Il vertice Ue è diviso. Tra 2 settimane arriveranno le proposte dell’Eurogruppo

È fumata nera sui Coronabond: dopo un vertice di oltre sei ore e il veto posto dall'Italia sul testo conclusivo, i 27 leader della Ue decidono di darsi altre due settimane per mettere a punto la nuova strategia anti crisi economica. Sul coronavirus l'Ue deve “battere un colpo” entro 10 giorni: l'ultimatum italiano arriva, durante la video-conferenza con i leader delle altre 26 capitali, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La riunione del Consiglio Ue registra, ancora una volta, la spaccatura tra un fronte pronto a “misure eccezionali” come gli eurobond comuni e una linea più rigorista. Palazzo Chigi ottiene che nelle conclusioni del Consiglio venga tolto ogni riferimento al fondo Salva Stati (Mes). In tandem con il collega spagnolo Pedro Sanchez, il premier chiede di ragionare su proposte “eccezionali”, appunto. Durante il dibattito, definito molto diplomaticamente come vivace, l'Italia registra importanti aperture di Francia, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo: Paesi che, assieme alla Slovenia, avevano firmato una lettera al presidente del Consiglio Ue Charles Michel, il quale, però, si è trovato di fronte al no di Germania, Olanda e i “Paesi del rigore” del Nord. 

Conte, irritato, propone di affidare una soluzione alle 5 più alte cariche delle istituzioni europee: Commissione, Consiglio, Europarlamento, Banca centrale ed Eurogruppo dovrebbero elaborare un nuovo Piano Marshall. L'idea viene condivisa dal primo ministro spagnolo, alle prese con un contagio terribile almeno tanto quanto il nostro. “Nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico: ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico, e continuerà a risponderne - chiarisce Conte quando il collegamento audio-video si apre su Roma - si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a reagire”. Alla fine, dopo ore di confronto, si arriva al compromesso: l'Eurogruppo, che raggruppa i ministri dell'Economia dell'Eurozona, viene incaricato di elaborare proposte nelle prossime due settimane, che il Consiglio esaminerà. Quali proposte? Il problema è che, al di là dell'intervento anti-pandemico della Bce, tra gli strumenti disponibili ci sarebbe il famigerato Fondo Salva Stati (o Mes), che può concedere una linea di credito ma sotto condizioni che potrebbero rivelarsi dolorose per i cittadini, impauriti dallo spettro della Troika e di misure “alla Grecia”.

Per questo si è voluta togliere ogni sua menzione esplicita dalle conclusioni. Il Governo italiano intende procedere con misure massicce per rispondere all'emergenza: il decreto per aprile sarà più corposo rispetto a quello di marzo e verrà superata quota 25 miliardi. E i soldi, secondo l'esecutivo, dovrebbero arrivare tramite la vendita di titoli per finanziare tutte le iniziative anti-virus del vecchio continente. Conte, che non a caso vorrebbe etichettare i corona-bond in maniera diversa (European recovery bond), dice che Roma “ha le carte in regola sulla finanza pubblica”: il 2019 si è chiuso con un deficit/Pil di 1,6 anziché 2,2 come programmato. Insomma, “se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati, elaborati in passato, allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l'Italia non ne ha bisogno”, tuona il premier. I toni sono duri, il confronto è teso, forse tra i più drammatici che l'Europa abbia mai vissuto.  

Conte apre alle opposizioni e studia piano choc economia per il decreto aprile

La voce grossa in Europa, l'apertura a un tavolo con le opposizioni in Italia: il doppio binario sul quale si muove il premier Giuseppe Conte prende corpo, con un obiettivo, un piano choc per evitare che l'economia italiana anneghi nell'emergenza coronavirus. È una partita in salita per il capo del governo, che deve guardarsi alle spalle non solo dai falchi del Nord Europa ma anche da chi, tra le forze politiche, in Italia guarda all'orizzonte di un governissimo, traguardo che buona parte del centrodestra non sembra escludere. Ed è per questo che, nel dialogo con le opposizioni sul dl aprile, il premier sarà costretto a un delicato equilibrio per evitare che la cabina di regia diventi l'anticamera di un esecutivo di unità nazionale. Il premier arriva all'informativa del Senato sulla scia dell'intervento di Mario Draghi sul Financial Times, l'uomo quasi invocato dall'opposizione, a cominciare da Matteo Salvini, che invita i Paesi membri a fare più debito pubblico per immettere liquidità. “Siamo in sintonia, è una crisi simmetrica contro la quale serve un'azione straordinaria”, spiega il premier lasciando il Senato; sulla ricetta proposta dall'ex governatore della Bce il premier è sostanzialmente d'accordo.  

“Occorre mettere a disposizione ingenti garanzie pubbliche per consentire al sistema finanziario di erogare alle imprese tutta la liquidità necessaria”, gli fa eco il titolare del Mef Roberto Gualtieri. E quando ai capi di Stato e di governo europei Conte scandisce il suo no alla bozza delle conclusioni, il premier ha in mente un’ipotesi di piano B: senza strumenti finanziari innovativi, come i Covid-bond, l'Italia farà da sola, aumentando deficit e debito pubblico ma immettendo ben più dei 25 miliardi del decreto marzo. Del resto, per cercare di rompere il fronte dei falchi Conte non apre certo sull'uso del Mes e sui cosiddetti European Recovery Bond precisa che i bond copriranno il nuovo debito accumulato a causa dell'emergenza coronavirus e non il debito pubblico pregresso. Di certo, il premier ha fretta, vuole che il decreto aprile sia pronto in tempo per l'approvazione del nuovo Def. È un decreto che si preannuncia corposo, con una parte più emergenziale e una che guarda più al rilancio di investimenti e sistema-Paese: “Saranno almeno 25 miliardi ma lavoriamo per un potenziamento delle risorse”, spiega Conte ai senatori. 

