È trascorsa ormai una lunghissima settimana dal voto referendario sulla riforma costituzionale che è stata bocciata dagli elettori con quasi il 60% dei voti e che di fatto ha segnato la fine del Governo guidato da Matteo Renzi. Molti i fatti accaduti che hanno contraddistinto questa delicatissima fase politica, primo fra tutti il ruolo di guida del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato sin da subito ha ribadito la necessità, prima di aprire una crisi di Governo, di approvare in via prioritaria la Legge di Bilancio 2017 sottolineando poi l’impossibilità, come richiesto dalle principali forze di opposizione, di andare a elezioni immediate senza il varo di una nuova legge elettorale coerente per entrambi i rami del Parlamento per garantire innanzitutto la governabilità. Nei giorni successivi è quindi stata approvata la manovra, Renzi ha riunito la Direzione Nazionale e ufficializzato le proprie dimissioni, rinunciando all’ipotesi di un reincarico; aperta ufficialmente la crisi di Governo, il Presidente della Repubblica ha iniziato le consultazioni con l’obiettivo di trovare la strada per la nascita di un nuovo Governo che traghetti il Paese verso le prossime elezioni e che lo rappresenti a grandi appuntamenti internazionali come il Consiglio Europeo e il prossimo G7.

Giovedì ha ascoltato il Presidente del Senato Piero Grasso, quella della Camera Laura Boldrini e per finire il Presidente emerito Giorgio Napolitano, mentre nelle due giornate successive ha incontrato i rappresentanti dei gruppi parlamentari. L’esito delle consultazioni è stato molto chiaro: nessun partito di opposizione si è detto disponibile a partecipare o a sostenere un Governo di larghe intese, con la conseguenza che l’unica maggioranza possibile rimane quella attuale, senza nessun allargamento. Sfumata l’ipotesi di un reincarico a Matteo Renzi, la soluzione è stata trovata, dopo non poche difficoltà interne al Partito Democratico, nella figura del Ministro degli esteri Paolo Gentiloni.

L’ormai ex capo della Farnesina è salito ieri mattina dal Presidente della Repubblica e ha accettato, con riserva, l’incarico di formare un nuovo Governo. Dopo un colloquio di circa tre quarti d’ora con Mattarella, il premier incaricato si è detto "consapevole dell'urgenza di dare all'Italia un Governo nella pienezza dei poteri" e di approvare una nuova legge elettorale per accompagnare il paese al voto nel giro di pochi mesi. Nel suo breve discorso, Gentiloni ha anche assicurato il “massimo impegno e determinazione” nell'affrontare le priorità “internazionali, economiche, sociali”, a iniziare "dalla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto”, dalla delicatissima questione della crisi del Monte dei Paschi di Siena ma anche dalla “questione sociale”.

Paolo Gentiloni ha iniziato immediatamente, anche se non di persona, le consultazioni con l’obiettivo di presentare la lista dei ministri già questa sera al Capo dello Stato. Ieri, il presidente incaricato ha incontrato alla Camera i gruppi parlamentari più piccoli e continuerà questa mattina per concludere, alle 12:45, con il Partito Democratico. Al termine della prima giornata d'incontri lo scenario politico non sembra poter cambiare di una virgola, visto che le opposizioni non sono disponibili a supportare il nuovo Governo. Sinistra Italiana ha dichiarato che non parteciperà al voto di fiducia in segno di protesta mentre il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord hanno dichiarato di non voler partecipare alle consultazioni criticando fortemente l’ormai certa nascita dell’ennesimo Governo non “eletto dai cittadini”. "Gentiloni è un prestanome, tiene calda la poltrona a Renzi", attacca Luigi Di Maio confermando che il M5S si mobiliterà presto e non sarà in Aula al momento della fiducia. "Gentiloni è una fotocopia sfigata di Renzi", ha dichiarato Matteo Salvini annunciando la discesa in piazza della Lega Nord con Giorgia Meloni di Fdi il prossimo 22 gennaio.

