L’Aula della Camera ha terminato l'11 maggio la discussione delle mozioni sulle iniziative a sostegno del settore agroalimentare in relazione alla crisi ucraina (1-00609 Luciano Cillis – M5S, 1-00621 Antonella Incerti – PD, 1-00629 Giorgia Meloni – FdI, 1-00630 Lorenzo Viviani – Lega, 1-00631 Maria Spena - FI e 1-00634 Elisabetta Ripani – CI).

L’Aula ha approvato la nuova formulazione della mozione di Luciano Cillis (M5S), come modificata su richiesta del Governo, sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Lorenzo Viviani (Lega), Antonella Incerti (PD), Maria Spena (FI), Maria Chiara Gadda (IV), Elisabetta Ripani (CI), Federico Fornaro (LeU), Chiara Gagnarli (M5S) e la mozione di FdI, come modificata su richiesta del Governo.

La mozione di maggioranza impegna il Governo:

1) a proseguire nelle iniziative di competenza per incentivare il percorso di rivalutazione dell'impostazione della politica agricola comune, tenendo conto dell'esigenza di orientare in maniera diversa e più efficace gli strumenti a disposizione per sostenere le produzioni più strategiche, in particolare:

   a) valutare la necessità di adoperarsi presso le competenti istituzioni europee per posticipare l'entrata in vigore delle misure introdotte nella politica agricola comune 2023-2027 e aggiornare alcuni contenuti, con particolare riferimento alla limitazione della produzione e agli adempimenti previsti quali gli obblighi di semina, di rotazione delle colture e altro, nonché consentire l'utilizzo a fini produttivi, compatibilmente con gli indirizzi di sostenibilità ambientale, economica e sociale, delle aree ecologiche oggi non coltivabili, delle superfici lasciate a riposo e di tutti i pascoli, anche se parzialmente occupati da vegetazione arbustiva spontanea;

   b) promuovere interventi a livello europeo al fine di adottare le misure necessarie a limitare la volatilità dei prezzi, fenomeno particolarmente presente nei mercati agricoli, mediante l'adozione di forme di stoccaggio comune di energie e delle materie prime agricole, per disporre di adeguate riserve necessarie per fronteggiare casi di scarsità improvvisa di prodotti e stabilizzare i prezzi;

   c) incrementare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche e per le quali l'Unione europea non è autosufficiente, come, ad esempio, proteine vegetali, cereali e altro;

   d) introdurre un contributo per tutte le superfici agricole utilizzate, per ammortizzare l'incremento dei costi di produzione;

   e) rimuovere il vincolo del non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare;

   f) prevedere forme di incentivo per le nuove messe a coltura;

2) ad adottare iniziative per prevedere misure di semplificazione dei pagamenti da parte di Agea, ad esempio permettendo la possibilità di ricevere l'erogazione di aiuti, benefici e contributi finanziari a carico delle risorse pubbliche, rinviando l'adempimento delle disposizioni di cui ai commi 1-quater e 1-quinquies dell'articolo 78 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;

3) a promuovere la diversificazione dei mercati di approvvigionamento delle materie prime agricole, tra cui frumento tenero, mais, olio di girasole, ma anche dei concimi, sui quali il nostro Paese negli ultimi anni ha rafforzato la dipendenza dall'estero, ma anche, al contempo, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di uno stoccaggio agevolato per alcuni prodotti in relazione alle esportazioni, nonché a promuovere lo sviluppo di nuove infrastrutture per lo stoccaggio ed effettuare con Ismea una valutazione immediata delle materie prime;

4) nei limiti consentiti dalle norme dell'Unione europea, a promuovere, anche nelle competenti sedi comunitarie, iniziative di competenza volte all'adozione di un piano strategico europeo per l'autosufficienza alimentare;

5) ad adottare iniziative per prevedere immediati interventi in ambito nazionale a sostegno del settore agroalimentarequali il potenziamento degli strumenti di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, anche attraverso una deroga alle norme sugli aiuti di Stato, la garanzia di una moratoria alle scadenze dei termini relativi all'indebitamento in essere con istituti di credito o altri operatori, l'adozione di misure per sostenere la domanda all'interno del mercato agroalimentare e il finanziamento di specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi (zootecnia, florovivaismo e altro), anche attraverso la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro;

6) al fine di favorire il rilancio produttivo e occupazionale delle filiere agricole, agroalimentari, dell'acquacoltura e della pesca, ad adottare iniziative volte a prorogare le agevolazioni contributive, anche intervenendo nelle competenti sedi unionali, affinché sia prolungata la validità delle misure «Tf COVID» ovvero siano introdotte misure di portata analoga anche in termini di massimali per le imprese;

7) a promuovere la ricerca di nuovi mercati per l'approvvigionamento di prodotti fertilizzanti utili alla concimazione e alla lavorazione del terreno da preparare alle semine e, al tempo stesso, ad adottare iniziative per garantire contributi per l'acquisto di fertilizzanti e di mangimi mediante un credito d'imposta, oltre a promuovere lo sviluppo dell'uso di fertilizzanti organici prodotti localmente, al fine di limitare la dipendenza dall'azoto;

8) ad adottare idonee iniziative per ripristinare il credito d'imposta per beni strumentali «Transizione 4.0» destinato agli investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0 nel settore primario;

9) a valutare la possibilità di adottare iniziative per calmierare ulteriormente il prezzo del combustibile agevolato, anche prevedendo la proroga, oltre il primo trimestre 2022, del contributo previsto sotto forma di credito di imposta per l'acquisto di gasolio e benzina necessari per la trazione dei mezzi utilizzati, estendendo l'ambito di applicazione a tutti gli usi necessari per lo svolgimento dell'attività imprenditoriale;

10) ad adottare iniziative per sostenere la filiera della pesca e dell'acquacoltura a seguito dell'aumento dei costi del carburante e delle materie prime; ad adottare iniziative per incentivare interventi per favorire l'ammodernamento, attraverso la combinazione di incentivi a fondo perduto e agevolazioni di carattere fiscale, la sostituzione e il rinnovo delle imbarcazioni adibite alla pesca e all'acquacoltura, agevolando il passaggio a motori tecnologicamente più avanzati che garantiscano un minor impatto ambientale e minori emissioni in atmosfera; ad adottare iniziative per accelerare, altresì, l'avvio dello strumento Cisoa per i lavoratori della pesca o comunque a prevedere forme di cassa integrazione in deroga a tutela degli operatori del comparto della pesca, anche alla luce del fatto che molti armatori stanno impropriamente, ma inevitabilmente, ricorrendo allo strumento del fermo pesca al fine di salvaguardare i propri dipendenti;

11) ad adottare iniziative per assicurare una maggiore efficienza dei sistemi irrigui del nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di piccole strutture di accumulo necessarie al sostegno della capacità produttiva delle aziende agricole che operano in condizioni climatiche difficili;

12) ad adottare iniziative per sostenere le filiere più strategiche, in particolare quelle cerealicole, proteiche e oleaginose, favorendo progetti che prevedano forme di maggiore integrazione tra agricoltura e industria di trasformazione;

13) ad adottare nel medio e lungo periodo iniziative volte a tutelare la redditività delle aziende agricole, in particolare per il comparto lattiero-caseario, partendo dall'attuazione completa degli accordi conclusi al Tavolo nazionale sulla filiera;

14) ad adottare iniziative per sviluppare, promuovere e incentivare tecnologie di coltivazione fuori suolo, nonché nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico basate, ad esempio, su cisgenesi e genome editing, consentendo la ricerca in pieno campo a sostegno dello sviluppo futuro del settore agricolo e agroalimentare e, dunque, a promuovere iniziative normative che consentano il pieno sviluppo delle tecnologie di evoluzione assistita, anche con il coinvolgimento degli istituti di ricerca nazionali e delle istituzioni universitarie;

15) ad assumere iniziative per attuare un incisivo intervento che favorisca la ricomposizione dei fondi agricoli e il riordino delle proprietà polverizzate, al fine di superare l'annosa questione della frammentazione e della polverizzazione fondiaria, prevedendo una revisione dell'attuale normativa che contempli, tra le altre cose, una procedura semplificata in caso di eventuali comproprietari non più rintracciabili, residenti in altri Stati o impossibilitati a partecipare all'atto di compravendita di fondi agricoli ubicati in territori agroforestali montani, in modo da sostenere gli interventi volti a integrare, ove possibile, le superfici e a contribuire alla rettificazione dei confini dei fondi agricoli;

16) ad adottare iniziative di competenza per rafforzare i meccanismi di monitoraggio e controllo dei prezzi agroalimentari, ai fini dell'immediata salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto in ordine ai consumi alimentari delle fasce di popolazione più deboli sul piano sociale ed economico, e ad adottare iniziative per prevedere aiuti alle famiglie con redditi bassi attraverso la creazione di un fondo alimentare per le famiglie che favorisca l'acquisto di beni alimentari essenziali;

17) ad adottare iniziative per incrementare la dotazione del fondo per gli aiuti alimentari agli indigenti, consentendo in tal modo il sostegno a comparti agricoli e agroalimentari in difficoltà e agli operatori del terzo settore impegnati nel contrasto alla povertà e agli sprechi alimentari;

