La Commissione Cultura della Camera ha proseguito il 12 maggio la discussione delle risoluzioni sulle misure di sostegno dell'università e della ricerca a contrasto degli effetti dell'epidemia COVID-19 (7-00459 Alessandro Melicchio – M5S, 7-00460 Gloria Saccani Jotti – FI e 7-00462 Paola Frassinetti – FdI).

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Nella seduta di ieri sono state abbinate le risoluzioni 7-00468 Rosa Maria Di Giorgi (PD), 7-00469 Gabriele Toccafondi (IV) e 7-00473 Daniele Belotti (Lega).

Rosa Maria Di Giorgi (PD) ha osservato che la sua risoluzione affronta a tutto tondo il tema degli interventi necessari per l'università e la ricerca. Ha ricordato come il sistema pubblico della formazione superiore e della ricerca, costretto dalle circostanze ad affrontare una situazione improvvisa e imprevedibile, abbia mostrato una straordinaria capacità di impegno e di resilienza, adottando e portando avanti misure eccezionali, quali il trasferimento, in brevissimo tempo, in modalità a distanza di tutte le attività didattiche in presenza. Altrettanto eccezionale è stato l'impegno profuso dai medici universitari, dagli specializzati, dai ricercatori e dai giovani laureati neo-abilitati al contrasto dell'emergenza sanitaria: emergenza che ha evidenziato il ruolo fondamentale e insostituibile non solo dei medici e dei sanitari, ma anche dell'alta formazione e della ricerca, che sono indispensabili non solo per la soluzione dei problemi immediati ma anche per la creazione di nuovi modelli di sviluppo. 
Soffermandosi sulla valutazione dell'impatto che l'emergenza ha determinato nel settore della formazione universitaria, ha sottolineato in particolare il rischio di un crollo delle immatricolazioni quale conseguenza delle inevitabili difficoltà economiche in cui si dibatteranno molte famiglie, alle quali occorre dare quindi maggiori certezze in termini di diritto allo studio, essendo la garanzia del diritto allo studio un elemento fondante di ogni Paese che voglia considerarsi moderno e civile. Su questo tema, la risoluzione a sua firma impegna il Governo ad adottare misure specifiche, quali l'ampliamento della no-tax area, l'incremento delle risorse per il diritto allo studio universitario e l'adozione di strumenti di sostegno alla frequenza e alla mobilità degli studenti. Con riferimento agli impegni volti a sostenere le strutture della formazione superiore, ha segnalato in particolare la necessità di un incremento del numero dei posti nei corsi di laurea in medicina e chirurgia e per le professioni sanitarie, così come del numero di borse di studio per le specializzazioni. 
Ha ricorda, ancora, la proposta di estendere a tutta l'area medica e sanitaria la scelta di rendere abilitante l'esame di laurea al fine di facilitare il reintegro degli organici di personale attraverso modalità più rapide di accesso alle professioni. 
Ha quindi sottolineato l'impegno chiesto al Governo di intervenire con misure idonee per ridurre il precariato nel settore della ricerca e per smantellare la mole esasperante di burocrazia che appesantisce il lavoro nel mondo universitario e della ricerca, rendendo difficile il conseguimento di benefici e risultati. Analogamente, ha richiamato la necessità di un ripensamento delle attività di valutazione della qualità della didattica e della ricerca, al fine di ridurre il carico degli adempimenti, a cui finiscono per essere sacrificate libertà e autonomia. 
Ha concluso confidando in risposte e azioni di Governo che rivelino un cambio di visione generale di un settore cruciale per la formazione e lo sviluppo.

Gabriele Toccafondi (IV) ha premesso che le misure di contenimento del contagio da coronavirus stanno mettendo in difficoltà le famiglie, con inevitabili ripercussioni negative su tutti i settori, compreso quello dell'università e della ricerca. Dopo aver sottolineato che l'impoverimento delle famiglie determinerà una contrazione del numero delle iscrizioni all'università e della relativa frequentazione, ha evidenziato come il problema, che tocca così da vicino le competenze della Commissione, sia sentito al punto che molti passaggi delle diverse risoluzioni presentate sono incentrati sugli aiuti agli atenei e, quindi, ai ragazzi che frequentano le università: emerge in questo un approccio alla questione universitaria legato soprattutto all'emergenza. 
Ha poi ricordato che l'università è stato uno dei primi settori a chiudere e che da un'indagine della Crui risulta che su 88 atenei dei 97 complessivi nel Paese, l'88% delle attività didattiche sono state trasferite senza tentennamenti online. Ha sottolineato come sia da valutare positivamente la gestione dell'emergenza in termini di esami e lezioni, con circa 80.000 sedute di laurea svolte a distanza, a dimostrazione che l'università era preparata da anni, grazie alla didattica on-line, sussidiaria a quella in presenza: fatto che non era scontato e che deve essere valutato positivamente. Tuttavia, a suo avviso la didattica vera ed efficace è quella in presenza, svolta in aula, negli atenei, con un contatto diretto tra docenti e allievi, e questo vale per tutto il settore educativo. 
Dopo aver ricordato che dal 4 maggio è iniziata la fase due anche per l'università, con lo svolgimento in presenza di alcune attività collaterali, come i laboratori e la preparazione delle tesi di laurea, ha richiamato la necessità di predisporre linee guida per assicurare una ripartenza in sicurezza di tutte le attività, con cui vengano chiarite, e per tempo, le misure che dovranno essere adottate. È questa una responsabilità che compete in primo luogo al Comitato tecnico-scientifico. Dovranno essere previste, per l'attuazione delle misure, forme di aiuto economico per gli atenei, su criteri oggettivi, in proporzione al numero degli iscritti. 
Occorre prevedere inoltre un particolare sostegno per gli studenti fuori sede e quindi indirettamente per le residenze universitarie e per le tante strutture del privato sociale, che lavorano in questo settore. Infine, in merito alle borse di studio per le specializzazioni mediche, ha ricordato il dibattito svolto negli ultimi anni sul disservizio creato dal calo delle borse di studio e sulla necessità di aumentarne il numero, anche al fine di scongiurare la strozzatura che si determina nel percorso formativo per gli studenti in uscita dalle facoltà di medicina, in sovrannumero rispetto alle borse di studio disponibili per la specializzazione medica. 
Ricordando che l'ultima legge di bilancio aveva incrementato le risorse a ciò finalizzate, si è detto convinto che si debba fare un ulteriore sforzo per aumentare ulteriormente il numero delle borse di studio, anche coinvolgendo le regioni, soprattutto quelle che non si sono ancora mai attivate in tal senso.

