Nella giornata di oggi e per i restanti giorni della settimana l’Assemblea del Senato non si riunirà per consentire alla Commissione Bilancio di esaminare la cosiddetta “ manovrina economica” approvata dalla Camera la settimana scorsa. Al contempo, la pausa dei lavori di Aula e delle restanti Commissioni permetterà ai senatori di proseguire, nei rispettivi territori di appartenenza, la campagna elettorale per le elezioni amministrative che si terranno il prossimo 11 giugno e che coinvolgeranno 1.010 Comuni.
Come anticipato, oggi si riuniranno solamente la Commissione Affari costituzionali per confrontarsi sulle pregiudiziali di costituzionalità sul decreto relativo alle disposizioni urgenti in materia finanziaria, alle iniziative a favore degli enti territoriali, agli ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e alle misure per lo sviluppo.
La Commissione Bilancio si riunirà alle 12 per avviare la discussione sul provvedimento e fissare il termine per la presentazione degli emendamenti che, indicativamente, dovrebbe cadere nella giornata di venerdì. Il decreto, secondo calendario, dovrebbe approdare all'esame dell'Assemblea martedì 13 giugno, dopo le elezioni amministrative. Il provvedimento deve essere convertito in legge entro il 23 giugno e appare scontata la richiesta di fiducia da parte del Governo su un testo che è blindato e che non potrà essere modificato.
Rispetto alla Camera però, al Senato i numeri sono molto più incerti: Mdp non ha partecipato al voto di fiducia a Montecitorio ed è pronto a sfilarsi anche a Palazzo Madama, a meno che non ci sia un ripensamento sui voucher; anche l'Udc, per la prima volta, non ha votato la fiducia alla Camera e potrebbe replicare al Senato; bisognerà poi vedere come si comporteranno i verdiniani di Ala che al momento sono fuori dalla maggioranza.
Per quanto riguarda l’altro ramo del Parlamento, l’ Assemblea della Camera si confronterà solo ed esclusivamente sull’approvazione della nuova legge elettorale. Ieri intanto è arrivato il primo sì della Camera all'accordo tra Partito Democratico, Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Lega Nord: la commissione Affari costituzionali ha infatti approvato a larghissima maggioranza il cosiddetto modello tedesco, sia pur abbondantemente corretto. A partire da oggi il testo verrà esaminato dall'assemblea di Montecitorio con l’obiettivo di approvarlo entro questa settimana e magari già giovedì. Successivamente la legge passerà alla Senato dove si punta ad avere una legge elettorale pronta all'uso entro la prima settimana di luglio.
Via libera quindi a un sistema un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, collegi uninominali e liste circoscrizionali. Nello specifico, saranno 225 i collegi uninominali alla Camera (la ripartizione ricalca quella utilizzata al Senato con il Mattarellum) e112 quelli al Senato. I partiti presentano un candidato in ciascun collegio e una lista, che potrà contenere da un minimo di due a un massimo di sei candidati (sette per la sola Lombardia) in ogni circoscrizione. Non sono previste le pluricandidature: ci si potrà candidare al massimo in un collegio e in una sola lista.
La ripartizione dei seggi sarà proporzionale. L'elettore ha un solo voto a disposizione (che esprime su due schede, una per la Camera e una per il Senato) e con questo sceglie il candidato del proprio collegio e la lista di partito collegata. Non è possibile il voto disgiunto. I primi a essere eletti saranno i vincitori di collegio, cui seguiranno i candidati del listino circoscrizionale e poi i migliori perdenti nei collegi. Previste le quote di genere sia alla Camera che al Senato: ogni forza politica dovrà presentare nei collegi uninominali non meno del 40% di candidature femminili, mentre nelle liste si dovranno alternare candidati donne e uomini.
Viene semplificata la procedura per presentare le candidature al Parlamento e ridotto il numero di firme necessarie. Non servirà raccogliere le firme per le candidature nei collegi, ce ne vorranno 4.000, invece, per le circoscrizioni con più di 1 milione di abitanti, 3.000 in quelle con popolazione tra i 500 mila e il milione di abitanti, e 2.000 per quelle sotto i 500 mila abitanti; ma in caso di elezioni anticipate il numero di firme minime richieste è dimezzato. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della nuova legge, inoltre, il Governo dovrà introdurre per decreto la sperimentazione della firma digitale per la raccolta delle firme.