18) ove tecnicamente possibile, ad adottare iniziative per prevedere, nelle misure di sostegno governative, il superamento dell'utilizzo dei codici Ateco in favore della parametrazione degli aiuti sulla percentuale dei costi energetici e dei costi di produzione sostenuti;

19) ad adottare le iniziative di competenza finalizzate a garantire una maggiore formazione destinata ai giovani agricoltori e l'aggiornamento costante dei lavoratori attivi, relativamente all'utilizzo dei mezzi strumentali necessari all'agricoltura 4.0, per garantire l'impiego ottimale dei moderni mezzi agromeccanici, tecnologicamente avanzati, necessari per lo sviluppo dell'agricoltura e per il contenimento del consumo di suolo, nel rispetto degli ecosistemi, incrementando la produttività agricola;

20) ad adottare iniziative volte a garantire il rispetto dei contenuti dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, nonché dei contenuti dell'allegato 3 annesso al decreto del Ministro dello sviluppo economico del 10 settembre 2010, in materia di individuazione delle «aree idonee» all'installazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, al fine di preservare i terreni agricoli migliori, anche con riferimento ai requisiti di fertilità, irrigabilità, attualità di coltura, destinando alla produzione energetica i terreni agricoli marginali o inutilizzati in quanto non idonei all'attività agricola o quelli dove prioritariamente siano stati installati impianti solari fotovoltaici su tetti o su superfici sopraelevate, qualora esistenti;

21) ad adottare iniziative per favorire l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica rinnovabile, utilizzando a tale fine gli scarti delle lavorazioni della filiera agricola, forestale e del legno, consentendo l'installazione di nuovi impianti a biomasse al servizio delle aziende agricole e forestali, anche al fine di garantire la resilienza e lo sviluppo delle aree rurali e di montagna;

22) a promuovere iniziative volte a programmare, attraverso un accordo fra tutti i Ministeri competenti, nonché con i soggetti che operano nel settore della cooperazione internazionale, un'organica iniziativa di sostegno alla ripresa e allo sviluppo del settore agricolo in Ucraina, nel quadro di azioni promosse dall'Unione europea in conseguenza delle distruzioni subite dall'aggressione bellica della Russia, avviando misure di sostegno atte a consentire la ripresa e la continuità della piena capacità di produzione agricola dell'Ucraina.

La mozione di FdI impegna il Governo:

1) a incrementare il sostegno alle filiere nazionali aumentando l'autoapprovvigionamento, attraverso una strategia di tutela del reddito degli operatori del comparto agroalimentare ed ittico, e per diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime agricole, con riferimento a grano duro, tenero, mais, fertilizzanti e a tutte le materie prime dove sia presente una sostanziale quota di importazioni, operando altresì per incrementare lo stoccaggio di materie prime;

2) a incrementare le iniziative necessarie per sostenere la filiera ittica e dell'acquacoltura in relazione all'incremento dei costi di energia e materie prime, sia tramite interventi mirati ad efficientare la qualità tecnologica delle strumentazioni e delle imbarcazioni utilizzate, sia tramite iniziative come ulteriori sgravi contributivi, nonché iniziative, in ambito europeo, per contenere e ridurre la continua espansione delle giornate di fermo pesca a danno del comparto ittico nazionale;

3) ad adottare iniziative per anticipare, nelle more dell'attuazione di altre misure di sostegno di carattere più strutturale, le somme dovute agli operatori del comparto ittico nel quadro del fermo pesca, in modo da fornire l'adeguata liquidità di breve periodo per continuare a garantire la sostenibilità economica delle proprie attività, compatibilmente con la disponibilità finanziaria;

4) nei limiti consentiti dalle norme dell'Unione europea, ad adottare le necessarie iniziative di competenza presso i competenti tavoli europei per riorganizzare gli obiettivi programmatici della Politica agricola comune (Pac) sulla base del nuovo scenario internazionale, con la finalità di sostenere la creazione di filiere agricole strategiche nazionali e garantire approvvigionamento e sovranità alimentare a livello italiano ed europeo, anche mediante iniziative strategiche per la creazione di filiere nazionali di proteine vegetali;

5) ove compatibile con la normativa comunitaria, ad arrestare l'entrata in vigore delle misure contenute nella Pac con effetti riduttivi e distorsivi nei confronti delle produzioni agricole nazionali, con riferimento anche agli obblighi di semina, rotazione delle colture o messa a riposo dei terreni;

6) a richiedere alla Commissione europea l'incremento del tetto per l'erogazione degli aiuti di Stato alle attività colpite dai rincari conseguenti alla guerra tra Russia e Ucraina, con riferimento alle attività del comparto agroalimentare, ittico, dell'acquacoltura e florovivaistico;

7) a richiedere, presso i competenti tavoli europei, una proroga delle deroghe in materia di inverdimento, terreni a riposo e set-aside, in modo da permettere un effettivo utilizzo e produttività dei nuovi terreni coltivabili, anche in ragione dei maggiori sforzi necessari per incrementare la resa di terreni ad oggi non coinvolti in attività di produzione agricola;

8) ove compatibile con la norma comunitaria, ad adottare iniziative per consentire l'utilizzo delle aree ecologiche ad oggi non coltivate, nonché delle superfici coltivabili lasciate a riposo o ad altra destinazione agroalimentare, ove compatibile, con la finalità di rilanciare le produzioni agroalimentari nazionali, adottando iniziative per prevedere una ridefinizione delle politiche agricole europee finalizzata ad incrementare la produttività nei Paesi membri, anche introducendo contributi per le superfici agricole utilizzate o, in ogni caso, misure compensative nei confronti dei maggiori costi di produzione;

9) ad adottare iniziative per il contrasto delle attività di speculazione in corso sui mercati delle materie prime agricole, adottando tutte le misure necessarie per garantire la redditività dei produttori a fronte dei continui rincari di mercato;

10) ad adottare iniziative per riformare gli strumenti di finanza agevolata a sostegno del settore agroalimentare, in riferimento sia alla ristrutturazione e rinegoziazione delle esposizioni bancarie delle imprese agricole, sia in riferimento alla concessione di credito, anche con garanzie statali e lunghi periodi di ammortamento, necessari per il lancio di nuove attività agricole ed il risanamento di stazioni di particolare esposizione ed insolvenza di attività agricole già esistenti, nonché per il sostegno dei costi legati all'approvvigionamento energetico, di macchinari e di materie prime per l'attività delle aziende agroalimentari;

11) ad adottare iniziative per prevedere come parametri di accesso per le misure di sostegno a favore dei settori economici indicati in premessa colpiti dalle ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina la variazione dei costi fissi in relazione all'energy crunch e la corrispondente variazione di fatturato nella fase antecedente al conflitto o, se più favorevole al beneficiario, antecedente la pandemia da Covid-19;

12) ad adottare iniziative per calmierare, nel breve periodo, il costo dei carburanti utilizzati dalle imprese agricole e dalle filiere agroalimentari per tutti i processi di lavorazione agricola almeno per l'anno 2022 o anche successivamente qualora perdurino gli aumenti del costo del gasolio agricolo, valutando anche la revisione del regime di sussidi ambientalmente dannosi (Sad) per ridurre ulteriormente gli oneri sui carburanti usati dalle filiere;

13) ad adottare iniziative per estendere l'applicazione di tutte le misure di sostegno per l'acquisto di combustibile per qualsiasi uso, agricolo ed imprenditoriale, in riferimento anche al gasolio destinato ad attività ittica, nonché per prorogarne la durata per tutto il 2023 e comunque fino al perdurare delle condizioni di criticità conseguenti all'emergenza della guerra tra Russia e Ucraina;

14) ad aprire i necessari tavoli di confronto e di filiera tra le competenti autorità governative e le categorie imprenditoriali per la gestione degli effetti e delle ripercussioni della chiusura dei mercati di Russia e Ucraina sulle esportazioni agroalimentari nazionali, promuovendo opportune misure idonee a ridirezionare il flusso delle merci verso altri mercati;

15) ad adottare iniziative per rimuovere i vincoli di origine normativa e burocratica che rallentino la produttività delle aziende agroalimentari, erogando contributi per stimolare le produzioni agricole più strategiche e da cui si registra una maggiore dipendenza dalle importazioni straniere;

16) ad adottare iniziative per disporre una radicale semplificazione delle modalità di erogazione dei pagamenti da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) anche prevedendo deroghe e rinvii rispetto ad oneri di controllo propedeutici alle erogazioni stesse;

17) a promuovere iniziative finalizzate ad incrementare le moderne tecnologie nel campo agroalimentare, includendo iniziative di formazione a beneficio dei giovani agricoltori, con la finalità di incrementare la produttività agricola e la competitività del mercato agricolo nazionale;

18) a promuovere in sede comunitaria una strategia finalizzata alla creazione, ove possibile, di una filiera di lavorazione, produzione e distribuzione dei fertilizzanti, anche organici, nell'Unione europea e nei Paesi membri, nonché ad adottare iniziative per diversificare le fonti di approvvigionamento di prodotti fertilizzanti, anche organici, in modo tale da ridurre la dipendenza nazionale italiana da fornitori extra-europei e dai fertilizzanti ivi prodotti in modo prevalentemente esclusivo;

