Meloni incontra Michel in vista del Consiglio Europeo sul piano industriale UE
Ursula von der Leyen accelera sulla risposta di Bruxelles alla legge sull'inflazione americana e presenterà una comunicazione per delineare il Piano industriale NetZero con cui la Commissione punta a restituire competitività alle imprese europee. Il Piano, assieme al dossier migranti, sarà al centro del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio ed è finito sul tavolo dell'incontro a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. “L'Europa deve proteggere le sue imprese e deve farlo con coraggio”, è stato il messaggio del capo del Governo; l'incontro con Michel è servito anche a chiarire la posizione di Roma sui due temi centrali della primavera europea. Il bilaterale è stato positivo e conferma che l'Ue guarda con interesse al nuovo Governo; Meloni ha ribadito che, sui migranti, servono “soluzioni europee”.
“Grazie per la cooperazione franca, diretta e sincera. Quando l'Italia va bene, è un bene per l'Ue e quando l'Ue va bene, è un bene per l'Italia”, ha sottolineato Michel spiegando che, alla riunione di febbraio saranno sul tavolo “scelte decisive per i prossimi dieci anni”. A cominciare dal nuovo piano industriale europeo: il Green Deal Industrial Plan è anche una risposta alla Cina e “definirà un percorso per l'Europa verso l'avanguardia a livello globale nell'era industriale a zero emissioni”, si legge nella bozza della comunicazione della Commissione. In attesa dell'estate Bruxelles punta su due risposte nel breve termine: il pacchetto RepowerEu, che sarà portato a 9 miliardi, e una maggiore flessibilità agli aiuti di Stato, in particolare nel settore delle rinnovabili. L'obiettivo finale è appaiare, con un piano da circa 380 miliardi, i fondi previsti dall'Ira targata Joe Biden. Sulla mossa di Bruxelles, però, l'Europa è divisa e il nodo è il finanziamento del Fondo di sovranità.
Il Governo in Ue punta a maggiore flessibilità sul Pnnr
L'Italia si prepara a una triplice, difficile trattativa in Europa che verterà sul Piano industriale presentato da Ursula von der Leyen. Dall'altra parte, all'Ue viene chiesto di allargare i margini di manovra sui fondi del Pnrr. La trattativa va di pari passo con il decreto sul piano su cui il Governo sta lavorando. La tempistica resta ancora incerta ma, dalle prime bozze del nuovo decreto, emerge come l'esecutivo punti a un'accelerazione della messa a punto dei progetti con misure urgenti per semplificare gli interventi di edilizia scolastica e a un ulteriore taglio agli obblighi sulla valutazione d’impatto ambientale che può saltare in casi eccezionali, a discrezione dell'esecutivo. Per assicurare il rispetto del cronoprogramma, viene previsto che i Comuni inadempienti siano commissariati, per attuare i progetti in maniera più rapida.
L'implementazione delle misure, del resto, è uno dei punti chiave contenuti nelle linee guida alle modifiche del Pnrr attraverso il RePower che la Commissione ha diffuso assieme alla comunicazione sul pacchetto per rispondere alla legge sull'inflazione americana. I 27 hanno tempo fino al 30 aprile per presentare i loro piani modificati con l'aggiunta del capitolo RePower. Pnrr e piano industriale europeo sono stati al centro della missione del Ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto a Bruxelles; nel bilaterale con la presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola egli ha ribadito la “volontà del Governo Meloni di collaborare per trovare soluzioni e risposte comuni alle difficili sfide”.
Mattarella, da oggi Francia e Italia sono sempre più unite
Sergio Mattarella celebra l'entrata in vigore del Trattato del Quirinale che, a dispetto delle recenti incomprensioni tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, assicura in ogni caso una corsia istituzionale per far lavorare insieme Roma e Parigi. Il Trattato del Quirinale in realtà è stato firmato tra il presidente francese e l'allora premier Mario Draghi ma parte da lontano grazie ad un’intuizione di Macron nel 2017. Ci vollero però anni per siglarlo a causa di un continuo stop and go nelle relazioni bilaterali tra Roma e Parigi. L'accordo di cooperazione rafforzata ha l'obiettivo di fornire un quadro stabile e formalizzato nelle relazioni tra i due Paesi e si modella sul precedente Trattato di Aquisgrana, che invece regola la cooperazione franco-tedesca.
Non è un caso che sia stato il presidente della Repubblica a celebrarne l'entrata in vigore visto che Sergio Mattarella è stato in questi anni l'infaticabile motore della complessa macchina politico-diplomatica che ha permesso la firma. Sempre dal Quirinale sono partite spinte e ricuciture tra i “cugini” d’oltralpe che negli anni si sono spesso scontrati anche su dinamiche economiche e per questo non è pleonastica la sottolineatura del Capo dello Stato sulla rinnovata amicizia transalpina: “Con l'entrata in vigore del Trattato, Francia e Italia sono ancora più unite per difendere e promuovere i valori fondanti delle nostre società: la pace, la libertà, i diritti umani, un progresso economico e sociale sostenibile, nel rispetto dell'ambiente”.