La legge prevede una definizione dei collegi già pronta in caso di voto anticipato, che subentri nel caso in cui non ci fosse il tempo di procedere con la tradizionale delega che viene affidata al Governo. I collegi di riferimento sono quelli del Mattarellum: in particolare i 225 collegi previsti per la Camera ricalcano i 225 previsti per il Senato dalla legge Mattarella; gli stessi vengono invece accorpati in gruppi di due o tre per formare i 112 collegi del Senato. È questo uno dei nodi ancora da sciogliere durante la discussione in aula a partire da domani: i collegi disegnati dal Mattarellum prendono come riferimento il censimento fatto nel 1993 e diverse sono le discrepanze rispetto alla situazione attuale. Il relatore Emanuele Fiano si è impegnato a cercare di limitare al massimo queste disomogeneità dopo che notevoli sono state le proteste da parte di diversi gruppi politici.
Nel complesso c’è grande soddisfazione per la concretizzazione di un accordo politico che solamente poche settimane sembrava impossibile da raggiungere. Se la nuova legge elettorale venisse approvata con l’avvallo di Pd, M5S, Fi e Lega, avrebbe il consenso di circa l’ 80% delle forze parlamentari, un risultato importante e non scontato visto che Porcellum e Italicum furono approvato a colpi di maggioranza.
Esprimono soddisfazione i contraenti del patto. Matteo Renzi ha parlato di risultato storico e al contempo ha ribadito, ancora una volta, che avrebbe preferito un altro sistema ma che non c’erano alternative dopo la bocciatura della Consulta. Anche dalla file di Forza Italia, tramite le parole di Renato Brunetta capogruppo azzurro alla Camera, arrivano parole positive: “La proposta era quella di Berlusconi, originariamente. I quattro partiti più importanti - Forza Italia, Pd, M5S e Lega - hanno fatto sostanzialmente una convergenza su questo modello e il risultato è che si risponde in maniera positiva alla richiesta fatta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella della massima condivisione”.
Forti prostese arrivano dai partiti più piccoli come Alleanza Popolare, Fratelli d’Italia, Mdp e Sinistra Italiana che in forza della soglia di sbarramento al 5% potrebbero non riuscire ad accedere al Parlamento nella prossima legislatura. Come annunciato il Movimento Democratici e Progressisti ha annunciato il proprio voto contrario: Alfredo D’Attorre ha dichiarato che “noi ripresenteremo gli emendamenti su voto disgiunto e preferenze, se non ci saranno dei correttivi non potremo votare questa legge”.
“La legge elettorale nata dalla sintesi degli interessi e delle debolezze di Pd, Fi e M5S non può che chiamarsi Bugiardellum”, hanno attaccano i fittiani. Annunciano voto contrario, poi, anche i centristi di Ala-Sc: “Questa legge non garantisce governabilità. I partiti che l'hanno approvata forse non hanno pensato al rischio reale di ritrovarsi senza una maggioranza omogenea in grado di sostenere il Governo”.
Quanto ai lavori delle Commissioni, la Giustizia esaminerà lo schema di decreto legislativo per la riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui giudici di pace, e discuterà la pdl sul reato di tortura. La Commissione Finanze ascolterà i rappresentanti di Federcasse sullo schema di decreto legislativo relativo ai mercati degli strumenti finanziari. In sede riunita con la Attività produttive, svolgerà diverse audizioni sul ddl Concorrenza. Nello specifico, a partire dalle 15, ascolterà i rappresentanti dell'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori (ADUC) e di Filctem CGIL, Flaei CISL e Uiltec. Proseguirà poi con quelli di Utilitalia, Elettricità futura, dell'Associazione italiana di grossisti di energia e trader (AIGET) e dei rappresentanti del Consiglio nazionale del notariato. La Commissione Lavoro ascolterà i rappresentanti dell’Alleanza delle cooperative italiane e del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del lavoro sulle pdl sulla tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo.