Il Cdm vara il Def e punta al contrasto del calo nascite
Il governo Meloni vara il Def, tracciando “la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita”, come dice la premier, che chiarisce: “dalla prossima legge di bilancio bisogna porsi con concretezza il problema del calo demografico e delle nuove nascite”, in un Cdm che ha deliberato lo stato di emergenza di 6 mesi per l'incremento dei flussi migratori, un ddl contro gli atti di eco-vandalismo sulle opere d'arte e un altro sulla competitività dei capitali. Fra le tensioni sul nodo nomine, Giorgia Meloni fa approvare la proposta di avviare la procedura per la nomina di Gabriella Alemanno e di Federico Cornelli a componenti della Consob. Sulla conferma di Gian Carlo Blangiardo all'Istat in Cdm non se ne è parlato ma le difficoltà appaiono evidenti; proprio l'Istat ha appena certificato il livello di natalità al minimo storico, dato che preoccupa Palazzo Chigi. Nella prima manovra, Meloni ha voluto il quoziente familiare in alcune misure, per la prossima punta a un salto di qualità: l’ha chiarito ai Ministri, mentre il governo varava il Def con uno scenario tendenziale che vede il Pil al +1% e il deficit al 4,5%. Per la Premier “rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l'Italia si presenta in Europa”.
Nel Governo, però, c'è chi spinge sulle pensioni. La Ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone avrebbe fatto un appello ai colleghi su questo tema e in mattinata Riccardo Molinari ha chiarito che per la Lega “l'obiettivo resta quota 41”. Un altro fronte in cui c'è disallineamento è quello dei balneari, con Lega e FI che sollecitano il Governo ad accelerare sulla mappatura delle concessioni e sulla creazione del tavolo interministeriale. Nel giro di una settimana è maturata invece la decisione sullo stato di emergenza per l'accoglienza dei migranti e c'è l'ipotesi di un Commissario. Intanto arrivano 5 milioni di euro e si punta a procedure e azioni più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi con adeguati standard, e ad aumentare e rafforzare i Cpr potenziando le attività di identificazione ed espulsione. Approvato il ddl contro gli eco-vandali dopo gli ultimi blitz alla fontana Barcaccia di Roma e a Palazzo Vecchio a Firenze, che prevede multe da 20 a 60mila euro, con sanzioni penali.
Con il Def arrivano nuovi tagli ai ministeri e aumenta l'assegno unico
Arriva una nuova stretta per la spesa dei ministeri, ma il Governo assicura anche risorse per i rinnovi contrattuali. Il Def entra nel dettaglio delle misure che il Governo ha in cantiere per i prossimi anni, sul piatto però le risorse a disposizione sono poco meno di 8 miliardi in deficit in due anni, peraltro già destinati a ridurre il cuneo fiscale e abbassare le tasse. E mentre il Pd lancia l'allarme sul taglio dei fondi alla sanità, l'orizzonte resta “incerto e non privo di rischi”: un nuovo caro energia o i possibili ritardi sul Pnrr potrebbero rallentare la crescita. Per questo le previsioni inserite nel Def sono “di natura estremamente prudenziale”, ripete il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che però considera “del tutto realistico” puntare per i prossimi anni a un aumento del Pil e dell'occupazione “ben oltre le previsioni”. Professa ottimismo anche sul Pnrr, per il quale, una volta rivisti alcuni progetti, assicura, “vi sono tutte le condizioni per accelerare” riforme e investimenti che innalzeranno il potenziale di crescita. La piena attuazione del Pnrr, infatti, stima il Def, darebbe una spinta al Pil del +3,4% in più a fine piano.
Per l’'Upb i dati sono plausibili se il Pnrr sarà pienamente realizzato. Ma ci sono variabili di rischio come un nuovo aumento delle materie prime energetiche. In questo scenario una certezza è data dal tesoretto ricavato dalle nuove stime sul deficit, 3,4 miliardi per quest'anno e 4,5 per il prossimo, risorse che per quest'anno serviranno a “sostenere il reddito disponibile e il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti”, con un nuovo taglio del cuneo fiscale; per il prossimo anno andranno a “interventi di riduzione della pressione fiscale”. Qualche risparmio in vista della prossima LdB potrebbe arrivare dal nuovo ciclo di spending review che, sommata a quella già prevista, porta la riduzione complessiva a 1,5 miliardi nel 2024, 2 miliardi nel 2025 e 2,2 miliardi a partire dal 2026. L'attenzione alla famiglia troverà spazio nella delega fiscale con misure “per aumentare gli importi base dell'assegno unico, aiutare le famiglie con figli neonati e le famiglie numerose” e incrementare i congedi parentali anche dei papà.