Migranti e aiuti di Stato, la Meloni in visita a Berlino e Stoccolma
La difesa dei confini esterni e la necessità di mantenere “parità di condizioni” tra i Paesi della Ue per rispondere all'Inflation reduction act americano: venerdì Giorgia Meloni si presenterà con questi due dossier prima a Stoccolma dal neo governo di destra del premier Ulf Kristersson, poi a Berlino, dal cancelliere Olaf Scholz; è un’agenda fitta di appuntamenti per cercare sponde in vista del Consiglio straordinario Ue della prossima settimana che potrebbe includere anche una visita all'Eliseo da Emmanuel Macron. Le diplomazie sono al lavoro, il clima più disteso dopo gli scontri delle prime settimane al Governo sulla gestione delle Ong. L'entrata in vigore del Trattato del Quirinale dà un input aggiuntivo e i Ministri si stanno già parlando: dopo Guido Crosetto anche Raffaele Fitto ha incontrato la sua omologa Laurence Boone. Si prepara il terreno, anche in vista del match di Bruxelles; i due parlano, e stando al resoconto italiano, concordano, sulla necessità di tutelare tutti i Paesi nel piano antinflazione (senza penalizzare chi come l'Italia non ha spazi fiscali di manovra), e di adeguate risorse finanziarie, non solo attraverso l'uso flessibile dei fondi esistenti, ma anche, ed è la proposta italiana, attraverso la creazione di appositi strumenti finanziari.
A Stoccolma saranno invece i migranti il tema principale: l'Italia, ha ribadito Meloni, in questi anni “è stata abbandonata sulla rotta mediterranea” ma è arrivato il momento di affrontare la questione “in modo strutturale”, non solo sul fronte della redistribuzione che “non risolverà mai i nostri problemi” visto che riguarda, “se va bene, il 30% di chi arriva da noi e ha diritto a una protezione”. Ma l'Italia “non si presenta col cappello in mano” e a chi lamenta i movimenti secondari dei migranti ricorderà che prima “ci sono i movimenti primari” che l'Italia non vuole più affrontare da sola.
È bagarre alla Camera su Cospito. Donzelli accusa il Pd
È tensione in Aula alla Camera sul caso di Alfredo Cospito, l'anarchico in sciopero della fame per il quale il Guardasigilli Carlo Nordio ha confermato il 41-bis. La bagarre, sollevata da un intervento di Giovanni Donzelli contro il Pd, si conclude in maniera fragorosa. Durante l'esame del progetto di legge per istituire la Commissione Antimafia prende la parola Donzelli, a proposito del 41-bis, e attacca Cospito che definisce “un influencer” usato dalla mafia per convincere il Governo a togliere la misura del carcere duro. Poi, riferisce di alcune conversazioni che l'anarchico avrebbe avuto in carcere con vari boss della criminalità organizzata, ma non si ferma e riferisce che il 12 gennaio Cospito ha ricevuto la visita in carcere dei Dem Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e Andrea Orlando, e nel rendere noto il fatto grida tra gli applausi dei suoi: “Voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia!”. A quel punto l'opposizione insorge.
È ancora scontro sul caso Cospito. Tensione tra FdI e Pd al Senato
Lo scontro sul caso Cospito si è spostato in Commissione Affari costituzionali e Bilancio del Senato dove si discute il decreto milleproroghe. La protesta era contro il presidente della Commissione, il senatore di FdI Alberto Balboni, che aveva rilanciato le accuse al Pd di Giovanni Donzelli. Ma Balboni non è stato il solo: il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti ha dichiarato che gli esponenti Pd, che a gennaio hanno incontrato in carcere Cospito, si sarebbero prestati alla richiesta dell'anarchico di incontrare anche alcuni detenuti mafiosi. Immediata la replica dei dem: “Caro Foti le spiegazioni le devono dare i suoi colleghi di partito, il ministro Nordio e la presidente del consiglio Meloni. Non certo noi. Gli incontri nel carcere li abbiamo fatti perché erano il motivo della nostra visita come abbiamo ribadito allo stesso Cospito”. Intanto, su questo caso e sul 41 bis il Governo tira dritto: l’ha ribadito Giorgia Meloni: “Abbiamo sempre detto che lo Stato non tratta con la mafia. Lo Stato non tratta neanche con il terrorismo. Se stabilissi il principio che chiunque, al 41 bis, se fa lo sciopero della fame viene tolto dal 41 bis, domani quanti mafiosi avremmo che fanno lo sciopero della fame?”.