La maggioranza è compatta sull’appoggio a Conte

Il dibattito sulla possibilità di un Governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi divide la politica italiana. Ancor prima che diventi un'ipotesi, se mai lo diventerà, un eventuale incarico all'ex presidente della Banca centrale europea alla guida di un esecutivo di larghissime intese che salvi l'Italia dal rischio default incontrerebbe il favore, quantomeno al momento, solo della Lega di Matteo Salvini. Per il momento sono contrari Pd, M5s, Liberi e uguali e Fratelli d'Italia, mentre Italia viva e Forza Italia non sembrano vederne la necessità ora ma non si opporrebbero, se mai vi dovesse essere un incarico. In casa Pd, il tema di un eventuale Governo di unità nazionale non è nemmeno considerato; Goffredo Bettini l’ha respinto con forza: l'esponente dem romano, tra i dirigenti più ascoltati da Nicola Zingaretti, ha aperto all'apertura di una cabina di regia che comprenda anche le opposizioni ma ha espresso contrarietà a “soluzioni politicamente pasticciate e strumentali; ad esempio un Governo di tutti per andare avanti in questa legislatura”. Una considerazione del tutto personale, non la linea del partito. 

“Noi ci concentriamo sul contingente, sull'emergenza che c’è”, dice Nicola Zingaretti, che ieri ha riunito la Segreteria e ha affrontato il tema della liquidità per le imprese e le famiglie da accordare in tempi certi, necessità indicata anche dall'ex numero uno di Eurotower. Ma Zingaretti ha anche aggiunto: “Ha ragione il ministro Roberto Gualtieri, il Governo vada avanti con determinazione su politiche espansive e d’investimento per immettere liquidità nel mercato”. Come ha detto Mario Draghi “agire subito senza preoccuparsi del debito pubblico per proteggere cittadini ed economia”. Insomma, la ricetta di Mario Draghi, sembra dire Zingaretti, è la stessa del ministro dell'Economia, dunque è inutile e dannoso porsi il problema in questo momento. Sempre nella maggioranza, la contrarietà all'ipotesi di un cambio di governo in corsa, seppure per dare più forza e velocità all'azione di rilancio dell'economia, è espressa con nettezza sia dal Movimento 5 stelle sia da Liberi e Uguali: “L'attuale Governo ha la piena fiducia del M5s e così anche Conte, il quale sta gestendo con capacità e determinazione una situazione senza precedenti”, è il testo della nota diffusa ieri dal Vito Crimi

Le opposizioni rilanciano l’idea di Mario Draghi ma con distinguo

È invece divisa l'opposizione. Matteo Salvini in Senato ha fatto un endorsement a Draghi, dopo il contributo sul Financial Times: “Ringrazio Draghi per le sue parole. È caduto il mito che non si può fare debito. Benvenuto al presidente Draghi”. In via Bellerio l'intervento di Draghi è stato visto come un segnale di disponibilità anche se i tempi per la sua chiamata non sono ancora maturi. Tra i leghisti, un'eventuale discesa in campo dell'ex governatore è considerata come l'unica possibilità che l'Italia ha di evitare il default economico. L'ipotesi governo Draghi è liquidata da Silvio Berlusconi, che ha interpretato la tempistica scelta dall'ex governatore per il suo intervento come un pungolo al Consiglio europeo di ieri: “Ora non è il momento di parlare di nuovi Governi per il futuro”, ha detto il Cavaliere. In Forza Italia un eventuale governo Draghi sarebbe visto da tutti con favore anche se al momento regna un forte scetticismo sul fatto che l'ex governatore possa accettare. 

Discorso a parte va fatto per Fratelli d'Italia. Quando, a inizio novembre, Salvini aprì alla possibilità di Draghi prossimo inquilino del Colle, Giorgia Meloni espresse la sua contrarietà netta, così come Fratelli d'Italia è contraria, almeno da quando si è aperto il dibattito a fine anno, all'ipotesi di un governo nazionale. “Le parole di Mario Draghi sono per me condivisibili. Credo fossero un messaggio chiaro alla Germania. Credo fossero anche parole necessarie, in un momento in cui dobbiamo dirci la verità: l'Europa rischia di dissolversi e credo che debba decidere in queste settimane se voglia esistere o no. Ma non è questione di Draghi sì o Draghi no. Dobbiamo distinguere l'emergenza sanitaria dalla ricostruzione economica. Non so se in questa fase qualcuno ritiene che si possa modificare il Governo, questo richiede dei tempi: se qualcuno pensa che in questa fase si possano fare le consultazioni, dare l'incarico, il giuramento, la fiducia. Ciò non significa che io consideri Conte adeguato. Sono convinta che questo Governo non sia il massimo possibile per affrontare l'emergenza. La ricostruzione economica avrà bisogno di qualche anno, ora io credo che immaginare che si possa fare una ricostruzione con questo Parlamento… non sono ottimista. Servirà una visione, un governo forte con un mandato chiaro”. 



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