe Conte ricostruisce in un'ora circa di audizione genesi e confini della controversa missione russa, tornata al centro delle polemiche dopo le dichiarazioni di Alexei Paramonov, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, che ha accusato l'Italia di aver “improvvisamente dimenticato” le richieste di assistenza a Mosca nel pieno della pandemia. C’è chi già due anni fa aveva messo in dubbio le reali intenzioni della Russia, ipotizzando che dietro l'aiuto a un Paese piegato dal Covid si celassero in realtà intenti spionistici. 

A chiedere un chiarimento era stato il senatore di Italia Viva Ernesto Magorno. Lo stesso senatore, al termine della seduta, ha dichiarato i dubbi non sono stati dissipati: “Alla luce di questa audizione credo che la vicenda meriti ulteriori approfondimenti”. Differente la posizione dei tre membri Cinque Stelle del Comitato, Federica DieniMaurizio Cattoi e Francesco Castiello: “La disponibilità da parte di Giuseppe Conte a essere audito è un ulteriore conferma circa la trasparenza della missione che si è svolta esclusivamente in ambito sanitario e sempre sotto la stretta sorveglianza dei militari italiani. Le dichiarazioni e le ipotesi di presunti ricatti di questi giorni da parte della Russia contro l'Italia, oltre a far parte di una strategia di propaganda, rappresentano una distorsione insensata e malevola rispetto ad un momento di emergenza straordinaria”. Quello che sembra certo, alla fine di una lunga giornata di tensione politica, è che una parte della maggioranza non sembra intenzionata a lasciar correre e che la vicenda potrà tornare al centro del dibattito politico.



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