Draghi si congeda da Premier: i governi passano, l'Italia resta

Una foto di gruppo, sullo scalone di Palazzo Chigi, e un brindisi rapido, nella sala del Cdm, per un congedo “sobrio, modello Draghi”, scherzano i Ministri. Si chiude così, almeno sul fronte delle riunioni di Governo, l'esperienza di Mario Draghi alla guida del Paese, venti mesi in cui grazie al lavoro e all'impegno di tutti, ci tiene a sottolineare il premier, l'Italia è tornata a essere “protagonista in Europa e nel mondo”. Il Consiglio dei ministri, con ogni probabilità l'ultimo salvo esigenze tecniche, è finito e il premier chiede a tutti di fermarsi per un saluto e un brindisi. Lo stesso farà subito dopo il sottosegretario Roberto Garofoli con i capi di gabinetto e i capi degli uffici legislativi dei ministeri. Il Cdm ha appena approvato il ddl delega che riordina le politiche per gli anziani non autosufficienti, uno dei 55 target del Pnrr da raggiungere di qui alla fine dell'anno, e ha dato il via libera anche al Documento programmatico di Bilancio, già trasmesso a Bruxelles, per la prima volta con così largo anticipo per non lasciare alcuna scadenza inevasa. Certo, mancano le cifre della manovra, che sarà il nuovo Governo a dover disegnare, ma serve a favorire quella “transizione ordinata” su cui il premier è tornato a sollecitare la sua squadra, proprio per “permettere” a chi verrà di “mettersi al lavoro da subito”. 

È un dovere, dice Draghi, non solo per rispettare “le istituzioni di cui abbiamo fatto parte”, “lo dobbiamo ai cittadini”, dice con insolita enfasi, perché “i Governi passano” ma “l'Italia resta”. Il premier parla per l'ultima volta davanti ai suoi Ministri, assente solo il titolare della Transizione ecologica Roberto Cingolani perché impegnato sul dossier energia in vista della ministeriale di oggi a Praga e del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre, che sarà l'ultima apparizione internazionale di Draghi premier. Poi passerà il testimone “al nuovo esecutivo, espressione del risultato delle elezioni che si sono appena tenute”; il passaggio archivierà “l'esperienza eccezionale” dell’unità nazionale, adottata in un momento di “crisi profonda” e proseguita per venti mesi grazie a “maturità, senso dello Stato” e, riconosce il premier, “un bel po' di pazienza”. Pandemiacrisi economicaenergetica e pure il ritorno della guerra in Europa, sono le sfide che questo esecutivo si è trovato davanti e che sono state affrontate grazie “all'entusiasmo” e allo “spirito di collaborazione” tra Ministri, con le istituzioni e con gli Enti locali. E i risultati ci sono stati, dal Pnrr al “numero enorme di misure di sostegno economico” di cui andare fieri, certi che ora, ripete il premier, “altri sapranno completare” il lavoro fatto fin qui. 

Mattarella sprona l’Ue per fermare le speculazioni sull’energia

Mentre l'Europa sembra non trovare l'accordo sulle misure per frenare il caro-bollette, Sergio Mattarella sprona l'Ue a ritrovare lo spirito di solidarietà creatosi nella reazione alla pandemia. Il presidente della Repubblica affronta il tema consegnando al Quirinale le onorificenze ai Cavalieri del lavoro; lo fa spazzando via l'alibi della guerra che, certo, ha avuto forti ripercussioni sull'aumento dei prezzi di varie materie, ma il capo dello Stato parla chiaro e denuncia speculazioni: “Vediamo che la nostra Europa fatica a esprimere una politica di solidarietà e di coesione sulle conseguenze economiche e sociali di questa guerra. Assistiamo a un'impennata dei prezzi dell'energia che è attribuibile solo in parte a scarsità di approvvigionamenti, ma trova radice in azioni speculative che minacciano la vita di migliaia di aziende e mettono in allarme tantissime famiglie. A questo va posto rimedio”. Il richiamo del presidente si dispiega alla vigilia di un Consiglio Ue complesso che sarà l'ultimo a guida Mario Draghi e mentre Giorgia Meloni è alle prese con la formazione del suo Governo, ma coincide anche con la conferma dell'arrivo a Roma di Emmanuel Macron il prossimo 23 e 24 ottobre, una visita programmata da tempo ma che il classico scherzo del calendario colloca nelle ore più calde della formazione del primo esecutivo repubblicano dichiaratamente di destra. 

