Il contesto

Domenica 26 gennaio, in contemporanea con le elezioni regionali in Calabria, i 3,5 milioni di cittadini emiliano-romagnoli sono chiamati alle urne dalle 7 alle 23 per l'elezione del nuovo Presidente e il rinnovo del consiglio regionale. L’Emilia-Romagna è stata amministrata negli ultimi cinque anni da un’amministrazione di centrosinistra guidata da Stefano Bonaccini, eletto nel 2014 con il 49,1% dei voti in una tornata elettorale in cui la partecipazione toccò il minimo storico (37,7%). Nonostante il voto sia locale, la competizione elettorale ha assunto una rilevanza nazionale che potrebbe minare la sopravvivenza stessa del Governo visto che per la prima volta dalla sua nascita la regione simbolo del centrosinistra è politicamente contendibile e potrebbe essere conquistata dal centrodestra.

I candidati alla presidenza sono sette anche se la vera sfida avrà tratti essenzialmente bipolari tra i due candidati delle coalizioni di centrosinistra e centrodestra:

  • Stefano Bonaccini: presidente uscente, appoggiato da una larga coalizione di centrosinistra composta da: Partito Democratico, la lista Emilia-Romagna Coraggiosa comprendente rappresentanti di Articolo Uno e Sinistra Italiana, Europa Verde, Volt, +Europa e la lista civica Bonaccini Presidente (appoggiata da Italia in Comune, Azione, Possibile e Italia Viva).
  • Lucia Borgonzoni: senatrice della Lega ed ex sottosegretario al Ministero per i beni e le attività culturali del Governo Conte I, è sostenuta da una coalizione di centrodestra comprendente Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Cambiamo insieme al Popolo della Famiglia, più due liste civiche come Progetto Emilia-Romagna - Rete Civica Borgonzoni Presidente e Giovani per l'ambiente.

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Gli altri candidati alla presidenza sono l’imprenditore e consigliere comunale di Forlì, Simone Benini del Movimento 5 Stelle; il segretario regionale di Rifondazione Comunicata Stefano Lugli della lista L'Altra Emilia-Romagna di cui fanno parte Partito Comunista Italiano, Partito del Sud e la stessa Rifondazione; Laura Bergamini del Partito Comunista Italiano; il medico ferrarese Domenico Battaglia leader del movimento antivaccinista Movimento 3V-Vaccini Vogliamo Verità e la studentessa dell’università di Bologna, Marta Collot di Potere al Popolo.

Centrosinistra – Stefano Bonaccini

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(Partito Democratico, Europa Verde, Volt, +Europa, Emilia-Romagna Coraggiosa, Bonaccini Presidente)

Il centrosinistra è arrivato compatto alla decisione di ricandidare Stefano Bonaccini per un secondo mandato. La coalizione che appoggia l’attuale Presidente della Regione, rappresentata principalmente dal Partito Democratico, è riuscita a ottenere l’appoggio, non del tutto scontato, anche di di Italia Viva, il nuovo partito di Matteo Renzi, di Azione di Carlo Calenda oltre che dal movimento, Italia in Comune, del sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Importante anche è la presenza della lista Emilia-Romagna Coraggiosa che ricomprende al proprio interno diversi esponenti di Articolo Uno e Sinistra Italiana. La lista è capitanata dall’ex parlamentare europea Elly Schlein che nel maggio 2015 ha lasciato il PD in polemica con Matteo Renzi per seguire Pippo Civati in Possibile.

Il sostegno a Bonaccini da parte della sua coalizione appare solido e all’insegna della continuità rispetto ai 5 anni precedenti. Bonaccini, forte dei risultati ottenuti dalla sua amministrazione che hanno consolidato l’Emilia-Romagna tra le prime regioni del Paese, ha incentrato l’intera campagna elettorale sulle tematiche regionali (a partire dalla difesa delle specificità del sistema sanitario emiliano) rigettando il tentativo della sua avversaria Lucia Borgonzoni e soprattutto di Matteo Salvini di dare una valenza nazionale alla competizione. Sotto lo slogan “Un passo avanti”, il programma elettorale di Stefano Bonaccini è incentrato principalmente su quattro punti: fare della regione il territorio più avanzato sul piano dell’educazione e della conoscenza partendo dal rendere il nido e i servizi educativi universali, gratuiti e azzerando le lista d’attesa; proseguire il lavoro per garantire una regione dei diritti e dei doveri allargando la rete di protezione sociale e dei servizi a tutte le persone; giungere alla piena sostenibilità del territorio puntando sulla manutenzione preventiva e la messa in sicurezza del territorio; mettendo al centro le politiche su lavoro e pari opportunità partendo dalla riduzione del fenomeno dei giovani che non studiano e non lavorano (NEET). SitoFacebookInstagram - Twitter

