Meloni parla all’Assemblea di FdI e ricompatta il partito
Martedì Giorgia Meloni ha inaugurato la prima assemblea di Fratelli d'Italia dopo le elezioni che l'hanno portata a Palazzo Chigi. Siate “concentrati, lucidi e responsabili”, dice ai suoi facendo intendere che lei c'è ed è attenta alla vita del partito; quindi avverte tutti: “Costi quel che costi, FdI e il Governo che presiedo saranno all'altezza delle attese degli italiani”. Ad esempio, sulla legge di bilancio “ci concentreremo sulle nostre priorità, dal lavoro alla sanità, ai figli” anche se i soldi scarseggiano per colpa dei “nostri predecessori”. Agli alleati riserva invece solo un cenno, di fiducia ma anche con un monito: “Sono certa che i nostri preziosi alleati di governo siano consapevoli del peso che abbiamo sulle spalle tanto da non sprecare energie in eventuali atteggiamenti egoistici”. Nel suo intervento la leader di FdI attacca il centrosinistra elencando “campagne finto scandalistiche, dossieraggi, richieste di dimissioni”. Assicura che con FdI e il suo Governo, l'Italia riavrà la “strategia” persa da anni, “l'orgoglio” dimenticato e la “stabilità” garantita anche dalle riforme costituzionali. Non a caso elenca i provvedimenti già presi: dal decreto rave al cosiddetto decreto Cutro contro il traffico di migranti o quello contro le baby gang. Meloni rivendica la tassa sugli extraprofitti delle banche: “Non ha un intento punitivo, è una norma giusta”.
Salvini parla chiaro agli alleati di Governo: “Niente veti sulle alleanze europee”
Nessuno metta bocca nelle scelte della Lega per le elezioni europee del 2024, nemmeno il resto del centrodestra, che anzi dovrebbe correre unito anche fuori dai confini nazionali. Il messaggio agli alleati di FdI e Fi è di Matteo Salvini: il leader del Carroccio pretende rispetto e nessun veto su Marine Le Pen. Guest star del raduno di Pontida di domenica, la leader del sovranismo francese sarà per la prima volta sul pratone del paesino della Bergamasca dove da trent'anni si ritrova la Lega. Stavolta, oltre alla battaglia per la riforma dell'autonomia (bandiera di Roberto Calderoli e dei vecchi nordici) e alla presumibile assenza del ponte sullo Stretto tra i temi clou del raduno, l'argomento dominante saranno le prossime Europee. Direzione: sovranismo e nuovo rapporto con l'Europa, sapendo bene che è una strada difficilmente condivisa sia dal partito di Giorgia Meloni (a capo del gruppo dei conservatori) sia dagli azzurri di Antonio Tajani schierati a Strasburgo con il Ppe. Ma in qualche modo scelta obbligata per il futuro della Lega, tant'è che Salvini difende l'alleata d'oltralpe elogiandola come “una donna straordinaria aperta, curiosa” e che “non esclude nessuno e ha un'idea di Europa di sicurezza, di famiglia, di lavoro diversa da Macron”.
Weber allontana una possibile alleanza del Ppe a destra
Nel giorno del discorso sullo Stato dell'Unione, Von der Leyen, dopo le tensioni dell'estate, può tirare un sospiro di sollievo. E a certificarlo è Manfred Weber; intervenendo in plenaria subito dopo la presidente della Commissione Ue, il leader del Ppe ha ringraziato i Socialisti e Renew e ha chiarito un punto: “Il motore politico dell'Europa funziona! La maggioranza von der Leyen ce l'ha fatta”. In Aula le parole di Weber hanno avuto un effetto deflagrante, perfino maggiore del discorso di von der Leyen tutto incentrato sull'equilibrismo. La presidente della Commissione non ha sciolto il nodo della sua ricandidatura. Ha parlato di “300 giorni cruciali” davanti all'Ue, facendo capire che prima di aprire la campagna per il voto a Bruxelles e a Strasburgo si dovranno innanzitutto chiudere i tanti fascicoli aperti. Ha però strizzato l'occhio al Ppe e ai cosiddetti partiti agricoli, parlando di una nuova fase del Green Deal e annunciando un maggiore coinvolgimento dei cittadini sulla sostenibilità. E sulla migrazione ha ribadito una posizione che è di fatto quella dei Popolari. Weber, come in un gioco di sponda, ha colto l'occasione per dire che con S&d e liberali“sono state prese le decisioni giuste”. Dopo questa virata di Weber è attesa la contromossa dei partiti alla destra del Ppd; per ora i grandi leader non commentano ma appare chiaro che le parole del leader del Ppe abbiano avuto un forte impatti in chi sperava di affossare, una volta per tutte, la cosiddetta maggioranza Ursula.
