Passa la linea Draghi: il Cdm vara il decreto anti frodi

In un momento nel quale le tensioni all'interno della maggioranza, accentuate anche dall'avvicinarsi dell'elezione del prossimo Presidente della Repubblica, non accennano a scemare, Mario Draghi sceglie le parole di Ugo La Malfa per segnare la rotta. Il Premier è alla Camera per la presentazione dell'archivio digitale degli scritti politici di quello che definisce “uno dei principali costruttori della Repubblica”, sa che ad attenderlo c'è una nuova giornata di 'trattative' con gli esponenti della maggioranza che lo sostiene e mette le cose in chiaro, approfittando della lezione di La Malfa. Solo “dinamismo” e “programmazione” possono trasformare un periodo eccezionale “in una stagione di crescita di lungo termine”; di qui, contro “l'incapacità di affrontare i problemi”, è forte la necessità di mettere in campo “un'azione paziente ma decisa, che eviti gli sterili drammi degli scontri ideologici per dare all'Italia una prospettiva di sviluppo, coesione, convergenza”. Il Premier mette in pratica l'insegnamento dello statista non appena fa ritorno a Palazzo Chigi. Sul tavolo della cabina di regia con i capidelegazione dei partiti c'è il decreto anti frodi, con le misure di controllo sulle agevolazioni fiscali: Draghi intende preservare i bonus dalle storture che ne sono state fatte, che secondo alcune stime fatte dall'Agenzia delle entrate, pesano in modo certo per 800 milioni l'anno. Il Premier ne fa una questione di “credibilità”. Così come per i fondi del Pnrr, le risorse messe sul tavolo per le riqualificazioni edilizie devono essere spese in modo “equo e responsabile”, così da non perdere “la fiducia” dei cittadini. 

Draghi cita come esempio lo stanziamento per il Biafra fatto a fine anni '70, in gran parte andato perduto per frodi e corruzione. Non tutti, però, apprezzano: il M5S, preoccupato che l'eccessiva “burocratizzazione” dei meccanismi di controllo possa “impantanare” il superbonus, prova a rimandare la questione in Parlamento, derubricando il decreto a emendamento da presentare alla manovra. In Cdm Stefano Patuanelli, assente in mattinata alla cabina di regia, rinnova le perplessità del Movimento, ma Draghi tira dritto e incassa l'ok di tutti sul testo. Il decreto estende l'obbligo del visto di conformità, previsto ora per la cessione del credito o lo sconto in fattura, anche nel caso in cui il superbonus al 110% venga utilizzato dal beneficiario in detrazione nella propria dichiarazione dei redditi, tranne nei casi in cui la dichiarazione stessa sia presentata direttamente dal contribuente o tramite il sostituto d'imposta. L'obbligo per il visto di conformità viene inoltre esteso anche in caso di cessione del credito o sconto in fattura relativi alle detrazioni fiscali per lavori edilizi diversi da quelli che danno diritto al superbonus al 110%. L'Agenzia delle Entrate, inoltre, può sospendere fino a 30 giorni l'efficacia delle comunicazioni su cessioni del credito o su sconti in fattura inviate alla stessa Agenzia che presentano particolari profili di rischio, ai fini del relativo controllo preventivo e viene disciplinata, razionalizzata e potenziata l'attività di accertamento e di recupero dei crediti

Letta punta sul campo largo e rilancia il ruolo del Pd

Enrico Letta torna a prospettare e auspicare la nascita del campo largo di centrosinistra. Il segretario dem non tiene nessuna porta chiusa, nemmeno a Matteo Renzi, sebbene ribadisca che lo strappo con il disegno di legge Zan c’è stato ed è stato profondo. però fa sue le parole del saggio Gianrico Carofiglio quando dice “non sta a noi dare patenti d'ingresso in un’alleanza tutta da definire. Le cose andranno in maniera molto naturale, c’è chi dice che Renzi stia guardando verso destra. Chi ci sta ci sta e chi non ci sta non ci sta”. Ma, aggiunge Letta, molto dipende anche da “come ci si avvicina al progetto”; tradotto: se dal Partito Democratico non si distribuiscono patenti, questo non deve accadere nemmeno da altre forze. E qui il discorso sembra cadere sul Movimento 5 Stelle il cui avvicinamento al gruppo dei Socialisti e Democratici europei, in cui trova casa anche il Pd, ha provocato qualche malumore fra i parlamentari dem vicini all'area di Base Riformista. Oggi il segretario comincerà ad affrontare il dossier volando a Bruxelles, dove incontrerà prima il gruppo S&D e poi la delegazione Pd: “Una convergenza tra Pd e M5S sui temi europei è una buona notizia se c’è. Nel Conte II questa convergenza c’è stata ed è stata molto forte. Non è una questione di schieramento, si tratta di partire dai temi”, sottolinea il segretario nazionale.

Assieme a lui, nello studio di Repubblica web tv, ci sono i sei osservatori esterni delle Agorà Democratiche: Elly Schlein, Monica Frassoni, Annamaria Furlan, Gianrico Carofiglio, Carlo Cottarelli e Andrea Riccardi, tutti senza la tessera del Pd ma che Letta candida sul posto a rappresentare l'ossatura di un possibile, eventuale governo per il dopo Draghi. Prima, però, bisogna vincere e la strada giusta indicata dal segretario Pd è proprio quel campo largo che “ha già battuto le destre” e che sta incassando il pieno di consensi, stando almeno ai sondaggi che vedono il Pd primo partito del paese, davanti anche a Fratelli d'Italia. Ma non basta: per Letta il primo vero banco di prova, per il Pd e per le prossime alleanze, sarà l’elezione del successore di Mattarella. Non fa nomi, ma su una cosa scommette: i gruppi Pd di Camera e Senato arriveranno “compatti all'appuntamento”, la notte dei 101 ha fatto sviluppare “gli anticorpi” per evitare nuovi incidenti come quello del 2013. Prima ancora dell'appuntamento con il Colle, ci sono poi le “partite” sulla riforma fiscale, le pensioni, il lavoro, le imprese. Letta mette in fila le proposte Pd al governo, caratterizzate tutte dall'attenzione primaria a donne, giovani e categorie più fragili.  