Centrodestra – Lucia Borgonzoni

(Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia Cambiamo, Popolo della Famiglia, Progetto Emilia-Romagna - Rete Civica Borgonzoni Presidente e Giovani per l'Ambiente)

Così come il centrosinistra, anche il centrodestra è arrivato alla scelta di candidare la senatrice leghista Luicia Borgonzoni con grande anticipo. La coalizione, a forte trazione leghista, si presenta estremamente compatta e per la prima volta dalla nascita della regione sembra avere la concreta possibilità di vincere. La candidata leghista ha a suo sostegno il centrodestra unito, con le liste di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia. Presente anche il partito di Giovanni Toti, Cambiamo!, insieme al Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi e le civiche Progetto Emilia-Romagna e Giovani per l’Ambiente.

L’intera campagna elettorale è stata fortemente influenzata dalla presenza costante sul territorio del leader del Carroccio, Matteo Salvini. Questa scelta ha determinato l’inevitabile nazionalizzazione della competizione a discapito delle questioni regionali. La Bogonzoni ha comunque impostato la propria strategia dando grande importanza alle periferie e ai piccoli comuni auspicando una trasformazione del servizio sanitario emiliano verso il modello veneto che prevede un maggior ruolo del privato. Nel suo programma ha proposto la riduzione dell'addizionale regionale Irpef con introduzione dell'aliquota unica all'1,23%, il sostegno al comparto agricolo mediante un uso dei fondi strutturali europei, la riduzione dei costi scolastici per le famiglie, il miglioramento della sicurezza nelle città e campagne e la ripresa degli investimenti nelle aree montane. SitoFacebookInstagram - Twitter

Movimento 5 Stelle – Simone Benini

(Movimento 5 Stelle)

Il Movimento 5 Stelle è arrivato alla scelta di Simone Benini come proprio candidato alla Presidenza della regione Emilia-Romagna in netto ritardo rispetto alle coalizioni di centrodestra e centrosinistra. Per prima cosa, una votazione sulla piattaforma Rousseau ha certificato la volontà della base grillina di non replicare l’alleanza con il PD a fronte anche dei deludenti risultati ottenuti in Umbria. In un secondo momento, il Movimento si è interrogato internamente se non fosse meglio non presentarsi in Emilia-Romagna per lasciare campo libero a Bonaccini e rinsaldare così la tenuta del Governo Conte II. Dopo qualche settimana di tentennamento, Rousseau ha ratificato la decisione di presentarsi comunque alle elezioni anche se questa scelta ha esposto il partito ad una notevole tensione interna. L’indicazione del candidato è arrivata solamente il 12 dicembre ed è ricaduta sul consigliere comunale di Forlì, Simone Benini. Come era immaginabile, il programma è in piena continuità con le proposte che il Movimento ha portato avanti in questi anni di opposizione alla giunta Bonaccini e fanno essenzialmente perno sulla necessità del raggiungimento di una piena sostenibilità ambientale ed energetica e su di una maggiore efficienza del sistema sanitario regionale.  SitoFacebookInstagram - Twitter

Il sistema elettorale

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Le elezioni regionali in Emilia Romagna sono disciplinate dalla legge elettorale entrata in vigore in seguito alle modifiche avvenute nel 2014. Il sistema elettorale prevede l’elezione a Presidente del candidato che raccoglie la maggioranza relativa dei voti a livello regionale in un turno unico e garantisce alle liste che lo appoggiano almeno 27 seggi su un totale di 50. Inoltre, spettano di diritto un seggio ciascuno al presidente eletto e al miglior perdente. Sono ammesse alla ripartizione dei seggi le liste che hanno superato il 3%, ma entrano in Consiglio anche le liste sotto questa soglia, purché il candidato presidente collegato abbia superato il 5%. Ciascun elettore avrà a disposizione diverse opzioni di voto, tra cui il voto disgiunto, cioè la possibilità di votare per un candidato presidente e per una lista a lui non collegata. L'elettore avrà poi la possibilità di esprimere fino a due voti di preferenza a patto che i due candidati siano di genere diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza espressa. Sono infine ammesse le pluricandidature in tutto il territorio regionale.

