I dati sulla diffusione del Coronavirus sono positivi. Già si pensa alla fase 2
La curva del contagio del coronavirus ha iniziato a scendere: 47 giorni dopo il paziente uno a Codogno e 17.127 morti, l'Italia sembra vedere uno spiraglio di luce: il Ministro della Salute Roberto Speranza in serata spiega che l'indice di contagio è “sceso sotto il dato 1 ed è un risultato straordinario se pensiamo che eravamo a 3 o 4, ovvero un soggetto positivo infettava fino a 3-4 persone”. Ora il Paese si avvia verso la Fase 2 che per forza di cose comincerà con la messa a punto di un piano che prevede ospedali Covid e il potenziamento della sanità territoriale in tutto il paese. Il giorno dopo Pasquetta, se i dati si confermeranno, ci potrebbe dunque già essere una qualche minima riapertura delle attività produttive (il primo step), mentre per riprendere a spostarsi e ad uscire di casa, pur tra mille precauzioni “perchè il virus non è sconfitto”, bisognerà attendere almeno l'inizio di maggio. Per il direttore delle malattie infettive dell'Iss Giovanni Rezza “Finalmente sembra si inizi a vedere una diminuzione di nuovi casi: sembra esserci una discesa, la curva tende a flettere in basso. Ma aspettiamo domani o dopodomani prima di tirare un sospiro di sollievo”.
A sostenere le parole ci sono, appunto, i numeri. Per il quarto giorno calano i ricoverati in terapia intensiva, ieri sono stati 106 in meno; ben 5 regioni (Umbria, Friuli Venezia Giulia, Molise e soprattutto Lombardia ed Emilia Romagna) fanno segnare un minor numero di malati; l'aumento dei positivi è di soli 880 pazienti, meno della metà di lunedì. “È l'incremento più basso registrato dal 10 marzo” dice il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. Tutto ciò non significa certo che da qui ad una settimana l'Italia sarà fuori dall'emergenza: lo ripetono tutti gli scienziati e lo sa bene il Governo che continua a ribadire la linea della massima cautela e della prudenza. Per questo l'imperativo, anche per le prossime settimane, resta lo stesso: mantenere rigorosamente tutte le misure di distanziamento sociale. Quella che inizia oggi, come dice il commissario Domenico Arcuri, è dunque una “lunga fase di transizione”.
E proprio questa transizione è stata al centro del vertice tra il premier Giuseppe Conte, i Ministri e il comitato Tecnico scientifico, una riunione nella quale, anche se non si sono fatte date per le possibili riaperture, sono stati delineati alcuni punti fermi, a partire dall'applicazione rigorosa di misure di distanziamento. La linea è quella della “gradualità e prudenza” nelle scelte. Ecco perché il premier già nelle prossime ore, in vista della scadenza del dpcm del 13 aprile, vedrà i rappresentanti delle imprese e dei sindacati, oltre alle Regioni, per decidere come allargare il novero delle attività consentite. Tra queste potrebbero esserci quelle connesse alle filiere alimentare, farmaceutica e sanitaria ma anche l'agricoltura, le aziende meccaniche, magari introducendo una sorta di indice di rischio per i lavoratori: chi è più esposto dovrà utilizzare i dispositivi di protezione. Entro venerdì Conte dovrebbe aver concluso gli incontri per poi procedere al nuovo Dpcm nella giornata di sabato. Già questa settimana, inoltre, dovrebbe esser pronto lo studio sui test sierologici: verrà effettuato su un campione Istat della popolazione di circa 200mila persone per avere quanto più chiara possibile la diffusione del virus nel nostro Paese.
Mattarella difende il SSN e rilancia sulla corresponsabilità europea e globale
Una “pericolosa e temibile pandemia” si aggira nel pianeta mettendo a dura prova le popolazioni ma rendendo anche chiaro come il diritto alla salute sia una priorità per ogni classe dirigente e come, quindi, il Sistema Sanitario Nazionale sia assolutamente da difendere e migliorare. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella firma un denso messaggio nella Giornata mondiale della salute attraverso il quale ringrazia “la generosità, la professionalità e la dedizione della quale sono capaci gli operatori sanitari”. Ma non solo, il Capo dello Stato, proprio nella giornata in cui l'Eurogruppo dovrebbe prendere importanti decisioni di sostegno economico, torna a stimolare le coscienze dei leader europei: serve più consapevolezza della gravità del momento e più solidarietà. “L'impegno solidale per la salute può diventare un vettore di pace e amicizia, capace di influenzare positivamente le relazioni tra i Paesi. Siamo chiamati a un impegno, a una corresponsabilità di carattere globale, mettendo da parte egoismi nazionali e privilegi di sorta al fine di dare alla cooperazione mondiale un impulso di grande forza”. Ma il passaggio maggiormente politico del Presidente è dedicato al Ssn: “I Servizi Sanitari Nazionali costituiscono capisaldi essenziali delle comunità. La qualità della vita e gli stessi diritti fondamentali della persona sono strettamente legati alle capacità e all’universalità del servizio alla salute”.
Sulla stessa lunghezza d'onda gli altri vertici istituzionali, a partire dai presidenti della Camera Roberto Fico e del Senato Elisabetta Casellati. “Sono convinto che il Sistema sanitario nazionale - sottolinea Fico - sia un pilastro della nostra democrazia e della nostra comunità. Un pilastro che deve essere supportato costantemente aumentando le risorse pubbliche destinate alle politiche a sostegno e tutela del diritto alla salute e della protezione sociale. E questo non solo per rispondere alle contingenti esigenze di contrasto alla diffusione del virus e di cura, ma per costruire un sistema sanitario ancora più forte e solidale”. La Presidente del Senato preferisce evidenziare come “l'Italia stia dimostrando di poter disporre di un Servizio Sanitario tra i migliori al mondo, la cui universalità è la migliore prova che la salute è considerata dal nostro Paese un bene essenziale e primario. Un Sistema sanitario che, proprio alla luce di questa drammatica esperienza, abbiamo il dovere di valorizzare, tutelare e premiare anche con atti concreti e non solo a parole”.