Nel M5S scatta la tregua dopo l’intervento di Conte. Ma le tensioni rimangono

Tra Giuseppe Conte e una fetta consistente dei gruppi parlamentari è scattata la tregua dopo la retromarcia dell'ex premier sulla salita di Mario Draghi al Colle che, con tutta probabilità, avrebbe avuto come conseguenza un'accelerazione verso la fine della legislatura. La garanzia del leader che, prima in televisione e poi anche in assemblea congiunta con deputati e senatori del M5S, ha ribadito la volontà di lavorare in funzione della scadenza naturale della legislatura nel 2023, è servita placare il dissenso interno, ma a non molto di più. Conte, dopo i primi mesi e i primi ko politici, sembra aver capito il messaggio delle sue truppe: non può continuare a decidere da solo senza confrontarsi con i parlamentari, sperando che poi tutti lo seguano senza farsi venire almeno un dubbio. Da qui la scelta di essere a disposizione almeno due giorni a settimana, uno alla Camera e l'altro al Senato, per ascoltare chi è in prima linea. Una buona mossa ma non abbastanza, perché allo stesso tempo alcuni passaggi del suo intervento in assemblea non sono affatto piaciuti, uno su tutti l'invito a fare uno “scatto di orgoglio e dignità”, ma anche l'esortazione ad “abbracciare e sostenere il nuovo corso” senza spiegare quale sia. 

I portavoce ascoltano, segno che il momento è davvero delicato con due appuntamenti fondamentali alle porte: la legge di bilancio ormai in arrivo al Senato e l'elezione del successore di Sergio Mattarella. Servirà una compattezza di cui, oggi, i Cinque Stelle non dispongono come dimostrano le turbolenze sulle strategie di comunicazione, che hanno portato a un duro botta e risposta tra Conte e Primo Di Nicola. La scelta di dare l'incarico ai cinque nuovi vicepresidenti di parlare a nome del Movimento nei telegiornali è stata rivendicata proprio dall'ex premier, spiegando che riguarderà solo questa prima fase del nuovo corso e sottolineando che non c'è alcun diktat. A Palazzo Madama, non sono state smaltite nemmeno le scorie per la scelta del nuovo capogruppo, che ha visto trionfare l'outsider Mariolina Castellone, vicina a Luigi Di Maio, contro il candidato dato per sicuro vincitore Ettore Licheri, tra i più convinti sostenitori del nuovo corso contiano. A diversi senatori non è andato giù che per il portavoce sardo si siano spesi alti dirigenti (i rumors indicano Paola Taverna e Mario Turco, assieme a Vito Crimi) per favorire la conferma del presidente uscente. Anche questo è un precedente importante, che potrebbe ripetersi alla Camera tra poche settimane, quando scadrà il mandato di Davide Crippa: non è un mistero che Conte vorrebbe Alfonso Bonafede al suo posto, ma dopo un primo tentativo, respinto, potrebbe ripiegare su altre soluzioni.  

L’Aula del Senato

Dopo che ieri ha approvato, con voto di fiducia, il decreto per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame del decreto per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali, con la Giustizia, svolgerà delle audizioni sul ddl sulla responsabilità penale e amministrativa-contabile dei sindaci. La Giustizia esaminerà il ddl sull’istigazione all'autolesionismo e il ddl sull’omicidio nautico. Successivamente dibatterà sul ddl sui reati contro il patrimonio culturale e riprenderà il confronto sul ddl per il contrasto alle molestie sui luoghi di lavoro. La Salute esaminerà, in sede di comitato ristretto, il ddl sul ristoro dei medici lesi da SARS-CoV-2. 

L’Aula della Camera

Dopo che ieri è stata votata la fiducia, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per l’approvazione del decreto sulle misure urgenti in materia di giustizia e di difesa, nonché proroghe in tema di referendum, assegno temporaneo e IRAP. A seguire esaminerà diverse ratifiche di trattati internazionali, la proposta di legge delega per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, la pdl sulla limitazione del mandato dei Sindaci e il controllo di gestione nei Comuni di minori dimensioni, e sulla inconferibilità di incarichi negli Enti privati in controllo pubblico. A seguire si confronterà sulla pdl per compensazione dei crediti maturati dalle imprese nei confronti della PA, la pdl per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo, e sulla proposta d’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di SARS-CoV-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall'OMS per evitarne la propagazione nel mondo. 

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà la pdl per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista. La Giustizia dibatterà sul ddl di delega per l'efficienza del processo civile e, con la Affari Sociali, esaminerà le pdl relative alla morte volontaria medicalmente assistita. La Esteri esaminerà lo schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2021-2023. La Difesa si confronterà su alcuni schemi di decreti per l’acquisizione di diverse tipologie di sistemi d’arma e sulla relazione sullo stato della disciplina militare e sullo stato dell'organizzazione delle Forze armate relativa all'anno 2020. La Bilancio esaminerà la proposta di modifica del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, nella parte riferita agli enti locali in situazione di criticità finanziaria o di squilibrio eccessivo. La Affari Sociali si confronterà con il disegno di legge delega in materia di disabilità. 

 



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