È tensione tra Roma e Bruxelles sul Mes
Mentre il Governo italiano alza il livello dello scontro con la Ue puntando il dito contro l'inerzia del “suo” Commissario Paolo Gentiloni e contro le lungaggini sul dossier Ita-Lufthansa, Bruxelles contrattacca sul Mes. L’Italia è l’unica rimasta a non aver ratificato la riforma del regolamento del Meccanismo europeo di stabilità, che senza l'ok italiano rimane incompiuta e lascia le banche senza “backstop” in caso di shock. La questione del Mes, che la maggioranza ha messo in stand by alla Camera almeno fino a fine ottobre, torna inevitabilmente sul tavolo alla vigilia di un Eurogruppo informale in cui Giancarlo Giorgetti sarà chiamato a dare ai colleghi un “aggiornamento sullo stato di avanzamento della ratifica”, ha spiegato un alto funzionario europeo. Sulla questione incalzano le opposizioni che attaccano il Governo e il Ministro dell'Economia. Dalla maggioranza filtra che non ci sarebbe alcuna intenzione di accelerare, anzi; le condizioni non sono cambiate e così anche la posizione della premier Giorgia Meloni: “Non ho cambiato idea, ma discuterne ora non è nell'interesse nazionale”. L'idea è che lo strumento così com'è sia “un totem” inutile perché non lo utilizzerebbe nessuno, e andrebbe quindi radicalmente rivisto.
L’economia dell’Ue rallenta e calano le stime per l’Italia (+0,9%)
Bruxelles ha tagliato le previsioni economiche dell'Italia, che quest'anno si fermerà a +0,9%, e dell'eurozona che avrà un Pil a +0,8%. Il caro-prezzi pesa sui consumi e il rialzo dei tassi comprime il credito bancario. “L'economia dell'Ue ha perso slancio dalla primavera”, ha segnalato il Commissario Paolo Gentiloni rivendicando come le reazioni ai molti shock abbiano comunque permesso ai Paesi del blocco di evitare la recessione. In Italia, intanto si vede anche un calo della domanda legato alla fine degli incentivi per le ristrutturazioni edilizie con il superbonus, che già si sono tradotti in una frenata del Pil dello 0,4% nel secondo trimestre. Alla fine, la Commissione Ue ha ridotto di 0,3 punti percentuali rispetto alle stime formulate in primavera le proiezioni sulla crescita attesa per il Pil italiano per il 2023 (atteso ora allo 0,9%) e per il 2024 (allo 0,8%).
Il rallentamento è comunque diffuso: la Commissione ha tagliato dello 0,3% la crescita attesa nei Paesi dell'euro, prevista ora allo 0,8% per quest'anno e all'1,3% nel prossimo. Anche per l'intera Ue, poi, le attese sono di una crescita dello 0,8% quest'anno (dall'1% visto in precedenza), ma di un 1,4% per il 2024 (da 1,7%). La situazione nell'intera Ue resta molto variegata ma comunque nell'economia europea “l'incertezza rimane eccezionalmente elevata, in gran parte a causa della guerra in Ucraina. La stretta monetaria potrebbe portare a effetti negativi più forti del previsto, ma potrebbe anche innescare un calo dell'inflazione”. Per la prima volta, poi, la Commissione cita tra i fattori che creano “incertezza” sull'economia europea anche i “crescenti rischi climatici”.
Von der Leyen richiama Draghi per lavorare sulla competitività europea
Mario Draghi è stato chiamato da Ursula von der Leyen per preparare un rapporto sul futuro della competitività europea e quindi per contribuire a ridare slancio all’Ue. L’ex Presidente del Consiglio ha, inevitabilmente, accettato la proposta. Il futuro dell'Ue sta a cuore all'ex premier, consapevole che il mancato protagonismo del Vecchio continente nelle grandi sfide internazionali può indebolire sempre più l'Ue e i suoi cittadini ed è deciso a portare nel breve periodo sul tavolo della Commissione proposte “concrete e autorevoli”. Qualche idea sul contesto nel quale muoverà i primi passi il lavoro commissionato da von der Leyen si può trarre dal recente editoriale firmato da Draghi sull'Economist. L'Europa, è il ragionamento, si trova ad affrontare una serie di sfide sovranazionali che richiederanno investimenti consistenti in un arco temporale ristretto. Al momento, però, “non dispone di una strategia federale per finanziarli e del resto le politiche nazionali non possono farsene carico perché le regole fiscali e le regole per gli aiuti di Stato limitano la capacità dei Paesi di agire in modo indipendente”. In assenza di un'azione incisiva, secondo l'ex numero uno della Bce il rischio è che l'Europa perda terreno.
