Questa settimana le Assemblee di Camera e Senato non si riuniranno. Le rispettive conferenze dei capigruppo hanno deciso di sospendere i lavori per consentire a ciascuna formazione politica di concentrarsi sull’ultima settimana di campagna elettorale delle elezioni amministrative che si terranno domenica prossima; si voterà dalle 7 alle 23, mentre l’eventuale secondo turno, per i soli Comuni che superano i 15.000 abitanti, è previsto per domenica 19 giugno. Nel complesso saranno 1.363 i comuni che andranno al voto, di cui 1.175 appartenenti a Regioni ordinarie e 188 a Regioni a statuto speciale. Si voterà in ventisei comuni capoluogo di provincia, fra cui Bologna, Cagliari, Milano, Napoli, Roma, Torino e Trieste che sono anche capoluogo di regione, ma anche in città come Latina, Novara, Salerno, Savona e Ravenna.

Dopo settimane in cui il dibattito politico si è concentrato principalmente sulle riforme costituzionali e sul relativo referendum confermativo, che con ogni probabilità si terrà la prima settimana di ottobre, si è giunti un po’ in sordina a soli sei giorni dal voto. E questo nonostante la campagna elettorale nelle principali città, basti pensare a Roma e Milano, si sia aperta già nelle ultime settimane del 2015.

Sembra innegabile che queste elezioni saranno un test estremamente importante. Il Partito Democratico del Presidente del Consiglio e Segretario Matteo Renzi è chiamato a un risultato positivo non solo per riallineare la complessa dialettica interna con la minoranza ma per proiettarsi con la spinta necessaria verso la sfida cruciale del referendum costituzionale di ottobre e delle successive elezioni politiche. A poco più di due anni dall’insediamento del Governo, sembrano ormai lontanissime le elezioni europee del 2014 nelle quali il Pd superò il 40% dei voti e le successive elezioni regionali dove venne riconfermata la fiducia al partito del premier che si aggiudicò 5 regioni su 7. A oggi sembra difficile che il PD possa ottenere risultati simili sia in termini di consenso sia di risultati: secondo tutti i sondaggi è il partito più grande del Paese ma si trova nella situazione di aver bisogno di veder confermata la fiducia degli elettori nella stragrande maggioranza delle città. Si trova quindi nella scomoda posizione di chi ha tutto da perdere e fronteggia una campagna elettorale resa ancor più difficile dalle divisioni interne tra renziani e minoranza, dai quasi giornalieri scandali giudiziari che coinvolgono suoi esponenti sul territorio e, infine, dai postumi dello scandalo di Mafia Capitale a Roma.

Anche per il Movimento 5 Stelle queste amministrative rappresentano un passaggio decisivo. Con la morte di Casaleggio, il progressivo allontanamento di Beppe Grillo dalla politica e lo sviluppo di una classe dirigente interna che sta acquisendo autonomia in Parlamento e visibilità sui media, il Movimento è in piena fase di trasformazione e queste tornata elettorale gli offre l’irripetibile occasione di compiere il salto decisivo da partito anti-establishment di protesta a potenziale partito di governo. Dopo le prime esperienze di governo locale e ai primi fallimenti come nelle città di Quarto, Livorno, Ragusa e Parma, il Movimento ha concrete possibilità di vincere le elezioni per il Sindaco della Capitale, un risultato che potrebbe rappresentare un vero e proprio trampolino di lancio per le prossime elezioni politiche. Il M5S ha la necessità non solo di ottenere un grande risultato ma di accreditarsi nell’immaginario degli elettori come un’alternativa credibile e capace di governare i complessi processi amministrativi e politici.

Infine, il centrodestra si presenta con coalizioni differenti, unito a Milano e diviso a Roma. Nel complesso le maggiori chance di vittoria sono nel capoluogo lombardo mentre nella maggior parte delle altre grandi città, sembra estremamente difficile e arduo anche raggiungere il ballottaggio. La vera sfida nel centrodestra non sarà tanto rivolta verso il Partito Democratico o il Movimento 5 Stelle, quanto al futuro dell’intera area politica con l’asse SalviniMeloni da una parte e mondo berlusconiano dall’altra. Quello che sembra certo, comunque, è che quando il centrodestra non si presenta unito non rappresenta un'alternativa credibile e competitiva e la campagna elettorale di Milano ne è la dimostrazione più emblematica.