Arera avverte la maggioranza sul rischio di un rialzo dei prezzi delle bollette
I prezzi di gas ed elettricità aumenteranno nei prossimi mesi. I mercati sono volatili e le quotazioni in rialzo: per il gas fino al 15% nel quarto trimestre rispetto a ora, per la corrente fino al 25%: è l'allarme che ha lanciato ieri il presidente di Arera Stefano Besseghini in audizione alla Commissione Finanze della Camera. Per Besseghini “Le quotazioni dei mercati all'ingrosso del gas naturale per i prossimi mesi hanno recentemente nuovamente mostrato volatilità crescente, e quotazioni per il terzo e quarto trimestre in rialzo (rispettivamente di più del 5% e del 15% rispetto alle quotazioni per il secondo trimestre)”. E non basta: le quotazioni dei mercati all'ingrosso dell'energia elettrica per i prossimi mesi “hanno recentemente di nuovo mostrato volatilità crescente” e le quotazioni per il terzo e quarto trimestre sono in “rialzo, con aumenti di circa il 10% nel terzo trimestre e del 25% nel quarto trimestre rispetto alle quotazioni del secondo trimestre”. Per Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, “sul mercato dell'energia pesano molte incognite: “la ripresa dell'economia cinese, un taglio delle forniture russe, la riduzione del nucleare francese e dell'idroelettrico a causa della siccità”. Il Governo, come anche ribadito dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante la presentazione del Def, sembra esserne consapevole anche se per il momento non è intervenuto in attesa delle previsioni dei prossimi mesi.
Dopo le tensioni arrivano le nomine di Eni, Enel, Leonardo e Poste
Alcune conferme ma anche molti volti nuovi arrivano alla guida delle aziende partecipate: mercoledì il Mef ha depositato le liste dei cda di Eni, Enel, Leonardo e Poste. Le conferme annunciate sono quelle di Claudio Descalzi all'Eni e di Matteo Del Fante a Poste; a presiedere il Cda dei due gruppi arrivano, rispettivamente, Giuseppe Zafarana, comandante generale della GdF, e Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare con una grande esperienza nel private equity, nella finanza immobiliare e nel risparmio gestito. Cambiano invece i vertici di Enel e Leonardo: al gruppo elettrico arrivano Flavio Cattaneo come Ad e Paolo Scaroni come presidente, alla società di piazza Monte Grappa invece sono stati nominati Roberto Cingolani come Ad e Stefano Pontecorvo come presidente.