Il Governo riflette sulla staffetta generazionale in manovra
Mentre il Governo ragiona sull'opportunità di prorogare gli aiuti sulle bollette, prende quota l'idea di occuparsi in manovra anche di pensioni e giovani sostenendo la staffetta generazionale. Pensare ai giovani, invece, è una priorità di Giorgia Meloni come emerso anche dal vertice di maggioranza della settimana scorsa. Ora l'idea inizia a diventare concreta perché, fa sapere il Ministro Adolfo Urso, una norma sul turn over potrebbe essere inserita nella legge di bilancio. La misura “permette per due anni al pensionato di formare un giovane sotto i 35 anni, assunto con contratto a tempo indeterminato”. Dalle indiscrezioni, si starebbe ragionando anche su una sorta di part time per chi sta per uscire dal lavoro. Sempre per agevolare i giovani si starebbe valutando la possibilità di inserire nella legge di bilancio anche fondi per facilitare il riscatto della laurea. Prosegue, nel frattempo, il confronto sul dossier pensioni. E si valutano le soluzioni tecniche per provare ad allargare la platea delle beneficiarie di Opzione Donna.
È tensione nella maggioranza sugli extraprofitti. Fi punta a modificare il decreto
La maggioranza di Governo continua a dividersi sulla norma sugli extraprofitti bancari inserita nel decreto Asset, in esame alla Camera. Allo scadere del termine per la presentazione delle proposte di modifica sono 551 gli emendamenti presentati. Tra questi ce ne sono 11, su 66, che i forzisti hanno dedicato a “mitigare” l'impatto della tassa sugli istituti bancari, mentre sui 63 di FdI di Meloni non ce n'è neanche uno. Segno che su un tema così dibattuto, e che potenzialmente può creare malumori tra le forze di governo, si attende un segnale da Palazzo Chigi. Forza Italia ha fin da subito espresso il proprio malumore per la norma e le sue proposte si muovono come previsto su 4 assi: innanzitutto la specificazione che si tratti di un prelievo una tantum e non ripetibile, poi la deducibilità dell'imposta, l'esclusione dei titoli di Stato e l'esenzione dall'imposta delle banche di minori dimensioni o complessità operativa. Diversa la posizione di FdI, cui la leader ha chiesto, nell'assemblea con i suoi parlamentari, di “difenderne le finalità nel corso della conversione del decreto legge”. Certo, le correzioni ci saranno e del resto anche il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha detto apertamente che la norma “può essere migliorata”, ma il paletto arriva dalla premier: “Si potranno fare modifiche ma a parità di gettito”.
Meloni attacca sui migranti e chiede l’intervento dell’Ue
Giorgia Meloni torna nel salotto tv di Bruno Vespa e rivendica l'azione del Governo. Ma torna a chiamare in causa l'Europa che ancora latita sulla risposta comune da dare alla gestione dei migranti. Il filo che la muove, una sfida “entusiasmante” ma anche una “prova del nove” dopo tanti anni di opposizione, è sempre l'interesse nazionale”, ripete più volte, perché non si deve lavorare mai fuori dai confini “contro l'Italia”. La stoccata è alle opposizioni, che si augura invece possano convergere sulla riforma del premierato che sarà presentata a breve, ma anche a Paolo Gentiloni che nell'ultimo anno ha fatto diverse interviste “per redarguire” il Governo, con un atteggiamento “più critico che collaborativo”. Sono i migranti il principale cruccio dell'esecutivo. Nessuna “sorpresa” dice Meloni a Vespa, per la scelta della Germania di fermare gli arrivi dall'Italia o della Francia di rafforzare i confini. “Ce lo aspettavamo in qualche modo” perché “tempo fa avevamo comunicato ai nostri partner che non potevamo più riaccogliere automaticamente i cosiddetti “dublinanti”, perché i nostri hotspot sono pieni”, spiega mentre a Lampedusa si sta scatenando il caos tra i migranti, arrivati quasi a quota 7mila nel Centro sull'isola. La premier torna a chiedere, con forza, l'intervento comunitario: “La questione non è come scarichiamo il problema, è fermare gli arrivi in Italia”. E su questo, nonostante qualche piccolo passo avanti, non ci sono ancora state “risposte concrete”.