Angela Colmellere (Lega), intervenendo sulla risoluzione 7-00473 Belotti, ha rilevato come molto di quanto è stato detto rifletta anche il punto di vista del suo gruppo. Ha espresso l’avviso che, in un momento come questo, occorrano misure di buon senso a favore delle università e innanzitutto occorra garantire risorse certe alle strutture universitarie, che hanno fatto uno sforzo enorme per assicurare la continuità delle attività – didattiche e non solo – e che possono svolgere un ruolo decisivo per la ripartenza del Paese. Si è detta convinta che l'università sia una delle istituzioni che ha dato meglio prova di forza e capacità, in questi tempi difficili, conseguendo risultati positivi e acquisendo capacità – come la didattica a distanza – che potranno tornare utili anche dopo la fine dell'emergenza sanitaria, in situazioni di normalità. 
Ha invitato tuttavia a non dimenticare che non tutti gli studenti hanno potuto in questi mesi approfittare della didattica a distanza e portare avanti il proprio percorso formativo, in quanto non tutti sono forniti dei necessari dispositivi tecnologici e informatici. A suo avviso è essenziale attivarsi affinché anche a questi studenti siano garantite le condizioni per vedere soddisfatto il loro diritto allo studio. La risoluzione del suo gruppo chiede tra l'altro al Governo un impegno affinché siano assicurate risorse agli studenti non in grado di seguire le lezioni tramite la didattica a distanza per mancanza di supporti tecnologici o per mancanza di collegamento della rete. Sempre a proposito di diritto allo studio, la risoluzione del suo gruppo chiede al Governo di impegnarsi anche per alzare a 30 mila euro la soglia della no tax area, esonerando le famiglie dal pagamento dei contributi, e per innalzare la fascia calmierata, oggi assestata tra i 13 mila e i 30 mila euro, così da consentire sgravi fiscali per i redditi fino a 50 mila euro. 
Tenuto poi conto del ruolo fondamentale che le università e il mondo della ricerca hanno svolto in questa fase emergenziale, ha richiamato l'attenzione sull'opportunità di adottare iniziative per consentire ai ricercatori e ai professori universitari la libera attività di consulenza, anche attraverso la semplificazione e lo snellimento delle procedure burocratiche che ad oggi ne ostacolano l'esercizio. 
Ha invitato infine a considerare il peso economico cui gli atenei saranno inevitabilmente sottoposti nel prossimo futuro e a compensarlo attraverso l'erogazione di appositi contributi. 

Ha concluso auspicando che la Commissione possa approvare una risoluzione unitaria condivisa da tutti.

Federico Mollicone (FdI) ha rimarcato alcuni aspetti della risoluzione Frassinetti, di cui è cofirmatario, sottolineando, in particolare, che essa è volta a delineare linee di indirizzo per il Governo per rimediare ad alcune gravi mancanze strutturali in tema di diritto di studio. Ha citato in proposito dati OCSE da cui emerge l'inferiorità dell'Italia rispetto ad altri Paesi nel numero di studenti che accedono all'università e che si laureano. Con riferimento agli impegni chiesti al Governo dalla risoluzione, ha ricordato l'estensione della no tax area a 25.000 euro di reddito, l'incremento del Fondo per il finanziamento ordinario delle università e gli interventi per il sostegno del diritto allo studio, con particolare attenzione agli studenti fuori sede. Rispetto all'emergenza in corso, che determinerà una compressione delle spese per l'istruzione da parte delle famiglie, la risoluzione del suo gruppo propone anche l'istituzione di borse di studio annuali con dotazione fino a 3.000 euro, da erogare in base all'Isee, per il pagamento delle tasse universitarie, dei libri di testo e delle spese connesse per coloro che frequentano con profitto un corso di studi universitario. Parimenti, ha richiamato l'attenzione sulla proposta di prevedere forme di sostegno per le università, in particolare per quelle private, e di prolungare per tre anni il contratto dei professori straordinari, in modo da soddisfare i requisiti minimi di presenza di docenti. La risoluzione propone infine l'adozione di iniziative di supporto per i dottorandi di ricerca, nell'emergenza epidemiologica, e la valorizzazione del titolo di dottore di ricerca. 

Alessandro Melicchio (M5S), dopo aver espresso apprezzamento per la ricchezza dei contenuti delle diverse risoluzioni presentate, che testimonia la grande attenzione della Commissione per questi temi fondamentali, si è augurato che si possa addivenire a un testo unitario che riscuota la più ampia adesione possibile.

I testi

  La VII Commissione, 

premesso che:

la pandemia da COVID-19 sta mettendo e metterà a dura prova il nostro Paese, con pesanti riflessi, molti ancora da valutare nella loro entità e complessità, in campo economico e sociale;

in particolare, il sistema pubblico della formazione superiore e della ricerca si è trovato ad affrontare situazioni imprevedibili fino a poche settimane fa, sia con la completa chiusura per cinque settimane di tutte le strutture e attività in presenza, sia, adesso, con la fase di ripartenza parziale e graduale delle attività con tutte le cautele richieste dalla necessità di evitare ogni ulteriore occasione di diffusione del virus sulla base di dettagliati protocolli di comportamento e di sanificare preventivamente e attentamente tutti gli ambienti di lavoro;

questo sistema ha peraltro mostrato un'eccezionale capacità di impegno e di resilienza nell'affrontare l'emergenza, come dimostra l'immediato e non facile trasferimento di quasi tutte le attività didattiche (lezioni, esercitazioni, esami) di università, accademie di belle arti e conservatori di musica in modalità a distanza con l'uso di tecnologie informatiche, telematiche e della comunicazione, spesso messe a punto ad hoc da docenti e tecnici in brevissimo tempo, in modo da non far perdere agli studenti settimane e mesi di studio, vista l'impossibilità di frequentare di persona le strutture formative;

naturalmente, non è possibile trasferire tutte le attività in modalità a distanza, nemmeno in fase emergenziale: basta pensare, solo a titolo di esempio, alle attività di laboratorio o di tirocinio e alla consultazione di documenti in biblioteche e archivi o, più in generale, a grandissima parte dell'attività di ricerca delle università, delle istituzioni Afam e degli enti di ricerca che richiede la disponibilità di strutture e strumenti specifici come appunto laboratori, biblioteche, archivi e altro, senza dimenticare il ruolo che in molte discipline è giocato dai gruppi di ricerca in cui molti ricercatori collaborano al medesimo progetto; non di rado, il confronto continuo e diretto tra loro è strumento fondamentale e insostituibile dell'avanzamento delle conoscenze;