Proprio in quelle ore Giorgia Meloni potrebbe aver giurato al Colle. Il Presidente francese sarà nella capitale per un pranzo al Quirinale e, soprattutto, per partecipare a un evento della Comunità di sant'Egidio. Non è escluso che Macron possa incontrare la Meloni, ma se così sarà lei dovrà aver giurato, riferiscono fonti del Quirinale. L’incontro potrebbe avvenire dopo le polemiche sull'uscita della ministra per gli Affari europei Laurence Boone, che in un'intervista aveva parlato di “vigilanza” sull'Italia riferendosi al rispetto dei diritti, frase che aveva immediatamente provocato la reazione della leader di FdI che aveva chiesto parlato di “ingerenza”. Fibrillazione di non poco conto se anche il presidente Sergio Mattarella si era sentito in dovere di intervenire con una frase lapidaria: “L'Italia sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione e dei valori dell'Unione Europea”. Un primo assaggio di “realpolitik” potrebbe infatti essere il primo passo in politica estera per Giorgia Meloni; di certo Sergio Mattarella ne parlerà con Macron e non c’è da dubitare che spenderà tutta la sua autorevolezza per non far iniziare la diciannovesima legislatura con il gelo tra i due Paesi. 

Mercoledì i Ministri dell’Ue si ritroveranno per un nuovo round sull’energia

La svolta Ue sull'energia se ci sarà non arriverà prima di novembre: Price cap, piattaforma di acquisti congiunti e nuovo mercato del gas non vedranno la luce prima di un mese, e in mezzo una sequela di incontri tra i 27 e la Commissione europea. Il primo appuntamento è il Consiglio informale Energia a Praga di domani, già in questa occasione i ministri si aspettano di vedere una bozza della Commissione presentata dalla commissaria Kadri Simson, sulla cui base avviare le trattative. La proposta legislativa vera e propria dell'esecutivo Ue sarà svelata solo nel Collegio dei Commissari di martedì 18, salvo sorprese. Saranno poi i leader Ue riuniti nel Consiglio formale del 20 e 21 a dettare l'indirizzo politico e dare la spinta necessaria per far progredire il dossier energia. Nell'ultimo summit cui prenderà parte il premier Mario Draghi potrebbe convincere i più a spianare le strada al tetto al prezzo del gas. Il 25 ottobre i ministri si riuniranno di nuovo per un Consiglio Energia e la presidenza ceca ha annunciato un nuovo incontro straordinario a novembre che dovrebbe approvare le misure concordate tra Commissione e Stati. Questa la road map che dovrebbe portare a una soluzione alla crisi energetica sempre più incalzante: “Avanzeremo come Commissione nelle prossime due settimane una proposta per domare i prezzi dell'energia e limitare i prezzi dell'elettricità” ha promesso la presidente Ursula von der Leyen.

“L'obiettivo è ridurre il prezzo a un certo livello senza mettere in pericolo la sicurezza dell'approvvigionamento”. Il punto è sempre quello: come convincere la riluttante Germania e la scettica Olanda a calmierare i prezzi del metano importato. La Commissione, costretta a destreggiarsi tra le richieste tedesche e il fronte del price cap, sta intanto cercando di stringere accordi con i partner affidabili di gas e Gnl: con la Norvegia ha già intensificato le trattative per un corridoio a prezzi più bassi e la Commissaria Kadri Simson è ora in Algeria per degli incontri volti a potenziare le relazioni con il Paese nordafricano. Poche ore prima la presidente von der Leyen si era recata in Estonia per inaugurare il progetto di riconversione dell'impianto di Ida-Viru, uno dei più inquinanti del Paese, finanziato con 354 milioni di euro dall'Ue: “Il modo migliore nel tempo per sbarazzarsi di qualsiasi tipo di ricatto dalla Russia è accelerare la transizione pulita con le energie rinnovabili”, ha affermato von der Leyen, che ha ricordato l'avvio del mega parco eolico del Mar Baltico che entro il 2030 dovrebbe fornire energia per sei milioni di famiglie. 