“Le nomine dei nuovi vertici di Eni, Enel, Leonardo e Poste sono frutto di un attento percorso di valutazione delle competenze e non delle appartenenze. È un ottimo risultato del lavoro di squadra del Governo”, ha sottolineato la Premier Giorgia Meloni. “Ringrazio chi ha servito l'Italia con passione in queste aziende, auguro ai prossimi amministratori buon lavoro. Il loro compito è quello di ottenere risultati economici solidi e duraturi nell'interesse della nazione che rappresentano in tutto il mondo”. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha ringraziato i presidenti uscenti, gli amministratori delegati e tutti i consiglieri di amministrazione per il lavoro svolto e i risultati ottenuti. Soddisfazione anche da parte della Lega: “Bene le scelte. Il centrodestra ha dimostrato ancora una volta di saper trovare la sintesi”, hanno detto i capigruppo di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. (Leggi lo speciale di Nomos sulla prima tornata di nomine delle partecipate)
Il Governo trova la quadra su Terna e inizia a lavorare sulle non quotate
Giovedì si è chiusa anche la partita di Terna con l'arrivo di Giuseppina Di Foggia mentre si apre il capitolo delle aziende pubbliche non quotate. Le proporzioni 2-2-1 usate da FdI, Lega e FI per scegliere i vertici delle cinque grandi società partecipate verranno superate; alla maggioranza servirà un'opera di bilancino, e il lavoro è già cominciato; per assegnare le dieci poltrone più ambite (fra presidenti e ad) è stato prima necessario trovare un'intesa di massima fra Giorgia Meloni e gli alleati per chi guiderà le tre società principali fra le non quotate di prima fascia in scadenza fra aprile e maggio: Consip, Consap e Sogin. Secondo varie ricostruzioni, il ruolo di Ad di Sogin sarebbe stato rifiutato da Stefano Donnarumma, grande escluso per spinta di Lega e FI dalla prima tornata di nomine, per il quale ora si parla soprattutto di Cdp Venture Capital o di Ferrovie. Nelle intenzioni della premier sembrava destinato alla conferma a Terna o allo stesso ruolo di Ad in Enel, ma è stato sostituito con Giuseppina Di Foggia, la donna al vertice promessa dalla Meloni, prima Ad di una grande partecipata. Poi Donnarumma è stato scavalcato da Flavio Cattaneo alla guida del colosso energetico, affiancato dal presidente Paolo Scaroni.
Meloni è pronta per la missione in Etiopia: faro su aiuti umanitari e migranti
Giorgia Meloni rilancia la presenza dell'Italia nel Corno D'Africa e sarà per due giorni in missione ad Addis Abeba, prima leader di un paese occidentale, sottolineano dal Governo, a sbarcare in Etiopia dopo la fine delle ostilità in Tigray. La visita s’inquadra in quel Piano Mattei di sostegno allo sviluppo “non predatorio” ai Paesi africani. A quella della premier seguirà anche una missione imprenditoriale proprio per sostenere l'Etiopia nel programma di riforme e di trasformazione economica, mettendo a disposizione, spiegano dall'esecutivo, la competenza delle imprese italiane e favorendo il re-impegno nei fori competenti. Rafforzamento delle relazioni bilaterali e un segno concreto dei legami storici e solidi tra i due Paesi, sottolineano fonti italiane, sono tra i principali obiettivi della missione cui seguirà, tra gli impegni dell'Italia per il Corno d'Africa, la co-presidenza insieme alle Nazioni Unite della conferenza dei donatori a New York il 24 maggio.
Oltre alla cooperazione bilaterale per lo sviluppo e la stabilità dell'area, al centro dei colloqui con il primo Ministro etiope ci sarà la gestione dei migranti in un Paese che è già destinatario del decreto flussi di fine 2022 e che rappresenta uno snodo per i flussi che attraversano le frontiere orientali. Una questione prioritaria per l'interesse nazionale è quindi la “stabilità e integrità” dell'Etiopia, che ospita 823mila rifugiati e 4,2 milioni di sfollati. Anche l'emergenza umanitaria e la sicurezza della Somalia saranno oggetto della missione. Prima di rientrare la premier visiterà l'istituto Galileo Galilei di Addis Abeba, la più grande scuola italiana all'estero con circa 900 iscritti.
Pd e M5S salgono sulle barricate sulla Commissione d'inchiesta sul Covid
La Commissione Affari Sociali della Camera ha adottato il testo base per istituire la Bicamerale d'inchiesta sul Covid, ma l'opposizione ha abbandonato i lavori per protesta e non ha votato. Favorevole, invece, il Terzo Polo che si schiera compatto al fianco della maggioranza. Due le cose definite “inaccettabili” da Pd, M5S e Avs: il testo unificato è stato depositato “appena un'ora prima del voto” e nell'indagine a 360 gradi sulla gestione della pandemia non vengono neanche citate le Regioni. Secondo quanto si apprende, quest'ultima richiesta sarebbe stata avanzata dalla Lega per evitare un possibile coinvolgimento di Regione Lombardia, ancora guidata dal leghista Attilio Fontana, lo stesso che gestì la pandemia, ma, in cambio, FdI avrebbe incassato un altro risultato, quello di poter allargare l'indagine anche al piano vaccini, altro tema che il partito di Salvini avrebbe preferito lasciar fuori.
