Il patto di maggioranza proposto da Letta piace ma ancora non decolla
Comincia a prendere forma il confronto sulla legge di bilancio. La “proposta di metodo” lanciata da Enrico Letta punta a “ripristinare un confronto sano sui contenuti”, per mettere in sicurezza la manovra della ripartenza e, almeno nelle intenzioni, provare a stabilire le regole di ingaggio che potranno poi essere utilizzate anche per la partita del Quirinale. La proposta però non scalda i cuori di tutte le forze politiche. Per Renzi: “È un errore legare il patto della legge di Bilancio con quello del Quirinale”, perché è plausibile che “i leader dei partiti maggiori abbiamo un sogno nel cassetto, andare a votare nel 2022”. Quasi un sospetto, perché dell'ex Bce ha una grande considerazione: “Mario Draghi è il perfetto Presidente del consiglio fino al 2047, ma sarebbe anche un ottimo presidente della Repubblica e presidente del Consiglio europeo”. All'appello di Letta risponde positivamente Conte, anche se il presidente del M5S prova ad andare oltre rilanciando anche il discorso sulle riforme costituzionali. Salvini, anche se “chiede di togliere i soldi dal reddito di cittadinanza”, dichiara che “un confronto è sempre opportuno e benvenuto”. Il problema sarà quello di convincere le forze di maggioranza a rinunciare alle loro bandiere per questa legge di Bilancio. Salvini spinge per la rottamazione di tutte le cartelle esattoriali di 2018 e 2019. Nel frattempo, Forza Italia ha presentato le sue proposte per la manovra ed è pronta a dare battaglia sulla riforma fiscale.
La Meloni toglie Berlusconi dalla corsa per il Colle, innescando le ire di FI
Nel dibattito politico sul prossimo Presidente della Repubblica si aggiunge un nuovo tassello; la leader di FdI Giorgia Meloni, presentando il libro di Bruno Vespa insieme a Enrico Letta, toglie dal tavolo il nome di Silvio Berlusconi: “In questo quadro la sua elezione non è una cosa facilissima per i numeri” e non solo. Per l'ex ministra è lo stesso ex Cav ad aver rinunciato a eventuali sogni di gloria: “Ho visto che Berlusconi ha risposto per primo all'appello del Pd” per aprire un tavolo sulla legge di bilancio e il Quirinale “e visto che sicuramente il Pd non lo vota al Quirinale, per me significa che Berlusconi sta facendo un passo indietro”, è il ragionamento. La stoccata non passa certo inosservata e l'uscita di Meloni non viene affatto apprezzata e viene bollata come “incomprensibile” dai vertici azzurri. Da Forza Italia si affrettano a sottolineare che il partito ha dato la sua disponibilità a discutere con tutti i leader della maggioranza solo della legge di Bilancio e non altro. La posizione di FI è quella che sia prematuro discutere di Quirinale e che il centrodestra dovrà essere unito quando si voterà per il successore di Mattarella.
È tensione nel M5S su caso delle nomine Rai. Conte è nel mirino
Nel M5S arriva la stretta, stop alle dichiarazioni ai Tg, alle comparsate, alle partecipazioni nei talk show della Rai; via libera alla comunicazione sui canali del M5S, sui social ma anche, e soprattutto, sulle reti concorrenti: Mediaset e La7, tanto per cominciare. Ha quasi il sapore della “vendetta” lo stop deciso da Giuseppe Conte nei confronti della Tv di Stato, rea di aver gestito il manuale Cencelli delle nomine alle direzioni delle testate, “dimenticandosi” della forza di maggioranza relativa in Parlamento. Uno “strappo”, difficile da gestire per l'ex premier, ritornato nel mirino dei suoi avversari interni. Proprio in previsione di prevedibili contestazioni, Conte ha scelto di prendere questa decisione sulla Rai in modo collegiale. Non a caso per la sua dichiarazione alla stampa si è presentato con i due capigruppo Davide Crippa e Mariolina Castellone, con il capo delegazione governativa Stefano Patuanelli, con la capogruppo in commissione Vigilanza Rai Sabrina Ricciardi e il vicepresidente Primo Di Nicola. L'umore all'interno della compagine parlamentare pentastellata continua ad essere tesissimo, anche in vista dell'elezione del capogruppo alla Cameraper la quale Conte sembrava rassegnato a mandare avanti Davide Crippa per evitare spaccature e nuove tensioni in vista del voto per il Quirinale. Dalla corsa per la presidenza del direttivo sembrano aver fatto un passo indietro tutti i candidati di cui si era vociferato nelle scorse settimane, da Alfonso Bonafede a Lucia Azzolina a Vittoria Baldino; ma non pare voler fare un passo indietro Angelo Tofalo, vicino a Luigi Di Maio.
