Il Governo è pronto a varare la Nota di aggiornamento al Def. La crescita è al 6%
Il Pil nel 2021 cresce e migliora nettamente i conti pubblici, ma per stabilizzare la crescita e renderla strutturale bisogna andare avanti con il sostegno all'economia almeno fino a che il Recovery Plan non avrà iniziato a dare i suoi frutti: il premier Mario Draghi ha chiamato a Palazzo Chigi i Ministri del suo Governo per avviare un primo confronto sulla strategia di politica economica da mettere in campo nei prossimi anni. L’impostazione sarà decisamente espansiva, un punto di Pil all'anno, circa 18 miliardi a disposizione per la prossima legge di bilancio. Nel corso della cabina di regia, durata poco più di un'ora, il Ministro dell'Economia Daniele Franco ha snocciolato alcuni numeri che saranno presentati questa mattina alle 9.30 in Consiglio dei ministri con la Nota di aggiornamento al Def e ha definito il nuovo quadro macroeconomico su cui ci si muoverà nel prossimo triennio: la crescita quest'anno sarà del 6% mentre il deficit, tra spinta del Pil e andamento più che positivo delle entrate, sarà più basso di quanto preventivato di oltre due punti, passando dall'11,8% di aprile al 9,5%; anche il debito si ridurrà notevolmente rispetto al picco di quasi il 160% che si era ipotizzato in primavera. Il buon andamento dell'economia libera così margini di manovra più ampi. Nel corso della riunione con i capidelegazione non si sarebbe entrati troppo nel merito perché il momento delle scelte su come declinare concretamente le misure pro-crescita sarà tra due-tre settimane in vista del confronto sulla legge di bilancio. La stessa Nadef, a quanto pare, sarà molto succinta nei contenuti, limitandosi a tratteggiare il nuovo profilo della finanza pubblica.
Ciononostante, i Ministri hanno comunque chiesto dei chiarimenti, ad esempio sul Superbonus al 110%, uno dei cavalli di battaglia dei 5S e del ministro Stefano Patuanelli. L'impegno alla proroga al 2023 dovrebbe essere scritto nella Nadef, insieme ad altri come quello di portare a regime l'assegno unico per i figli, o quello della riforma degli ammortizzatori. C’è chi spinge per avere tra i collegati alla manovra anche il salario minimo ma una decisione definitiva non ci sarebbe ancora. Così come ancora è da valutare l'intero pacchetto fiscale, compresa la delega per la riforma dell'Irpef, che non sarà neanche oggi sul tavolo del Cdm e non sarebbe stata tema della cabina di regia. Il fisco potrebbe vedere un intervento in più step, tra legge delega, manovra e una parte anticipata nel tradizionale decreto fiscale collegato. Su questo e sui contenuti specifici l’intenzione di Draghi, una volta passate le amministrative, è comunque quella di accelerare.
Draghi indica Roma per l’Expo 2030
Il Premier Mario Draghi candida Roma ad ospitare l'Expo del 2030. Il Presidente del Consiglio lo annuncia in una lettera inviata ai candidati in corsa per il Campidoglio: “Si tratta senz'altro di una grande opportunità per lo sviluppo della città”, scrive, ringraziandoli "per la dimostrazione di unità a favore della nostra Capitale”. La candidatura viene salutata con un applauso e promesse d'impegno da parte di tutti i candidati. “Daje!!!” esulta Virginia Raggi, “Si tratta di uno dei più importanti eventi internazionali, un evento in grado di attrarre investimenti, proporre al mondo grandi progetti d’innovazione e di rilanciare il lavoro e l'economia di tutta l'Italia. Oggi inizia ufficialmente un percorso impegnativo ed entusiasmante: dobbiamo battere le candidature di Mosca e Busan. Ora dobbiamo fare squadra”, azzarda la Sindaca in cerca di un secondo mandato, beccandosi poi le critiche degli avversari per aver consegnato a Parigi le Olimpiadi 2024.
Roberto Gualtieri marca la distanza con la rivale e inquadra i prossimi obiettivi: “Questa è una candidatura, ma ci sono buone possibilità di vincere, io sono fiducioso. Avremo una sequenza, se vinceremo come io auspico e penso: Giubileo 2025, Pnrr 2026 ed Expo 2030, che ci consente anche di chiedere le risorse adeguate per affrontare questi eventi”. Enrico Michetti si rifà ai successi passati: “La Capitale deve tornare a essere la sede dei grandi eventi perché, per storia e tradizione, rappresenta il miglior palcoscenico per qualsiasi grande appuntamento internazionale”, assicura, mentre Carlo Calenda non fa a meno di sottolineare il sogno sfumato della candidatura olimpica: “Che Dio ce la mandi buona, ci voleva! Dopo aver rinunciato alle Olimpiadi, dopo questa idea penitenziale di non farcela, finalmente una bella sfida internazionale che Roma vincerà alla grande”.