19) a potenziare le filiere produttive, a fronte dell'incremento della produzione alimentare nazionale, prevedendo iniziative di contrasto allo spreco alimentare nonché potenziando le misure di sostegno agli indigenti e favorendo l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica, privilegiandone lo sviluppo nelle aree montane;

20) a promuovere l'apertura dei necessari tavoli europei per rimodulare in modo organico le iniziative quali Next Generation EU, Green New Deal, REPowerEU e la Politica agricola comune e, ove applicabile e necessario, la politica comune della pesca, nell'ottica dell'incentivo alla produzione nazionale di prodotti alimentari e dell'abbandono di strategie energetiche eccessivamente dannose per i comparti industriali europei del settore agroalimentare fronteggiando le gravi ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti conseguenti alla crisi internazionale di energia e materie prime;

21) a promuovere i competenti tavoli europei per l'istituzione di una misura di ambito europeo per il rilancio dei mercati agroalimentari, della competitività della filiera, della redditività degli operatori del settore nell'alveo delle strategie europee già esistenti e della politica agricola comune (Pac);

22) a programmare, per quanto di competenza, in sede nazionale ed europea, iniziative di politica estera volte ad accrescere la presenza dell'Italia e dell'Unione europea nel continente africano per contrastare le gravi conseguenze della sopravvenuta crisi alimentare operando al contempo anche con accordi di natura economico-politica per rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento alimentare nelle aree di interesse strategico nazionale.

Testi integrali delle mozioni approvate

   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni, l'evolversi di un'economia sempre più interconnessa ha stimolato la crescita esponenziale di un mercato globalizzato, contribuendo a rendere l'Italia un Paese trasformatore oltre che produttore, con la necessità di importare – soprattutto dall'Oriente – le materie prime da lavorare e che costituiscono una risorsa imprescindibile per le fabbriche e le aziende operanti nel Paese;

    a seguito dell'avvento della pandemia COVID-19 e dell'arresto subito dall'intero pianeta, l'approvvigionamento di materie prime è divenuto sempre più complesso, e soprattutto oneroso, e la conseguenza è quella evidente dell'aumento dei prezzi dei prodotti finiti;

    ciò interessa tutti i settori merceologici, ma in maniera ancora più diretta il comparto agroalimentare, poiché le conseguenze dei rincari colpiscono direttamente i cittadini, oltre alle imprese, trattandosi il più delle volte di prodotti di prima necessità;

    nelle ultime settimane, a questa già complessa situazione si è affiancato il dramma della guerra e dell'aggressione russa in Ucraina tra Ucraina, che, oltre all'indicibile tragedia umanitaria, sta avendo strascichi commerciali ed economici, sia diretti che indiretti, per la difficoltà di reperimento di alcune materie prime agricole provenienti da quei territori (per l'Italia, soprattutto, mais, olio di semi e grano tenero) o per l'aggravarsi delle difficoltà di importazione da altri Paesi (si veda la situazione del grano duro importato dal Canada, il cui blocco commerciale ha già portato ad un rialzo massimo del prezzo del grano nel dicembre del 2021);

    in relazione all'approvvigionamento di grano duro, secondo Ismea l'instabilità del mercato deriva soprattutto dal vuoto d'offerta determinato dal calo della produzione mondiale, nel 2021, del 9,1 per cento rispetto al 2020 e dall'assottigliamento delle scorte globali (-24,5 per cento). All'origine della riduzione produttiva è stato il crollo del 59,6 per cento dei raccolti in Canada, principale esportatore mondiale, a causa dell'eccezionale siccità che ha colpito una vasta area del Paese;

    relativamente al mais, ad esempio, i listini hanno registrato una decisa tendenza al rialzo a partire da ottobre 2020, raggiungendo il picco nelle prime tre settimane di febbraio 2022, con valori mai rilevati nelle fasi più acute delle crisi dei prezzi tra il 2007 e il 2008; si tratta di una situazione che suscita qualche preoccupazione, vista la consistente riduzione della produzione interna di mais (-30 per cento negli ultimi 10 anni) e l'ormai strutturale dipendenza delle imprese zootecniche dal prodotto di provenienza estera (tasso di autoapprovvigionamento italiano pari al 53 per cento contro il 79 per cento nel 2011);

    i prezzi dei prodotti agricoli hanno registrato aumenti insostenibili per le filiere produttive, pari al 32,9 per cento per il grano tenero, del 41 per cento per il mais, del 39,8 per cento per sorgo e orzo e dell'11,3 per cento per la soia; in particolare, la carenza di mais rischia di mandare in rovina gli allevatori italiani; per questo appare indispensabile dare aiuti alle aziende per sostenere gli aumenti dei prezzi dei mangimi;

    i rincari stanno colpendo la redditività delle imprese dell'intera filiera agroalimentare, portandola a livelli al di sotto della sostenibilità economica, considerato che il 30 per cento delle aziende agricole ha un bilancio in negativo. Si stima un aumento medio di un terzo dei costi di produzione dell'agricoltura a livello nazionale, per un esborso di circa 8 miliardi di euro su base annua rispetto al 2021;

    il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) ha stimato che un'impresa agricola su dieci non riesce a far fronte alle spese; si stima che ogni azienda agricola perderà in media 15.700 euro e dovrà fare i conti con aumenti dei costi pari al 54 per cento;

    tra gli effetti indiretti del conflitto russo-ucraino si segnala che dal 5 marzo 2022 l'Ungheria aveva deciso di bloccare le esportazioni dei cereali, proprio per il timore del Governo locale che il conflitto tra Russia e Ucraina potesse causare carenze significative nell'approvvigionamento nazionale e una conseguente impennata dei prezzi a livello mondiale; ciò sarebbe gravissimo per il nostro Paese, in quanto è un grande importatore di grano tenero, mais e semi di girasole proprio dall'Ungheria;

    nel dettaglio tra i nostri fornitori, l'Ucraina, nel 2021, ha fornito il 3 per cento delle importazioni di frumento tenero e il 13 per cento di mais, mentre la quota dell'Ungheria è, rispettivamente, del 23 per cento e del 32 per cento;

    anche la filiera lattiero-casearia, una tra le filiere fondamentali dei nostri sistemi produttivi primari, è in forte preoccupazione per la tenuta delle sue aziende, perché sconta una situazione macroeconomica relativa ad un aumento dei costi di produzione fuori controllo, causato dal continuo e inarrestabile aumento dei costi delle materie prime per l'alimentazione degli animali, dell'energia elettrica, del gasolio agricolo, nonché dei prezzi degli imballaggi, come le confezioni di latte;

    ad aumentare sono anche i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare; a tal proposito, l'Ucraina ha bloccato le esportazioni di concimi e, dopo il blocco della Russia e della Bielorussia, il nostro Paese ha perso il 15 per cento delle importazioni totali di fertilizzante;

    per il futuro appare necessario attuare politiche tendenti alla diversificazione dei mercati di approvvigionamento, cercando ulteriori sinergie con i sistemi produttivi agricoli dei Paesi dell'Unione europea per raggiungere l'autosufficienza alimentare, nonché promuovere l'incremento delle capacità di stoccaggio sia a livello nazionale che europeo;

    per affrontare la situazione di crisi, con la decisione di esecuzione (UE) 2022/484 della Commissione europea del 23 marzo 2022, l'Unione europea ha temporaneamente superato gli obblighi di «inverdimento» posti in capo alle aziende agricole. In Italia, con il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali dell'8 aprile 2022, n. 163483, sono state recepite le deroghe in materia di gestione dei terreni a riposo che interessano sia quelli dichiarati per soddisfare il requisito della diversificazione colturale, sia quelli utilizzati come aree di interesse ecologico, consentendo la messa a coltura anche dei terreni attualmente non coltivati;

    appare, inoltre, necessario adeguare i piani strategici nazionali alle nuove condizioni di mercato venutesi a creare, chiedendo la sospensione dell'entrata in vigore dei nuovi regolamenti della politica agricola comune alla fine del 2023;

    nel settore del florovivaismo i costi sono aumentati anche del 30 per cento, con i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita; si tratta di un settore cardine per l'economia agricola nazionale, che vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia, con un indotto complessivo di 200.000 occupati;

    l'emergenza energetica si riversa non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche sui carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Nelle serre si spende dal 50 per cento in più, per il gasolio e l'elettricità, al 400 per cento in più per concimi e metano, mentre i prezzi degli imballaggi in plastica sono triplicati;

    il settore ittico, già provato duramente dagli effetti della pandemia, si trova oggi a dover fare i conti con questo nuovo ostacolo, l'aumento del gasolio agricolo; la voce «carburante», che prima incideva per il 40 per cento, ora supera il 70 per cento; in media, un pieno di gasolio di un peschereccio è passato da circa 700 euro a oltre 1.300 euro, a fronte di entrate economiche sempre più esigue; con i costi superiori ai ricavi si va incontro a un danno irrecuperabile per il settore ittico, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