non dev'essere nemmeno dimenticato il ruolo eccezionale giocato nell'emergenza sanitaria anche dai medici universitari della sanità pubblica, dagli specializzandi ai docenti e ricercatori di discipline cliniche, biologiche e epidemiologiche, senza dimenticare i giovani laureati neo-abilitati, i quali tutti hanno dato un esempio di abnegazione, competenza, impegno diretto nelle attività sanitarie e ospedaliere in momenti e situazioni estremamente difficili;

tutto ciò non solo ha avuto enormi costi, che attendono di essere quantificati con precisione, ma li avrà anche nel prossimo futuro per la prevedibile impossibilità di riprendere in poco tempo il normale svolgimento di tutte le attività di ogni istituzione;

le nuove problematiche della sicurezza sanitaria e del distanziamento sociale, che sicuramente varranno ancora per mesi, avranno certamente un pesante impatto sulla ripresa sia delle attività didattiche nell'anno accademico 2020/2021, quantomeno nel primo semestre, sia delle attività di ricerca con i ritmi e metodi usuali;

sono da valutare attentamente anche le conseguenze che l'emergenza sanitaria potrebbe indurre sulle immatricolazioni alle università, alle istituzioni Afam e alle altre istituzioni della formazione superiore, per il doppio effetto della purtroppo prevedibile profonda crisi economica che attende le famiglie italiane, come del resto quelle di tutti gli altri Paesi, e delle restrizioni alla mobilità imposte dai protocolli di sicurezza o anche scelte dai singoli per timore di un'eventuale recrudescenza dell'epidemia, effetti che diverrebbero ancora più lesivi per le famiglie a reddito medio-basso o che vivono in località lontane dalle città universitarie o dove hanno sede le istituzioni della formazione superiore;

non sono nemmeno da dimenticare gli effetti negativi che i maggiori costi in capo alle istituzioni per il mantenimento di corretti livelli di sicurezza sanitaria finiranno col sottrarre ulteriori risorse alle attività istituzionali, tra cui in primo luogo le attività di ricerca, già adesso e da tempo molto sottofinanziate rispetto ai parametri internazionali;

né vanno dimenticati gli effetti negativi che ricadranno in particolare sui ricercatori più giovani e precari, che si trovano e si troveranno a non poter mantenere i tempi previsti per il raggiungimento dei loro obiettivi formativi e di ricerca a fronte di norme di legge o di contratto che impongono lo stretto rispetto di termini temporali;

d'altra parte, non sembra né superfluo né retorico ricordare che solo un rinnovato, anzi maggiorato, impegno nell'alta formazione e nella ricerca da parte dello Stato, delle istituzioni formative e di ricerca, delle pubbliche amministrazioni, delle imprese, delle famiglie, dei singoli e in particolare dei giovani, potrà garantire all'Italia la speranza di uscire solida dall'emergenza del COVID-19 e anzi di rafforzarsi, recuperando con intelligenza, creatività e preparazione culturale e tecnica le posizioni che erano state lentamente perdute negli ultimi lustri rispetto al contesto internazionale,

impegna il Governo:

a predisporre, con urgenza, una valutazione accurata e documentata dei maggiori costi sostenuti e, soprattutto, da sostenere da parte delle istituzioni pubbliche della formazione superiore e della ricerca, a causa dell'emergenza sanitaria e dei protocolli di sicurezza che è stato doveroso approntare, in modo da poter quantificare con esattezza le risorse finanziarie aggiuntive, oltre a quelle molto limitate già stanziate negli ultimi provvedimenti governativi, da fornire loro nel prossimo futuro e nei prossimi anni attraverso un congruo aumento del fondo di finanziamento ordinario delle università (Ffo) e degli enti pubblici di ricerca (Foe), nonché delle dotazioni ordinarie delle istituzioni Afam, al fine strategico di rafforzare, rispetto al passato, il sistema della formazione superiore e della ricerca, quale investimento irrinunciabile nello sviluppo culturale e strumento fondamentale per un nuovo periodo e modello di sviluppo economico e sociale del nostro Paese;

ad adottare prontamente, iniziative anche con strumenti adeguati di orientamento e comunicazione pubblica, per il sostegno alle immatricolazioni nelle istituzioni della formazione superiore degli studenti neo-maturi, in particolare ampliando l'area delle famiglie esentate dalle contribuzioni universitarie (no-tax area) – tenendo in particolare presente il problema di un calcolo corretto dell'Isee attuale – e incrementando, ancor più decisamente di quanto positivamente fatto con l'ultima legge di bilancio, il finanziamento del diritto allo studio universitario e dei suoi fondamentali strumenti di sostegno alla frequenza, alla mobilità, all'indipendenza e alla crescita culturale degli studenti universitari;

ad adottare iniziative per dare agli atenei la possibilità di realizzare soluzioni alternative e innovative in merito alle carriere degli studenti che potrebbero risultare rallentate o bloccate dalle normative dell'emergenza sanitaria, aumentando in modo insopportabile i già lunghi tempi di laurea e i relativi costi per gli studenti e le loro famiglie;

ad adottare iniziative per sostenere, con proroghe di retribuzione, differimento dei termini, congedi retribuiti e strumenti analoghi, le attività di ricerca di dottorandi di ricerca, assegnisti, ricercatori a tempo determinato e di tutti i ricercatori precari delle università e degli enti di ricerca, affinché l'inevitabile rallentamento o addirittura la sospensione per periodi non brevi dell'attività di ricerca non porti ad una loro ingiusta espulsione dal sistema nazionale della ricerca e quindi, in fondo, ad un danno strategico al futuro del Paese;

ad adottare iniziative per incrementare decisamente, anche sulla scorta dell'esperienza fatta durante l'emergenza sanitaria, il numero dei posti disponibili per l'immatricolazione nei corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia e nei corsi di laurea delle professioni sanitarie, pur nei limiti delle risorse infrastrutturali disponibili presso le università, ed a decidere immediatamente con quali forme selettive regolarne l'accesso programmato per il prossimo anno accademico, in modo da garantire un afflusso futuro continuo e ben calibrato di giovani leve al sistema sanitario nazionale;

ad adottare iniziative in merito alla questione perfettamente analoga e altrettanto, se non più, urgente che riguarda l'accesso ai corsi di specializzazione medica e alle regole di selezione dei candidati, tema che è ancora più caldo, urgente e decisivo dopo la recente esperienza dell'emergenza sanitaria e una cui rivisitazione, nel tempo anche normativa, potrebbe recare immediato sollievo al sistema sanitario nazionale, tenendo conto dell'enorme divario tra numero dei candidati e numero dei posti che si è venuto a creare anche per l'accumularsi di un ritardo, ora pari a oltre dodici mesi, tra anno di pertinenza del finanziamento e anno di inizio delle attività di specializzazione e che richiede un immediato investimento in almeno 5.000 borse in più per il prossimo anno accademico;