Quello che sembra certo è che ci saranno alcuni cambiamenti nella nuova squadra di Governo. La casella più "pesante" da riempire è quella che Gentiloni lascia vuota, la Farnesina; ancora in pista sarebbe il nome di Pietro Fassino ma secondo alcune voci di fonte parlamentare, però, potrebbe essere Angelino Alfano a traslocare dal Viminale. Luca Lotti, attualmente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, potrebbe ottenere le deleghe ai Servizi segreti, oggi nelle mani di Marco Minniti, che potrebbe sostituire Alfano come titolare dell’interno. Ancora da risolvere la partita che riguarda Maria Elena Boschi che potrebbe conservare soltanto la delega ai Rapporti con il Parlamento e alle Pari opportunità, o traslocare a palazzo Chigi da sottosegretario. In questo caso, a sostituirla potrebbero essere Emanuele Fiano o Anna Finocchiaro. In bilico sembra essere Marianna Madia, ma soprattutto la Ministra dell’istruzione Stefania Giannini, il cui Dicastero nelle scorse ore era stato invano proposto a Gianni Cuperlo. Certa la conferma all’economia diPier Carlo Padoan, come anche quella di Andrea Orlando alla giustizia, Roberta Pinotti alla difesa e Maurizio Martina all'agricoltura, oltre ai rappresentanti di NCD Beatrice Lorenzin ed Enrico Costa, rispettivamente alla salute e agli affari regionali. Ma il vero nodo politico rimane uno solo e cioè se concedere una posizione ministeriale alla componente di Denis Verdini che ormai da mesi sostiene il Governo. La riserva non sarebbe ancora stata sciolta definitivamente anche se sembra estremamente probabile che alla fine questo ingresso nella cosiddetta sala dei bottoni ci sarà.

Al momento sembra molto probabile che il neo incaricato Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni possa recarsi in Parlamento per ottenere la fiducia già domani sera anche se molto dipenderà dalla velocità con cui riuscirà a trovare un accordo politico sulla squadra di Governo. Al momento l’Assemblea del Senato è convocato a domicilio in attesa di ricevere la comunicazione ufficiale per votare la fiducia al nuovo Governo. Ciò vale anche per le Commissioni i cui lavori sono per il momento interrotti ad eccezione della Sanità che in settimana riprenderà l’esame dello schema di DPCM sulla definizione e l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) su cui svolgerà diverse audizioni. La Commissione Territorio si riunirà invece per esaminare lo schema di decreto legislativo sulla riduzione dell’utilizzo di borse di plastica.

Per quanto riguarda l’altro ramo del Parlamento, l’Assemblea della Camera si riunirà oggi e domani per l’approvazione definitiva del decreto-legge, già approvato dal Senato e prossimo alla scadenza, sul terremoto.

Passando ai lavori delle Commissioni, la Affari costituzionali si confronterà sullo schema di decreto legislativo recante istituzione e disciplina del servizio civile universale. La Commissione Giustizia esaminerà lo schema di decreto ministeriale relativo al regolamento sulle modalità di costituzione delle camere arbitrali, di conciliazione e degli organismi di risoluzione alternativa delle controversie. La Commissione Esteri svolgerà diverse audizioni nell’ambito dell’esame della ratifica, già approvata dal Senato, dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino - Lione. La Commissione Finanze si confronterà sulla risoluzione per favorire la creazione di un distretto finanziario a Milano.

La Commissione Ambiente proseguirà l’esame dello schema di decreto legislativo sulla riduzione dell’utilizzo di borse di plastica e di quelli in materia di armonizzazione della normativa nazionale in materia d'inquinamento acustico. La Commissione Affari sociali riprenderà l’esame dello schema di DPCM sulla definizione e l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA). La Commissione Agricoltura proseguirà invece l’esame dello schema di decreto ministeriale sul riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'anno 2015, relativo a contributi a enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi.

Finito il tempo della "responsabilità" istituzionale, Matteo Renzi torna all'attacco e la prima battaglia da combattere è inevitabilmente dentro il partito. Oggi si riunirà la Direzione per discutere anche le ragioni della sconfitta referendaria. Ieri era trapelata la possibilità, ancora non smentita, che Renzi non partecipi al confronto provocando fortissime critiche da parte di Bersani e Speranza della minoranza dem. Ma gli occhi sono già tutti puntati al prossimo Congresso. Renzi nei giorni scorsi ha lanciato l’intenzione di aprire una nuova fase politica e di fare delle nuove primarie per l’elezione del nuovo segretario tra febbraio e marzo così da essere pronti per le prossime elezioni politiche. Un’idea che presenterà lui stesso all’Assemblea Nazionale convocata a Milano domenica prossima. La corsa alla guida del Partito è iniziata e quello che sembra certo è che non mancheranno colpi di scena.

 



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