Il Commento di Nomos

Il risultato delle elezioni regionali in Emilia-Romagna avra grandi ripercussioni a livello nazionale, in particolare sulle sorti del Governo Conte II. Una vittoria del centrosinistra guidato da Stefano Bonaccini darebbe nuova linfa all’esecutivo giallorosso e testimonierebbe il permanere di una sacca di resistenza all’avanzata salviniana in una delle regioni più sviluppate del Paese. Nel caso in cui, invece, la Lega riuscisse a strappare per la prima volta nella storia la regione ai partiti di sinistra, gli effetti potrebbero essere dirompenti. Con l’Emilia-Romagna, il centrodestra, oltre ad essere avanti nei sondaggi a livello nazionale, amministrerebbe tutto il Nord e la maggioranza delle regioni. Questo comporterebbe una pressione crescente e costante con l’obiettivo di far cadere il Governo e convincere Mattarella a sciogliere le Camere e portare il paese a nuove elezioni.

I più recenti sondaggi circolati prima del silenzio elettorale non aiutano però a dipanare questi dubbi, in quanto danno i due principali contendenti alla pari. Negli ultimi mesi, il vantaggio iniziale di Bonaccini si è ridotto fino a rientrare all’interno del margine dell’errore statistico stimato dai sondaggi testimoniando una tendenza di voto favorevole al centrodestra. Saranno diversi gli elementi da tenere d’occhio per il voto di domenica: prima di tutto la differenza nella distribuzione del voto tra città e campagna e tra centro e periferia con il centrosinistra nettamente avanti nelle città di grandi dimensioni e nei quartieri più centrali, mentre la Lega è egemone nelle campagne, nei comuni più piccoli e nelle periferie urbane. Oltre a ciò, partendo dal risultato delle scorse Europee che ha assegnato un milione di voti al centrodestra e 900mila preferenze al centrosinistra, sarà determinante capire dove finiranno i 300mila voti ottenuti dal M5S (quanti confermeranno la scelta di voto di otto mesi fa, quanti nell’astensione e quanti agli altri partiti). Inoltre, assumerà un grande ruolo la possibilità di voto disgiunto, soprattutto per Bonaccini dal momento che è possibile che diversi elettori del M5S optino per votare il M5S ma di scegliere il Governatore uscente in un’ottica di “voto utile” dal momento che Simone Benini non ha possibilità di vittoria.

Infine, sarà da valutare l’impatto delle Sardine. Inizialmente, il movimento guidato da Mattia Santori sembrava aver dato una scossa alla campagna elettorale del centrosinistra mobilitando una larga parte dell’elettorato progressista in nome dell’antisalvinismo. Ora, però, emerge il dubbio che, oltre a quanto detto, la narrazione delle Sardine abbia spostato i temi della campagna elettorale dalle questioni regionali alla discussione politica nazionale, contraddicendo la strategia di Bonaccini che ha puntato sulla depoliticizzazione del voto, rivendicazione dei risultati ottenuti dall’amministrazione uscente e costruzione di un profilo competente e credibile sui temi. In contrapposizione a ciò, i consulenti di Lucia Borgonzoni hanno costruito la campagna elettorale puntando sul carisma di Matteo Salvini che, di fatto, ha sostituito più che affiancato l’ex sottosegretario all’istruzione negli incontri pubblici e ha trattato tematiche nazionali o comunque di forte impatto emotivo politicizzando la contesa elettorale. E sarà questo il punto più importante per spiegare il voto di domenica: quanto hanno pesato i temi nazionali rispetto a quelli regionali nella scelta di voto.

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Speciale Elezioni Regionali Emilia-Romagna - 24 gennaio 2020