ad assumere iniziative per estendere gradualmente la positiva scelta dell'esame di laurea abilitante, appena introdotta anche per la laurea magistrale in medicina e chirurgia e quindi ora presente in tutta l'area medica e sanitaria, anche ad altre aree disciplinari, al fine di favorire un più pronto ingresso nel mondo del lavoro dei neo-laureati, con particolare attenzione alle professioni intermedie che potrebbero rappresentare un interessante bacino di nuovi studenti universitari interessati ad una formazione superiore a rapida professionalizzazione;

ad adottare iniziative in profondità e con coraggio sulla «Babele» burocratica che affligge il mondo universitario e della ricerca, eliminando la maggior parte possibile dell'attuale congerie di norme che finiscono col rendere meno competitiva a livello internazionale la ricerca italiana e con l'allontanare il personale docente e di ricerca dalle loro attività istituzionali di didattica e di ricerca per tempi troppo lunghi e carichi di lavoro eccessivi in rapporto ai benefici organizzativi, economici e di qualità dei risultati che ne dovrebbero conseguire ma che spesso rimangono solo attesi;

in visione strategica, a ripensare profondamente gli attuali meccanismi che regolano l'assunzione del personale nel sistema della formazione superiore e della ricerca e che sostanzialmente impediscono, indebolendo l'intero sistema, un congruo recupero della forte diminuzione degli organici conseguente ai tagli operati dal 2008 al 2018, spesso con vistose disparità territoriali che squilibrano il sistema;

ad adottare iniziative per ripensare in modo altrettanto profondo le attività di valutazione della qualità della didattica e della ricerca, proprio per salvarle e consolidarle per il futuro, evitando alcuni fenomeni di accelerazione e ripetitività quasi parossistica nei tempi e un eccesso di confidenza nei dati statistici che si adatta male all'attività di ricerca, che genera carichi compilativi spesso tanto pesanti quanto inutili e, soprattutto, che finisce con l'imporre linee di tendenza ai comportamenti che finiscono con il contrastare con la libertà e autonomia di ricerca di ciascun ricercatore, il che, in un momento di ripensamento del futuro, potrebbe rappresentare un errore strategico;

ad adottare iniziative per ripensare, proprio a seguito del periodo di emergenza per la pandemia e delle problematiche emerse, il sistema dell'accesso aperto alle conoscenze scientifiche e umanistiche, aggiornando la legge esistente in consonanza con le migliori pratiche internazionali ma con occhio esperto attento alle complesse problematiche connesse con i costi;

ad adottare iniziative per ripensare infine, sempre in visione strategica, al caso molto particolare del sistema pubblico dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, rimasto in uno strano guado a seguito della mancata emanazione di gran parte dei decreti attuativi previsti dalla riforma di ben vent'anni fa (legge n. 508 del 1999), col risultato che quella stessa legge di riforma appare oggi essere del tutto antiquata e fuori contesto internazionale in un'area che invece comprende settori in cui l'Italia vanta un'indiscussa leadership internazionale, che attira studenti stranieri dei più vari continenti in percentuali sconosciute alle altre istituzioni della formazione superiore e che potrebbe rappresentare un vero punto di forza del sistema Paese. 
(7-00468) «Di Giorgi, Piccoli Nardelli, Ciampi, Andrea Rossi, Carnevali, Pezzopane».

  La VII Commissione, 

premesso che:

l'emergenza sanitaria da COVID-19 sta comportando notevoli difficoltà in campo economico e sociale;

l'università è stata tra le prime strutture, insieme alla scuola, ad essere investita dall'emergenza sanitaria in corso, a vedere chiuse al pubblico le proprie sedi e a vedersi sospesa o trasferita in modalità a distanza, larga parte della propria attività didattica e di ricerca;

un'indagine Crui a fine marzo 2020 afferma che, su 88 atenei (sui 97 complessivi nel Paese), l'88 per cento delle attività didattiche previste siano state trasferite online (con una varianza del 2,87 per cento) mentre più di metà degli atenei erogava più del 96 per cento dei corsi previsti in didattica a distanza (Dad), raggiungendo così potenzialmente circa 1 milione e trecentomila studenti;

questo periodo di chiusura forzata di tutte le sedi universitarie ha enfatizzato l'autonomia delle università evidenziando le iniziative che da queste sono state poste in essere. Questo ha mostrato che non tutti gli atenei hanno affrontato con la stessa determinazione questo periodo;

per quanto concerne la situazione della didattica nel corso dell'emergenza, la maggior parte del personale docente si è impegnato, con uno sforzo straordinario ed emergenziale, a trasferire l'attività didattica del secondo semestre online, riducendo l'interruzione dei corsi al minimo possibile;

nelle università italiane si preferisce parlare di didattica di emergenza: diversamente dalla scuola, infatti, l'università ha oramai una lunga esperienza e consolidate metodologie per la DaD; le stesse linee guida per l'accreditamento Anvur come numerosi regolamenti di ateneo, indicano la necessità di considerare nella didattica a distanza non solo la didattica erogata (sincrona o asincrona), ma anche una didattica interattiva (faqs, mailinglistwebforumreport, esercizi, webquesttest e questionari in itinere);

nei diversi atenei i relativi regolamenti prevedono anche un riconoscimento delle ore di didattica erogata in forma telematica in rapporto 2:1 (talvolta 3:1) rispetto a quella convenzionale e il trasferimento di emergenza di larga parte della didattica universitaria avvenuta in questi mesi tuttavia non sembra aver tenuto particolare conto di questa esperienza e queste metodologie, anche quando codificate in regolamenti e linee guida;

si è resa evidente comunque una relativa impreparazione all'utilizzo della DaD;

la didattica a distanza è risultata strumento positivo, ma occorre ritornare quanto prima alla vera didattica ovvero a quella in presenza. La didattica in presenza, in aula o nei laboratori risulta di gran lunga il sistema didattico e di conoscenza più adatto per un reale percorso educativo e di conoscenza,

impegna il Governo:

ad intraprendere le opportune iniziative dirette ad evitare un calo delle immatricolazioni dovuto a problemi economici delle famiglie, predisponendo ulteriori risorse finalizzate a garantire il diritto allo studio tenendo conto che poiché il numero di studenti che rientrerà nella «non tax area», aumenterà sensibilmente, occorrono un impegno economico generale che compensi le mancate entrate per gli atenei e specifiche ed ulteriori risorse per erogare borse di studio;

ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per aiutare le strutture di diritto allo studio come le residenze universitarie, sia pubbliche che private, predisponendo un sostegno attraverso servizi per gli studenti;

a predisporre tutte le iniziative necessarie finalizzate ad un investimento che disponga un numero congruo di borse di studio di specializzazione medica aggiuntive, dal momento che l'accesso ai suddetti corsi di specializzazione e alle regole di selezione dei candidati, è fondamentale al fine di far fronte alle situazioni emergenziali come quella che si sta vivendo, coinvolgendo anche le regioni in uno sforzo economico per incrementare ulteriormente il numero delle borse. 
(7-00469) «Toccafondi, Anzaldi».