Un'inchiesta parlamentare sulla gestione del Covid che non possa chiamare in causa le Regioni che hanno la delega alla Sanità “è ridicola e non ha senso”, commentano Pd e M5S. “Intendono fare una Commissione d'inchiesta farsa, con un finale già scritto che esclude l'analisi dell'operato delle Regioni” mettendo “in discussione l'utilità dei vaccini”, dichiara Giuseppe Conte. Per gli esponenti del Pd “Abbiamo avuto un atteggiamento collaborativo e mai pregiudiziale verso la proposta della Commissione d'inchiesta e lo abbiamo fatto perché pensiamo che ogni approfondimento sia utile per comprendere cosa va messo a punto nel sistema per affrontare possibili nuove emergenze”. “Le forzature di queste ore della maggioranza, che per problemi interni ha prima ritirato un testo e poi ne ha presentato un altro a un'ora dal voto, senza coinvolgere l'opposizione, sono inaccettabili e dimostrano che l'unico obiettivo è quello di usare vicende gravi e drammatiche per fare propaganda sulla pelle di chi ha sofferto e combattuto il Covid”, sottolinea il deputato Marco Furfaro. In ogni caso il dibattito prosegue, il termine per presentare emendamenti scadrà mercoledì 18 aprile e poi ci sarà la discussione in Commissione.
Calenda e Renzi fanno saltare il partito unico. Addio al Terzo polo?
Dopo giorni di tensione, la rappresentazione plastica della fine del Terzo polo si materializza giovedì mattina nell'aula del Senato. A votare i circa 250 emendamenti presentati al decreto Pnrr, seduti allo stesso banco, a tre sedie di distanza, ci sono sia Carlo Calenda che Matteo Renzi. I due non si parlano, il leader di Iv chiacchiera con tutti i senatori del gruppo. Calenda è serissimo, si limita a votare, dando quasi le spalle all'alleato. Finita la raffica di voti, l'ex titolare del Mise si alza, scende in cortile e accende una sigaretta. Il suo giudizio sul futuro è di quelli definitivi: “Il progetto del partito unico è definitivamente morto. Andremo avanti con due partiti e, se ricomporremo il clima, ci alleeremo dove sarà possibile”, taglia corto. Il leader annulla anche la riunione del Comitato politico prevista nel pomeriggio. “No non si fa, non c'è il clima giusto”. A stretto giro arriva una nota ufficiale di Iv a replicare: “Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione”.
I renziani continuano a parlare di “alibi”. Iv, è la sottolineatura, “è pronta a sciogliersi come Azione il 30 ottobre, dopo un congresso libero e democratico. Sulle risorse Italia Viva ha trasferito fino ad oggi quasi un milione e mezzo di euro al team pubblicitario di Carlo Calenda ed è pronta a concorrere per la metà delle spese necessarie alla fase congressuale e a trasferire le risorse dal momento della nascita del partito unico” Quanto a “Leopolda, Riformista, retroscena, veline, presunti conflitti d’interesse sono solo tentativi di alimentare una polemica cui non daremo seguito”. Calenda non ci sta: “Il progetto del partito unico con Iv è naufragato per la semplice ragione che Renzi ha ripreso direttamente in mano IV due mesi fa e non vuole rinunciarvi”; “Da domani riprenderemo con Azione il lavoro per la costruzione di un partito liberale, popolare e riformista. Avanti!”, aggiunge, escludendo “ogni possibilità di ripensamento”. Separazione ma non divorzio. I gruppi comuni alla Camera e al Senato, infatti, resteranno.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG il 10 aprile, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 29,3%, davanti al PD (20,7%). Stabile il Movimento 5 Stelle al 15,1%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 8,6 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,2%, mentre Unione Popolare all’1,9%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e Italia Viva è data al 7,7%. Nella coalizione del centrodestra, la Lega sale all’8,8%, mentre Forza Italia al 6,5%. Italexit di Paragone, infine, è pressoché stabile all’1,9%.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) cresce leggermente, passando dal 44,3% della scorsa settimana al 44,6% mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra arriva al 26,3%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, si ferma al 7,7%. Fuori da ogni alleanza il M5S che si attesta al 15,1%.