È tensione nel centrosinistra. Di Maio, Fratoianni e Bonelli sulle barricate
Nel centrosinistra i pontieri sono ancora al lavoro. L'accordo siglato da Enrico Letta e Carlo Calenda accende la tensione e manda da una parte Verdi e Sinistra italiana, dall'altra Luigi Di Maio che chiede “rispetto e parità di trattamento” per Impegno civico“altrimenti viene meno il principio fondante di una coalizione”. Le tre formazioni vogliono un “riequilibrio” sulle candidature nei collegi uninominali e sul programma. Il segretario Pd ribadisce: “In questi giorni parlo con tutti, faccio di tutto per trattenermi e fare il federatore, lo faccio perché con questo voto si decidono i prossimi 5 anni. Se ci dividiamo la destra avrà il 66% che gli consente di cambiare la Costituzione. Io continuo a parlare con tutti coloro che possono far parte di una coalizione larga per mettere in campo un'alternativa vincente”, insiste. Enrico Letta aspetta Luigi Di Maio, non chiude a Matteo Renzi ma è ai leader di Si ed Europa verde che lancia il segnale più chiaro: “Voglio fortissimamente che come Pd si riesca a trovare un accordo con loro. Il mio obiettivo è un centrosinistra credibile”, assicura a sera in tv, lanciando un primo impegno programmatico caro a sinistra: “Se vinceremo non faremo modifiche alla Costituzione, la difenderemo”.
La giornata, in realtà, parte in salita. Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno in agenda, alle 15.00, un appuntamento con Enrico Letta, ma, a poche ore dal vertice, decidono di farlo saltare e rinviare a oggi la trattativa. “Registriamo un profondo disagio nel Paese e in particolare nel complesso dell’elettorato di centrosinistra che ha a cuore la difesa della democrazia, la giustizia climatica e sociale. Essendo cambiate le condizioni su cui abbiamo lavorato in questi giorni, sono in corso riflessioni e valutazioni che necessitano di un tempo ulteriore” dichiarano in una nota congiunta. La frenata agita non poco i dem e si diffonde il timore che sia stata l’apertura arrivata al M5S a far traballare l’intesa. Enrico Letta sa che l’intesa con Verdi e Sinistra italiana vale praticamente quanto quella siglata con Azione, in termini di seggi, ma anche in termini di copertura politica.
A sera, è Bonelli a fare il punto: “L'accordo del Pd con Calenda, con quel profilo programmatico, non parla più a quel popolo di centrosinistra”, dice, pur predicando “responsabilità” e assicurando di non voler regalare i 14 seggi in bilico alla destra. Un problema di equilibrio, però, ammette, c’è: “Quando si chiede responsabilità vale il principio chiedi quel che vali. Se noi valiamo tot non possiamo pensare di chiedere il doppio. Se c'è una riorganizzazione intelligente di questi punti e una prospettiva programmatica di centrosinistra penso ci possano essere le condizioni” per chiudere l'accordo. Se al Nazareno sono fiduciosi circa la possibilità di un’intesa Carlo Calenda ribadisce: “Fratoianni e Bonelli chiedono a Enrico Letta di rinegoziare il patto sottoscritto ieri. Non c’è alcuna disponibilità da parte di Azione a farlo. L’agenda Draghi è il perno di quel patto e tale rimarrà. Fine della questione”, scrive su Twitter. Al segretario dem resta poi da sciogliere il nodo Luigi Di Maio: Letta fa di nuovo il punto con lui e Bruno Tabacci, alla Camera, ma si tratta ancora una volta di un incontro interlocutorio. I pontieri suggeriscono al ministro di Esteri di fare la lista insieme ai civici di Federico Pizzarotti, puntando così a superare lo scoglio del 3%.
Continua il confronto nel centrodestra su programma e suddivisione dei collegi
La trattativa nel centrodestra su programma e collegi è ancora lunga e prima del fine settimana non si attendono risultati. Dopodiché ci sarà un nuovo vertice dei leader della coalizione per ratificarli. Intanto, al tavolo del programma si registra piena condivisione sulla maggioranza dei temi, che dovrebbero essere quindici, ma prosegue la discussione su fisco e pensioni. I tecnici dei partiti procedono nella definizione del documento programmatico comune che verrà illustrato nei prossimi giorni e in cui si danno garanzie sulla politica estera: collocazione euro-atlantica e il sostegno all'Ucraina. Per quanto riguarda le riforme ci sono autonomia e presidenzialismo, ma anche nucleare e transizione digitale. Sulla politica economica verrà ribadita la necessità di una riduzione delle tasse ma ci sono divergenze sulle modalità: la Lega vuole la flat tax al 15%, FI al 23% mentre FdI pensa a una flat tax incrementale; tra le ipotesi quella di estendere la no tax area a 12mila euro. Confronto aperto anche su quota 41: FdI punta sulla flessibilità in uscita ma intende monitorare ogni provvedimento che possa essere considerato eccessivamente oneroso; in ogni caso la coalizione vuole superare la legge Fornero.