  La VII Commissione, 

premesso che:

l'emergenza sanitaria che il Paese sta attraversando ormai da due mesi ha avuto pesanti ripercussioni sul diritto allo studio, sia in ambito scolastico che universitario attraverso la sospensione delle attività didattiche in presenza per passare a quelle da remoto;

l'emergenza sanitaria, e poi economica, diventa subito una emergenza formativa e culturale;

la struttura universitaria, in particolare, si trova in prima linea nella gestione dell'emergenza, sia sul lato della ricerca sia anche più direttamente nella gestione di servizi sanitari;

per questi lavoratori e lavoratrici, sottoposti in particolare in alcuni territori a livelli significativi di impegno e di rischio, è importante porre massima attenzione al fine di garantire le maggiori tutele possibili, affinché possano difendere la salute di tutti i cittadini in massima sicurezza;

tutti gli atenei e istituzioni Afam stanno prevedendo in questi giorni la sostituzione di parte rilevante, se non totale, della propria attività didattica con modalità a distanza (spesso utilizzando piattaforme telematiche per videoconferenze), anche se alcuni corsi Afam non si possono attivare per la didattica a distanza;

molti studenti, tuttavia, non sono stati messi nelle condizioni di seguire le lezioni a distanza per mancanza di strumenti tecnologici o per mancanza di collegamento della rete;

le difficoltà economiche causate anche da questa emergenza sanitaria, richiedono un innalzamento della soglia della «no tax area», esonerando le famiglie dal pagamento delle imposte;

uno dei problemi più gravi con cui ci si è dovuti scontrare e che ha rallentato la reazione del Paese è stato quello dell'eccessiva burocrazia che ha, ad esempio, causato un gran danno nella capacità di approvvigionamento dei dispositivi sanitari fondamentali per combattere il virus;

negli ultimi tempi si parla di una carenza di medici specialisti in molte discipline, e l'impegno dello Stato nella formazione diventa cruciale, anche al fine di realizzare un adeguato e qualificato ricambio generazionale;

a causa del pensionamento e delle ridotte assunzioni, nel giro di pochi anni gli ospedali e gli ambulatori medici rischiano di rimanere senza il numero di personale sanitario sufficiente ad assistere i malati. La fuoriuscita di personale non sarà infatti bilanciata dal giusto turn over; l'articolo 100 del decreto-legge «Cura Italia», convertito, con modificazioni, nella legge 24 aprile 2020, n. 27, prevede la costituzione di un fondo denominato «Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell'Università, delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca», con una dotazione pari a 50 milioni di euro da iscrivere nello stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca;

tale dotazione, tuttavia, risulta essere insufficiente se si considerano tutte le misure necessarie in campo sia per quanto riguarda la sanificazione e la igienizzazione delle strutture, sia per quanto riguarda l'adeguamento allo smart working del personale e alle modalità della didattica a distanza; l'epidemia da coronavirus colpisce, com'era immaginabile, anche le mobilità di studenti e personale nell'ambito del programma Erasmus;

come per la scuola, l'obiettivo è, superata la fase di emergenza, quello di non trasformare questa modalità «straordinaria» in una strategia operativa «ordinaria»: tecnologie e opportunità vanno sì colte e utilizzatela regime, ma esclusivamente per integrare/migliorare l'insostituibile approccio «in presenza»:

i firmatari del presente atto ritengono decisivo che il Ministero, insieme con le regioni, appronti un percorso specifico e straordinario per gli studenti così da garantire il diritto allo studio (borse, alloggi). Una particolare attenzione andrebbe rivolta agli studenti fuori sede, molti dei quali stanno continuando a pagare l'affitto, senza potere usufruire dell'abitazione, e hanno bisogno di un orizzonte il più possibile sicuro per programmare il proprio immediato futuro;

l'Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica per la formazione medico specialistica, istituito dall'articolo 43 del decreto legislativo n. 368 del 17 agosto 1999, il cui scopo è quello di definire i criteri di accreditamento per le strutture universitarie e ospedaliere e verificare, delle stesse, l'idoneità a formare i medici specializzandi, è ancora da definire;

ad oggi, infatti, non sono stati nominati i componenti dell'Osservatorio per la valutazione dei criteri di accreditamento delle strutture ospedaliere per la formazione degli specializzandi e non è nota con ufficialità la data in cui i medici abilitati potranno sostenere il concorso per l'accesso alle scuole di specializzazione;

per i candidati privatisti delle classi superiori, inoltre, si ipotizza lo svolgimento dell'esame di Stato conclusivo nel corso della sessione straordinaria, ovvero a settembre 2020, impedendo loro di scegliere liberamente la propria facoltà universitaria o partecipare a concorsi e test di ammissione, in quanto fuori tempo massimo;

occorre, fare dell'università il fulcro da cui ripartire per la ripresa economica e sociale di questo Paese, cercando, ad esempio, una soluzione a livello legislativo che regolamenti la possibilità da parte dei ricercatori di svolgere attività di consulenza;

serve dare una risposta concreta al Paese, soprattutto alle giovani generazioni, sospese fra l'iniziale notizia della temporanea sospensione delle attività didattiche, e la lenta presa di coscienza di un problema che manifesta l'incertezza di ciò che potrebbe accadere,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative per la proroga delle borse di studio degli studenti di dottorato, impossibilitati – ad esempio – a svolgere periodi di tirocini all'estero (ormai obbligatori per quasi tutti i dottorati) o in azienda (per i dottorati industriali);

ad adottare iniziative per la proroga dei contratti di assegnisti e di ricercatori a tempo determinato eventualmente impossibilitati a portare a termine i loro programmi di ricerca per difficoltà oggettive, quali la chiusura di laboratori, archivi e biblioteche e corsi che non si possono attivare on line;

ad adottare iniziative al fine di velocizzare la nuova composizione dell'Osservatorio nazionale per la formazione medico-specialistica e di stabilire le regole con le quali verranno rappresentate all'interno dell'organismo le varie associazioni;

ad adottare iniziative per dare agli atenei il tempo di organizzarsi o di cercare soluzioni alternative, vista l'impossibilità per gli studenti di portare a termine alcuni tirocini pre-laurea con le regole stabilite prima delle misure adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, al fine di contrastare il diffondersi sul territorio nazionale del virus, comportanti sospensioni, chiusure e divieti;

