Il taglio parlamentari è legge. Ora la riforma della legge elettorale

La Camera ha approvato in quarta e ultima lettura il disegno di legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. Dalla prossima legislatura si passerà quindi da 315 senatori a 200 e da 630 deputati a 400. Hanno votato a favore tutti i gruppi tranne +Europa, per un totale di 553 voti favorevoli, 14 contrari e due astenuti. Chi temeva franchi tiratori, quindi, è stato smentito. La maggioranza si è espressa in modo compatto portando a casa 326 voti a favore e superando, quindi, in autonomia, la soglia delle 316 preferenze necessaria per il sì definitivo (solo 11 gli assenti dei quattro partiti, 5 dei quali appartenenti alle fila pentastellate). Esulta il M5S che subito dopo ha organizzato un flashmob in piazza Montecitorio con tanto di forbici giganti e poltrone cartonate. “Per noi quello di oggi è un fatto storico” dice senza mezzi termini Luigi Di Maio, “È una grandissima vittoria del popolo, visto che in Parlamento c'erano pochissime luci rosse. Passiamo da 945 a 600 parlamentari con una riforma storica che ricorderanno i nostri figli e i nostri nipoti”.  

Dello stesso avviso è anche il Premier Giuseppe Conte che decide di essere presente in aula per l'ok finale. Per il presidente del Consiglio si tratta di una “riforma che incide sui costi della politica e rende più efficiente il funzionamento delle Camere. Un passo concreto per riformare le nostre Istituzioni”. Decisamente meno trionfalistici i toni di Pd, Iv e Leu. Dopo aver votato contro nelle tre letture precedenti, infatti, gli alleati, come da programma di Governo, hanno votato a favore della riforma Costituzionale: “Oggi abbiamo deciso di votarlo tenendo fede al primo impegno del programma di Governo e anche perché abbiamo ottenuto, così come da noi richiesto, che s’inserisca dentro un quadro di garanzie istituzionali e costituzionali che prima non c'erano”, commenta Nicola Zingaretti, mentre Graziano Delrio sottolinea come non si tratti di una cambiale in bianco, ma di un “patto di fiducia” che andrà rispettato.  

I Dem adesso vogliono passare all'incasso, a palazzo Madama ora sul ddl costituzionale per il voto ai 18enni per il Senato e a dicembre con la riforma della legge elettorale. Se il proporzionale sarà la base di partenza, per i vertici del Nazareno dovrà avere un’alta soglia di sbarramento o virare sul modello spagnolo, che di fatto è un proporzionale molto corretto che premia i partiti più grandi. I Cinquestelle, per ora, giurano fede agli impegni presi: “Siamo stati e saremo sempre leali - assicura Luigi Di Maio - noi abbiamo stabilito un percorso per mettere a posto i regolamenti del Senato e della Camera, per mettere a posto le leggi elettorali, per fare in modo che si attivino i pesi e contrappesi di questa riforma”. Di tutto questo, insiste, si discuterà nei prossimi giorni.

Intanto i dem sono alle prese con le polemiche interne: “Il voto di oggi sul taglio dei parlamentari mi è costato moltissimo e penso che sia stato un passaggio gestito malissimo”, accusa Matteo Orfini, che lamenta la mancata convocazione della direzione nazionale. Il sì dato “per lealtà” costa molto anche a Piero Fassino che invita Di Maio a non parlare di taglia poltrone. “È sbagliato e devastante perché delegittima il Parlamento agli occhi dei cittadini. Il Parlamento non è uno spreco di denaro pubblico. Qui non siedono 630 approfittatori o mangia pane a tradimento ma rappresentanti dei cittadini italiani”. Roberto Giachetti, di Italia viva, vota a favore ma annuncia la volontà di raccogliere le firme per il referendum

Di Maio duro su dissenso e vede Zingaretti in vista delle regionali

Nessun voto contrario al taglio dei parlamentari: alla fine dell'ennesima giornata segnata dai malumori interni Luigi Di Maio incassa il congelamento del dissenso. Del resto, già nelle ore precedenti all'ultimo voto della Camera alla riforma il capo politico del M5S aveva fatto trapelare la sua linea dura su un eventuale voto contrario di qualche deputato in una delle battaglie madri del Movimento. Ed è una linea dura che, anche dopo l'ok dell'Aula, resta: “Chi è contro allora voti di conseguenza, e si prenda le sue responsabilità sulle conseguenze sul governo”, è il senso del messaggio, tranchant, trasmesso dai vertici pentastellati. 