    anche la filiera della trasformazione agroalimentare risulta fortemente colpita, con particolare riferimento alle imprese legate a processi produttivi che necessitano di elevati impegni di energia, come la pastorizzazione, la quarta gamma o l'industria conserviera. In tal senso risulta fondamentale, all'interno delle misure governative di sostegno, superare la catalogazione per codici Ateco e parametrare gli aiuti alla percentuale dei costi energetici rispetto ai costi totali di produzione;

    a ciò si somma una crisi energetica generale importante, aggravata dalla pandemia prima e successivamente dalle conseguenze del conflitto in Ucraina, che sta evidenziando quanto sia necessario investire sulla produzione energetica nazionale e sulla diversificazione degli approvvigionamenti; per tale scopo è necessario rimuovere gli ostacoli burocratici e amministrativi alla realizzazione di impianti, con particolare riferimento alle fonti di energia rinnovabile, e favorire una filiera integrata di produzione per ciò che attiene alla componentistica di tali impianti, rispetto alla quale l'Italia è completamente dipendente dall'estero (Russia, Cina e altri Paesi);

    gli effetti della crisi energetica si stanno riverberando su tutto il settore agroalimentare, paralizzando sviluppo e competitività, in uno scenario in cui i costi elevati di produzione sostenuti dalle imprese sono tali da minare la sussistenza e limitare gli investimenti;

    tale «pandemia energetica» si sta riverberando su tutto il settore agroalimentare, paralizzando la spinta verso il futuro, bloccando lo sviluppo e spesso paralizzando la produzione, in un'ottica in cui le spese sostenute da imprese e aziende sono necessarie quasi esclusivamente per poter fronteggiare la normale produzione e non certo per implementarla;

    le imprese italiane si trovano, quindi, ad affrontare esborsi cospicui per l'acquisto delle materie prime necessarie, aggravati dall'aumento del loro prezzo, del costo di produzione e dell'onerosità del loro trasporto (si veda anche il «caro carburante», anche esso inasprito dal recente cambiamento della situazione geopolitica europea) e inoltre dai costi connessi alla transizione green, energetica e digitale attualmente in atto nel sistema produttivo italiano;

    un tale contesto sta portando ad un rialzo notevole dei prezzi dei prodotti finiti, con particolare riferimento ai beni di prima necessità, e ad un lento ma inesorabile rallentamento dei consumi che, in questa fase di ripresa economica post pandemica, il nostro Paese non può permettersi;

    in una fase particolare come quella attuale si possono, altresì, verificare speculazioni all'interno della filiera, con prezzi del prodotto finito che possono superare anche 13 volte il prezzo della materia prima, e tutto ciò è sufficiente a delineare un quadro generale molto complesso che rende ancora più evidente – più di quanto già valutato nel pieno della pandemia da COVID-19 – quanto sia importante per il nostro Paese raggiungere una maggiore autonomia produttiva da un punto di vista agricolo, agroalimentare ed energetico;

    relativamente alla questione dei terreni incolti, che potrebbero essere utilizzati per aumentare l'autosufficienza del nostro Paese, esiste il problema della ricomposizione fondiaria che riveste una particolare rilevanza, specialmente nelle zone montane, a causa dei gravi limiti strutturali presenti nel comparto agricolo dovuti ai fenomeni di polverizzazione accompagnati da quelli di frammentazione e dispersione fondiaria delle aziende agricole, organizzate in genere su più corpi fondiari, spesso distanti fra di loro, riferibili ad un unico proprietario e intervallati da terreni appartenenti ad altri soggetti;

    la frammentazione fondiaria, inoltre, porta ad avere delle zone rurali abbandonate, perché la coltivazione o il mantenimento dei fondi risulta difficile e non redditizio; questo anche a causa delle ridotte dimensioni dei lotti, che si configurano spesso come delle strisce di terreno lunghe e strette, e delle caratteristiche orografiche che mal si prestano alle lavorazioni agrarie; la frammentazione della proprietà fondiaria è un fattore negativo che incide fortemente sui costi di produzione delle colture, sulla competitività del sistema e sull'innalzamento dei livelli qualitativi ed è, altresì, una grande limitazione alla manutenzione dei terreni montani;

    in questo momento essere quanto più possibile autonomi nella produzione agricola e agroalimentare è fondamentale per garantire la sopravvivenza di un settore che si è rivelato fondamentale nel nostro Paese nei giorni più complessi della pandemia, non facendo mai mancare, nonostante le difficoltà, i beni di prima necessità alle famiglie;

    per avviare questo percorso di resilienza è necessario intervenire su molti aspetti dell'attuale politica agricola nazionale e delle restrizioni, spesso burocratiche, al fine di garantire nuovi orizzonti agli agricoltori, ai pescatori e all'intera filiera agroalimentare;

    appare necessario, ad esempio, ricorrere alle nuove tecnologie genetiche dedicate alle piante per aumentarne, in sicurezza, la produttività. Ci si riferisce, in particolare, alle tea – tecnologie di evoluzione assistita – che riproducono i risultati dell'evoluzione biologica naturale per migliorare la resistenza delle piante alle malattie e ai parassiti e ne aumentano la produttività, velocizzando i processi che avvengono comunque in modo naturale. L'Unione europea le ha inserite tra gli strumenti per raggiungere gli obiettivi del Green deal entro il 2030, ma necessitano di un chiaro e certo quadro normativo di riferimento. Il loro sviluppo, tuttavia, è ostacolato dalla legislazione europea sugli organismi geneticamente modificati (direttiva 2001/18/CE). Nell'aprile 2021 la direzione generale agricoltura della Commissione europea ha pubblicato uno studio sulle new genomic techniques (che comprendono le tecnologie di evoluzione assistita), nel quale si evidenzia che l'attuale legislazione deve essere adattata alle conoscenze scientifiche e tecnologiche sviluppate negli ultimi anni, prendendo una posizione netta sulla distinzione tra organismi geneticamente modificati e nuove biotecnologie;

    il problema del consumo del suolo agricolo, inoltre, pone la necessità di regolamentare più chiaramente la realizzazione degli impianti fotovoltaici a terra, tenendo conto – come previsto dall'articolo 20, comma 3, del decreto legislativo n. 199 del 2021 – delle «esigenze di tutela delle aree agricole (...) verificando l'idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili» e allo scopo di attuare opportunamente quella transizione energetica che consentirà di affrancarci dall'eccessiva dipendenza dalle fonti energetiche fossili;

    i rincari, la burocrazia amministrativa, l'incertezza legislativa sull'utilizzo di reflui e sottoprodotti di produzione e i complessi iter autorizzativi non hanno risparmiato neanche quanti da anni avevano già iniziato ad investire nelle fonti energetiche verdi, come le biomasse, il biogas e il biometano anche in ottica di economia circolare; nonostante molte aziende agricole stiano avviando un percorso «green» di sviluppo sostenibile e transizione, investendo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, tale quota non riesce ancora a soddisfare il fabbisogno energetico e il ricorso al mercato è ancora indispensabile per garantire la continuità dell'attività agricola. L'agrisolare, sul quale c'è una destinazione nel Piano nazionale di ripresa e resilienza di 1,5 miliardi di euro, sarà un grande supporto alle aziende agricole per abbassare i costi dell'energia e integrare il reddito. Per le aziende agricole va anche valorizzato l'utilizzo di centrali a biomasse, soprattutto per le aziende che hanno molti residui verdi di lavorazione, basti pensare al florovivaismo e all'allevamento;

    alla luce di tutto quanto sopra esposto, è necessario garantire una sempre maggiore autonomia al sistema produttivo agricolo e alimentare italiano, sia in funzione dell'attuale emergenza sia in modo strutturale,

impegna il Governo:

1) a proseguire nelle iniziative di competenza per incentivare il percorso di rivalutazione dell'impostazione della politica agricola comune, tenendo conto dell'esigenza di orientare in maniera diversa e più efficace gli strumenti a disposizione per sostenere le produzioni più strategiche, in particolare:

   a) valutare la necessità di adoperarsi presso le competenti istituzioni europee per posticipare l'entrata in vigore delle misure introdotte nella politica agricola comune 2023-2027 e aggiornare alcuni contenuti, con particolare riferimento alla limitazione della produzione e agli adempimenti previsti quali gli obblighi di semina, di rotazione delle colture e altro, nonché consentire l'utilizzo a fini produttivi, compatibilmente con gli indirizzi di sostenibilità ambientale, economica e sociale, delle aree ecologiche oggi non coltivabili, delle superfici lasciate a riposo e di tutti i pascoli, anche se parzialmente occupati da vegetazione arbustiva spontanea;

   b) promuovere interventi a livello europeo al fine di adottare le misure necessarie a limitare la volatilità dei prezzi, fenomeno particolarmente presente nei mercati agricoli, mediante l'adozione di forme di stoccaggio comune di energie e delle materie prime agricole, per disporre di adeguate riserve necessarie per fronteggiare casi di scarsità improvvisa di prodotti e stabilizzare i prezzi;

   c) incrementare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche e per le quali l'Unione europea non è autosufficiente, come, ad esempio, proteine vegetali, cereali e altro;

   d) introdurre un contributo per tutte le superfici agricole utilizzate, per ammortizzare l'incremento dei costi di produzione;

   e) rimuovere il vincolo del non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare;

   f) prevedere forme di incentivo per le nuove messe a coltura;