La Lega va in pressing sui migranti: “La diplomazia non funziona”
L'emergenza degli sbarchi dei migranti agita la maggioranza e la Lega continua ad alzare i toni, contestando l'approccio di Giorgia Meloni, in particolare nel rapporto con la Tunisia. Lunedì in mattinata è in programma un Cdm e non si esclude un nuovo decreto sicurezza annunciato dal ministro Matteo Piantedosi e da Matteo Salvini che avverte: “Ci sono tanti modi per bloccare, ridurre un flusso: a mali estremi, estremi rimedi”, dice, invocando “un centro per le espulsioni in ogni regione” La consapevolezza del vicepremier, sempre più convinto che sia in atto “un attacco all'Italia”, è che “dovremo muoverci da soli visto che l'Europa è clamorosamente assente, distanze, ignorante e sorda”. “Solo da noi ci sono questi numeri, non in Spagna, in Francia, a Malta, in Grecia e in nessun'altra parte”. Non solo: “Ci sono istituzioni tedesche che danno milioni di euro a Ong tedesche per portare i migranti in Italia. È un fatto”. Il tema, della sicurezza e dei migranti, è da sempre un cavallo della Lega e sarà, in vista delle europee. Quello che sembra chiaro è che si sia passati ad una nuova fase nei rapporti interni alla maggioranza e che il tema dei migranti sarà centrale per calibrare i rapporti fra i partiti e in particolare tra la Lega e FdI.
Meloni va da Orban e loda l’Ungheria su natalità e famiglia
L’intesa tra Giorgia Meloni e Viktor Orban traspare dal modo in cui i due capi di governo si salutano sia in occasione del Budapest Demographic Forum. Al termine del bilaterale, in cui si è discusso delle principali questioni europee e internazionali, a emergere sono le “eccellenti relazioni bilaterali” e l'impegno a una “stretta collaborazione” in vista della presidenza ungherese del Consiglio dell'Ue. Non solo, sull'Ucraina, i due premier concordano nel “condannare l'aggressione russa”, auspicando “una pace giusta”. Meloni e Orban, tra i relatori del summit sulla natalità, ribadiscono poi l'importanza del valore della famiglia “anche in considerazione della sfida demografica che l'Ue deve affrontare”. Per la premier la crisi affonda le sue radici “in un diffuso approccio culturale generalmente ostile alla famiglia”. La premier ricorda un suo discorso, quello in cui disse “Sono Giorgia, sono una mamma, sono una donna, sono italiana, sono cristiana, non me lo toglierete. Quello che volevo dire è che viviamo in un'epoca in cui tutto ciò che ci definisce è sotto attacco”. E questo “è pericoloso perché la nostra identità nazionale, familiare, religiosa, è anche ciò che ci rende consapevoli dei nostri diritti e capaci di difenderli”. “Per questo penso che una grande battaglia per chi difende l'umanità e i diritti delle persone sia anche quella di difendere le famiglie, sia anche quella di difendere le nazioni, sia anche quella di difendere l'identità, sia anche quella di difendere Dio”.
Schlein punta all’unità delle opposizioni sulla sanità
Sulla sanità si profila una nuova iniziativa comune di tutte le opposizioni, come avvenuto sul salario minimo, questa volta riuscendo a coinvolgere anche Italia Viva. La segretaria del Pd Elly Schlein replica alla premier Giorgia Meloni che aveva accusato le opposizioni di “gufare”: “dopo un anno si ritrova con un pugno di mosche in mano”, ma “gli italiani non abboccano”. Alla “piazza”, chiamata da Schlein domenica in difesa della sanità pubblica, ha corrisposto sul piano politico l'iniziativa della responsabile Sanità del Pd Marina Sereni che nei giorni scorsi si è confrontata con esponenti degli altri partiti d'opposizione, Mariolina Castellone del M5S, i capigruppo di Avs Luana Zanella e Peppe De Cristofaro e i propri omologhi di Azione Alessio D'Amato e Walter Ricciardi. Sul piano nel metodo non c'è coincidenza di vedute: Carlo Calenda ha detto di non condividere il richiamo alla piazza dei Dem, compresa la partecipazione alla manifestazione della Cgil del 7 ottobre. Tuttavia, sul piano dei contenuti è emersa nei diversi incontri una forte condivisione tra tutte le opposizioni.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG l’11 settembre, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 28,5%, davanti al PD (19,7%). Cinque punti percentuali in più per il Movimento 5 Stelle al 17,4%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 8,8 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,3%, mentre Unione Popolare allo 0,2%. Nell’area centrista, Azione è data al 3,8%, mentre Italia Viva al 2,6%. Nella coalizione del centrodestra, Lega (9,6%) prende due punti percentuali, mentre resta stabile Forza Italia al 6,4%. Italexit di Paragone scende all’1,9%.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) sale al 44,5%; scende di tre punti percentuali il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra al 25,7%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, sale al 6,4% e infine, fuori da ogni alleanza, il M5S sale al 17,4%.