In Sardegna la campagna elettorale è al rush finale, maggioranza unita
Sul palco di Cagliari a sostenere il candidato che si gioca (sul filo, secondo i sondaggi) l'elezione a governatore della Sardegna c'è tutto il centrodestra. E tutti a garantire che problemi nella coalizione non ci sono, che la capacità di fare sintesi è dimostrata dai fatti e a liquidare le tensioni che sembrano moltiplicarsi: dalle posizioni non proprio allineate sulla Russia e Navalny alla vigilia del primo G7 italiano con l’Ucraina al centro, fino alla spaccatura sul terzo mandato dei governatori. Giorgia Meloni e Matteo Salvini si presentano insieme, con Paolo Truzzu che spera di lasciare la fascia tricolore di sindaco di Cagliari per indossare la casacca di governatore della Regione, consapevole che quello sardo è diventato inevitabilmente uno stress test nazionale. Per la coalizione ci sono anche il governatore uscente Christian Solinas, Maurizio Lupi e Antonio Tajani. La premier Giorgia Meloni rispolvera i toni da comizio, snocciola tutti i risultati del Governo e assicura che si andrà avanti. L'affondo arriva sul centrosinistra e su quel “campo largo” di cui i sardi non possono “essere le cavie”.
Matteo Salvini non ha lasciato l'Isola dopo l'evento di chiusura, anzi, per lui c’è in programma un'agenda fittissima, da nord a sud: presidia la regione che è stata sotto la bandiera del Carroccio e dei Quattro mori del Psd'Az, per cinque anni. Insieme a lui anche Alessandra Zedda, ex vice presidente della Giunta Solinas e in avvicinamento alla Lega da Forza Italia, con lo sguardo sul Comune di Cagliari. “Non è un voto nazionale, mentre la sinistra è divisa il centrodestra è unito”, continua a ribadire il vicepremier, nonostante la sua campagna nell'Isola appaia tesa più alla tenuta della Lega (nel 2019 all'11,4%) e al sostegno agli aspiranti consiglieri che non al candidato presidente. Dopo Cagliari, una caserma dei carabinieri in provincia di Sassari e un ponte a Oschiri, in Gallura, poi Olbia e Nuoro; l'ultimo tour di Salvini proseguirà a Nuoro e Cagliari. (Speciale Nomos elezioni regionali in Sardegna)
L’emendamento su terzo mandato viene bocciato. La maggioranza si spacca
La commissione Affari Costituzionali del Senato ha bocciato il terzo mandato per i governatori e come da pronostico la maggioranza si è spaccata. I parlamentari di Fratelli d'Italia e Forza Italia votano contro l'emendamento al decreto elettorale con cui la Lega ha tentato di aprire la strada alla ricandidatura di Luca Zaia in Veneto. Il risultato finale è schiacciante: i voti favorevoli alla proposta leghista sono solo quattro, i contrari 16; al fianco dei senatori leghisti si schiera soltanto Italia Viva. A respingere l'emendamento, con FdI e Fi, sono invece le opposizioni, con Pd, M5S e Avs che si compattano. La premier Giorgia Meloni rassicura: “Non è una materia che crea problemi alla maggioranza”. A confermare dalla Lega che non c'è intenzione di lasciarla vinta ci pensa il vicepremier Matteo Salvini, che avverte: “Se ne parlerà nell'Aula del Parlamento che è sovrana”. Una frase lanciata poco dopo la spaccatura in Commissione e in cui molti leggono l'ipotesi che la Lega possa ripresentare l'emendamento quando il decreto approderà nell'Aula di Palazzo Madama, eventualità che secondo alcuni porterebbe allo scontro frontale in maggioranza.
Von der Leyen si candida la presidenza della Commissione Ue
Ursula von der Leyen sarà la candidata del Ppe per la presidenza della Commissione Ue. La numero uno dell'esecutivo europeo ha comunicato al suo partito nazionale, la Cdu, la volontà di correre per il bis e da Berlino ha dato il là alla sua campagna elettorale. Quella di von der Leyen sembra una ricandidatura ma non lo è: nel 2019 lo Spitzenkandidaten del Ppe era l'attuale presidente e capogruppo dei Popolari, Manfred Weber; il nome Ursula emerse solo al Consiglio Ue successivo al voto e fu un jolly che ebbe in Angela Merkel e in Emmanuel Macron la sponda decisiva. Questa volta l'ex ministra della Difesa tedesca dovrà scendere personalmente in campo, trovandosi nella delicata gestione del suo duplice ruolo: presidente della Commissione che rappresenta l'interesse generale e candidata del Ppe. Molto dipenderà dai risultati del voto del 6-9 giugno ma, al momento, von der Leyen non sembra avere avversari: l'unico altro Spitzenkandidaten annunciato è quello dei socialisti Nicolas Schmit.
