L’Aula della Camera ha terminato il 5 aprile la discussione delle mozioni sulle iniziative in materia di allergie e intolleranze alimentari, con particolare riferimento alla celiachia (1-00563 Elena Murelli – Lega, 1-00621 Silvana Nappi – M5S, 1-00622 Angela Ianaro – PD, 1-00623 Patrizia Marrocco – FI e 1-00624 Maria Teresa Bellucci – FdI).
L’Aula ha approvato la nuova formulazione della mozione di Elena Murelli (Lega), come modificata su richiesta del Governo, sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Silvana Nappi (M5S), Angela lanaro (PD), Patrizia Marrocco (FI), Manfred Schullian (Misto-Min. Ling), Lisa Noja (IV), Fabiola Bologna (CI), Nicola Stumpo (LeU) e Mara Lapia (Misto-CD), e la mozione di FdI, come modificata su richiesta del Governo.
La mozione di maggioranza impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per l'introduzione di una giornata informativa sulle allergie e intolleranze alimentari (e ai componenti degli alimenti), e sulla celiachia in particolare, nella cui ricorrenza gli enti pubblici promuovano incontri ed eventi di sensibilizzazione assicurando massima risonanza agli stessi;
2) a porre in essere in tutte le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado iniziative volte ad avviare progettualità in tema di corretta educazione sulle allergie e intolleranze alimentari (e ai suoi componenti) e sulla celiachia in particolare, nell'ambito di quanto già previsto in materia di educazione alla salute e al benessere dalla legge 20 agosto 2019, n. 92, che trovino il proprio culmine durante la giornata informativa;
3) ad adottare iniziative volte a potenziare la campagna informativa sulle allergie e intolleranze alimentari all'interno di studi medici pediatrici e di medicina generale, anche mediante affissione di manifesti intuitivi e brochure mirate;
4) ad adottare iniziative, di concerto con le regioni, per prevedere appositi corsi di formazione e approfondimento sulla celiachia, sulle intolleranze e sulle allergie alimentari e ai componenti degli alimenti, rivolto a operatori di imprese alimentari che producono e/o somministrano alimenti destinati direttamente al consumatore finale (ad esempio, ristorazione collettiva, pubblici esercizi, laboratori artigianali, con vendita diretta), in modo da preparare e somministrare alimenti sicuri e non contaminati;
5) nei limiti dei vincoli di bilancio, ad avviare adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione sulle allergie e intolleranze, con particolare riguardo alla celiachia, adottando ogni iniziativa di competenza per prevedere opportuni spazi nella programmazione radiotelevisiva e multimediale anche della società concessionaria del servizio pubblico, al fine di consentire una maggiore sensibilizzazione in materia di educazione alimentare e di informazione in materia di allergie e intolleranze alimentari;
6) ad adottare iniziative volte a verificare la possibilità di approfondire, all'interno dei percorsi di studio degli istituti professionali per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, la tematica della celiachia e della dieta senza glutine;
7) a prevedere una adeguata pubblicità delle relazioni annuali che le regioni e le province autonome sono tenute a redigere e trasmettere al Ministero della salute per la ripartizione dei fondi destinati all'erogazione di pasti senza glutine nelle mense scolastiche, ospedaliere e delle altre strutture pubbliche;
8) a procedere con il completamento su tutto il territorio nazionale dell'informatizzazione del processo che renderà i buoni acquisto erogati ai soggetti affetti da malattia celiaca, dematerializzati, digitalizzati e spendibili in maniera frazionata, permettendo la spesa degli alimenti senza glutine in più canali di vendita e al di fuori del territorio regionale, garantendo così significativi risparmi in termini di risorse pubbliche, semplificazione dell'accesso alla terapia e modernizzazione della sanità;
9) a sostenere in Italia la ricerca scientifica sulla celiachia per garantire l'avanzamento della pratica clinica, la prossimità alla cura e il miglioramento della qualità di vita e accrescere gli investimenti per frenare una patologia che si espande al ritmo di 9 per cento per ogni anno;
10) nei limiti dei vincoli di bilancio, a valutare la possibilità di implementare la ricerca nell'ambito della medicina di genere per studiare le differenze tra uomo, donna e bambino/a sia per i meccanismi biologici e fisiopatologici della patologia, sia sulle interazioni tra fattori di rischio ambientali, sia sui profili genetici e biomarcatori, inclusi studi sui componenti tossici del glutine, sia sulla innovazione delle metodologie cliniche;
11) a valutare la possibilità di incentivare programmi di ricerca che garantiscano l'implementazione di possibilità per il clinico specialista di valutare più correttamente la strategia terapeutica migliore da adottare caso per caso ovvero la «medicina personalizzata»;
12) a valutare la possibilità di adottare iniziative volte ad ampliare l'elenco dei prodotti erogabili nonché a reinserire le farine mono cereale senza glutine all'interno del Registro nazionale dei prodotti erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale, istituito ai sensi dell'articolo 7 del decreto ministeriale 8 giugno 2001, come modificato con il decreto ministeriale 17 maggio 2016, per una sana alimentazione, in quanto anche per i celiaci va raccomandata una dieta varia ed equilibrata con largo uso di alimenti e farine naturalmente senza glutine che presentano normalmente un costo più alto della tradizionale farina di frumento ma che rappresentano un alimento fondamentale per la preparazione casalinga di alimenti senza glutine;
13) a valutare l'opportunità di includere nel prossimo aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza anche le prestazioni per la diagnosi precoce della celiachia nei soggetti ritenuti maggiormente a rischio;
14) a valutare la possibilità di adottare iniziative per garantire l'inserimento di appositi moduli formativi obbligatori sulla celiachia e sulla dieta senza glutine nei corsi di aggiornamento professionali rivolti a ristoratori e ad albergatori o addirittura prevedere nei corsi per il rilascio dell'HACCP l'obbligo della procedura sulle allergie-intolleranze, in particolare la celiachia;
15) nel rispetto dei vincoli di bilancio, a valutare l'opportunità di adottare iniziative per aumentare la capacità diagnostica degli operatori sanitari attraverso corsi di formazione specifica per ridurre il numero ancora troppo alto di soggetti non diagnosticati che determinano un aggravio della spesa sanitaria.
La mozione di FdI impegna il Governo:
1) ad attuare tempestivamente l'impegno preso con l'approvazione dell'ordine del giorno citato in premessa, attraverso cui si garantiva ogni iniziativa al fine di adeguare la normativa attualmente in vigore, prevedendo procedure più snelle per l'accreditamento degli attuali esercizi commerciali autorizzati alla vendita dei prodotti specifici per celiaci, nonché l'emissione di buoni elettronici, da erogare direttamente sulla tessera sanitaria, così da consentirne l'utilizzo in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale;
2) a promuovere ogni concreta iniziativa volta a garantire l'inclusione sociale dei pazienti che soffrono di celiachia, una patologia che ha gravi ripercussioni sociali ed economiche e che può manifestarsi a qualsiasi età;
3) a valutare la possibilità di adottare iniziative per garantire percorsi formativi nelle scuole di ogni ordine e grado al fine di assicurare una efficace azione preventiva, così da favorire una corretta educazione alla celiachia e alle conseguenti abitudini alimentari;
4) ad adottare ogni utile iniziativa atta a promuovere e sensibilizzare la collettività sulle allergie e sulle intolleranze alimentari in generale e sulla celiachia in particolare, introducendo una giornata informativa finalizzata ad una più puntuale ed efficace informazione e conoscenza;
5) a promuovere ogni iniziativa normativa e intervento di competenza necessario a garantire nelle scuole e nel sistema sanitario nazionale, il supporto psicologico a sostegno delle persone di ogni età con diagnosi di celiachia;
6) a valutare l'opportunità di inserire nei livelli essenziali di assistenza (LEA) gli esami che portano alla diagnosi della celiachia, al fine di garantire una più puntuale prevenzione, alla base del riconoscimento della cronicità della malattia, oltre che il controllo una volta manifestatasi detta cronicità;
7) nei limiti dei vincoli di bilancio, ad adottare iniziative per sostenere con risorse adeguate, sin dai prossimi provvedimenti economici utili, finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli già in atto, per assicurare la continuazione dei progetti in fieri e la possibilità di sostenerne di nuovi;
8) ad adottare ogni iniziativa necessaria a garantire una specifica formazione degli operatori del settore alimentare, al fine di garantire strumenti adeguati e atti a favorire l'inclusione sociale delle persone affette da celiachia;
9) a promuovere ogni iniziativa necessaria atta ad assicurare elevati livelli di qualità e sicurezza nella produzione alimentare nei servizi di ristorazione e nelle diete delle mense scolastiche e aziendali;
10) ad adottare iniziative per garantire la massima diffusione dei prodotti per celiaci anche nelle attività commerciali e negli autogrill nelle aree di ristoro sulle autostrade.
Testi integrali delle mozioni approvate
La Camera,
premesso che:
la celiachia rappresenta l'intolleranza alimentare permanente più frequente e colpisce circa l'1 per cento della popolazione. È stato calcolato che in Italia il numero teorico di celiaci si aggiri intorno ai 600.000 contro i 233.147 ad oggi diagnosticati (dati relazione annuale al Parlamento sulla celiachia – anno 2020) ed è più frequente tra le donne (162.883 casi tra le donne rispetto ai 70.264 negli uomini);
le regioni in assoluto dove si registrano più celiaci sono la Lombardia 42.440, il Lazio 23.633 e la Campania 22.542;
si registra un numero netto di 11.179 nuove diagnosi (cifra superiore alla media dell'incremento annuo delle nuove diagnosi che negli ultimi anni è stata di poco meno di 9.000);
la maggiore consapevolezza relativa alle intolleranze e allergie, in base all'analisi dell'Osservatorio Immagino di GS1 Italy, realizzata in collaborazione con Nielsen, ha rilevato un impatto economico nel settore del Free From pari a 6,9 miliardi di euro (giugno 2019-giugno 2020), in crescita del 2,2 per cento rispetto all'anno precedente;
dal 2005 (legge n. 123 del 4 luglio 2005) la celiachia è considerata «malattia sociale», in quanto a incidere maggiormente sulla vita delle persone celiache, intolleranti e allergiche, oltre alla modifica del regime alimentare (nel caso dei celiaci è terapia permanente), è la relazione con gli altri in contesti che prevedono pasti fuori casa: dalla scuola al lavoro, dal viaggio ai momenti di svago con gli amici;
i soggetti affetti da celiachia devono rispettare un regime alimentare estremamente rigoroso, escludendo dalla propria dieta tutti gli alimenti a base di cereali contenenti glutine (tra cui, ad esempio, pane, pizza, pasta e biscotti), compresi quelli nei quali il glutine è aggiunto come additivo durante i processi industriali di trasformazione e proprio l'adolescenza è il periodo più critico per il rischio di esclusione sociale ma anche per il possibile rifiuto del regime alimentare, con gravi ripercussioni per la salute;
la celiachia ha un'incidenza doppia tra le donne rispetto agli uomini e sono emerse differenze di genere nella sintomatologia con cui la malattia si manifesta. In particolare, nelle donne può essere collegata a problemi della salute riproduttiva, come infertilità, aborti ripetuti, ritardo di crescita intrauterino, basso peso alla nascita, parti prematuri e necessità di parto chirurgico;
sebbene la normativa europea nel 2016 abbia definitivamente collocato gli alimenti senza glutine tra gli alimenti di consumo corrente, l'Italia ha mantenuto l'erogabilità esclusivamente per quegli alimenti senza glutine classificabili come «specificatamente formulati per persone intolleranti al glutine» o «specificatamente formulati per celiaci», inserendoli in un apposito registro nazionale e garantendo, attraverso il Servizio sanitario nazionale un supporto economico mensile per il loro acquisto, il cui ammontare cambia a seconda del sesso e dell'età del soggetto;
la dematerializzazione dei buoni, la loro digitalizzazione, circolarità e spendibilità in tutta Italia sono processi volti a semplificare la vita dei pazienti, per garantire concretamente l'accesso alla terapia anche in regioni diverse da quella di residenza. Tali azioni, inoltre, assicurano al contempo risparmi significativi in termini di risorse pubbliche e avanzamento nel processo di modernizzazione della sanità pubblica. Come emerge dall'ultima edizione della relazione annuale al Parlamento sulla Celiachia anno 2020, i sistemi territoriali di erogazione degli alimenti senza glutine e i canali di acquisto utilizzabili non sono ancora totalmente omogenei nell'intero Paese, generando gravi disuguaglianze fra i pazienti. In alcune regioni, infatti, il valore dei buoni mensili è caricato sulla carta sanitaria ed è spendibile sia nelle farmacie che nei negozi specializzati e nella grande distribuzione, mentre in altre il sistema è ancora caratterizzato da buoni cartacei, spesso utilizzabili in un unico servizio o farmacia e in un'unica soluzione, senza la possibilità per il paziente di ritirare gli alimenti in base al proprio fabbisogno come avviene per le necessità alimentari comuni;
le differenze nelle erogazioni sono spesso correlate anche alla complessiva capacità economica di risposta da parte dei differenti servizi sanitari regionali, con il risultato finale di inaccettabili differenze di livello qualitativo delle prestazioni nelle singole regioni e di conseguenti, sostanziali restrizioni della libera circolazione dei cittadini sul territorio nazionale in relazione alla differente tutela nella quotidianità che viene loro fornita in regioni diverse da quella di abituale residenza;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 sui livelli essenziali di assistenza (Lea) prevede l'esenzione dal ticket per gli esami di follow-up, che possono essere prescritti dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta, sulla base delle linee guida del Ministero della salute («Protocollo per la diagnosi e il follow-up della celiachia»);
gli esami per la diagnosi, invece, sono totalmente a carico dei pazienti, fatta salva la possibilità per regioni e province autonome di porre a carico del servizio sanitario regionale, anche in compartecipazione, la diagnosi di celiachia o percorsi dedicati;
la celiachia è una malattia cronica a rischio di complicanze in caso di diagnosi errate o tardive. Il costo per la prevenzione è di gran lunga più affrontabile rispetto ai costi necessari per ricoveri e cure, dunque, è fondamentale sostenere i celiaci nel percorso diagnostico e in quello alimentare. Si tratta di una sfida ambiziosa considerato il numero crescente delle nuove diagnosi;
attualmente la celiachia è inserita fra le imperfezioni e le infermità che sono causa di non idoneità al servizio militare o altresì all'arruolamento nelle Forze armate, come elencate all'articolo 582, comma 2, del testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, anche in caso di asintomaticità del soggetto, con conseguente ingiusta penalizzazione. In caso di insorgenza della patologia quando il paziente sia già arruolato potrà continuare ad esercitare la professione, risultando dunque tutelato, ma la norma risulta discriminatoria laddove è impossibile per tanti giovani intraprendere la carriera militare a causa di una condizione che non preclude alcuna incapacità fisica e/o mentale;
l'importanza dell'educazione alla salute e al benessere richiamata anche all'interno della legge recante «Introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica» (legge 20 agosto 2019, n. 92), e nell'ambito della quale si può ricomprendere l'eduzione alimentare, rappresenta il primo ed efficace strumento di prevenzione a tutela della salute, tanto come azione, quanto come prevenzione, in quanto le abitudini nutrizionali si instaurano, infatti, molto presto nella vita dell'individuo e hanno un chiaro effetto sul destino metabolico non solo del bambino ma anche dell'adulto;
sono fondamentali, altresì, la formazione e l'aggiornamento professionale degli operatori del settore alimentare al fine di garantire un elevato livello di sicurezza e qualità nella produzione alimentare e nei servizi di ristorazione visto che, ai sensi della legge n. 123 del 2005 anche le mense scolastiche, ospedaliere e quelle annesse alle strutture pubbliche sono tenute a garantire l'erogazione di pasti senza glutine ai celiaci che ne facciano richiesta;
è già stata presentata in Commissione di vigilanza Rai e approvata all'unanimità il 5 agosto 2021 una risoluzione per una maggiore informazione nei programmi Rai, ma non basta ed è necessario informare e sensibilizzare la popolazione, sin dalla più giovane età, ad una corretta educazione sulle intolleranze alimentari e allergie ai componenti degli alimenti, e sulla celiachia in particolare, al fine sia di supportare chi ne è affetto, sia di permettere ai giovani e alle loro famiglie di riconoscere eventuali sintomatologie latenti e avviare idoneo screening per scongiurare la compromissione della salute generale del soggetto,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per l'introduzione di una giornata informativa sulle allergie e intolleranze alimentari (e ai componenti degli alimenti), e sulla celiachia in particolare, nella cui ricorrenza gli enti pubblici promuovano incontri ed eventi di sensibilizzazione assicurando massima risonanza agli stessi;
2) a porre in essere in tutte le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado iniziative volte ad avviare progettualità in tema di corretta educazione sulle allergie e intolleranze alimentari (e ai suoi componenti) e sulla celiachia in particolare, nell'ambito di quanto già previsto in materia di educazione alla salute e al benessere dalla legge 20 agosto 2019, n. 92, che trovino il proprio culmine durante la giornata informativa;
3) ad adottare iniziative volte a potenziare la campagna informativa sulle allergie e intolleranze alimentari all'interno di studi medici pediatrici e di medicina generale, anche mediante affissione di manifesti intuitivi e brochure mirate;
4) ad adottare iniziative, di concerto con le regioni, per prevedere appositi corsi di formazione e approfondimento sulla celiachia, sulle intolleranze e sulle allergie alimentari e ai componenti degli alimenti, rivolto a operatori di imprese alimentari che producono e/o somministrano alimenti destinati direttamente al consumatore finale (ad esempio, ristorazione collettiva, pubblici esercizi, laboratori artigianali, con vendita diretta), in modo da preparare e somministrare alimenti sicuri e non contaminati;
5) nei limiti dei vincoli di bilancio, ad avviare adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione sulle allergie e intolleranze, con particolare riguardo alla celiachia, adottando ogni iniziativa di competenza per prevedere opportuni spazi nella programmazione radiotelevisiva e multimediale anche della società concessionaria del servizio pubblico, al fine di consentire una maggiore sensibilizzazione in materia di educazione alimentare e di informazione in materia di allergie e intolleranze alimentari;
6) ad adottare iniziative volte a verificare la possibilità di approfondire, all'interno dei percorsi di studio degli istituti professionali per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, la tematica della celiachia e della dieta senza glutine;
7) a prevedere una adeguata pubblicità delle relazioni annuali che le regioni e le province autonome sono tenute a redigere e trasmettere al Ministero della salute per la ripartizione dei fondi destinati all'erogazione di pasti senza glutine nelle mense scolastiche, ospedaliere e delle altre strutture pubbliche;
8) a procedere con il completamento su tutto il territorio nazionale dell'informatizzazione del processo che renderà i buoni acquisto erogati ai soggetti affetti da malattia celiaca, dematerializzati, digitalizzati e spendibili in maniera frazionata, permettendo la spesa degli alimenti senza glutine in più canali di vendita e al di fuori del territorio regionale, garantendo così significativi risparmi in termini di risorse pubbliche, semplificazione dell'accesso alla terapia e modernizzazione della sanità;
9) a sostenere in Italia la ricerca scientifica sulla celiachia per garantire l'avanzamento della pratica clinica, la prossimità alla cura e il miglioramento della qualità di vita e accrescere gli investimenti per frenare una patologia che si espande al ritmo di 9 per cento per ogni anno;
10) nei limiti dei vincoli di bilancio, a valutare la possibilità di implementare la ricerca nell'ambito della medicina di genere per studiare le differenze tra uomo, donna e bambino/a sia per i meccanismi biologici e fisiopatologici della patologia, sia sulle interazioni tra fattori di rischio ambientali, sia sui profili genetici e biomarcatori, inclusi studi sui componenti tossici del glutine, sia sulla innovazione delle metodologie cliniche;
11) a valutare la possibilità di incentivare programmi di ricerca che garantiscano l'implementazione di possibilità per il clinico specialista di valutare più correttamente la strategia terapeutica migliore da adottare caso per caso ovvero la «medicina personalizzata»;
12) a valutare la possibilità di adottare iniziative volte ad ampliare l'elenco dei prodotti erogabili nonché a reinserire le farine mono cereale senza glutine all'interno del Registro nazionale dei prodotti erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale, istituito ai sensi dell'articolo 7 del decreto ministeriale 8 giugno 2001, come modificato con il decreto ministeriale 17 maggio 2016, per una sana alimentazione, in quanto anche per i celiaci va raccomandata una dieta varia ed equilibrata con largo uso di alimenti e farine naturalmente senza glutine che presentano normalmente un costo più alto della tradizionale farina di frumento ma che rappresentano un alimento fondamentale per la preparazione casalinga di alimenti senza glutine;
13) a valutare l'opportunità di includere nel prossimo aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza anche le prestazioni per la diagnosi precoce della celiachia nei soggetti ritenuti maggiormente a rischio;
14) a valutare la possibilità di adottare iniziative per garantire l'inserimento di appositi moduli formativi obbligatori sulla celiachia e sulla dieta senza glutine nei corsi di aggiornamento professionali rivolti a ristoratori e ad albergatori o addirittura prevedere nei corsi per il rilascio dell'HACCP l'obbligo della procedura sulle allergie-intolleranze, in particolare la celiachia;
15) nel rispetto dei vincoli di bilancio, a valutare l'opportunità di adottare iniziative per aumentare la capacità diagnostica degli operatori sanitari attraverso corsi di formazione specifica per ridurre il numero ancora troppo alto di soggetti non diagnosticati che determinano un aggravio della spesa sanitaria.
(1-00563) (Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Murelli, Nappi, Ianaro, Marrocco, Schullian, Noja, Bologna, Stumpo, Lapia, Capitanio, Provenza, Siani, Versace, Lupi, Eva Lorenzoni, Ruggiero, Carnevali, Bagnasco, Tasso, Andrea Crippa, D'Arrando, Novelli, Boldi, Misiti, Spena, Gerardi, Penna, Elvira Savino, Caffaratto, Sportiello, Bond, Caparvi, Villani, Brambilla, Durigon, Federico, Panizzut, Lorefice, Legnaioli, Mammì, Minardo, Moschioni, Parolo, Tateo, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Giaccone, Paolin, Patelli, Sutto, Tiramani, Basini, Belotti, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Racchella, Toccalini, Zicchieri, De Filippo, Lepri, Pini, Rizzo Nervo».
La Camera,
premesso che,
la celiachia o malattia celiaca è un'enteropatia immuni-mediata provocata dall'assunzione di cereali contenenti glutine da parte di soggetti geneticamente predisposti, nei quali la predetta assunzione scatena una reazione autoimmune che, con il tempo, determina l'atrofia dei villi dell'intestino tenue, strutture anatomiche fondamentali per l'assorbimento dei nutrienti alimentari;
la manifestazione di tale patologia – la quale, peraltro, può presentare una sintomatologia assai differente da soggetto a soggetto – obbliga gli interessati ad escludere il glutine dai propri pasti, con conseguente eliminazione di tutti gli alimenti più comuni della dieta mediterranea;
il Ministero della salute ha pubblicato l'edizione Anno 2020 della Relazione al Parlamento sulla celiachia, il documento di riferimento sulla celiachia in Italia, da cui si evince che al 31 dicembre 2020 le persone celiache sono in totale 233.147 e quasi 400.000 sono quelle ancora in attesa di una diagnosi dal momento che la celiachia colpisce l'1 per cento della popolazione. Le donne celiache sono oltre il doppio degli uomini;
inoltre, l'emergenza generata dal COVID-19 ha avuto importanti ripercussioni sull'accesso alla diagnosi e alla cura in tutti gli ambiti sanitari: anche le diagnosi di celiachia risentono di questo fenomeno e crescono solo di 7.729 unità rispetto all'anno precedente. Nel 2019 erano stati diagnosticati 11.000 nuovi pazienti;
i dati a disposizione dicono inoltre che il Sistema sanitario nazionale ha speso 209,6 milioni di euro per l'acquisto di prodotti senza glutine con un contributo pro-capite medio pari a circa 1.000 euro;
in ragione delle serie e gravi conseguenze provocate da tale patologia e dalla sua diffusione, la stessa è stata riconosciuta, a tutti gli effetti, quale malattia sociale e, attualmente, la materia è regolata dalla legge 4 luglio 2005, n. 123;
in particolare, la citata normativa ha introdotto nel nostro ordinamento una disciplina volta, da un lato, a promuovere la prevenzione e la diagnosi precoce e, dall'altro lato, ad individuare alcune misure di sostegno e supporto economico in favore dei soggetti affetti da tale patologia;
l'articolo 50 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, ha introdotto la tessera sanitaria anche per ottimizzare la fruizione e l'erogazione dei servizi sanitari ai cittadini;
recentemente, anche al fine di limitare gli spostamenti della cittadinanza, a seguito dell'emergenza epidemiologica in atto, è stato necessario dar seguito al programma di dematerializzazione delle ricette mediche, con il caricamento delle stesse nella citata tessera sanitaria;
appare necessario un adeguamento della legge 4 luglio 2005, n. 123, superando alcune problematiche riscontrate dall'attuazione della medesima, con la previsione, in particolare: a) di procedure più snelle per l'accreditamento degli esercizi commerciali autorizzati alla vendita dei prodotti specifici; b) dell'emissione di buoni elettronici, da erogare direttamente sulla tessera sanitaria; c) dell'utilizzo dei predetti buoni su tutto il territorio nazionale;
a tal proposito il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/02461-AR/092 presentato da Fratelli d'Italia alla Camera, con cui si impegnava a valutare l'opportunità di porre in essere (...), ogni opportuna iniziativa al fine di adeguare la normativa attualmente in vigore, prevedendo procedure più snelle per l'accreditamento degli attuali esercizi commerciali autorizzati alla vendita dei prodotti specifici per celiaci, nonché l'emissione di buoni elettronici, da erogare direttamente sulla tessera sanitaria, così da consentirne l'utilizzo su tutto il territorio nazionale;
di fatto, quanto il Governo si è impegnato a realizzare attraverso l'approvazione del nostro ordine del giorno, ancora non è stato attuato. Nello specifico, evidenti sono le diseguaglianze sull'intero territorio nazionale, in cui i sistemi di erogazione degli alimenti senza glutine e i canali di acquisto utilizzabili non sono adeguatamente funzionali ed omogeneamente dislocati. In alcune regioni il valore dei buoni mensili è caricato sulla carta sanitaria ed è immediatamente spendibile sia nelle farmacie che nei negozi specializzati; in altre, invece, il sistema è ancora caratterizzato dai buoni cartacei, spesso utilizzabili in un unico servizio o farmacia e in un'unica soluzione, senza la possibilità per il paziente di ritirare gli alimenti in base alle effettive necessità;
venire incontro con provvedimenti economici tempestivi è un aspetto necessario per la quotidianità e il fabbisogno dei pazienti celiaci, ma nello stesso tempo occorre investire in formazione e ricerca, al fine di poter garantire una efficace prevenzione;
da questo punto di vista è importante evidenziare che, dagli studi pubblicati dalla prestigiosa rivista scientifica internazionale eBioMedicine – The Lancet, è possibile evincere che nel prossimo futuro potrebbe essere più semplice la diagnosi dei pazienti celiaci, ma anche il controllo dell'andamento della malattia, patologia cronica che accompagna i pazienti per tutta la vita;
nello specifico «Nuovi biomarcatori per la diagnosi di celiachia e per il monitoraggio dell'aderenza alla dieta senza glutine» è il titolo del lavoro pubblicato sulla prestigiosa rivista eBioMedicine – The Lancet frutto del finanziamento dell'associazione italiana celiachia, che attraverso la sua Fondazione celiachia, ha coinvolto i laboratori di ricerca dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma;
da ciò emerge l'importanza della formazione e della ricerca e, va da sé, del finanziamento della ricerca. L'identificazione di nuovi marcatori circolanti, impiegati per lo studio dell'evoluzione, della diagnosi e della terapia di una patologia è un tema di grande attualità presso la comunità scientifica internazionale, come conferma il lavoro di numerosi gruppi che da anni sviluppano questo filone di ricerca in ambiti che spaziano dall'oncologia alle neuroscienze, e recentemente applicato anche per la celiachia, come dimostra lo studio finanziato da Aic e dalla sua Fondazione. I microRNA circolanti – le molecole identificate in questa ricerca – sono infatti tra i biomarcatori di nuova generazione tra i più studiati;
«Ad oggi, l'esclusione del glutine dall'alimentazione costituisce l'unica terapia validata per la celiachia. Per monitorare la risposta alla dieta priva di glutine, si è a lungo discusso con i clinici circa la sensibilità e l'accuratezza dei test sierologici che ad oggi vengono utilizzati principalmente per la diagnosi della celiachia» dichiara il titolare del progetto, dottor Andrea Masotti. «Pensiamo che lo studio che abbiamo condotto possa fornire in un futuro non lontano un'alternativa diagnostica che escluda l'utilizzo di analisi strumentali invasive (la gastro-duodenoscopia) nel pazienti, soprattutto nei bambini»;
è opportuno evidenziare che, ancora oggi in Italia si hanno meno della metà dei celiaci diagnosticati, solo 233 mila, a fronte dei 600 mila attesi in base ai dati epidemiologici consolidati: 1 persona su 100 è celiaca, in Italia e nel mondo. La diagnosi precoce in questo senso è di importanza fondamentale, non solo ai fini della protezione dei celiaci da gravi complicanze, ma anche della tutela della collettività dai costi sociali elevati della celiachia non diagnosticata;
a tal proposito, è necessario rilevare che la diagnosi di celiachia causa nelle persone, e anche nei conviventi, un importante cambiamento che ha notevoli risvolti, sia dal punto di vista emotivo che relazionali, i quali possono tradursi in disagio psicologico;
poiché la celiachia è una condizione che accompagna per tutta la vita, sarebbe opportuno riuscire a gestire fin dall'inizio le emozioni negative e, con l'aiuto di uno psicologo, elaborare i cambiamenti che intervengono con la diagnosi, riuscendo ad arrivare all'accettazione della nuova immagine di sé e dotandosi delle risorse necessarie ad affrontare al meglio la situazione;
infatti, il rischio risiede anche nell'ansia di non riuscire a rispettare le prescrizioni mediche che si può correlare a un futuro sviluppo di stati depressivi, mancata accettazione della malattia ed emozioni negative, come rabbia e frustrazione;
in ragione di ciò, si rileva una maggiore presenza tra i celiaci di sintomi riconducibili a un disturbo d'ansia, alla depressione, a pensieri autolesionistici e, più in generale, a uno stato di infelicità dettato dalle proprie condizioni di salute;
con i nuovi Lea, dal 2017, la celiachia e la dermatite erpetiforme rientrano tra le malattie croniche invalidanti. Per i soggetti affetti da tali patologie è previsto il regime di esenzione per le prestazioni sanitarie successive alla diagnosi ed un supporto economico all'acquisto degli alimenti senza glutine di base (esempio pane, pasta, biscotti, pizza, cereali per la prima colazione e alimenti similari). Una volta ottenuta la diagnosi, il celiaco deve seguire per tutta la vita una dieta senza glutine varia ed equilibrata con un apporto energetico giornaliero da carboidrati meno del 55 per cento. Tale apporto deve provenire per il 20 per cento da alimenti naturalmente senza glutine (esempio alimenti a base di riso, mais, patate e altro) e per il restante 35 per cento da alimenti senza glutine specificamente formulati. Per supportare il celiaco nell'acquisto dei prodotti senza glutine specificamente formulati, il Servizio sanitario nazionale garantisce un contributo economico mensile, diverso a seconda dell'età e del sesso del soggetto, perché tiene conto dei corrispondenti fabbisogni energetici;
così come anche evidenziato dal Ministero della salute, introdurre l'intolleranza al glutine tra le altre patologie «consente ai celiaci di usufruire, in regime di esenzione, di tutte le prestazioni sanitarie appropriate per il monitoraggio della malattia e delle sue complicanze, e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti, mentre le prestazioni specialistiche per giungere alla diagnosi non saranno più in esenzione»;
il passaggio da malattia rara a cronica indica che l'attestato di esenzione potrà essere redatto da uno specialista del Servizio sanitario nazionale. Di conseguenza, i vari esami e visite specialistiche potranno essere prescritte dal medico di base;
la celiachia è una malattia cronica e invalidante che può colpire tutte le fasce d'età, con gravi ripercussioni nell'inserimento della vita sociale, per questi motivi occorrono strumenti formativi e di informazione puntuali ed efficaci,
impegna il Governo:
1) ad attuare tempestivamente l'impegno preso con l'approvazione dell'ordine del giorno citato in premessa, attraverso cui si garantiva ogni iniziativa al fine di adeguare la normativa attualmente in vigore, prevedendo procedure più snelle per l'accreditamento degli attuali esercizi commerciali autorizzati alla vendita dei prodotti specifici per celiaci, nonché l'emissione di buoni elettronici, da erogare direttamente sulla tessera sanitaria, così da consentirne l'utilizzo in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale;
2) a promuovere ogni concreta iniziativa volta a garantire l'inclusione sociale dei pazienti che soffrono di celiachia, una patologia che ha gravi ripercussioni sociali ed economiche e che può manifestarsi a qualsiasi età;
3) a valutare la possibilità di adottare iniziative per garantire percorsi formativi nelle scuole di ogni ordine e grado al fine di assicurare una efficace azione preventiva, così da favorire una corretta educazione alla celiachia e alle conseguenti abitudini alimentari;
4) ad adottare ogni utile iniziativa atta a promuovere e sensibilizzare la collettività sulle allergie e sulle intolleranze alimentari in generale e sulla celiachia in particolare, introducendo una giornata informativa finalizzata ad una più puntuale ed efficace informazione e conoscenza;
5) a promuovere ogni iniziativa normativa e intervento di competenza necessario a garantire nelle scuole e nel sistema sanitario nazionale, il supporto psicologico a sostegno delle persone di ogni età con diagnosi di celiachia;
6) a valutare l'opportunità di inserire nei livelli essenziali di assistenza (LEA) gli esami che portano alla diagnosi della celiachia, al fine di garantire una più puntuale prevenzione, alla base del riconoscimento della cronicità della malattia, oltre che il controllo una volta manifestatasi detta cronicità;
7) nei limiti dei vincoli di bilancio, ad adottare iniziative per sostenere con risorse adeguate, sin dai prossimi provvedimenti economici utili, finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli già in atto, per assicurare la continuazione dei progetti in fieri e la possibilità di sostenerne di nuovi;
8) ad adottare ogni iniziativa necessaria a garantire una specifica formazione degli operatori del settore alimentare, al fine di garantire strumenti adeguati e atti a favorire l'inclusione sociale delle persone affette da celiachia;
9) a promuovere ogni iniziativa necessaria atta ad assicurare elevati livelli di qualità e sicurezza nella produzione alimentare nei servizi di ristorazione e nelle diete delle mense scolastiche e aziendali;
10) ad adottare iniziative per garantire la massima diffusione dei prodotti per celiaci anche nelle attività commerciali e negli autogrill nelle aree di ristoro sulle autostrade.
(1-00624) (Testo modificato nel corso della seduta) «Bellucci, Deidda, Gemmato, Ferro, Bucalo, Frassinetti, Mollicone, Donzelli, Osnato, Galantino, Zucconi, Caretta, Ciaburro, Foti, Bignami, Giovanni Russo».