La premier non è entrata però nell'aspetto politico della vicenda, dopo gli attacchi in Aula del deputato di FdI Giovanni Donzelli ad alcuni parlamentari Pd, accuse che Donzelli ha sostenuto citando alcune conversazioni fra l'anarchico e detenuti della criminalità organizzata sulla battaglia comune contro il carcere duro. La lettura in Aula di quelle frasi da parte del deputato ora è al vaglio della procura di Roma, che indaga per rivelazione di segreto d'ufficio. Intanto il dem Enrico Borghi ha reso noto che “Il Dap ha risposto, in via formale, precisando che le intercettazioni rese note in Parlamento da Donzelli sono dati non divulgabili e non cedibili a terzi”. Ma il Guardasigilli Carlo Nordio ha chiarito: “La natura del documento non rileva e disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati”. Sull'ipotesi che Donzelli abbia offeso i parlamentati del Pd si esprimerà il Giurì d'Onore. La composizione, 5 deputati, sarà annunciata in Aula venerdì: con ogni probabilità, a guidarlo sarà lo stesso Presidente della Camera Lorenzo Fontana.
Il Governo approva il ddl sull’autonomia differenziata
“Puntiamo a costruire un'Italia più unita, più forte e più coesa”. È questa la sintesi della premier Giorgia Meloni nel giorno in cui il Governo ha approvato il disegno di legge per l'attuazione dell'autonomia differenziata. Per la premier si “avvia un percorso per superare i divari che oggi esistono”. Con lei esulta tutto il centrodestra, Lega in testa, mentre le opposizioni annunciano battaglia contro il provvedimento. “La fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni, in questi anni mai determinati, è una garanzia di coesione e unità. Un provvedimento che declina il principio di sussidiarietà e dà alle Regioni che lo chiederanno una duplice opportunità: gestire direttamente materie e risorse e dare ai cittadini servizi più efficienti e meno costosi”, spiega Meloni, che nella stesura definitiva del testo predisposto dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli ha ottenuto un maggiore coinvolgimento del Parlamento. Gli schemi d’intesa con le singole Regioni dovranno passare al vaglio delle Camere che si esprimeranno entro 60 giorni “con atti d’indirizzo”, si legge nel ddl, “e non con un semplice passaggio nelle Commissioni”.
Anche i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni da garantire “su tutto il territorio nazionale, con relativi costi e fabbisogni standard determinati con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri”, devono ricevere il parere del Parlamento. Inoltre “il trasferimento delle funzioni” alle Regioni che accedono all'autonomia differenziata, “con le relative risorse umane, strumentali e finanziarie”, può avvenire “soltanto dopo la determinazione dei medesimi Lep”, e i fondi da destinare sono determinati “da una Commissione paritetica Stato-Regione”. “Ancora una volta questo governo manterrà gli impegni presi”, dice Meloni al termine del Cdm. Lo stesso concetto è contenuto nel messaggio che Matteo Salvini invia alle chat dei suoi parlamentari: “Efficienza, merito, innovazione, lavoro, più diritti per tutti i cittadini in tutta Italia, meno scuse per i politici ladri o incapaci. Autonomia approvata in Cdm, altra promessa mantenuta”. Di “giornata storica” parla il governatore del Veneto Luca Zaia. Il governo “passa dalle parole ai fatti” è il commento di Silvio Berlusconi.
Roberto Calderoli annuncia che “a inizio del 2024 potremo cominciare a valutare le richieste di ulteriori forme di autonomia” provenienti dalle Regioni. “I cittadini di serie A e di serie B, e purtroppo anche di serie C, sono una realtà di questo Paese” ed è sbagliato “attribuire all'autonomia la presenza di diversità così macroscopiche, perché l'autonomia fino a oggi non c'è stata ed evidentemente questa sperequazione è frutto di una visione centralista portata avanti fino a oggi”.
Il Governo esulta per il calo del 34,2% nelle bollette del gas di gennaio
Dopo l'aumento di dicembre, il calo del prezzo del gas era atteso e si è rivelato consistente: la bolletta di gennaio è più leggera del 34,2% per le famiglie del mercato tutelato, un terzo del totale. Non è, tuttavia, ancora abbastanza per compensare gli aumenti dei mesi precedenti, ammette l'Arera nel comunicare la nuova tariffa. Il taglio della bolletta “è un'ottima notizia”, ha detto soddisfatta la premier Giorgia Meloni durante il Cdm; è “importante per i cittadini, per le imprese e per l'intero Paese”, ha affermato in una nota il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, spiegando che la strategia energetica “potrà rendere il nostro Paese l'interlocutore principale in Europa e nel Mediterraneo”. Anche i consumatori accolgono con favore questa “ottima notizia” avvertendo tuttavia che “l'emergenza resta”.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG il 30 gennaio, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 30,4%, davanti al Movimento 5 Stelle (17,8%). Sembra arrestarsi la caduta libera del Partito Democratico che arriva al 14,2%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (M5S) sia pari a 12,6 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,6%, mentre Unione Popolare al 2,0%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e Italia Viva è data all’8,2%. Nella coalizione del centrodestra, la Lega è in crescita al 9,0%, mentre Forza Italia si attesta al 6,8%. Italexit di Paragone, infine, è in lieve calo al 2,0%.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) cresce leggermente passando dal 45,9% della scorsa settimana al 46,2% mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra rimane pressoché stabile al 21,0%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, è fermo all’8,2%. Fuori da ogni alleanza il M5S che si attesta al 17,8%.