C’è tensione nella Lega. L’esito delle amministrative segnerà un punto di svolta
Matteo Salvini rimarca la linea della Lega e replica a tono alle dichiarazioni del suo vice Giancarlo Giorgetti. Così smonta l'endorsement a Carlo Calenda e ricorda che è Enrico Michetti il nome scelto dalla coalizione di centrodestra per il Comune di Roma, ribadendo che “ha la competenza per ripartire dalle periferie, e non dai salotti di Calenda”.
Ma il Capitano interviene anche in risposta a quei governatori del nord che sposano la linea prudente del Governo sulle nuove aperture e capienze per sport e spettacolo, e invoca: “Apriamo tutto” perché “se il green pass ti rende sicuro e puoi andare allo stadio e al teatro, puoi farlo a piena capienza”. Sotto pressione e accerchiato da più fronti, Matteo Salvini prova a tenere insieme un partito sempre più in subbuglio, che oscilla tra incredulità e irritazione. A fare da detonatore è stata ieri l'intervista, mai smentita, alla Stampa di Giorgetti; in merito il leader del Carroccio la liquida così: “Non ho molto tempo per leggere le interviste”. E chiude anche all'ipotesi di Mario Draghi al Quirinale che Giorgetti ha candidato di fatto e che porterebbe dritti a elezioni anticipate: “Che prima o poi si vada al voto, ed io mi sto preparando per essere all'altezza del governo del Paese, lo dice la democrazia”, è la sua premessa, poi, l'affondo: “A differenza di altri, io non tiro per la giacchetta né Draghi né Mattarella. È una mancanza di rispetto nei loro confronti”. La conclusione è che "a febbraio ne riparleremo”, insiste Salvini.
Quello che ormai sembra chiaro è che nella Lega la tensione interna si stia trasformando in un vero e proprio scontro politico sulla direzione da imprimere al partito. Per molti le amministrative del 3-4 ottobre saranno uno spartiacque anche se, soprattutto per i Comuni più grandi, bisognerà aspettare l’esito dei ballottaggi. Questo appuntamento elettorale, che in molti già minimizzano, darà delle indicazioni e rappresenterà un terreno di scontro interno e soprattutto esterno se i numeri fossero in netto favore del partito di Giorgia Meloni. In più c’è il caso di Luca Morisi, l'ex guru della campagna social della Lega indagato per detenzione e cessione di droga; Salvini difende ancora l'amico che “ha sbagliato” e distingue tra chi si droga e chi spaccia e rimarca senza troppo successo l’idea che: “Tenere in ballo un discorso politico che non c'entra nulla con la vita di una persona, è un attacco gratuito alla Lega a 5 giorni dal voto”.
Il Governo interviene e allunga i tempi per la presentazione delle firme sui referendum sulla cannabis e green pass
Il referendum sulla cannabis avrà un mese in più per il deposito in Cassazione delle 500mila firme necessarie. “È un provvedimento opportuno”, avrebbe detto il premier Mario Draghi in chiusura della cabina di regia a Palazzo Chigi, annunciando l'inserimento della proroga dei termini nell'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di questa mattina. Il provvedimento è reso necessario dalle difficoltà, più o meno giustificate, di molti Comuni di certificare entro giovedì tutte le oltre 600mila firme raccolte: in sostanza, al Comitato che il 7 settembre ha presentato i quesiti per depenalizzare la coltivazione di cannabis ed eliminare la pena detentiva per ogni condotta illecita legata a questa droga, si applicherà lo stesso termine del 31 ottobre concesso per altri referendum come quelli su giustizia e caccia, presentati prima del 15 giugno, cui era stata concessa una finestra più lunga per l'emergenza Covid. La norma varrà anche per il referendum per l'abrogazione del green pass, la cui raccolta firme è partita una decina di giorni fa.
Al Senato
In vista delle elezioni ammnistrative che si terranno domenica 3 e lunedì 4 ottobre, nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana l’Assemblea del Senato non si riunirà. L’Aula di palazzo Madama riprenderà i lavori mercoledì 6 alle 9.30 con l’esame della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2021 e di alcune ratifiche di accordi internazionali. Questa settimana anche le Commissioni non si riuniranno.
Alla Camera
Nella giornata di oggi e per tutto il resto di questa settimana anche l’Aula della Camera non si riunirà. L’Assemblea di Montecitorio riprenderà i propri lavori martedì 5 ottobre alle 10.00 con l’esame del decreto relativo alle modalità operative precauzionali e di sicurezza per la raccolta del voto nelle consultazioni elettorali dell'anno 2021 e delle mozioni per il rilancio di Alitalia e al mantenimento della continuità operativa e degli attuali livelli occupazionali della compagnia di bandiera. Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia svolgerà delle audizioni sulle proposte di legge per l’accesso ai benefici penitenziari per i condannati per reati c.d. ostativi. Tutte le altre Commissioni invece non si riuniranno.