2) ad adottare iniziative per prevedere misure di semplificazione dei pagamenti da parte di Agea, ad esempio permettendo la possibilità di ricevere l'erogazione di aiuti, benefici e contributi finanziari a carico delle risorse pubbliche, rinviando l'adempimento delle disposizioni di cui ai commi 1-quater e 1-quinquies dell'articolo 78 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;

3) a promuovere la diversificazione dei mercati di approvvigionamento delle materie prime agricole, tra cui frumento tenero, mais, olio di girasole, ma anche dei concimi, sui quali il nostro Paese negli ultimi anni ha rafforzato la dipendenza dall'estero, ma anche, al contempo, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di uno stoccaggio agevolato per alcuni prodotti in relazione alle esportazioni, nonché a promuovere lo sviluppo di nuove infrastrutture per lo stoccaggio ed effettuare con Ismea una valutazione immediata delle materie prime;

4) nei limiti consentiti dalle norme dell'Unione europea, a promuovere, anche nelle competenti sedi comunitarie, iniziative di competenza volte all'adozione di un piano strategico europeo per l'autosufficienza alimentare;

5) ad adottare iniziative per prevedere immediati interventi in ambito nazionale a sostegno del settore agroalimentarequali il potenziamento degli strumenti di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, anche attraverso una deroga alle norme sugli aiuti di Stato, la garanzia di una moratoria alle scadenze dei termini relativi all'indebitamento in essere con istituti di credito o altri operatori, l'adozione di misure per sostenere la domanda all'interno del mercato agroalimentare e il finanziamento di specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi (zootecnia, florovivaismo e altro), anche attraverso la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro;

6) al fine di favorire il rilancio produttivo e occupazionale delle filiere agricole, agroalimentari, dell'acquacoltura e della pesca, ad adottare iniziative volte a prorogare le agevolazioni contributive, anche intervenendo nelle competenti sedi unionali, affinché sia prolungata la validità delle misure «Tf COVID» ovvero siano introdotte misure di portata analoga anche in termini di massimali per le imprese;

7) a promuovere la ricerca di nuovi mercati per l'approvvigionamento di prodotti fertilizzanti utili alla concimazione e alla lavorazione del terreno da preparare alle semine e, al tempo stesso, ad adottare iniziative per garantire contributi per l'acquisto di fertilizzanti e di mangimi mediante un credito d'imposta, oltre a promuovere lo sviluppo dell'uso di fertilizzanti organici prodotti localmente, al fine di limitare la dipendenza dall'azoto;

8) ad adottare idonee iniziative per ripristinare il credito d'imposta per beni strumentali «Transizione 4.0» destinato agli investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0 nel settore primario;

9) a valutare la possibilità di adottare iniziative per calmierare ulteriormente il prezzo del combustibile agevolato, anche prevedendo la proroga, oltre il primo trimestre 2022, del contributo previsto sotto forma di credito di imposta per l'acquisto di gasolio e benzina necessari per la trazione dei mezzi utilizzati, estendendo l'ambito di applicazione a tutti gli usi necessari per lo svolgimento dell'attività imprenditoriale;

10) ad adottare iniziative per sostenere la filiera della pesca e dell'acquacoltura a seguito dell'aumento dei costi del carburante e delle materie prime; ad adottare iniziative per incentivare interventi per favorire l'ammodernamento, attraverso la combinazione di incentivi a fondo perduto e agevolazioni di carattere fiscale, la sostituzione e il rinnovo delle imbarcazioni adibite alla pesca e all'acquacoltura, agevolando il passaggio a motori tecnologicamente più avanzati che garantiscano un minor impatto ambientale e minori emissioni in atmosfera; ad adottare iniziative per accelerare, altresì, l'avvio dello strumento Cisoa per i lavoratori della pesca o comunque a prevedere forme di cassa integrazione in deroga a tutela degli operatori del comparto della pesca, anche alla luce del fatto che molti armatori stanno impropriamente, ma inevitabilmente, ricorrendo allo strumento del fermo pesca al fine di salvaguardare i propri dipendenti;

11) ad adottare iniziative per assicurare una maggiore efficienza dei sistemi irrigui del nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di piccole strutture di accumulo necessarie al sostegno della capacità produttiva delle aziende agricole che operano in condizioni climatiche difficili;

12) ad adottare iniziative per sostenere le filiere più strategiche, in particolare quelle cerealicole, proteiche e oleaginose, favorendo progetti che prevedano forme di maggiore integrazione tra agricoltura e industria di trasformazione;

13) ad adottare nel medio e lungo periodo iniziative volte a tutelare la redditività delle aziende agricole, in particolare per il comparto lattiero-caseario, partendo dall'attuazione completa degli accordi conclusi al Tavolo nazionale sulla filiera;

14) ad adottare iniziative per sviluppare, promuovere e incentivare tecnologie di coltivazione fuori suolo, nonché nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico basate, ad esempio, su cisgenesi e genome editing, consentendo la ricerca in pieno campo a sostegno dello sviluppo futuro del settore agricolo e agroalimentare e, dunque, a promuovere iniziative normative che consentano il pieno sviluppo delle tecnologie di evoluzione assistita, anche con il coinvolgimento degli istituti di ricerca nazionali e delle istituzioni universitarie;

15) ad assumere iniziative per attuare un incisivo intervento che favorisca la ricomposizione dei fondi agricoli e il riordino delle proprietà polverizzate, al fine di superare l'annosa questione della frammentazione e della polverizzazione fondiaria, prevedendo una revisione dell'attuale normativa che contempli, tra le altre cose, una procedura semplificata in caso di eventuali comproprietari non più rintracciabili, residenti in altri Stati o impossibilitati a partecipare all'atto di compravendita di fondi agricoli ubicati in territori agroforestali montani, in modo da sostenere gli interventi volti a integrare, ove possibile, le superfici e a contribuire alla rettificazione dei confini dei fondi agricoli;

16) ad adottare iniziative di competenza per rafforzare i meccanismi di monitoraggio e controllo dei prezzi agroalimentari, ai fini dell'immediata salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto in ordine ai consumi alimentari delle fasce di popolazione più deboli sul piano sociale ed economico, e ad adottare iniziative per prevedere aiuti alle famiglie con redditi bassi attraverso la creazione di un fondo alimentare per le famiglie che favorisca l'acquisto di beni alimentari essenziali;

17) ad adottare iniziative per incrementare la dotazione del fondo per gli aiuti alimentari agli indigenti, consentendo in tal modo il sostegno a comparti agricoli e agroalimentari in difficoltà e agli operatori del terzo settore impegnati nel contrasto alla povertà e agli sprechi alimentari;

18) ove tecnicamente possibile, ad adottare iniziative per prevedere, nelle misure di sostegno governative, il superamento dell'utilizzo dei codici Ateco in favore della parametrazione degli aiuti sulla percentuale dei costi energetici e dei costi di produzione sostenuti;

19) ad adottare le iniziative di competenza finalizzate a garantire una maggiore formazione destinata ai giovani agricoltori e l'aggiornamento costante dei lavoratori attivi, relativamente all'utilizzo dei mezzi strumentali necessari all'agricoltura 4.0, per garantire l'impiego ottimale dei moderni mezzi agromeccanici, tecnologicamente avanzati, necessari per lo sviluppo dell'agricoltura e per il contenimento del consumo di suolo, nel rispetto degli ecosistemi, incrementando la produttività agricola;

20) ad adottare iniziative volte a garantire il rispetto dei contenuti dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, nonché dei contenuti dell'allegato 3 annesso al decreto del Ministro dello sviluppo economico del 10 settembre 2010, in materia di individuazione delle «aree idonee» all'installazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, al fine di preservare i terreni agricoli migliori, anche con riferimento ai requisiti di fertilità, irrigabilità, attualità di coltura, destinando alla produzione energetica i terreni agricoli marginali o inutilizzati in quanto non idonei all'attività agricola o quelli dove prioritariamente siano stati installati impianti solari fotovoltaici su tetti o su superfici sopraelevate, qualora esistenti;

21) ad adottare iniziative per favorire l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica rinnovabile, utilizzando a tale fine gli scarti delle lavorazioni della filiera agricola, forestale e del legno, consentendo l'installazione di nuovi impianti a biomasse al servizio delle aziende agricole e forestali, anche al fine di garantire la resilienza e lo sviluppo delle aree rurali e di montagna;

22) a promuovere iniziative volte a programmare, attraverso un accordo fra tutti i Ministeri competenti, nonché con i soggetti che operano nel settore della cooperazione internazionale, un'organica iniziativa di sostegno alla ripresa e allo sviluppo del settore agricolo in Ucraina, nel quadro di azioni promosse dall'Unione europea in conseguenza delle distruzioni subite dall'aggressione bellica della Russia, avviando misure di sostegno atte a consentire la ripresa e la continuità della piena capacità di produzione agricola dell'Ucraina.
(1-00609) (Ulteriore nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «CillisVivianiIncertiSpenaGaddaRipaniFornaroGagnarli».