ad adottare iniziative per incrementare le risorse previste dal «Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell'università, delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca», di cui all'articolo 100 del decreto-legge «Cura Italia», convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;

ad adottare iniziative per alzare la soglia della «no tax area» fino a 30 mila euro, esonerando le famiglie dal pagamento dei contributi e, contemporaneamente, innalzare la fascia calmierata, che oggi è assestata tra i 13 mila e i 30 mila euro, per consentire sgravi fiscali fino ai redditi a 50 mila euro, facendo si che la somma sia compensata tramite uguali trasferimenti all'università;

ad adottare iniziative per trovare le risorse necessarie per quegli studenti che non sono in grado di seguire le lezioni tramite la didattica a distanza per mancanza di supporti tecnologici o per mancanza di collegamento della rete;

ad adottare iniziative per consentire una libera attività di consulenza per i ricercatori e i professori universitari;

ad assumere iniziative per il prolungamento dei contratti Erasmus;

ad assumere iniziative per prevedere la possibilità di accedere ai test d'ingresso all'università per i candidati esterni alla maturità nel caso fossero costretti a tenere la prova d'esame a settembre 2020. 
(7-00473) «Belotti, Basini, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Racchella, Sasso, Toccalini, Patelli».

  La VII Commissione,

premesso che:

la crisi sanitaria del COVID-19 è una delle più grandi emergenze che la Nazione abbia dovuto affrontare, una crisi che sta mettendo in grande difficoltà la coesione sociale e l'economia, investendo anche il sistema universitario e il diritto allo studio. È necessario garantire, nelle attuali circostanze di emergenza, quanto riportato negli articoli 33 e 34 della nostra Costituzione, unici strumenti per esercitare numerosi altri diritti costituzionalmente garantiti, impegnandosi fortemente nel favorire la fruizione delle piattaforme per la formazione a distanza e tutti gli accorgimenti necessari per poter assicurare l'accesso al diritto allo studio con adeguata sicurezza di tutti gli attori del sistema universitario italiano;

ogni euro investito nell'università e nella ricerca ne genera da 3 a 4 in termini di ricchezza prodotta. Negli ultimi due anni si è riusciti a raggiungere il massimo storico nel Fondo di finanziamento ordinario (FFO) per le università con la cifra di 7 miliardi 620 milioni di euro e anche per l'analogo fondo per gli enti di ricerca (FOE) si è raggiunta la cifra record di 1 miliardo e 812,1 milioni di euro. Nell'ultima finanziaria si è riusciti a portare il fondo per le borse di studio a 267,8 milioni di euro. Segno questo della grande importanza che si vuole dare ad un sistema che va comunque sostenuto e riformato nella direzione dell'efficienza, dei diritti e della valorizzazione effettiva del merito. Si ha bisogno di un sistema universitario equo, diffuso, sempre più accessibile e in continuo e costruttivo dialogo con la società e il territorio che la circonda, che non può prescindere anche da un ampliamento e potenziamento della No Tax Area. Si vuole andare verso un accrescimento del sapere e della conoscenza di nuovi strumenti, che, come anche questi mesi di emergenza hanno dimostrato, possono essere utilizzati per creare e produrre nuova ricchezza. È necessario accelerare sull'open science, perché la ricerca deve diventare bene comune, aperto e accessibile a tutti. Più che la concorrenza tra aziende e tra scienziati, conta la collaborazione e la condivisione delle informazioni ed è importante mettere la ricerca pubblica italiana in condizione di avere risorse e mezzi adeguati alle sfide poste da fenomeni come questa pandemia. Questa emergenza ha dimostrato definitivamente come sia indispensabile puntare forte su progetti innovativi come la digitalizzazione e la didattica a distanza;

vista la gravità della situazione sanitaria nel Paese, il Governo ha già previsto, con il decreto-legge «Cura Italia», di ovviare alle particolari condizioni di sofferenza in cui versa il servizio sanitario nazionale (SSN), disponendo tempestivamente di medici i quali potranno, con il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia – classe LM/41, essere abilitati all'esercizio della professione di medico-chirurgo, previa acquisizione del giudizio di idoneità. I farmacisti italiani stanno facendo un grande lavoro di informazione e rassicurazione durante questa emergenza. In un momento difficilissimo, in cui c'è carenza di medici, molte sono le operazioni che si svolgono in farmacia ed è grande il numero di persone che non sono arrivate in pronto soccorso perché stoppate e filtrate dai farmacisti. Anche questo mestiere è fortemente a rischio a causa della frequente vicinanza ai contagiati. I farmacisti sono in prima linea e stanno facendo il possibile, ma ormai non si contano più i positivi al coronavirus e in troppi hanno già manifestato i sintomi e sono in quarantena. Qualcuno, purtroppo è morto. La situazione è ormai a limite e sono già diverse le farmacie, soprattutto nei comuni più interni, che sono state costrette a chiudere e, senza un aiuto con cui sostituire gli operatori ammalati, potrebbe non essere più garantito il servizio in tutto il territorio nazionale;

il Ministero dell'università e della ricerca è intervenuto da subito per prolungare l'anno accademico 2018/2019 portando la scadenza a giugno 2020, per evitare ricadute negative sulla vita universitaria degli studenti e senza far pagare la tassa per il nuovo anno accademico a chi si dovesse laureare nella prossima sessione, oltrepassando quella straordinaria. Si cerca di assicurare, così, la massima regolarità e continuità di tutte le funzioni garantite dal sistema universitario, in modo da avere il minor impatto possibile, legato alla difficile situazione che stiamo vivendo;

bisogna dar modo agli atenei di organizzarsi, non solo per quanto riguarda le attività didattiche, ma anche per le attività di tirocinio pre-laurea. Si hanno dei corsi di laurea, come ad esempio scienza dell'educazione o scienze della formazione primaria, che prevedono tirocini in asili nido e scuole materne che, a causa dell'emergenza coronavirus, sono chiuse. Ne consegue un'evidente difficoltà per i dipartimenti a far espletare questo tipo di tirocinio;

in questa emergenza uno degli svantaggi più gravi con cui ci si è dovuti scontrare e che ha rallentato la reazione del Paese è stato quello dell'eccessiva burocrazia. Un'inefficienza che ha, ad esempio, causato un gran danno nella capacità di approvvigionamento dei dispositivi sanitari fondamentali per combattere il virus;

