Conte firma il Dpcm: l’Italia riapre
Con la firma del Dpcm da parte del premier Giuseppe Conte parte ufficialmente la fase 2 dell'emergenza coronavirus, quella più attesa, sulle riaperture. Dopo un lungo braccio di ferro, il Governo ha deciso di assumere le indicazioni delle Regioni nelle linee guida per lo sblocco, assieme ai protocolli di sicurezza Inail e le convenzioni con le confessioni religiose. Dal 18 maggio e fino al 15 giugno non sarà più necessario utilizzare le autocertificazioni per circolare all'interno della propria regione di residenza. Da lunedì sono riprese le celebrazioni liturgiche dopo che le linee guida sono state sottoscritte dal Governo con le diverse confessioni religiose. Sempre da lunedì sarà possibile muoversi liberamente nell'area della propria regione, mentre dal 3 giugno cadranno anche le barriere territoriali sull'intera area nazionale. Disco verde per raggiungere le spiagge, sia gli stabilimenti che quelle libere. Dal 18 maggio è consentito “svolgere attività sportiva o attività motoria all'aperto”. Nel nuovo Dpcm c'è la norma che consente, a decorrere dal 15 giugno, l'accesso di bambini e ragazzi a luoghi destinati allo svolgimento di attività ludiche, ricreative ed educative. A Regioni e Province autonome viene concessa la possibilità di stabilire una diversa data anticipata o posticipata. È obbligatorio, sull'intero territorio nazionale, l'uso di mascherine nei luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto. Lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche è consentito soltanto in forma statica. Riaprono dal 15 giugno gli spettacoli aperti al pubblico all'aperto. Dal 3 giugno 2020, fatte salve le limitazioni disposte per specifiche aree del territorio nazionale, non sono soggetti ad alcuna limitazione gli spostamenti da e per Stati membri dell'UE e Stati parte dell'accordo di Schengen. Restano, invece, sospese le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo e discoteche. Bar, ristoranti, parrucchieri, barbieri, estetisti rialzeranno le serrande rispettando i divieti di assembramento in base alla grandezza dei propri esercizi, garantendo la distanza di almeno 1 metro e adeguate protezioni, con continue sanificazioni di locali e strumenti. Restano sospese le attività di centri benessere e centri termali, centri culturali e centri sociali (Speciale Nomos Covid-19).
Il Senato boccia la sfiducia al ministro della giustizia Bonafede
L'affondo di Italia Viva al Senato alla fine non c’è stato: la doppia mozione di sfiducia nei confronti del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è stata respinta e il Governo, almeno apparentemente, ne è uscito indenne. Certo, i numeri della maggioranza a Palazzo Madama restano esigui: la mozione del centrodestra unito viene respinta con 160 voti contrari, quella di +Europa con 158. Iv, non a caso, rivendica a gran voce di essere stata decisiva; per Matteo Renzi, insomma, non è il tempo della crisi: “Conte ha dato segnali importanti ma c’è ancora molto da fare”, scandisce in Aula l'ex premier. La mattinata inizia con la foto plastica di Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede che entrano a Palazzo Madama, dietro di loro, il titolare della Salute Roberto Speranza. Giuseppe Contearriva al Senato solo quando oramai è chiaro che Iv non voterà contro Bonafede. Il premier ascolta prima Matteo Renzi, poi la replica del titolare della Giustizia. Bonafede nel suo intervento apre al ruolo di una Commissione ministeriale sulla riforma della prescrizione, difende il suo operato spiegando che “sulle scarcerazioni dei boss c’è stata una coltre di menzogne senza contatto con la realtà”. E, soprattutto, sottolinea come il confronto con le forze della maggioranza sulla giustizia sarà “costante e improntato su una leale collaborazione”. Ad Iv, per ora può bastare; del resto l'incontro di lunedì tra Maria Elena Boschi e Giuseppe Conte ha chiuso ogni ipotesi di blitz.