Mentre si discute dei criteri delle candidature e del programma Matteo Salvini guarda avanti e ribadisce che occorrerebbe, per trasparenza, fornire la lista di alcuni ministri già in campagna elettorale. “Io punto al fatto che gli italiani il 25 settembre scelgano il centrodestra e la Lega nel centrodestra. Poi quello che farò io lo decidono i cittadini”. La tentazione resta quella di un ritorno al Viminale, qualora il centrodestra dovesse vincere le elezioni e FdI superare in consensi quelli del partito di via Bellerio. Per quanto riguarda gli altri dicasteri la Lega starebbe puntando a quelli delle Infrastrutture, della Giustizia e dell'Agricoltura. Ma in FdI si continua a frenare sull’eventualità di indicare già i ministri in queste settimane che precedono il voto; ieri sull'argomento è tornato Antonio Tajani: quella di Salvini di anticipare la lista dei ministri “non è un'idea peregrina, ma bisogna essere tutti d'accordo e bisogna essere molto rispettosi delle prerogative del Capo dello Stato”.
Parallelamente, procede anche il lavoro sulle candidature nei collegi. Nelle riunioni di ieri è stata conclusa una prima mappatura. Così come avvenuto nel 2018, i collegi previsti dal Rosatellum, sono stati divisi in sei fasce in base alla contendibilità, poi sono stati divisi in sei fasce (tre nelle gradazioni del blu, i contendibili; tre nelle gradazioni del rosso, quelli più difficili da conquistare). Ora dovranno essere divisi tra i vari partiti della coalizione. E in ogni fascia dovrà essere riproposto l'algoritmo frutto dell'accordo tra i leader (98 a FdI, 70 a Lega, 42 a FI, 11 ai centristi). Ancora da definire il nodo dei centristi: l'accordo prevede undici collegi per Noi con l'Italia di Maurizio Lupi e Coraggio Italia di Luigi Brugnaro, di cui si farà carico Fratelli d'Italia. Intanto, ieri per la prima volta da settimane Italia al centro di Giovanni Toti è tornata a partecipare alle riunioni del centrodestra, quindi nelle prossime ore bisognerà chiarire in che modo parteciperà alla competizione elettorale.
Il M5S trova una quadra sulle parlamentarie ma Virgina Raggi attacca
Le autocandidature degli iscritti al M5S per le parlamentarie in vista delle elezioni saranno aperte dal 5 all'8 agosto. Dopo giorni di discussioni interne e riunioni, il M5S ha deciso le regole per le candidature: includeranno una mini-deroga al principio di territorialità e lasceranno al presidente Giuseppe Conte la “facoltà di indicare modalità e criteri per la formazione delle liste”. Una volta completato questo primo step, la lista finale dovrebbe passare al vaglio della consultazione on-line, su SkyVote; l'ex premier, come richiesto, avrà comunque la facoltà di indicare dei capilista. Rispetto alle regole applicate in passato saranno permesse candidature anche al di fuori del proprio luogo o collegio di residenza: nel post pubblicato on-line, infatti, viene spiegato che “la proposta di autocandidatura si intende relativa alla Circoscrizione/Collegio presso cui ricade il Comune di residenza del proponente”, ma poi si aggiunge che “il proponente potrà indicare una proposta di autocandidatura per una Circoscrizione/Collegio differente qualora in essa vi abbia domicilio personale o professionale e/o centro principale dei propri interessi”. Insomma, un escamotage che dovrebbe permettere di salvaguardare alcuni big, come ad esempio Stefano Patuanelli, la cui candidatura sarebbe stata altrimenti a rischio.
Questa strada non viene gradita da Virginia Raggi. L'ex sindaca di Roma, componente del Comitato di garanzia assieme a Roberto Fico e Laura Bottici, avrebbe infatti voluto mantenere delle parlamentarie pure: ordine in lista in base ai voti raccolti e principio di territorialità nelle candidature. Ora che l'iter è stato avviato, nel Movimento ci si interroga anche sulla posizione di Alessandro Di Battista; quando la campagna elettorale entrerà nel vivo potrebbe far comodo al M5S averlo a bordo e Conte non esclude la possibilità: “Alessandro è una persona seria, che ha dato un grande contributo alla vittoria del 2018. Sul fatto di poter rientrare nel M5S ci confronteremo. Ci parleremo in modo leale, non credo ci possano essere equivoci”. In prospettiva, poi, assicura che il Movimento presenterà “una squadra di governo quando la campagna elettorale sarà in una fase più avanzata”. Nel regolamento sulle autocandidature viene specificato che parlamentari e consiglieri regionali per poter procedere dovranno essere in regola con il pagamento dei contributi. Come già chiarito nei giorni scorsi poi non sarà ammesso chi ha già svolto due mandati elettivi. Escluso infine anche chi ha tenuto condotte in contrasto con i principi cinquestelle o ha preso parte a ricorsi contro il Movimento e il suo garante Beppe Grillo.
Al Senato
L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi domani alle 10.30 per l’esame del disegno di legge per la riforma del processo tributario.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia con la Finanze esaminerà, in sede redigente, il disegno di legge sul codice del processo tributario. A seguire si confronterà sul ddl relativo ai benefici penitenziari e all’ergastolo ostativo, lo schema di decreto legislativo per la lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell'Unione mediante il diritto penale e lo schema di decreto legislativo sull'ufficio per il processo. L’Esteri si confronterà sulla ratifica dei Protocolli al Trattato del Nord Atlantico sull’adesione della Finlandia e della Svezia. Tutte le altre Commissioni, invece, non si riuniranno.
Alla Camera
Dopo che ieri ha approvato definitivamente il decreto per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il cosiddetto decreto Mims, nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 13.00 per le comunicazioni del Presidente di Montecitorio Roberto Fico. Tutte le Commissioni, invece, non si riuniranno.