Al Senato partono le audizioni sulla manovra ma è stallo sui relatori
Martedì, con le Comunicazioni della Presidente Elisabetta Casellati, si è aperta ufficialmente la sessione di bilancio. Il testo della manovra è stato assegnato alla Commissione Bilancio in sede referente, mentre le altre Commissioni dovranno trasmettere i propri pareri entro il 23 novembre. Nella giornata di venerdì è iniziato il ciclo di audizioni che si chiuderà martedì 23. Comunque sia l'iter della legge di bilancio comincia in salita, con tensioni in Commissione Bilancio a Palazzo Madama presieduta dal Cinquestelle Daniele Pesco, dove c’è tempo fino a mercoledì per risolvere lo stallo sul relatore. PD, LeU e Autonomie chiedono una soluzione di equilibrio, un relatore di centrosinistra nella persona di Vasco Errani (LeU), e uno di centrodestra (FI o Lega). La strategia della nuova capogruppo M5S Mariolina Castellone punta a tre relatori, idea respinta dagli altri partiti. La decisione finale è prerogativa del Presidente, che potrebbe diventare relatore unico. Lunedì 29 novembre alle 17.00 scade il termine per la presentazione degli emendamenti. Il Governo conta di chiudere i lavori in Commissione il 13-14 dicembre e portare la manovra in Aula al Senato il 17 per poi mandare il testo alla Camera per l’approvazione definitiva entro Natale.
L’Italia vede luce verde sulla manovra da parte dell’Ue, ma su Pnrr deve correre
Tra la fine di novembre e la fine di dicembre l’Italia sarà chiamata a passare un doppio esame a Bruxelles, il primo sulla legge di bilancio, il secondo sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Sui documenti di programmazione e bilancio inviati dai 27 Paesi membri la Commissione Europea si esprimerà il 24 novembre, ma, complice la sospensione del patto di stabilità, per l'Italia la luce verde è quasi scontata. Diverso il discorso per il Pnrr, in merito al quale Roma è chiamata a rispettare il cronoprogramma 2021 e solo dopo potrà fare richiesta della prima tranche da circa 24 miliardi del Next Generation Ue. Il tempo stringe ma il messaggio del Governo all'Ue resta chiaro: “Del Pnrr non verrà sprecato un euro”. A recapitare l'ultima assicurazione in ordine cronologico a Bruxelles, dove tra l'altro ha incontrato il Commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni, è stato il ministro per il Sud e la Coesione Mara Carfagna: “La vera sfida è attuare nei tempi prestabiliti gli investimenti e vogliamo mettere le amministrazioni nelle condizioni di farlo”, ha sottolineato Carfagna nel corso del Consiglio Affari Generali Ue sui fondi strutturali.
A Palazzo Chigi riparte il tavolo tra Governo e Sindacati sulle pensioni
Dopo giorni di annunci e tensioni è ripartito il confronto sulle pensioni. Al termine dell'incontro, Governo e sindacati hanno messo a punto una sorta di road map in due tempi per riformare la previdenza. Un primo intervento arriverà in manovra, mentre l'esame strutturale chiesto dai sindacati per superare definitivamente la legge Fornero partirà nelle prossime settimane e proseguirà nel 2022. In sostanza nei prossimi giorni si apriranno dei tavoli tecnici per introdurre correttivi in manovra anche sul fisco mentre su flessibilità in uscita e riforma si parlerà l'anno prossimo. Per il segretario della Cisl Luigi Sbarra: “È stato un incontro positivo. La Cisl ha apprezzato la disponibilità e l'impegno ufficiale del Governo ad aprire nei prossimi giorni al Mef un confronto per discutere di politica fiscale e degli 8 miliardi di riduzione delle tasse previste della legge di bilancio”.