L’elezione del nuovo sindaco di Roma rappresenta una fra le sfide più importanti di questa tornata. La campagna elettorale e la presentazione delle liste nella capitale hanno occupato un buon numero di prime pagine dei principali quotidiani italiani e non è difficile capire perché: vincere o perdere a Roma ha un valore simbolico e politico non indifferente. Mafia Capitale e le dimissioni di Ignazio Marino hanno scompaginato il fronte politico capitolino, che vede così un gran numero di candidati sindaco. Il Partito Democratico, assieme a quattro altre liste, sostiene Roberto Giachetti, ex radicale, parlamentare del Pd e vice-presidente della Camera dei Deputati. Nel fronte opposto, 2 sono i principali candidati: Alfio Marchini, già candidatosi alle ultime comunali, sostenuto da FI dopo il ritiro del proprio candidato Guido Bertolaso e da altre tre liste, e Giorgia Meloni, leader di FdI, che è sostenuta dalla Lega Nord di Matteo Salvini e da altre tre liste. Ma la vera favorita della competizione è il candidato del Movimento 5 Stelle Virginia Raggi. Secondo i sondaggi di “Termometro politico”, da prendere sempre con le pinze visti i flop dei maggiori istituti di sondaggio nelle ultime tornate elettorali, Roberto Giachetti è stimato al 28,5%, la Raggi di poco sotto al 28%, Marchini al 19,5%, la Meloni in netto calo si attesterebbe intorno al 15,5% e infine Fassina, recentemente riammesso alla competizione dal Consiglio di Stato, al 4,5%. Sembra ormai certo un ballottaggio all’ultimo voto tra il candidato del Pd e quello del M5S.

A Milano la competizione elettorale sembra seguire ancora il vecchio schema bipolare fra le due coalizioni principali: la conquista di Palazzo Marino si gioca fra il centrosinistra, che candida l’ex commissario all’Expo Giuseppe Sala, sostenuto dal Pd e da altre 3 liste, e Stefano Parisi che corre per lo schieramento di centrodestra, che include FI, Lega Nord e Milano Popolare (lista che include importanti politici del Nuovo Centro Destra come Maurizio Lupi). Il Movimento Cinque Stelle, mai realmente in corsa per la vittoria, propone la candidatura a sindaco di Gianluca Corrado, avvocato che ha sostituito, non senza polemiche, Patrizia Bedori, uscita vincente dalle “comunarie” grilline. Secondo i sondaggi, Sala sarebbe in vantaggio e stimato al 40%, Parisi di poco sotto, al 38%, mentre il candidato di M5S Corrado al 13%. Sembra ormai certo il ballottaggio all’ultimo voto tra i due principali candidati.

A Torino, il sindaco uscente Piero Fassino cerca la riconferma dopo cinque anni in Comune, sostenuto dal PD e da altre 3 liste. A sinistra sarà sfidato da Giorgio Airaudo, deputato di Sinistra Ecologia e Libertà. Spostandosi verso il centrodestra la situazione è più frammentata: mentre l’UdC, in una coalizione con altre 4 liste, sostiene l’ex forzista Roberto Rosso, FI, supporta invece, assieme ad altre 2 liste civiche, la candidatura di Osvaldo Napoli, ex deputato. Lega Nord e FdI candidano, assieme ad una lista civica, Alberto Morano, notaio torinese. Infine il Movimento Cinque Stelle sostiene l’imprenditrice Chiara Appendino. Secondo i sondaggi dell’istituto Demos, Piero Fassino è dato in netto vantaggio al 42,5%, seguito dalla candidata del M5S al 23,1%. Sembra ormai certo il ballottaggio fra questi due candidati.

Infine, a Napoli è il centrosinistra ad aver affrontato i problemi più profondi: basti ricordare la contestata vittoria alle primarie del centrosinistra di Valeria Valente contro Antonio Bassolino, ex sindaco di Napoli ed ex presidente della Regione Campania. Valente è sostenuta da ben 10 liste. Stesso numero di liste, 10 (erano appena 2 nel 2011), quasi tutte civiche, anche per il sindaco uscente, l’ex magistrato Luigi de Magistris. FdI candida Marcello Taglialatela, sostenuto anche da un’altra lista. Infine, lo sconfitto al ballottaggio di cinque anni fa, Gianni Lettieri, guida una coalizione composta di Fi e di altre 7 liste. Il M5S sostiene Matteo Brambilla, vincitore a sorpresa delle primarie grilline. Secondo i sondaggi dell’istituto Demos, l’attuale sindaco sarebbe stimato al 42,1%, seguito da Lettieri al 19,7%, poi da Brambilla al 17,3% ed infine dalla candidata del Pd Valente al 16,4%. Anche in questo caso sembra certo il ballottaggio che con tutta probabilità vedrà De Magistris scontrarsi con il candidato di Forza Italia.



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