È quasi rissa tra M5S e Lega alla Camera sulla sanità lombarda
Il modello Lombardia ed in particolare la gestione della sanità diventa un caso in Parlamento. Bagarre nell'aula di Montecitorio (con una rissa sfiorata) tra deputati della Lega e M5S. A far insorgere il partito di Matteo Salvini e poi, a seguire, tutto il centrodestra sono le parole del pentastellato Riccardo Ricciardi. Il deputato, che prende la parola dopo l'intervento del premier Giuseppe Contesulle misure di contrasto al Coronavirus, attacca a testa bassa i vertici del Pirellone: “Il modello è stato fallimentare, in questi anni sono stati tagliati 25mila posti letto negli ospedali pubblici regalando soldi alle cliniche private. Non accettiamo lezioni”. Parole che scatenano caos e proteste dai banchi della Lega al grido di “buffone, buffone” tanto che il presidente della Camera Roberto Ficodeve sospendere la seduta. A riportare la calma non ci riesce nemmeno il presidente del Consiglio che sgombra il campo dalle accuse di una possibile regia dietro le parole di Ricciardi. Il capo del Governo, poi, vuole essere ancora più chiaro: “Dire che io abbia condiviso o istigato, è una cosa che si commenta da sé”, è la replica diretta a Giorgia Meloni che aveva parlato “di una precisa strategia della maggioranza” dietro l'intervento dell'esponente 5s. Ma è tra gli ex alleati di governo, Lega e Movimento, che volano parole grosse. A difendere la Lombardia a guida leghista ci pensa innanzitutto Matteo Salvini che invita i Cinquestelle “a sciacquarsi la bocca prima di parlare” e si spinge fino a chiamare il Capo dello Stato Sergio Mattarella per esprimergli “il proprio stupore” e la propria “amarezza per i pesanti attacchi di alcuni parlamentari della maggioranza nei confronti della Lombardia duramente colpita dalla tragedia del Covid-19”.
Il Governo punta sullo sblocco cantieri e sburocratizzazione
Due settimane, una ventina di giorni al massimo, per arrivare già alla metà di giugno con nuove regole per semplificare la vita dei cittadini e sbloccare opere pubbliche per decine di miliardi. Il Governo, come spiega il premier Giuseppe Conte alle Camere, punta tutto sui cantieri e sulla “drastica semplificazione burocratica” per dare una spinta alla Fase 2 e agganciare quel rimbalzo dell'economia che ci si aspetta nella seconda metà dell'anno. Appena varato il decreto rilancio gli Uffici sono già al lavoro sul prossimo provvedimento urgente, che rischia di fare litigare la maggioranza, mentre saranno da gestire contemporaneamente in Parlamento gli appetiti dei partiti (che hanno 800 milioni a disposizione per le modifiche al Rilancio) e le proteste di chi è rimasto fuori da questo o quell'aiuto: i professionisti dai ristori a fondo perduto, le zone rosse dal Fondo anti-Covid per le aree più colpite dall'epidemia, i proprietari di seconde case dal superbonus per le ristrutturazioni al 110%. Senza contare sindaci e governatori che lamentano, in generale le scarse risorse e già chiedono, come fa a nome di tutte le Regioni Stefano Bonaccini un incontro urgente all'esecutivo. Per il prossimo decreto semplificazioni, “la madre di tutte le riforme”, Conte apre alle proposte di Italia Viva, che continua a chiedere un piano shock per i cantieri da 120 miliardi, e assicura che “troveremo un dialogo” anche con le opposizioni. Il nuovo decreto sarà “il primo tassello di un ampio programma di rinascita economica e sociale”, dice il premier, spiegando che il focus sarà sulle infrastrutture. A partire da “un iter semplificato su un elenco di opere strategiche con poteri derogatori” senza venire meno, assicura ai “controlli più rigorosi che assicurino piena trasparenza ed evitino infiltrazioni mafiose”. Ma già sull'elenco delle opere e sullo spettro delle deroghe le visioni in maggioranza potrebbero non coincidere.