la carenza maggiore con cui ci si è dovuti scontrare è stata quella degli specialisti in medicina. Il prossimo test di accesso alle scuole di specializzazione vedrà 22.500 candidati, tutti laureati in medicina e abilitati alla professione. Le borse però sono solo 8 mila e 300 e chi rimane fuori dovrà aspettare un anno, quando si aggiungeranno nuovi laureati. La previsione dello stanziamento di ulteriori 5 mila borse di studio non basta per intaccare quell'imbuto formativo che si è creato anche per i ripetuti tagli alla sanità degli ultimi decenni e che si è rivelato deleterio per l'Italia durante questa emergenza; il decreto-legge del 9 marzo 2020 ha fatto cadere le incompatibilità previste dal contratto di formazione specialistica, dando la possibilità di assumere gli specializzandi dell'ultimo e del penultimo anno. Si è, così, chiesto un ulteriore sforzo agli specializzandi, ma il tipo di contratto previsto, però, non fa aver diritto al Tfr e ai trattamenti economici che riguardano i turni di reperibilità, le guardie notturne e l'indennità di rischio, alle ferie. L'emergenza ha ovviamente bloccato tutte le attività formative di ambulatorio. Quello che non è ancora stato bloccato però è la prossima rata delle tasse universitarie. E un grande e fondamentale aiuto è arrivato anche dai cosiddetti camici grigi e dagli specializzandi di materie sanitarie non mediche;

i laureati in medicina, risorsa fondamentale per il nostro Paese, come si è avuto modo di vedere durante questa emergenza, dovrebbero poter partecipare ad un concorso per le specializzazioni mediche che si dovrebbe svolgere a luglio. È prevista una ulteriore sessione di laurea in giugno-luglio e questo andrà presumibilmente ad aumentare il numero dei partecipanti al concorso per le specializzazioni mediche del 2020. In generale, l'emergenza COVID-19 impone di ripensare l'organizzazione di ogni eventuale procedimento selettivo, nell'ottica di garantire adeguate misure standard di sicurezza e il distanziamento sociale;

l'Osservatorio nazionale per la formazione medico-specialistica (ONFMS), organo del Ministero dell'Università e della ricerca, dopo la scadenza naturale, più di un anno fa, non è ancora stato rinnovato. L'ONFMS dovrebbe verificare i requisiti che le scuole dichiarano in fase di accreditamento. Si parla, ad esempio, del numero di sale operatorie per poter formare i chirurghi, questione fondamentale, quindi, per assicurare che una certa struttura abbia davvero le caratteristiche che dichiara;

l'articolo 100 del decreto «Cura Italia» prevede la costituzione per l'anno 2020 di un fondo denominato «Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell'Università, delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca», con una dotazione pari a 50 milioni di euro, demandando al Ministro dell'università e della ricerca di individuare i criteri di riparto e di utilizzazione delle risorse tra le università, le istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e gli enti di ricerca ed i collegi universitari di merito accreditati. Ma il settore AFAM presenta diversi problemi ancora irrisolti: organici bloccati, assenza di una disciplina organica di settore, necessità di riscrivere i regolamenti emanati, assenza strutturale di un centro cui affidare la gestione del sistema e la programmazione e lo sviluppo delle istituzioni. In generale, tutto il sistema soffre di una politica di mancati investimenti;

secondo un rapporto della Svimez, le università al Sud perdono 120 professori ogni anno. Avere molte università meridionali con una possibilità di reclutamento inferiore alle persone che hanno cessato servizio è un gravissimo problema in questo difficile momento, perché non permette alle università del Sud di ampliare l'offerta didattica e la qualità della ricerca, per come si dovrebbe assolutamente fare per favorire la ripartenza del nostro Paese. Ci sono tanti atenei meridionali che rischiano addirittura la soppressione, a causa degli squilibri nella ripartizione delle risorse, e questo non farebbe che acuire la desertificazione industriale e demografica del Mezzogiorno d'Italia, riflettendosi direttamente sulla capacità di sviluppo e ripresa economica dell'intero Paese,

impegna il Governo:

ad adottare tutte le iniziative utili a investire di più nell'università e nella ricerca, settori che rappresentano un sistema integrato di assoluta importanza per far ripartire il nostro Paese, volano di sviluppo sociale ed economico di cui l'Italia ha e avrà assoluto bisogno appena usciti dall'emergenza coronavirus, facendo sì che gli investimenti aggiuntivi tengano conto della compensazione totale per quegli atenei che applicano la «No Tax Area», rafforzando e ampliando la misura e siano indirizzati con particolare attenzione al potenziamento e alla valorizzazione della didattica online e piattaforme «MOOC» come dell'open access, con i dati e i risultati della ricerca liberamente riutilizzabili e fruibili da tutti;

ad adottare ogni iniziativa volta a offrire agli scienziati e ai ricercatori la possibilità di condividere le proprie informazioni e accedere alla letteratura scientifica in modo libero e aperto, anche attraverso piattaforme e motori di ricerca predisposti dal Ministero, rendendo accessibile al tempo stesso la conoscenza relativa alla produzione scientifica, anche solo in parte finanziata con fondi pubblici, a tutti coloro che ne siano interessati;

ad adottare iniziative per rendere abilitante all'esercizio della professione di farmacista il conseguimento di una laurea magistrale afferente alla classe LM/13 in farmacia e farmacia industriale ed equiparate così da affrontare l'emergenza, dando un aiuto quanto mai necessario a tutto il sistema sanitario nazionale, così duramente impegnato in questi giorni così difficili;

ad adottare iniziative per prorogare l'anno accademico 2019-2020 per dare agli atenei il tempo di organizzarsi o di cercare soluzioni alternative vista l'impossibilità per gli studenti di portare a termine alcuni tirocini pre-laurea con le regole stabilite prima delle misure adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di contrastare il diffondersi sul territorio nazionale del virus, comportanti sospensioni, chiusure e divieti;

ad adottare iniziative volte a snellire tutte le procedure che riguardano gli acquisti per i materiali utili alla ricerca, dando piena attuazione alle norme contenute nell'articolo 4 del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126; a favorire una semplificazione della parte burocratica nella valutazione della qualità della ricerca (VQR), prevedendo, nel caso, un rinvio delle scadenze previste per il processo di VQR, così come da appello del Consiglio universitario nazionale; a tener conto, nell'ambito dell'individuazione dei criteri per l'abilitazione scientifica nazionale, dell'attività clinica svolta da chi è stato coinvolto nell'emergenza COVID-19 che ha impedito una normale produzione scientifica o la sospensione delle attività sperimentali;

