Berlusconi è positivo al Coronavirus, ma in buone condizioni
Silvio Berlusconi risulta asintomatico al Civid-19, è in isolamento ad Arcore “e sta bene, non ha febbre”, assicurano dal suo staff, “continuerà il suo lavoro come sempre”. Ma è chiaro che c’è cautela per l'ex premier che a fine settembre compirà 83 anni. “Non l'ho sentito preoccupato, mi ha detto che vuole rispettare gli impegni”, riferisce il fedelissimo Giacomini che lo ha sentito. Il Cavaliere oggi sarà in collegamento con un'iniziativa del partito in Liguria ma dovrà cancellare le tappe in Campania e in Puglia. Il timore dei big azzurri è che ne possa risentire la campagna elettorale di FI, in un appuntamento elettorale in cui sono in ballo anche gli equilibri della coalizione con Salvini impegnato nell'impresa di far vincere la Ceccardi in Toscana mentre i due esponenti di Fdi, Fitto in Puglia e Acquaroli nelle Marche, sono dati in vantaggio nei sondaggi. “Sarò presente in campagna elettorale con interviste Tv e sui giornali secondo le limitazioni imposte dalla mia positività al Coronavirus. Purtroppo mi è successo anche questo ma continuo la battaglia”, ha spiegato Berlusconi in collegamento con il Movimento Azzurro donne; continuerà quindi a sostenere i candidati azzurri. Molti, da Salvini a Meloni, da Zingaretti a Di Maio, oltre a tutti gli esponenti di FI, gli hanno fatto gli auguri di pronta guarigione. E l'Aula di Montecitorio, facendo seguito alle parole del capogruppo di Liberi e Uguali Federico Fornaro, gli ha tributato un applauso.
Gualtieri, in attesa del rimbalzo del pil, rilancia sulla riforma del fisco
Avanti con la riforma fiscale usando come cassa la riduzione delle tax expenditures e la lotta all'evasione, ma senza attingere al Recovery Fund. A tracciare il percorso è il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, già al lavoro su legge di Bilancio e Recovery Plan italiano. Prima però c'è da aggiornare il Def, con dati che vedono nel terzo trimestre “i segnali di un forte rimbalzo del Pil, che è una cosa importante”. Anche secondo l'Istat le informazioni per luglio e agosto, ancora parziali, suggeriscono il proseguimento della ripresa, con l'aumento del clima di fiducia delle imprese in tutti i settori ma non bastano a confermare le cifre in cui sperava il Governo: “Ci sono tante stime molto negative sul Pil del 2020, noi abbiamo fatto una stima del -8%. Pensiamo che sarà un po' peggio della nostra previsione, ma non di tanto”, assicura il titolare del Mef. La sfida vera, peraltro già annunciata dal Governo lo scorso anno e poi finita momentaneamente in stand-by causa Covid, è quella della riforma fiscale: giù il cuneo, meno Irpef sul lavoro per aumentare gli stipendi e sostenere la grande innovazione dell'assegno unico per le famiglie: “Gentiloni ha ragione, sappiamo che non possono essere finanziate dal Recovery Fund, le cui risorse dovranno essere concentrate su pacchetti di riforme e investimenti”.
Gli uffici di via XX Settembre sono dunque al lavoro su meccanismi di autofinanziamento, a partire dallo sfoltimento della giungla di tax expenditures, sgravi e agevolazioni fiscali: tutti insieme valgono 54 miliardi di euro, ma costituiscono un mare magnum in cui è difficile orientarsi e tagliare senza provocare mugugni. Nel mirino, oltre a una semplificazione delle agevolazioni, la cancellazione di quelle ambientalmente dannose per promuovere la sostenibilità. L'altro tesoretto da aggredire è l'evasione fiscale: in questo senso vanno gli interventi sulla fatturazione elettronica e sul cashback, che dovrebbe partire a fine anno. Certo, è il ragionamento di Gualtieri, con il Recovery Fund arriveranno risorse da destinare a investimenti e crescita, liberando così spazio di manovra per sostenere e far andare a regime la riforma del fisco. E il Mes? “Valuteremo l'utilizzo al momento opportuno, non dà soldi a fondo perduto. Sono risorse molto convenienti che darebbero risparmi di miliardi sugli interessi. Prima si parlava solo di Mes, ma grazie a Conte abbiamo anche gli eurobond”.
Il Governo in soccorso di Lampedusa, navi e aiuti
Un vertice di due ore a Palazzo Chigi per affrontare l'emergenza migranti a Lampedusa, dove l'hotspot è ormai al collasso per i troppi sbarchi di queste ultime ore. Promessi aiuti economici all'isola e misure di sorveglianza sanitaria, con il trasferimento dei migranti in due navi quarantena che arriveranno entro venerdì e rimarranno in rada al largo delle coste consentendo di alleggerire la pressione del centro di accoglienza. Nonostante le rassicurazioni del Governo, però, “nessuna risposta concreta, ma tanta buona volontà”, è stato il commento del governatore della Sicilia Nello Musumeci al termine dell'incontro cui hanno partecipato il premier Giuseppe Conte, i Ministri dell'Interno Luciana Lamorgese, della Difesa Lorenzo Guerini, dell'Economia Roberto Gualtieri, dei Trasporti Paola De Micheli e degli Esteri Luigi Di Maio (in collegamento), insieme con il primo cittadino lampedusano. Una sola per ora è la certezza, condivisa con i due amministratori locali: “Entro venerdì sarà svuotato l'hotspot di Lampedusa e saranno avviati i lavori di ampliamento per consentire le norme anti-Covid all'interno”, ha sottolineato Musumeci parlando con i cronisti davanti alla sede della Presidenza del Consiglio.