Il centrodestra unito manifesterà contro il Governo il 2 giugno
Le opposizioni hanno deciso: dopo una rincorsa iniziale tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, il centrodestra manifesterà unito il 2 giugno. Ci sta anche Silvio Berlusconi che, collegato telefonicamente con il vertice convocato negli uffici del leader della Lega, dove Forza Italia era rappresentata anche da Antonio Tajani e Licia Ronzulli, dà il suo assenso. Resta l'idea di fare una manifestazione diffusa in tutta Italia, senza simboli di partito. La scelta serve a non far mettere il cappello a nessuno, ma agevola anche l'organizzazione, visto che non sarà in alcun modo possibile fare la conta delle forze messe in campo. Giorgia Meloni assicura che agli aspetti organizzativi ci si sta “lavorando”, “in momenti come questi bisogna far fruttare la fantasia”. Per ora, appunto, l'importante era dare un messaggio di unità che allontanasse le tensioni, soprattutto quelle tra Matteo Salvini e la leader di Fdi, la cui competizione nei consensi si è fatta sempre più forte. “Stiamo lavorando unitariamente per trovarci in piazza in piena sicurezza, a distanza, rispettosi, per aiutare i troppi italiani che in questi mesi hanno dimostrato buonsenso e meritano fiducia. Senza bandiere di partito siamo pronti a tornare al fianco degli italiani che ci aspettano”.
Dl elezioni, election day il 13 e 14/9: ma in maggioranza non c'è accordo
Entra nel vivo l’esame del decreto legge che dovrà disciplinare le elezioni amministrative e il referendum costituzionale. La partenza però è tutta in salita. In Commissione Affari costituzionali della Camera è stato presentato l'emendamento che propone come date per la tornata elettorale quella del 13 e 14 settembre. La firma è della relatrice M5S Anna Bilotti e prevede che si voti la domenica fino alle 23 e il lunedì fino alle 15 con tutte le misure di prevenzione per il coronavirus per assicurare il necessario distanziamento sociale. L’ipotesi è immediatamente bocciata dagli stessi componenti della maggioranza giallo-rossa. A spingere per il “prima possibile” sono i 5Stelle che vorrebbero chiudere la partita sul taglio dei parlamentari e incassare la legge votata all'alba del Conte II. Oltre al tornaconto politico, in casa dei pentastellati si ragiona anche sull'ipotesi di un ritorno dell'epidemia con l'affacciarsi dell'autunno. Si è aperta, quindi, nella maggioranza l'ennesima discussione con evidenti diversità di vedute. A questo punto, qualora l'ipotesi avanzata non trovasse la condivisione neanche tra le forze che compongono l'esecutivo, la data più probabile potrebbe essere quella del doppio turno il 27 e 28 settembre, con ballottaggio, dove previsto, quindici giorni dopo, quindi in pieno autunno. E se la maggioranza giallorossa tende a scavalcare l'estate, nel centrodestra c'è chi vorrebbe tagliare il nastro prima di andare tutti in vacanza e chi, invece, vorrebbe aspettare ancora un po' per mescolare ancora il carnet dei candidati. Luca Zaia, che sarà ricandidato come governatore del Veneto, vorrebbe tornare alle urne il 12 luglio, quindi, il prima possibile.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, riprende quota la Lega di Matteo Salvini che perde quasi un punto nei consensi attestandosi al 27%. In discesa anche il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Vito Crimi diminuisce di quasi un punto percentuale (16%). La Lega rimane il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 6,4 punti percentuali, mentre il gap rispetto al M5S si attesta a 11 punti percentuali.
Nell’area delle sinistre, i Verdi perdono qualcosa (1,5%) a differenza dell’alleanza tra Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno che sale di mezzo punto, fino al 3,7%. Nell’area centrista, +Europa si stabilizza al 2,2% dei consensi, Italia Viva guadagna terreno (3%), mentre Azione, il partito di Carlo Calenda, rimane fermo al 2,6%. In netta ripresa il Partito Democratico, che si arriva al 20,6%. Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia si conferma stabilmente come la seconda forza della coalizione (14%), Forza Italia perde qualche decimale (5,7%) mentre Cambiamo!, il partito di Giovanni Toti, non fa registrare grossi cambiamenti (1,1%).
Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 43,3% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 47,8%, quella di centrosinistra il 29,5%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 16%.
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Settimana Politica 16 - 22 maggio 2020