In Parlamento
L’assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame del decreto legge per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale e il sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19; l’inizio dei lavori potrebbe slittare di qualche ora in attesa della conclusione del confronto in Commissione. Per quanto riguarda le altre Commissioni, la Bilancio concluderà l’esame degli emendamenti al decreto legge per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale e il sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, il cosiddetto decreto Cura Italia. Le restanti non si riuniranno ad eccezione dell’Istruzione che si confronterà sulla nomina dei componenti Consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR).
L’Assemblea della Camera alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata. Per quanto riguarda le Commissioni, la Trasporti ascolterà il Presidente dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali Antonello Soro, il Direttore della Rete di Wind Tre Spa Benoit Hanssen, il Direttore affari esterni e sostenibilità di Wind Tre Spa Roberto Basso e il Professor Ciro Cattuto sull'uso delle nuove tecnologie e della rete per contrastare l'emergenza epidemiologica da coronavirus.
L’Eurogruppo è spaccato su Mes ed Eurobond
È una maratona negoziale quella che affrontano i Ministri dell'economia nell'Eurogruppo più difficile dai tempi della crisi dell'euro. Divisi su come dare una risposta comune e adeguata allo shock economico generato dalla diffusione del coronavirus, cercano di approvare “il pacchetto economico più ambizioso di sempre”, come l'ha definito il presidente Mario Centeno. Ma perché il pacchetto passi, deve esserci tutto: dal Mes voluto dai Paesi del Nord agli Eurobond proposti dal Sud, altrimenti il tavolo salterà. Il premier Giuseppe Conte l'ha detto molto chiaramente alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: “L'Italia non accetterà compromessi a ribasso”. Il negoziato è difficile e la riunione, iniziata alle 16.00 già in ritardo di un'ora, continua ad accumulare ritardi fino a notte, infilando una pausa dietro l'altra per consentire ai Ministri di lavorare su conclusioni accettabili da tutti. Centeno, che presiede la riunione, super partes per ruolo istituzionale, cerca però di aiutare i Paesi del Sud e fa entrare nelle conclusioni un riferimento alla proposta francese sugli Eurobond cioè il Recovery fund, sfidando i no di Germania e Olanda. “Lavoriamo duro per arrivare ad un accordo”, fa sapere fino a notte il portavoce di Centeno. L'obiettivo sarebbe riuscire ad approvare un testo che contenga una formulazione accettabile di Mes e una di Eurobond, e passare rapidamente la palla ai leader. Del resto l'Eurogruppo è un tavolo tecnico, non può prendersi la responsabilità di decidere su un tema tanto sensibile politicamente, può solo formulare proposte al vertice Ue, che si riunirà dopo Pasqua.
Il pacchetto che i Ministri passano in esame comprende tre punti. Il primo è il sostegno ai Paesi attraverso l'utilizzo di un Mes alleggerito delle sue condizionalità più rigide e in grado di dare crediti per 240 miliardi di euro; ogni Paese potrebbe prendere in prestito fino al 2% del proprio Pil, e per l'Italia sarebbero circa 35 miliardi. Il secondo punto è il sostegno ai lavoratori, con un meccanismo da 100 miliardi per aiutare la cassa integrazione dei 27 Paesi Ue. Il terzo è il sostegno alle imprese, con la Bei che entra in campo per far arrivare 200 miliardi alle Pmi. In tutto sono 500 miliardi, appena un terzo dello stimolo necessario a far ripartire l'economia europea secondo i calcoli della Commissione Ue. Così composto, il pacchetto quindi non può funzionare, e non solo perché l'Italia si oppone all'utilizzo del Mes, ma anche perché non c’è un chiaro riferimento agli Eurobond. La Francia l'ha detto con fermezza alla vigilia della riunione: se la sua idea di Eurobond, cioè un fondo temporaneo di solidarietà, non sarà sostenuto dall'Eurogruppo fin da subito, non darà il suo via libera al Mes.
Il fronte del Sud sembra quindi compatto nel puntare i piedi: “Che si chiamino eurobond o coronabond, che sia un meccanismo dentro o fuori di quanto già esiste nell'Ue è secondario, l'importante è andare uniti sui mercati finanziari per garantire la ripresa”, ha detto la ministra dell'Economia spagnola Nadia Calvino. È un messaggio chiaro al fronte del Nord, che vorrebbe approvare subito soltanto il pacchetto in tre punti di risposta all'emergenza e mandare a casa il Sud con la promessa di discutere gli Eurobond in futuro. La concessione che i rigoristi sono disposti a fare è soltanto sulla condizionalità del Mes: alleggerirla, ma non cancellarla, perché una forma di controllo su come vengono spesi gli aiuti dovrà esserci per forza. Francia, Italia e Spagna però non mollano: i debiti che si faranno per rimediare ai danni dell'epidemia devono essere messi in comune, altrimenti l'Eurozona ne uscirà troppo frammentata, e alcuni verrebbero ingiustamente penalizzati da quello che è uno shock simmetrico. Ma anche la Commissione è divisa sulla questione dei debiti: la presidente Ursula von der Leyen e il vicepresidente Valdis Dombrovskis continuano a sostenere che il piano Marshall può essere nel bilancio Ue, mentre i commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton lanciano una loro idea di Eurobond.