La battaglia politica non sarà tanto tra Ppe e socialisti ma tra europeisti e partiti anti-Ue. L'ascesa delle destre e dei sovranisti è una costante degli ultimi sondaggi e potrebbe scombussolare i finora solidi equilibri del potere comunitario, basato sulla triade popolari-socialisti-liberali. I nomi citati da von der Leyen non sono casuali; nel Ppe il trend è quello di dialogare con una parte delle destre ed escluderne un'altra, sulla base di tre condizioni: essere filo-Ue, filo-Ucraina e a favore dello Stato di diritto. L’obiettivo, quindi, è carpire l'appoggio delle destre considerati più dialoganti, a cominciare da FdI di Giorgia Meloni, su cui von der Leyen ha puntato da tempo per blindare la sua conferma, con risultati finora positivi. Tra i 27 l'attuale presidente parte in grande vantaggio visto l’appoggio di Germania, Spagna e Francia. Diverso è il discorso all'Eurocamera, dove la maggioranza Ppe-S&D-Renew rischia: servirà l'appoggio di una parte delle destre o, in alternativa, dei Verdi. Von der Leyen chiuderà il mandato con due azioni che saranno pilastri dei prossimi 5 anni: la difesa europea e lo sprint alla competitività; il Green Deal resterà una priorità, ma attenuata. E poi c'è sempre la variabile emergenze a partire dalla guerra in Ucraina.
Forza Italia riparte dal congresso. Tajani candidato unico
Forza Italia scalda i motori per il congresso che si riunirà nel weekend a Roma e confermerà la leadership di Antonio Tajani. Con lui saranno eletti quattro vice: Roberto Occhiuto, Deborah Bergamini, Stefano Benigni e Alberto Cirio. “C'è un grande spazio tra Elly Schlein e Giorgia Meloni”, la grande prateria del centro, da sempre serbatoio di quei voti mobili che possono determinare per un partito la sconfitta o la vittoria. Obiettivo è raggiungere la percentuale del 10% alle europee e raddoppiare questo risultato alle prossime politiche. Il mantra, alla vigilia della convention, è il “voto utile: il Ppe sarà la prima forza politica nel parlamento europeo.” E la collocazione dentro i popolari europei è tanto radicata che, questa volta, alle urne gli elettori troveranno proprio il Ppe al centro del simbolo azzurro. Il vicepremier riceverà l'investitura ufficiale a leader del partito sabato pomeriggio e non ci sarà gara interna nemmeno tra i vicesegretari. Tra oggi e domani accanto ad un migliaio di delegati da tutta Italia, varcheranno le soglie del Palazzo dei Congressi dell'Eur, da Ignazio La Russa alla presidente del Parlamento Europeo Roberta Metzola e passando per il numero uno del Ppe Manfred Weber. Attese in video, invece, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la premier Giorgia Meloni.
Sabato l’Italia guiderà il G7. Possibili nuove sanzioni alla Russia
Sabato si riunirà il G7 a guida italiana e si parlerà delle crisi in Medio Oriente e Mar Rosso, ma soprattutto della guerra in Ucraina. E come un anno fa si collegherà in videoconferenza Volodymyr Zelensky, prima del colloquio fra Giorgia Meloni, i leader degli altri sei Stati e quelli di Commissione e Consiglio Ue. La discussione verterà anche sulla morte di Alexei Navalny e si chiuderà con una dichiarazione congiunta mirata a contrastare la “falsa narrativa dell'Occidente stanco” per gli effetti del conflitto. Per la premier è da condannare la morte in carcere di un uomo colpevole solo di opporsi al regime di Vladimir Putin mentre monta la polemica per le considerazioni di Matteo Salvini. La linea del Governo è quella secondo cui se quella morte “non è stata provocata direttamente, lo è stata in maniera indiretta”. Per le cancellerie europee è il momento di dare un segnale di vicinanza a Zelensky, anche con viaggi a Kiev. A Roma si sta definendo l'accordo con l'Ucraina sulle garanzie di sicurezza: il sostegno a Kiev, anche militare, sarà garantito “finché necessario”, con l'Ue che ha appena stabilito un impegno di almeno 21 miliardi nel 2024 e Joe Biden impegnato a convincere il Congresso a varare un pacchetto ancora più sostanzioso. Il G7 punta a un inasprimento del sistema sanzionatorio contro la Russia, anche per cercare di chiudere i canali di finanziamento in entrata e dei flussi di approvvigionamento energetico in uscita verso Stati terzi. Sul tavolo del summit anche la crisi in Medio Oriente: tre le priorità, la liberazione degli ostaggi, un cessate il fuoco e il post Gaza.
