Dopo le tensioni la Camera approva il decreto green pass con il sì della Lega
Dopo giornate di tensione, divisioni, attacchi e voti con le opposizioni, arriva la tregua nella maggioranza. E, grazie anche all'apertura del Governo ad alcune richieste della Lega accolte con una serie di ordini del giorn, il partito di Matteo Salvini scioglie la riserva, abbandona la tentazione dell'astensione e vota a favore del primo decreto sul green pass, il provvedimento che ha introdotto dallo scorso 6 agosto l'obbligo del certificato per ristoranti al chiuso, piscine e palestre, musei, cinema e spettacoli. Il decreto, che ora passa all'esame del Senato, incassa il via libera della Camera con 259 voti favorevoli, 34 contrari e 2 astenuti. Ma spiccano le numerose assenze tra i banchi della maggioranza, in particolare di Lega e FI. Del resto, che nella Lega ci fosse malumore era noto in questi giorni, così come il fatto che non si fosse placata la fronda dei contrari al green pass. Ciononostante, la Lega torna così a votare con le altre forze politiche che sostengono il Governo, dopo le quattro votazioni sugli emendamenti delle opposizioni in cui si era invece schierata al fianco di FdI contro l'obbligo della certificazione verde.
Il Cdm estende il pass alle scuole e fissa l’obbligo vaccinale nelle Rsa
Arriva il via libera dal Consiglio dei ministri al decreto che estende l'obbligo della certificazione verde a chiunque entri in una scuola o in un’università e l’obbligo vaccinale, a partire dal 10 ottobre, a tutti coloro che accederanno per servizio o lavoro a una residenza sanitaria assistita. Il decreto approvato all’unanimità dal Cdm si compone di tre articoli: fino al 31 dicembre, quando scadrà lo stato d'emergenza, “chiunque accede a tutte le strutture scolastiche, educative e formative” nonché in quelle appartenenti “alle istituzioni universitarie e dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica” dovrà avere ed esibire il green pass; dalla misura sono esclusi coloro che sono esentati dal vaccino. A controllare saranno i dirigenti delle istituzioni scolastiche ma anche i datori di lavoro. Il decreto introduce invece l'obbligo vaccinale per coloro che per motivi di lavoro devono accedere alle Rsa: scatterà dal 10 ottobre e prevede, in caso non si abbia il pass, la sospensione della prestazione lavorativa.
Salvini è soddisfatto della mediazione raggiunta nella maggioranza sul green pass
Dopo le polemiche e le tensioni, Matteo Salvini è soddisfatto dell'esito del Cdm, che ha sfornato un “piano ragionevole” di lotta alla pandemia e non una “accelerazione” senza alcuna evidenza concreta. Il leader della Lega vede, insomma, il bicchiere mezzo pieno e non si cura delle critiche che sui social lo attaccano per essersi “calato le braghe con Mario Draghi”. Il segretario federale ovviamente non sposa questa linea: quella che si prospettava era una seduta del Cdm incentrata sul green pass per tutti i lavoratori, dal pubblico al privato, con un focus perfino sull'obbligo vaccinale, e così non è andata, è il ragionamento. Salvini rivendica la linea di partito “fedele al governo Draghi” che, tuttavia, non rinuncia alle sue battaglie. Per questo il leader ha già messo tutti al lavoro sul costo e l'estensione dei tamponi salivari per la validità del green pass, che secondo la Lega eviterebbe l'obbligo vaccinale.
Il Governo è già al lavoro su un nuovo decreto green pass per altre categorie
La prossima settimana il governo potrebbe varare un nuovo provvedimento che mira ad ampliare ulteriormente le attività per le quali sarà necessario essere in possesso del pass dall'inizio di ottobre quando, secondo i piani del Commissario Figliuolo, sarà vaccinato l'80% della popolazione sopra i 12 anni. Si comincia dunque con scuola e Rsa ma la road map è già delineata: il pass sarà esteso, ha ribadito Mario Draghi, secondo un principio di gradualità, perché è l'unico strumento che consente di non dover tornare a chiudere il Paese, senza escludere la possibilità di introdurre in autunno l'obbligo vaccinale: “È un'opzione in campo e la valuteremo”, ha ribadito il ministro Roberto Speranza. L'obiettivo sarebbe dunque quello di mettere a punto il nuovo decreto entro la prossima settimana. Ma secondo i rumors c’è il rischio che possa slittare a metà ottobre e confluire in un ulteriore provvedimento che riguardi anche i lavoratori delle aziende private, per i quali è in corso la trattativa; si pensa ai lavoratori di quelle attività al chiuso dove è già previsto per i clienti l'obbligo della certificazione e quindi a ristoranti e bar, musei, cinema e teatri, eventi e competizioni sportive, piscine, palestre, centri benessere e termali, parchi tematici e di divertimento, convegni, sale gioco, bingo e casino, concorsi pubblici, sociali e ricreativi, treni, navi, aerei e bus a lunga percorrenza o che attraversano più regioni.
