Uno studio dell’European Foundation of Democracy e di NOMOS Centro Studi Parlamentare sui procedimenti penali avviati in Italia per reati legati al terrorismo di matrice jihadista
Il problema della radicalizzazione jihadista rappresenta una delle criticità più importanti in tema di sicurezza in Europa. L’Italia non costituisce un’eccezione, sebbene sul suo territorio la violenza degli attentati terroristici di matrice jihadista non si sia abbattuta con la medesima intensità conosciuta da altri Paesi europei. Questa positiva differenza con altri Paesi europei non dovrebbe essere guardata come a una prova del fatto che tale problematica non riguarda il nostro Paese. Questo positivo ritardo nei confronti del fenomeno della violenza jihadista dovrebbe essere utilizzato, invece, per beneficiare delle esperienze, delle buone pratiche e anche degli errori che altri Paesi hanno compiuto e dai quali possiamo apprendere per contrastare e, soprattutto, prevenire il fenomeno. Studiare per conoscere il fenomeno è alla base di ogni possibile intervento di successo in un’ottica di prevenzione della violenza in questo ambito.
Conoscere, però, non è affatto semplice. Non solo perché il fenomeno terroristico è divenuto, negli anni, sempre più complesso ma, anche, perché sembra sempre più difficile riuscire ad analizzare il fenomeno andando oltre i numeri e le statistiche le quali, pur con l’enorme importanza che rivestono in questo ambito, da sole non possono bastare a comprendere le cause profonde della radicalizzazione, le sue dinamiche, i suoi slogan, le sue rivendicazioni. Occorre andare oltre le cifre per arrivare alla pancia del fenomeno. È sulla base di questa consapevolezza che la European Foundation for Democracy e NOMOS Centro Studi Parlamentari hanno prodotto il report Comprendere la radicalizzazione jihadista. Il caso Italia. Mettere l’essere umano, con le sue paure, i suoi sogni e le sue pratiche sociali al centro dell’analisi è stata la principale scelta metodologica di questo studio, il quale si propone di dare un contributo alla comprensione del fenomeno della radicalizzazione jihadista in Italia basando la sua ricerca, in modo particolare, sul profilo di 54 individui nei cui confronti sono stati attivati procedimenti giudiziari di natura penale in Italia per reati legati al terrorismo di matrice jihadista dal 2004 al 2018.
Il testo propone una lettura antropologica dei dati ricavati e offre una descrizione dei profili degli individui radicalizzati, delle motivazioni alla base del loro processo di radicalizzazione, delle risorse ideologiche e finanziarie nonché dei luoghi e degli strumenti di proselitismo. Il report offre ai professionisti in prima linea che quotidianamente si interfacciano e affrontano nelle scuole, nelle comunità e nella società civile le problematiche legate alla radicalizzazione jihadista, alcuni strumenti interpretativi utili ad approfondire la conoscenza del fenomeno. Ai decisori politici, in particolare, sono rivolte le raccomandazioni finali di questo studio, affinché la minaccia della violenza di stampo jihadista non sia considerata come una questione che riguarda esclusivamente le Forze di Polizia, con l’auspicio – invece – che attività di prevenzione della radicalizzazione in ambito educativo e culturale, rivolte soprattutto ai giovani, possano affiancare, grazie alle iniziative delle organizzazioni della società civile, degli operatori del sociale e degli studiosi, le attività e il difficile compito che grava sugli apparati di sicurezza del nostro Paese.
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