Nel frattempo, Di Maio tenta di fare la quadra sulle prossime elezioni regionali, con un vertice ad hoc con il segretario Pd Nicola Zingaretti avvenuto nella giornata di ieri. L'incontro, tenuto riservato per oltre 24 ore, ha avuto al centro innanzitutto il dossier Umbria, dove M5S e Pd corrono assieme a sostegno del civico Vincenzo Bianconi. Ma secondo fonti Dem il vertice è servito a fare il quadro sulle alleanze in generale, evocando una fase due in chiave Regionali. All'incontro si sarebbe anche parlato di Calabria, regione sulla quale è forte il malumore interno al Movimento, con i parlamentari contrari, al momento, a fare alleanze e la deputata Dalila Nesci che ha già avanzato la propria candidatura. 

Nel M5S è battaglia per i nuovi capigruppo

Nonostante l’approvazione della riforma la fibrillazione nel M5S resta oltre il limite di guardia e avanza parallelamente al momento dell'elezione del capogruppo al Senato e alla Camera. Lo scrutinio inizierà questa sera, contestualmente alla presentazione dei candidati all'assemblea, e proseguirà per 24 ore. Ma il fatto che per eleggere il capogruppo sia necessaria la maggioranza assoluta e il numero di candidature (Anna Macina, Francesco Silvestri e Raffaele Trano alla Camera; Danilo Toninelli, Gianluca Perilli, Marco Pellegrini e Stefano Lucidi al Senato) rendono impossibile l'elezione al primo turno. 

E, da qui alla settimana prossima, quando deputati e senatori torneranno a votare, tutto è possibile. Il rischio, evocato anche da più di un parlamentare, è che la gara fra capogruppo si trasformi in una conta tra pro e contro Di Maio. Alla Camera, ad esempio, Macina e Trano rappresentano, di fatto, sensibilità opposte rispetto ai vertici pentastellati laddove Silvestri, nella sua squadra, ha inserito qualche critico e qualche esponente ortodosso. Al Senato la battaglia è ancora più aspra, tra sirene renziane, ex ministri tagliati fuori dal governo giallo-rosso e malpancisti sul nuovo corso sulle alleanze. I giochi, insomma, sono apertissimi e il rischio, per Luigi Di Maio, di trovarsi un capogruppo non proprio allineato è alto.

Al Senato 

L’aula del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019. Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà il decreto per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione di alcuni Ministeri. Si confronterà poi sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica per il riordino della struttura organizzativa delle articolazioni centrali e periferiche dell'Amministrazione della pubblica sicurezza. La Finanze esaminerà lo schema di decreto legislativo relativo ai mercati degli strumenti finanziari. L’Agricoltura alle 8.00, con la rispettiva della Camera, ascolterà il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova sulle linee programmatiche del suo Dicastero. 

L’Aula della Camera 

Dopo che nella giornata di ieri è stata approvata definitivamente la proposta di legge costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per l’esame delle mozioni sulla realizzazione della “Gronda di Genova”. Come di consueto alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.

Le Commissioni della Camera

La Commissione Affari costituzionali esaminerà lo schema di decreto del Presidente della Repubblica per il riordino della struttura organizzativa delle articolazioni centrali e periferiche dell'Amministrazione della pubblica sicurezza e, in sede riunita con la Trasporti, svolgerà diverse audizioni sul decreto relativo alle disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. La Giustizia, con l’Ambiente, si confronterà sullo schema di decreto legislativo sulla disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni sui gas fluorurati a effetto serra. La Commissione Bilancio esaminerà la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019. 

La Commissione Ambiente ascolterà i rappresentanti della Federazione Nazionale dell'industria chimica (Federchimica Confindustria) e dell’Associazione Italiana delle Bioplastiche e dei Materiali Biodegradabili e Compostabili (Assobioplastiche) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste). La Attività Produttive ascolterà i rappresentanti del Centro elettrotecnico sperimentale italiano (CESI SpA), della Federazione industrie prodotti impianti servizi e opere specialistiche per le costruzioni (FINCO) e dell'Associazione nazionale industrie metalli non ferrosi (ASSOMET) nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030.

La Commissione Lavoro svolgerà diverse audizioni sulla pdl relativa all’accertamento della rappresentatività delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro privati. La Affari Sociali svolgerà diverse audizioni sul ddl per la delega al Governo per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e la dote unica per i servizi, e altre sul ddl relativo alle attività funerarie, alla cremazione e alla conservazione o dispersione delle ceneri. L’Agricoltura svolgerà delle audizioni sulle risoluzioni relative al sostegno del settore agrumicolo nazionale.

 



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