Le tensioni politiche non frenano il cammino delle riforme di Draghi
La tensione politica, complice anche il voto delle amministrative ormai alle porte, è destinata a crescere, rischiando di rallentare il percorso sulle riforme indirizzato dal Presidente del Consiglio. Ma Draghi non sembra essere intenzionato a deviare la strada del Governo in ragione delle tensioni parlamentari. Sono tre, al momento, i macro-temi su cui il premier si muoverà nelle prossime settimane: l'estensione del green pass ai dipendenti pubblici e privati, la riforma della concorrenza e la riforma del fisco. Sulla riforma della concorrenza e soprattutto su quella del fisco è possibile che si vada oltre il 20 settembre. Anzi, c’è chi nel Governo ipotizza che un intervento sul fisco venga fatto solo dopo la Nota di Aggiornamento del Def, prevista il 27 settembre. Tra le misure sul tavolo di Draghi c’è anche il decreto anti-delocalizzazioni. La filosofia, tuttavia, più che di un intervento “anti” sembra essere quella di una misura “pro”: “Per quelli che prendono un contributo e scappano rispetto al passato qualcosa è cambiato”, spiega il titolare del Mise Giancarlo Giorgetti, sottolineando la volontà di “introdurre una premialità per quegli imprenditori che faranno investimenti in territori in crisi”. I dettagli del decreto sono ancora da affinare e giovedì c’è stato un nuovo incontro tecnico.
Orlando è al lavoro sul piano per l’occupazione e la riforma degli ammortizzatori
Il Governo è al lavoro su un piano per l'occupazione rivolto ad almeno 3 milioni di persone, entro il 2025, che siano disoccupati, donne, giovani Neet o anche percettori del reddito di cittadinanza. La riforma delle politiche attive punta sul programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) strutturando un percorso verso l'impiego, fatto di formazione, riqualificazione professionale, per l'inserimento o la ricollocazione al lavoro, e lega il nuovo strumento al Rdc, perché l'aiuto economico, che il Governo non intende aumentare ma rivedere, per le persone occupabili sia collegato con maggiore efficacia al mondo del lavoro: le misure di Gol ne rappresenteranno una condizione. Il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando ha illustrato alle parti sociali i punti principali della riforma delle politiche attive, il cui perno è il programma Gol, cui sono destinati 4,9 miliardi di euro (4,4 miliardi nel Pnrr, 500 milioni nel React-Eu), accompagnato dal Piano per le nuove competenze (Pnc) e necessariamente dal rafforzamento dei centri per l'impiego e del sistema duale. Il Piano a inizio agosto era stato presentato alle Regioni, chiamate ad adottare i piani per la piena attuazione di Gol, oltre che per il potenziamento dei centri.
Mattarella si prepara per il congedo e i partiti per la corsa al suo successore
Mancano poco più di 5 mesi alla scadenza del mandato da presidente della Repubblica e, mentre impazzano strategie politiche e totonomi, Sergio Mattarella prepara l'agenda per il congedo di rito presso i capi di Stato. Unica data certa quella dell'incontro in Vaticano con Papa Francesco, il 16 dicembre. E non è l'unico appuntamento: secondo quanto filtra, Mattarella andrà in Spagna e Germania, per un saluto a Pedro Sánchez e Frank-Walter Steinmeier. Il capo dello Stato non tornerà invece a Parigi da Emmanuel Macron o a Londra da Boris Johnson già recentemente incontrati. È partito insomma il conto alla rovescia. Nei palazzi della politica invece prosegue il tam-tam sul successore di Mattarella. Tanti rumors cui ieri il segretario del Pd Enrico Letta ha cercato di mettere un freno proponendo una “moratoria” che stoppi le voci di corridoio, con specifica richiesta a tutte le forze politiche di parlare dell'elezione del presidente della Repubblica “l'anno prossimo, a gennaio, perché se passiamo i prossimi quattro mesi a fare giochi politici sul Quirinale non va bene”. Dal Nazareno si conferma la volontà di portare il Governo guidato da Mario Draghi a compimento, quindi al 2023, evitando di tirare per la giacchetta l'ex numero uno della Bce e soprattutto fermare il pressing sull'inquilino del Colle, che in realtà ha già detto di volersi “riposare” dal 3 febbraio prossimo.
Nel Pd s’inizia a parlare di Congresso. Letta chiude all’ipotesi
Nel Partito Democratico il tema del Congresso del partito è tornato al centro della discussione, anche se tutte le diverse anime Dem smentiscono di averlo mai chiesto. La segreteria ha infatti smentito, con una nota ufficiale, un’interpretazione della norma dello statuto per la quale il Congresso si sarebbe tenuto non nel marzo 2023 bensì a ottobre 2022. La situazione ha comunque indotto il segretario Enrico Letta a definire “lunare” la richiesta a 4 settimane dal voto amministrativo. Ciononostante, alcuni nomi iniziano a girare; quando sarà, sembra probabile la discesa in campo del Presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e da qualche giorno inoltre si parla dell’ex ministro del Sud Giuseppe Provenzano vicino all’area di Andra Orlando.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano crescendo al 21%, in vantaggio di 0,6 punti sulla Lega di Matteo Salvini che scende fino al 20,4%. Inoltre, il distacco tra FdI sulla terza forza politica nazionale (PD) è di 2,6 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi riprendono quota (1,9%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano entrambe al 2,4%. Nell’area centrista, +Europa rimane stabile (1,8%), così come Italia Viva (2,6%) e Azione (3,7%). In netto calo invece il Partito Democratico al 18,4% mentre il Movimento 5 Stelle perde qualche decimale (16%). Nell’area del centrodestra, Forza Italia non fa registrare grosse variazioni (6,9%) mentre Coraggio Italia, il nuovo partito di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, si attesta all’1%.
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 75,1%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 36,8%. La coalizione del centrodestra unito, invece, raggiunge il 49,3%, mentre il rassemblement dei partiti di centro (Azione, IV e +Europa) si attesta all'8,1% dei consensi.