La Lega insiste sul terzo mandato. Se ne parlerà dopo il voto in Sardegna
Continua a consumarsi una battaglia sul terzo mandato con l’unità del centrodestra sullo sfondo. La Lega non ha ritirato i suoi emendamenti al Senato, per il ter di governatori e dei sindaci delle grandi città. Nel frattempo, non c'è accordo sulle candidature per le altre tornate di amministrative, né sui sindaci, per cui comunque c'è tempo di qui al 9 giugno, né su quella Basilicata che andrà a votare ad aprile, per la quale FI continua a puntare sul bis di Vito Bardi. L'esito dell'ennesimo tavolo sulle amministrative è nei fatti una fumata nera e si è concluso con un nulla di fatto. Non c'è il nome nemmeno per sostituire proprio Truzzu, che, se avesse successo e diventasse il nuovo governatore della Sardegna dovrebbe lasciare la fascia da sindaco di Cagliari, un tassello che la Legareclamerebbe nel caso per sé dopo il passo indietro sulla ricandidatura di Cristian Solinas. Tutti questi aspetti saranno affrontati dopo il voto sardo, anche perché ogni passaggio alle urne è un test anche per il Governo, motivo per cui, secondo i rumors di Palazzo Madama, la Lega starebbe insistendo per portare al voto l'emendamento che consente un terzo mandato ai presidenti di Regione non prima della prossima settimana. Ad ogni modo, il terzo mandato apre una questione anche all'interno del Pd, che ancora non ha convocato il tavolo ad hoc per valutare il da farsi: la “quadra”, come la definisce Stefano Bonaccini che è tra i diretti interessati essendo al suo secondo mandato in Emilia-Romagna.
Von der Leyen è chiara: “Mai con anti-Ue e amici di Putin”
Di fronte all'avanzare dei sovranisti, alla “fatigue” del sostegno comunitario all'Ucraina, a sondaggi che danno l'attuale maggioranza europeista in crescente difficoltà, Ursula von der Leyen sottolinea che, per essere confermata, non accetterà nessuna deroga alla linea rossa tracciata dai Popolari per un dialogo con le destre: “Essere pro-Ue, pro-Nato, pro-Ucraina e a favore dello stato di diritto”. La numero uno dell'esecutivo europeo, dopo l'esordio da candidata a Berlino, ha scelto di parlare dall'Eurocamera dopo l'incontro con il gruppo dei Popolari, con al suo fianco il leader del Ppe Manfred Weber. Von der Leyen sull'apertura alle destre ha scelto la via della chiarezza: “Dobbiamo proteggere la nostra democrazia e i nostri valori, dobbiamo difenderci dall'euroscetticismo e dagli amici di Putin, dentro e fuori l'Europa”. L'ex ministra della Difesa tedesca non ha fatto nomi ma i destinatari del suo messaggio sono scritti nella black list del Ppe: si va dall'AfD tedesca ai lepenisti, fino ovviamente a Viktor Orban. Separare le destre che possono essere inquadrate nell'alveo europeista da quelle considerate un nemico attorno al quale erigere un cordone sanitario: è questa la strategia che i Popolari potrebbero mettere in campo.
Per Schlein, è in gioco il futuro dei sardi
Nessun laboratorio né test nazionale: Elly Schlein respinge la lettura secondo cui le elezioni regionali di domenica prossima in Sardegna possano essere un esperimento di alleanza tra Pd e M5S: “La Sardegna non è e non sarà mai un laboratorio, né sede di test nazionali. Quello che c'è in gioco per il voto di domenica è il futuro di questa terra, di questa comunità orgogliosa che cerca il suo riscatto dopo cinque anni di disastroso governo della destra guidata da Solinas”. La leader dem in serata risponde anche a Meloni, che aveva attaccato sul tema: “Mi ha colpito che Giorgia Meloni sia andata” in Sardegna “a fare il solito comizio contro le opposizioni senza rivendicare un risultato. Schlein è di nuovo nell'isola per sostenere Alessandra Todde, candidata del M5S alla presidenza della regione, appoggiata da dieci liste guidate da Pd e penta stellati: “Noi siamo unitissimi a sostegno di Alessandra Todde e di una coalizione che il Pd sostiene con tutta la sua forza, con le sue competenze, con queste candidature bellissime che abbiamo in tutto il territorio sardo”, ha ribadito dopo i bagni di folla di a Carbonia e Cagliari.
Salvini attacca la sinistra sull’apertura di un una inchiesta sul Ponte
La procura di Roma ha aperto un fascicolo, senza indagati né per il momento ipotesi di reato, dopo un esposto presentato dai deputati di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni e dalla segretaria del Pd Elly Schlein sul Ponte sullo Stretto di Messina. Nell'atto presentato il 1° febbraio, viene chiesto ai magistrati di fare verifiche sulla progettazione e sulla presunta mancata pubblicazione dei progetti da parte della società che dovrebbe realizzare l'opera. “Finché mi fate fare il Ministro vado in ufficio per realizzare opere e non saranno la sinistra o qualche giudice a mettermi paura o a fermarmi”, reagisce il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini dal palco di Cagliari dove ha chiuso la campagna elettorale per le regionali. Dalla Lega, già in mattinata, avevano fatto sapere che “il Pd e la sinistra sono contro le opere pubbliche, il lavoro e lo sviluppo del Paese. Continuiamo a lavorare per sbloccare e completare tutte le opere ferme da troppo tempo”. Salvini assicura che il Ponte si farà al “100%” e poi aggiunge: “È un diritto di milioni d’italiani viaggiare più velocemente e inquinare di meno. Il Ponte, secondo le stime della società, creerà 120 mila posti di lavoro in tutta Italia.”
Gli studenti fuorisede potranno votare per le Europee
Gli studenti fuorisede possono guardare alle prossime elezioni con un filo di speranza. Per le elezioni europee dell'8-9 giugno non sarà infatti necessario tornare nel proprio Comune di residenza per votare. Sarà infatti possibile, almeno per questa tornata elettorale, votare in quello di domicilio, in cui si vive e si studia. Un emendamento di FdI al decreto elezioni dà un colpo di spugna ai lunghi viaggi pre-elettorali cui migliaia di studenti si sono sempre sottoposti per compiere il loro dovere civico. “Un importante passo avanti”, commenta la premier Giorgia Meloni che ringrazia tutti i gruppi per la compattezza politica. La proposta viene sottoscritta da tutti i partiti e passa all'unanimità in Commissione Affari costituzionali, dove il decreto-legge elezioni è all'esame. Alle prossime europee, dunque, il voto fuori sede sarà consentito agli studenti che vivono da almeno tre mesi nella località per la quale viene fatta richiesta trentacinque giorni prima della consultazione. La domanda va fatta nel comune di domicilio.
L’Albania dà il via libera all’intesa con l’Italia sui migranti
Il trasferimento di migranti in Albania ora diventa possibile. Il Parlamento di Tirana ha dato il via libera all'accordo siglato il 6 novembre scorso tra Giorgia Meloni e Edi Rama che prevede lo sbarco di persone salvate da navi italiane nel Mediterraneo in centri di accoglienza dall'altra parte dell'Adriatico. È previsto un centro d’identificazione dei migranti nell'entroterra, a Gjader, che potrà accogliere fino mila persone (esclusi donne, minori, disabili) più un centro di minori dimensioni di primo approdo nel porto di Shengjin, dove far attraccare le navi italiane con i profughi. Il trasporto dal Centro di approdo al Cpr sarà effettuato dall'Italia, che provvederà anche alla sicurezza interna ai due Centri, mentre all'Albania è affidata la sicurezza esterna. “Grazie al Primo Ministro Edi Rama, alle istituzioni e al popolo albanese per la loro amicizia e collaborazione”, ha commentato Giorgia Meloni sui social.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 12 febbraio, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 28,2%, davanti al PD (20,1%). Quasi 13 punti percentuali in meno per il Movimento 5 Stelle al 15,3%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 8,1 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 4,3%, mentre Unione Popolare all’1,4%. Nell’area centrista, Azione è data al 4,2%, mentre Italia Viva al 3,3%. Nella coalizione del centrodestra, Lega scende all’8,0%, Forza Italia scende a 7,1%. Per l’Italia scende all’1,5%
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) scende al 43,3%, mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra, sale al 26,8%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, scende al 15,3%;fuori da ogni alleanza, il M5S scende al 15,3%.