Meloni lavora sulla squadra governo: nodo Mef e tensione con gli alleati

Sono ancora pressoché tutti da sciogliere i principali nodi con cui è alle prese Giorgia Meloni per la definizione del nuovo governo. Tempo ce n’è ma non troppo: giovedì si insedieranno le Camere e si voterà per i Presidenti di Camera e Senato, fra il 17 e il 18 ottobre si costituiranno i gruppi parlamentari, quindi, al Colle potranno cominciare le consultazioni e il presidente della Repubblica Segio Mattarella potrà dare l'incarico per formare un Governo, eventualmente anche durante la missione di Mario Draghi a Bruxelles del 20-21. Ma solo dopo il Consiglio europeo, cruciale per la crisi dell'energia, si ragiona in ambienti parlamentari della maggioranza, il suo successore potrà giurare. Giorgia Meloni conta di farsi trovare pronta con la lista dei Ministri, con l'obiettivo di chiudere entro lunedì 24 ottobre. Nel frattempo, deve concludere una trattativa complicata e non priva di tensioni. Servirà un nuovo confronto a tre con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, forse già oggi a Roma. 

Le prime caselle dovrebbero essere riempite fra giovedì e venerdì, con l'elezione dei presidenti delle Camere. FdI ha opzionato per il Senato Ignazio La Russa, Montecitorio andrà alla Lega, con Riccardo Molinari favorito su Giancarlo Giorgetti che potrebbe diventare il candidato del centrodestra per le Regionali in Lombardia. Il suo nome circola anche per il Mef, soluzione che però finirebbe per ridimensionare le pretese della Lega, ipotesi difficilmente accettabile per Salvini. L'obiettivo è un tecnico di rango: Meloni punta sempre su Fabio Panetta che al momento non sarebbe convinto anche per ragioni di opportunità. Alternative di peso rimangono Domenico Siniscalco e Dario Scannapieco, anche se all'interno di FdI ci sarebbero dubbi sull'idea di sostituire quest'ultimo al vertice di Cdp, tant’è che non si esclude una soluzione interna al Mef, ad esempio ricorrendo al Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta. Comunque sia, i tecnici potrebbero essere meno di quanti si pensava; fra questi dovrebbe esserci il prefetto Matteo Piantedosi agli Interni, e si parla del banchiere Gaetano Miccichè, ad esempio al Mise. 

Quello che è certo è che dovrà essere un “esecutivo autorevole e di altissimo livello”, ha ribadito la leader di FdI parlando ai suoi parlamentari ma rivolgendosi agli alleati. I rapporti fra Meloni e Berlusconi non sono distesi. Il Cavaliere sarebbe “molto infastidito” soprattutto per il poco valore attribuito a FI; dietro le tensioni con FI c’è soprattutto la resistenza della Meloni ad affidare a Licia Ronzulli un ministero di peso, come Salute o Istruzione. Intanto FdI rivendica anche i Ministeri della Difesa, che potrebbe andare a Adolfo Urso, e della Giustizia riservato a Carlo Nordio. Per l'Attuazione del programma, Giovanbattista Fazzolari è il primo nome ma rimane comunque l’opzione accreditata come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Di certo, escluso dalle presidenze della Camere, FI avrà un ministero di peso: agli Esteri sembra, al momento, destinato Antonio Tajani, mentre si è tirata fuori Elisabetta Belloni, così come sembrerebbe fuori dai giochi Giampiero Massolo. Non è più agevole la trattativa con la Lega, che dovrebbe puntare a quattro ministeri, escludendo il Viminale se fosse affidato al prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Salvini. Il leader leghista alla fine potrebbe avere le InfrastruttureAgricolturaRiforme e Turismo.



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