“Non ci saranno più mille e duecento migranti, ma il numero regolare, i 190 previsti. Inoltre è stata garantita più attenzione alla sicurezza e all'eventuale fuga da parte degli ospiti”. E le novità potrebbero essere soprattutto economiche: “L'isola merita misure di favore, con specifico riguardo a sospensione di adempimenti e versamenti, anche arretrati. La sofferenza economica, e non solo, merita una risposta forte dello Stato”, ha garantito il premier Giuseppe Conte durante il vertice, battendo anche sulla questione sanitaria e sulle relazioni bilaterali con l'altra sponda del Mediterraneo: “Siamo pronti a rafforzare la sorveglianza sanitaria dei migranti per garantire la massima sicurezza della popolazione. Ci concentreremo sul pattugliamento delle acque internazionali e in accordo con le autorità tunisine miriamo a ottenere un effetto deterrente rispetto a eventuali nuove partenze”, ha aggiunto.
C’è l’intesa sulle tempistiche per l’approvazione della legge elettorale
Colpo di acceleratore sulla legge elettorale e sul pacchetto di riforme costituzionali su cui a ottobre scorso la maggioranza concordò prima di votare il taglio dei parlamentari. La conferenza dei capigruppo della Camera ha infatti calendarizzato in Aula il Germanicum (proporzionale con soglia al 5%) per il 28 settembre e la legge Fornaro per il 25. Il Senato voterà invece la prossima settimana l'estensione ai diciottenni del diritto di voto per il Senato. Quest’accelerazione del pacchetto di riforme tese ad attenuare gli effetti del taglio dei parlamentari consentirà al segretario del Pd Nicola Zingaretti di proporre alla Direzione Nazionale del partito, prevista per lunedì prossimo, il sì al referendum, anche in chiave di rafforzamento dell'alleanza con M5S. Referendum su cui M5S ha confermato di puntare ma sul quale cresce il fronte del No. Alla conferenza dei capigruppo di Montecitorio Pd e M5S hanno strappato a Iv il via libera alla calendarizzazione del Germanicum per il 28 settembre: Maria Elena Boschi ha dato l'assenso nonostante le riserve di merito su questo sistema elettorale. D'altra parte alcuni deputati renziani sono scettici sul fatto che la Commissione Affari costituzionali riesca a concludere entro il 28 l'esame della legge elettorale, il cui testo base deve essere votato martedì prossimo e sul quale poi devono essere presentati e votati gli emendamenti.
Questi saranno numerosi, anche perché il centrodestra è pronto a dare battaglia. La calendarizzazione ha spinto il capogruppo Pd Graziano Delrio a esprimere “soddisfazione per l'accelerazione” delle riforme, visto che approderà in Aula, il 25, anche la legge Fornaro che rende possibile la parificazione dei sistemi elettorali di Camera e Senato, mentre a palazzo Madama va avanti l'altra riforma costituzionale cara ai Dem, cioè il voto ai diciottenni per il Senato. L'avanzamento del pacchetto fa esultare i Dem, soprattutto quelli che spingono per il sì al referendum e che ieri si sono riuniti in un convegno a Montecitorio guidato da Maurizio Martina e Stefano Ceccanti. L'aspetto un po' paradossale è che sul sì al referendum Zingaretti è appoggiato soprattutto da quanti al congresso sono stati suoi antagonisti, mentre per il no si stanno esprimendo molti suoi sostenitori alle primarie. Per uscire dalle difficoltà il segretario punta lunedì a far parlare quei dirigenti finora silenti, come il ministro Dario Franceschini. Sul referendum ha fatto sentire la propria voce Luigi di Maio: il taglio dei parlamentari “è un'opera di modernizzazione del Paese” e dopo l'accelerazione del pacchetto riforme “chi sostiene il sì lo deve fare in maniera trasparente perché non ci sono più scuse”.
Al Senato
L’assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 11.00 per l’esame del decreto semplificazioni su cui è attesa la richiesta di fiducia da parte del governo. Nella giornata di oggi solamente pochissime Commissioni si riuniranno per dare alcuni pareri in sede consultiva.
Alla Camera
Dopo che ieri è stata votata la fiducia, l’Assemblea della Camera si riunirà alle 9.30 per l’approvazione definitiva del decreto sulle misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da Covid-19 deliberata il 31 gennaio 2020. A seguire esaminerà la proposta di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà il disegno di legge costituzionale sulla base territoriale per l'elezione del Senato e di riduzione del numero dei delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica. La Giustizia esaminerà lo schema di decreto legislativo relativo alla nuova regolamentazione delle professioni e quello per l'ordinanza europea di sequestro conservativo su conti bancari al fine di facilitare il recupero transfrontaliero dei crediti in materia civile e commerciale.