   

   La Camera,

   premesso che:

    la globalizzazione economica, in particolar modo dal termine della guerra fredda in poi, ha portato ad una forte crescita dei livelli di interdipendenza dell'Italia dai mercati internazionali, in particolar modo per l'approvvigionamento di materie prime ad ogni livello, anche agricolo, considerando che l'Italia è essenzialmente un Paese trasformatore di materie prime;

    una elevata dipendenza da fornitori stranieri per l'approvvigionamento di prodotti strategici come le materie prime solleva dunque numerosi profili di rischio per la sicurezza nazionale nel momento in cui tali fornitori corrispondono a Paesi stranieri al di fuori dell'Unione europea e dunque dell'ambito applicativo delle garanzie di diritto dell'Unione;

    la pandemia da COVID-19 con le misure di restrizione e contenimento, in particolar modo in riferimento alla prima metà dell'anno 2020, nonché il conseguente arresto delle attività economiche e la successiva immediata ripresa hanno dato luogo ad una cosiddetta crisi di saturazione, con elevati livelli di inflazione, costanti rincari di materie prime ed energia, ed una perturbazione delle catene di rifornimento globali, con conseguente rincaro dei costi della logistica;

    come indicato già nella prima metà dell'anno 2021 dal FAO Food Price Index (FFPI), sono stati registrati incrementi dei prezzi delle principali materie prime in agricoltura per oltre dodici mesi consecutivi, anche in virtù dell'impatto che il mercato interno cinese, particolarmente attivo nell'acquisto di materie prime agricole, ha avuto sui mercati internazionali;

    il rincaro delle materie prime agricole e dei costi della logistica, congiuntamente alla recente spirale inflattiva ed all'erosione del potere di acquisto di cittadini ed imprese, ha riversato le sue conseguenze direttamente sui consumatori finali e sulle aziende della filiera, anche per quanto attiene all'acquisto di prodotti di prima necessità;

    lo scenario economico, già abbastanza preoccupante al termine del quarto trimestre del 2021, è stato successivamente aggravato dall'invasione dell'Ucraina ad opera della Federazione russa, che ha portato all'interruzione di tutti i canali di fornitura relativi all'area strategica del Mar Nero nonché al blocco temporaneo delle esportazioni di materie prime agricole da Russia e Ucraina verso i mercati occidentali, con conseguenti difficoltà nel reperimento di numerose materie prime che vanno dal mais al grano duro ai materiali chimici per la produzione di fertilizzanti, senza contare le ripercussioni sui costi dell'energia;

    sul punto, infatti, come riportato dal Centro di ricerca politiche e bioeconomia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea), la Russia produce il 23 per cento del gas naturale mondiale e circa il 40 per cento del gas naturale dell'Unione europea proviene dalla Russia, che è anche un importante esportatore di petrolio, il cui prezzo (brent) è salito di oltre il 60 per cento dall'inizio del 2022, portando, tra rincaro di gas e petrolio, ad aggravare l'inflazione dei prodotti alimentari;

    Russia e Ucraina rappresentano oltre il 30 per cento del commercio mondiale di frumento e orzo, il 17 per cento del mais e oltre il 50 per cento dell'olio di girasole, prodotti essenziali sia per la trasformazione alimentare che per la mangimistica che per la produzione di beni di prima necessità come pane o pasta;

    in tal senso, l'Italia importa, tra le altre, il 64 per cento del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44 per cento di grano duro per la pasta ed il 47 per cento di mais, al punto che i rincari di tali materie incide di per sé sul 10 per cento del prezzo del prodotto finale sul consumatore, con ulteriori rincari dovuti al costo dell'energia (essenziale per alimentare i processi di trasformazione della materia prima agricola) ed al maggiore costo di trasporti, imballaggi e carburate;

    secondo le elaborazioni del Crea, la variazione percentuale dei costi legati a componenti come fertilizzanti e gasolio ha superato rispettivamente il 170 per cento ed il 129 per cento, ha portato complessivamente ad un rincaro annuale dei costi correnti per le aziende agricole stimato di oltre 15.700 euro, valore che ha punte di 47.000 euro per stalle da latte e picchi di 99.000 euro per aziende che allevano granivori, come gli allevamenti di polli, con un impatto stimato dell'impennata dei costi che supera i 9 miliardi di euro;

    questo scenario vede inoltre oltre un'azienda agricola su dieci in una situazione di elevata criticità, tale da poter condurre alla cessazione dell'attività, con almeno il 30 per cento delle attività agricole nazionali costrette a lavorare in una condizione di reddito negativo, per l'aumento dei costi di produzione, mediamente di oltre il 30 per cento;

    come indicato dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) pesa su questo scenario, relativamente all'approvvigionamento della materia grano duro, il crollo dei raccolti nel primo Paese mondiale per produzione di grano duro, il Canada, pari al 59,6 per cento dovuto, tra le altre alla forte siccità che ha colpito il Paese, portando ad un vuoto di offerta che ha impattato in modo rilevanti sia sui mercati internazionali (con un declino delle scorte globali di oltre il 24 per cento) che sulla tenuta dell'industria molitoria;

    in relazione al mais, di cui l'Ucraina è quarto esportatore mondiale, detenendo il 15 per cento delle forniture globali, nel febbraio 2022 Ismea ha registrato un valore di picco storico, con la quotazione di 283,10 euro per tonnellata (+27 per cento su febbraio 2021), superato dall'ulteriore rialzo registrato nel mese di marzo 2022, con picchi di 375 euro a tonnellata, sollevando numerose preoccupazioni sul fronte interno sia per il calo della produzione nazionale di mais di circa il 30 per cento negli ultimi 10 anni, sia perché la quota di autoproduzione nazionale è attualmente in grado di coprire il solo 53 per cento della domanda interna, lasciando il restante 47 per cento totalmente in mano alle importazioni straniere, con particolare sensibilità alle oscillazioni di mercato e conseguenti rincari a cascata per le aziende agricole, ed in modo particolare il comparto mangimistico, il quale ha visto rincari del 90 per cento;

    il rincaro del comparto mangimistico costituisce un grave danno a tutti gli allevamenti e produzioni a monte delle filiere, che non riescono a mantenere la sostenibilità economica delle proprie attività, con il rischio della chiusura di numerose attività e potenziali scarsità, con ripercussioni su tutto il sistema alimentare nazionale;

    lo stanziamento di circa 50 milioni di euro a fronte della riserva di emergenza della Pac, anche se associabili a cofinanziamento al 200 per cento, è inadeguato a dare risposte concrete alle difficoltà che stanno subendo le aziende agricole e della pesca e gli allevamenti, costretti ad affrontare aumenti insostenibili per energia, mangimi, concimi;

    per il grano tenero, il mercato è fortemente influenzato dalle esportazioni di Russia e Ucraina che, insieme, esprimono oltre il 30 per cento delle esportazioni globali, portando a oscillazioni di mercato molto marcate, con il raggiungimento del valore di 325,63 euro a tonnellata nel dicembre 2021, con i picchi registrati nel mese di marzo 2022 di 397 euro a tonnellata per il grano tenero destinato alla panificazione e di 425 euro a tonnellata per il grano tenero «di forza» (valori più elevati dal 1993);

    per quanto attiene al grano tenero, l'Italia ne importa circa il 60 per cento per uso interno di prima e seconda trasformazione, esponendo l'industria molitoria ad una estrema vulnerabilità, nonostante le importazioni italiane provengano principalmente da Paesi dell'Unione europea;

    è in questo caso fondamentale il raggiungimento di strategie condivise in sede europea per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare a tutti i Paesi membri, considerando anche la forte attività di approvvigionamento di grano da parte della Repubblica popolare cinese;

    altre materie come orzo e soia hanno visto rincari rispettivamente del 40 per cento e del 12 per cento;

    l'inflazione alimentare ha colpito anche il settore lattiero-caseario, con un incremento dei costi di produzione di almeno il 20 per cento e conseguente rincaro per i consumatori del 30 per cento anche per via del costo medio del latte pari a 48 centesimi al litro (secondo rilevazioni di aprile 2022) e per la riduzione del numero di capi utilizzati dai produttori, necessario per contenere i costi;

    i rincari, avendo colpito a tutto tondo, anche per ragioni esterne rispetto al conflitto tra Ucraina e Russia, anche le quotazioni delle terre rare e delle produzioni tecnologiche, hanno portato ad un rincaro dei mezzi agricoli e dei prodotti ad alto livello di tecnologia, sempre più necessari per le aziende agricole;

    la Russia è il primo esportatore al mondo di fertilizzanti, detenendo oltre il 13 per cento della loro produzione mondiale, con il costo del nitrato di ammonio passato da 250 euro a 675 euro a tonnellata, dell'urea da 350 euro a 875 euro a tonnellata (con picchi di oltre 1000 euro/t), il perfosfato minerale da 170 euro a 350 euro a tonnellata e concimi a contenuto di potassio da 450 a 850 euro a tonnellata, costringendo almeno il 30 per cento delle imprese agricole a ridurre i raccolti;

    il rincaro dei costi energetici ha portato alla riduzione degli output delle industrie produttrici di fertilizzanti in Europa, portando anche ad una prospettiva di effettiva scarsità dei fertilizzanti stessi;

    l'Italia è il secondo fornitore di prodotti agroalimentari dell'Ucraina, con una quota rilevante di esportazioni di tabacco e prodotti ad alto valore aggiunto come vino, caffè, pasta;

    tale scenario, unito al rincaro dei costi dell'energia, porta ad un generale aggravio dei costi di produzione industriale a qualsiasi livello, con particolare incidenza per l'industria agroalimentare a qualsiasi livello, con costi di utenze energetiche superiori anche del 1.500 per cento rispetto a febbraio 2020;

    nonostante le prime avvisaglie della crisi corrente fossero state sollevate ed evidenziate a più riprese nel corso del 2021, la mancata adozione di misure sistemiche a livello italiano ed europeo ha portato il sistema-Paese Italia in una situazione di enorme vulnerabilità, sia per quanto riguarda la produzione agroalimentare che l'approvvigionamento di componentistica per i macchinari industriali che per il procacciamento di materie prime agricole;

    sul piano dei costi, l'attuale contingenza internazionale ha visto un incremento dei costi su ogni livello, anche di quello logistico e degli imballaggi, con un aumento rispetto al 2021 del 30 per cento per il vetro, del 15 per cento per il tetrapak, del 35 per cento per le etichette, del 45 per cento per il cartone, del 60 per cento per i barattoli di banda stagnata, fino al 70 per cento per la plastica a cui si aggiungono rincari del trasporto su gomma superiori al 25 per cento ed aumenti dei costi di trasporto marittimo che vanno dal 400 per cento al 1000 per cento;

    l'attuale livello di rincari e di conseguente speculazione sugli stessi è tale che, secondo varie elaborazioni sugli attuali dati di mercato, solo il 10 per cento del prezzo del prodotto finale viene riconosciuto al produttore;

    considerando che la produzione agroalimentare nazionale assorbe oltre l'11 per cento dei consumi energetici nazionali, il rincaro dell'energia ed il fenomeno dell'energy crunch rappresentano un duro colpo per un sistema, quello agroalimentare, che vale oltre 570 miliardi di euro;

    l'attuale combinato disposto di rincari energetici e spirale inflattiva delle materie prime ha colpito anche il settore florovivaistico, con almeno il 15 per cento delle aziende del settore che rischiano la chiusura, con il rincaro per sementi e piantine di oltre il 134 per cento, delle torbe del 20 per cento, nonché col citato rincaro generalizzato di fertilizzanti, logistica ed imballaggi che, in un Paese dove l'85 per cento delle merci viaggia su gomma, ha un impatto non indifferente sulla tenuta di un comparto che nel 2021 ha generato valore per oltre 2,5 miliardi di euro, per 30.000 ettari di terreno coltivati, 200.000 addetti e 27.000 aziende, tuttavia in calo rispetto al 2020, anche per via delle incidenze congiunturali dovute alla pandemia da Covid-19;

    le imprese florovivaistiche, infatti, non possono interrompere le proprie attività, in quanto ciò porterebbe alla morte delle piante, rendendo inutile le attività di semina, a fronte di uno scenario in cui l'attività produttiva florovivaistica costa genericamente il 30 per cento in più;

    ulteriori danni a scapito del comparto florovivaistico italiano, con la conseguente scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia peraltro di favorire le acquisizioni di quote di mercato da parte di produttori stranieri, che già nel 2021 hanno visto registrare un incremento del proprio valore del 20 per cento, valore creato prevalentemente nell'ambito di produzioni di Paesi che non rispettano i diritti basilari dei lavoratori;

    il deficit logistico italiano per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci costa all'Italia oltre 13 miliardi di euro l'anno, con un gap di competitività che penalizza in modo costante il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea, con un costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante superiore a 1,12 per chilometro, molto più elevato rispetto a Francia e Germania e più caro del 200 per cento rispetto ai Paesi dell'est Europa;

    tra i vari settori colpiti figura anche in modo robusto quello ittico, colpito a più riprese sia dal costante incremento delle giornate di fermo pesca, ulteriormente incrementate nell'ambito dell'Unione europea anche nel 2022, sia dalla lenta e deficitaria erogazione dei contributi del fermo pesca così come anche dalla temporanea chiusura dei canali di distribuzione Ho.Re.Ca. nel corso della pandemia da Covid-19;

    a fronte di questo scenario fortemente negativo, su cui il Governo italiano è stato a più riprese portato ad impegnarsi per garantire la tenuta economica e la redditività del comparto, pesa il rincaro dell'energia, che ha portato non solo ad un rincaro del costo del prodotto ittico, ma anche a picchi di prezzi per il gasolio al punto che un pieno, per un'imbarcazione, arriva a costare oltre 1300 euro;

    con costi fissi sempre crescenti e rendite sempre minori, a fronte di uno scenario restrittivo dovuto al fermo pesca in costante espansione, numerose imbarcazioni sono incentivate a non uscire dai porti per contenere i costi;

    altri Paesi europei hanno adottato, sia in sede di piano di rilancio nazionale post-pandemico, che in risposta all'attuale contingenza internazionale, strategie di rilancio delle produzioni strategiche nazionali in agricoltura, con particolare attenzione alla creazione di catene di fornitura strategiche, diversificate e con una importante quota di autoapprovvigionamento;

    ciò rende improcrastinabile l'esigenza di raggiungere una piena sovranità alimentare con la creazione di filiere nazionali che riducano la vulnerabilità del sistema industriale agroalimentare italiano dalle oscillazioni e speculazioni di mercato, in modo da garantire anche una piena sicurezza alimentare in termini di approvvigionamento nazionale e fornitura di prodotti di qualità ai cittadini italiani, considerando anche il ruolo di presidio ricoperto dal comparto agricolo nel corso della pandemia da COVID-19;

    la crisi pandemica da COVID-19, il rincaro di energia e materie prime, la contrazione della domanda di prodotti e la riduzione del potere di acquisto hanno incrementato i costi sostenuti dalle imprese nel procacciarsi i materiali da trasformare, i costi sostenuti per alimentare i processi produttivi, nonché quelli di produzione finale e trasporto, con conseguenti rincari in capo ai consumatori ed un minore guadagno per tutti;

    le politiche di transizione energetica verde sostenute a livello nazionale ed europeo hanno reso Italia ed Unione europea particolarmente fragili di fronte all'attuale scenario internazionale, creando ulteriori costi in capo a imprese e cittadini, dando luogo ad un rischio di stagflazione per tutta l'economia europea, la quale porterebbe al tracollo del secondo blocco economico mondiale;

    in tal senso, il piano REPowerEU, presentato dalla Commissione europea per prevedere una maggiore indipendenza energetica europea da fornitori quali la Federazione russa, necessita di essere integrato, così come il Piano nazionale di ripresa e resilienza e, a livello europeo, il piano Next Generation EU, in quanto l'attuale contingenza economica è estremamente aggravata, a tutti i livelli, rispetto alle premesse iniziali di elaborazione dei piani;

    numerose iniziative del Pnrr, in tutti i livelli, rischiano di essere di fatto sterilizzate dal fenomeno dell'energy crunch;

    come indicato anche nel Documento di economia e finanza (Def 2022), la guerra tra Russia e Ucraina ha un fortissimo peso sulla crescita, rendendo incerti gli scenari per il 2022, con conseguenti ripercussioni anche sul 2023;

    a livello internazionale la Cina sta stoccando materia prima industriale ed agricola, arrivando oggi a detenere l'82 per cento delle scorte mondiali di rame, il 69 per cento di quelle di mais, il 49 per cento di quelle di frumento, il 45 per cento di quelle di fagioli di soia, il 26 per cento di quelle di petrolio;

    l'attuale crisi energetica e alimentare ha ripercussioni sistemiche anche sugli scenari internazionali di prossimità rispetto all'Italia, in quanto dalle esportazioni alimentari di Russia e Ucraina dipendono Paesi come Egitto, Nigeria, Tunisia, Mali ed in generale tutta l'area africana;

    in tal senso l'interruzione delle forniture di prodotti alimentari nonché il rincaro di materie prime agricole possono portare sia a nuove ondate migratorie dovute alla mancanza di derrate alimentari nel continente africano sia ad una maggiore influenza nell'area da parte della Cina, che già sta imponendosi come sostituto di Russia e Ucraina per il rifornimento di materie prime in agricoltura, come da ultimo attestato da un accordo stipulato con l'Algeria per la produzione di fertilizzanti;

    la crisi dell'approvvigionamento alimentare interviene quindi in ottica interna nazionale, europea, ma anche internazionale e strategica, aprendo nuovi spiragli di rischio ed opportunità per l'Italia e l'Unione europea;

    in tal senso il superamento degli obblighi di inverdimento posti in capo alle aziende agricole, disposto con decisione di esecuzione (UE) 2022/484 della Commissione del 23 marzo 2022, relativo alle deroghe di gestione dei terreni a riposo e delle aree di interesse ecologico rappresenta una misura temporanea, ma insufficiente e parziale rispetto alle esigenze effettive espresse dal comparto, in quanto tale misura necessita di una prospettiva applicativa di medio lungo periodo per rendere i terreni effettivamente produttivi;

    l'aumento dei prezzi, ad ogni livello, ha un impatto particolarmente marcato sui ceti meno abbienti, in particolar modo famiglie e cosiddetto working poor, anche alla luce della dinamica di mancata crescita dei salari italiani a parità dei principali competitor europei, come Francia e Germania;

    il rilancio della produzione agricola nazionale può partire unicamente dall'adozione di una strategia di politica agricola di ampio respiro e lungo periodo, anche operando sullo stravolgimento dei paradigmi finora adottati,

impegna il Governo:

1) a incrementare il sostegno alle filiere nazionali aumentando l'autoapprovvigionamento, attraverso una strategia di tutela del reddito degli operatori del comparto agroalimentare ed ittico, e per diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime agricole, con riferimento a grano duro, tenero, mais, fertilizzanti e a tutte le materie prime dove sia presente una sostanziale quota di importazioni, operando altresì per incrementare lo stoccaggio di materie prime;

2) a incrementare le iniziative necessarie per sostenere la filiera ittica e dell'acquacoltura in relazione all'incremento dei costi di energia e materie prime, sia tramite interventi mirati ad efficientare la qualità tecnologica delle strumentazioni e delle imbarcazioni utilizzate, sia tramite iniziative come ulteriori sgravi contributivi, nonché iniziative, in ambito europeo, per contenere e ridurre la continua espansione delle giornate di fermo pesca a danno del comparto ittico nazionale;

3) ad adottare iniziative per anticipare, nelle more dell'attuazione di altre misure di sostegno di carattere più strutturale, le somme dovute agli operatori del comparto ittico nel quadro del fermo pesca, in modo da fornire l'adeguata liquidità di breve periodo per continuare a garantire la sostenibilità economica delle proprie attività, compatibilmente con la disponibilità finanziaria;

4) nei limiti consentiti dalle norme dell'Unione europea, ad adottare le necessarie iniziative di competenza presso i competenti tavoli europei per riorganizzare gli obiettivi programmatici della Politica agricola comune (Pac) sulla base del nuovo scenario internazionale, con la finalità di sostenere la creazione di filiere agricole strategiche nazionali e garantire approvvigionamento e sovranità alimentare a livello italiano ed europeo, anche mediante iniziative strategiche per la creazione di filiere nazionali di proteine vegetali;

5) ove compatibile con la normativa comunitaria, ad arrestare l'entrata in vigore delle misure contenute nella Pac con effetti riduttivi e distorsivi nei confronti delle produzioni agricole nazionali, con riferimento anche agli obblighi di semina, rotazione delle colture o messa a riposo dei terreni;

6) a richiedere alla Commissione europea l'incremento del tetto per l'erogazione degli aiuti di Stato alle attività colpite dai rincari conseguenti alla guerra tra Russia e Ucraina, con riferimento alle attività del comparto agroalimentare, ittico, dell'acquacoltura e florovivaistico;

7) a richiedere, presso i competenti tavoli europei, una proroga delle deroghe in materia di inverdimento, terreni a riposo e set-aside, in modo da permettere un effettivo utilizzo e produttività dei nuovi terreni coltivabili, anche in ragione dei maggiori sforzi necessari per incrementare la resa di terreni ad oggi non coinvolti in attività di produzione agricola;

8) ove compatibile con la norma comunitaria, ad adottare iniziative per consentire l'utilizzo delle aree ecologiche ad oggi non coltivate, nonché delle superfici coltivabili lasciate a riposo o ad altra destinazione agroalimentare, ove compatibile, con la finalità di rilanciare le produzioni agroalimentari nazionali, adottando iniziative per prevedere una ridefinizione delle politiche agricole europee finalizzata ad incrementare la produttività nei Paesi membri, anche introducendo contributi per le superfici agricole utilizzate o, in ogni caso, misure compensative nei confronti dei maggiori costi di produzione;

9) ad adottare iniziative per il contrasto delle attività di speculazione in corso sui mercati delle materie prime agricole, adottando tutte le misure necessarie per garantire la redditività dei produttori a fronte dei continui rincari di mercato;

10) ad adottare iniziative per riformare gli strumenti di finanza agevolata a sostegno del settore agroalimentare, in riferimento sia alla ristrutturazione e rinegoziazione delle esposizioni bancarie delle imprese agricole, sia in riferimento alla concessione di credito, anche con garanzie statali e lunghi periodi di ammortamento, necessari per il lancio di nuove attività agricole ed il risanamento di stazioni di particolare esposizione ed insolvenza di attività agricole già esistenti, nonché per il sostegno dei costi legati all'approvvigionamento energetico, di macchinari e di materie prime per l'attività delle aziende agroalimentari;

11) ad adottare iniziative per prevedere come parametri di accesso per le misure di sostegno a favore dei settori economici indicati in premessa colpiti dalle ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina la variazione dei costi fissi in relazione all'energy crunch e la corrispondente variazione di fatturato nella fase antecedente al conflitto o, se più favorevole al beneficiario, antecedente la pandemia da Covid-19;

12) ad adottare iniziative per calmierare, nel breve periodo, il costo dei carburanti utilizzati dalle imprese agricole e dalle filiere agroalimentari per tutti i processi di lavorazione agricola almeno per l'anno 2022 o anche successivamente qualora perdurino gli aumenti del costo del gasolio agricolo, valutando anche la revisione del regime di sussidi ambientalmente dannosi (Sad) per ridurre ulteriormente gli oneri sui carburanti usati dalle filiere;

13) ad adottare iniziative per estendere l'applicazione di tutte le misure di sostegno per l'acquisto di combustibile per qualsiasi uso, agricolo ed imprenditoriale, in riferimento anche al gasolio destinato ad attività ittica, nonché per prorogarne la durata per tutto il 2023 e comunque fino al perdurare delle condizioni di criticità conseguenti all'emergenza della guerra tra Russia e Ucraina;

14) ad aprire i necessari tavoli di confronto e di filiera tra le competenti autorità governative e le categorie imprenditoriali per la gestione degli effetti e delle ripercussioni della chiusura dei mercati di Russia e Ucraina sulle esportazioni agroalimentari nazionali, promuovendo opportune misure idonee a ridirezionare il flusso delle merci verso altri mercati;

15) ad adottare iniziative per rimuovere i vincoli di origine normativa e burocratica che rallentino la produttività delle aziende agroalimentari, erogando contributi per stimolare le produzioni agricole più strategiche e da cui si registra una maggiore dipendenza dalle importazioni straniere;

16) ad adottare iniziative per disporre una radicale semplificazione delle modalità di erogazione dei pagamenti da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) anche prevedendo deroghe e rinvii rispetto ad oneri di controllo propedeutici alle erogazioni stesse;

17) a promuovere iniziative finalizzate ad incrementare le moderne tecnologie nel campo agroalimentare, includendo iniziative di formazione a beneficio dei giovani agricoltori, con la finalità di incrementare la produttività agricola e la competitività del mercato agricolo nazionale;

18) a promuovere in sede comunitaria una strategia finalizzata alla creazione, ove possibile, di una filiera di lavorazione, produzione e distribuzione dei fertilizzanti, anche organici, nell'Unione europea e nei Paesi membri, nonché ad adottare iniziative per diversificare le fonti di approvvigionamento di prodotti fertilizzanti, anche organici, in modo tale da ridurre la dipendenza nazionale italiana da fornitori extra-europei e dai fertilizzanti ivi prodotti in modo prevalentemente esclusivo;

19) a potenziare le filiere produttive, a fronte dell'incremento della produzione alimentare nazionale, prevedendo iniziative di contrasto allo spreco alimentare nonché potenziando le misure di sostegno agli indigenti e favorendo l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica, privilegiandone lo sviluppo nelle aree montane;

20) a promuovere l'apertura dei necessari tavoli europei per rimodulare in modo organico le iniziative quali Next Generation EU, Green New Deal, REPowerEU e la Politica agricola comune e, ove applicabile e necessario, la politica comune della pesca, nell'ottica dell'incentivo alla produzione nazionale di prodotti alimentari e dell'abbandono di strategie energetiche eccessivamente dannose per i comparti industriali europei del settore agroalimentare fronteggiando le gravi ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti conseguenti alla crisi internazionale di energia e materie prime;

21) a promuovere i competenti tavoli europei per l'istituzione di una misura di ambito europeo per il rilancio dei mercati agroalimentari, della competitività della filiera, della redditività degli operatori del settore nell'alveo delle strategie europee già esistenti e della politica agricola comune (Pac);

22) a programmare, per quanto di competenza, in sede nazionale ed europea, iniziative di politica estera volte ad accrescere la presenza dell'Italia e dell'Unione europea nel continente africano per contrastare le gravi conseguenze della sopravvenuta crisi alimentare operando al contempo anche con accordi di natura economico-politica per rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento alimentare nelle aree di interesse strategico nazionale.
(1-00629) (Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «MeloniLollobrigidaCarettaCiaburroAlbanoBellucciBignamiBucaloButtiCaiataCirielliDe TomaDeiddaDelmastro Delle VedoveDonzelliFerroFotiFrassinettiGalantinoGemmatoLucaselliMantovaniMaschioMolliconeMontaruliOsnatoPriscoRampelliRizzettoRotelliGiovanni RussoRachele SilvestriSilvestroniTrancassiniVarchiVinciZucconi».



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