La maggioranza si spacca in Senato e il Governo va sotto due volte
Giovedì il governo Draghi è stato battuto due volte nell'Aula del Senato. A palazzo Madama si votava il decreto che aumenta le capienze nei luoghi di cultura e sport. Il provvedimento è a bassa conflittualità, l'esecutivo non pone la fiducia, ma qualcosa va storto e Lega, FI e IV approvano con Fdi due emendamenti su bus turistici e l’età di pensionamento dei medici. PD, M5S e LeU si scagliano contro gli alleati, li accusano di voler mettere a rischio il Governo, evocano la crisi e, per evitarla, invocano una verifica di maggioranza. Il rischio è che le fibrillazioni si ripetano sulla manovra. Ma il non detto è il Quirinale: la lettura diffusa è che chi scatena il caos in Aula voglia inviare un segnale, anche a Draghi, in vista del voto di gennaio. A Palazzo Chigi non drammatizzano quanto accaduto in Senato, ma l'osservano con attenzione, anche perché è chiaro che un conto sono due emendamenti, dopotutto marginali, al decreto sulle capienze, ben altra storia sarebbe se lo sfilacciamento della maggioranza si ripercuotesse sulla legge di bilancio, che proprio in Senato ha iniziato il suo iter tra mille difficoltà. Alcuni senatori del M5S attraverso i Ministri avrebbero fatto pervenire al premier Mario Draghi una richiesta di ascolto, la possibilità di avere un momento di confronto. E la disponibilità c’è.
Tra le tensioni arriva l’assegno unico per i figli e parte il tavolo sul fisco
L'assegno unico per i figli incassa il via libera del Cdm ma non senza tensioni. La Lega ha aperto una crepa nella soddisfazione generalizzata, definendo “inaccettabile” concedere il sostegno anche agli immigrati residenti in Italia da solo due anni. Il provvedimento ora passa alle Camere e il governo spera che non sia troppo stravolto in modo da poter avviare le domande da gennaio. Da venerdì i riflettori si accenderanno sulla riforma fiscale: la maggioranza, non proprio allineata, ha avvitato il tavolo tecnico del Ministero dell’economia Daniele Franco per cercare una sintesi sulla destinazione degli 8 miliardi di euro stanziati nella manovra per il taglio delle tasse. I più scettici temono che alla fine il capo del MEF cali dall'alto un piano già pronto. Dal XX settembre si dicono aperti a sentire le richieste che i partiti. L'unico mantra è quello di non disperdere le risorse in tanti micro-interventi, meglio concentrarle, magari prevalentemente sulle buste paga. Ma il mix si deciderà alla fine: il PD punta tutto sul taglio del cuneo fiscale, M5S su una strada intermedia di semplificazione, rendendo l'Irap un'addizionale dell'Ires e alleggerendo l'Irpef sui redditi medi e bassi, FI vuole superare l'Irap, la Lega spinge su partite Iva e autonomi a costo di tagliare il Reddito di cittadinanza, IV guarda a una riforma di sistema e chiede di ripartire dalla delega fiscale varata dal Parlamento.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, il Partito Democratico di Enrico Letta rimane il primo partito italiano con il 20,3% dei consensi, anche se il vantaggio su Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni è praticamente nullo (20,2%). Inoltre, il distacco tra il PD e la terza forza politica nazionale (Lega) è di 1,6 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,1%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,5% e al 2,4%. Nell’area centrista, +Europa non fa registrare cambiamenti (1,9%), così come Italia Viva (2,2%) e Azione (3,9%). In leggero calo rispetto alla settimana scorsa anche il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte con il 16,1%. Nell’area del centrodestra, infine, il consenso della Lega rimane pressoché immutato (18,7%) così come Forza Italia che si attesta al 6,9%.
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 74,5%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 38,8%. La coalizione del centrodestra unito raggiunge il 45,8%; invece il rassemblement dei partiti di centro(Azione, IV e +Europa) si attesta all’8% dei consensi.