ad adottare tutte le iniziative utili, nei limiti delle risorse disponibili, a stanziare fondi aggiuntivi per la formazione specialistica e a favorire una serie di riforme strutturali che permettano di ampliare la capacità formativa degli atenei e arrivare a un numero maggiore di posti, garantendo un rapporto almeno del 70 per cento tra il numero di borse disponibili e i partecipanti, e favorendo, per quanto di competenza del Ministero dell'università e della ricerca, il riconoscimento professionale agli specializzandi, ai camici grigi e agli specializzandi in materie sanitarie non mediche, in termini di tasse, di contratto, di remunerazione, come in ordine alla qualità dell'assistenza fornita e dell'insegnamento;

ad assumere ogni utile iniziativa di competenza per: garantire il rispetto di adeguate misure di sicurezza e di distanziamento sociale per lo svolgimento all'interno delle diverse università del concorso per le specializzazioni mediche, nella malaugurata ipotesi di un allungamento delle misure restrittive di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-2019; evitare ogni test di accesso ai corsi, dove il rapporto tra i candidati e posti disponibili sia dell'ordine di uno a uno; con modalità sperimentale, favorire lo slittamento del test di accesso a medicina e chirurgia al 2021, attraverso la revisione del primo anno, con esami che non prevedano effettuazione di attività laboratoriale e la sospensione dell'obbligatorietà di presenza; posticipare l'effettuazione dei test di accesso, garantendo l'accesso aperto alle lezioni con modalità telematica; garantire, con modalità sperimentale, l'effettuazione della didattica con modalità telematica o attraverso equa ripartizione degli studenti, con modalità telematica e frontale, di tutti i corsi di laurea;

ad adottare tutte le iniziative utili a velocizzare la nuova composizione dell'Osservatorio nazionale per la formazione medico-specialistica e a stabilire le regole con le quali verranno rappresentate all'interno dell'organismo le varie associazioni;

ad adottare iniziative di riordino e semplificazione per l'Afam, l'Alta formazione artistica, musicale e coreutica, ambito che sta accusando perdite non indifferenti dallo scoppio dell'emergenza;

ad adottare tutte le iniziative utili a migliorare la proposta formativa delle università del sud dell'Italia con una maggiore possibilità di reclutamento di nuovi docenti, rivedendo quei criteri di distribuzione delle somme e dei punti organico che penalizzano le università del Meridione d'Italia. 
(7-00459) «Melicchio, Vacca, Gallo, Carbonaro, Bella, Tuzi, Casa, Testamento, Iovino, Martinciglio».

  La VII Commissione,

premesso che:

l'emergenza coronavirus ha determinato la sospensione delle lezioni universitarie in presenza e ha obbligato studenti e professori a spostare sulle piattaforme digitali lo svolgimento della didattica universitaria;

le università hanno saputo rispondere nella maggior parte dei casi in maniera adeguata in relazione alla didattica a distanza;

gli studenti fuori sede hanno dovuto far fronte a un aggravio di spese non previste durante il periodo di sospensione delle attività in presenza;

nella cosiddetta Fase 2, con riferimento allo stato di emergenza dovuto alla pandemia del coronavirus, le università stanno prolungando la didattica a distanza dei corsi universitari;

occorre, una vera e propria discontinuità con il passato più remoto e più recente con riferimento ai settori scientifico-disciplinari che sono stati ereditati dal '900 e che sono tuttora in vigore;

nella Fase 2 dello stato di emergenza per l'università si dovranno rivedere le selezioni per l'accesso ai corsi di medicina e soprattutto ai corsi di specializzazione per superare gli insopportabili imbuti formativi che si verificano da troppi anni nell'uno e nell'altro caso e per dare immediate risposte al sistema sanitario provato dalla pandemia in corso;

con riferimento alla ricerca, l'Italia si colloca in fondo alla lista dei Paesi europei se si considerano le risorse destinate alla ricerca (1,4 per cento del prodotto interno lordo), fondi scarsi e distribuiti senza un piano di sviluppo organico;

i dati a disposizione relativi al Pnr 2015-2020 mostrano una situazione in cui l'Italia ha speso 1,7 miliardi di euro in 3 anni sui 2,4 a disposizione e in Horizon 2020 ne sono stati intercettati appena l'8 per cento;

questi dati assumono maggiore rilevanza se si considera che si è alla vigilia della predisposizione del nuovo Pnr 2021-2027;

per quanto riguarda ricerca e sviluppo, l'orizzonte mostra le imprese impegnate nel ruolo di maggiori investitori e una scarsa collaborazione tra mondo accademico e imprese e appare evidente la necessità di un più efficace coordinamento tra politiche di ricerca, sviluppo e formazione e politiche industriali per potenziare la ricerca, con particolare attenzione per i settori più innovativi;

la ricerca pubblica deve uscire dall'isolamento in cui si muove da anni, interloquire con il sistema produttivo, mettersi al servizio del Paese, tanto più in un periodo di crisi; la ricerca pubblica italiana è ricerca di eccellenza, al punto che si formano ricercatori di elevata qualità, che si esportano all'estero,

impegna il Governo:

valutare l'eredità dell'esperienza prolungata per tutto il tempo dello stato d'emergenza della didattica a distanza dei corsi universitari, anche in relazione al sistema di finanziamento pubblico finora vocato a rendere possibile le attività universitarie prevalentemente in presenza;

ad adottare iniziative a favore degli studenti universitari fuori sede per la sostenibilità della prosecuzione dei loro studi, come la dilazione delle tasse universitarie, la previsione della possibilità che il numero di rate per il pagamento delle stesse tasse sia aumentato e interventi di rilievo sui canoni di locazione pagati dagli studenti fuori sede nel periodo di sospensione delle attività in presenza;

ad adottare iniziative per favorire una vera e propria discontinuità nei corsi universitari, intervenendo sulla revisione dei settori scientifico-disciplinari che continuano a mostrare, anche con riferimento alla pandemia in atto del coronavirus, limiti e in qualche caso inadeguatezza rispetto alla complessità del nostro tempo, che, al contrario richiede paradigmi formativi molto più innovativi nella metodologia e nella didattica per far fronte alle sfide inattese e non facilmente decifrabili rispetto alle categorie del passato;

a proporre nuove modalità di selezione per l'accesso ai corsi di medicina e, soprattutto, un aumento significativo del numero dei posti riservati per l'accesso alle scuole di specializzazioni;

a considerare l'urgenza di adottare iniziative per implementare il contributo del Cnr e di altri enti del comparto della ricerca che operano sotto la vigilanza del Ministero dell'università e della ricerca per accrescere la competitività del nostro Paese in aree strategiche, come sanità, ambiente, agricoltura, informatica, energetica;

ad adottare iniziative per reindirizzare almeno una parte delle attività del Cnr e di altri enti di ricerca verso obiettivi con prospettive di realizzazione a medio termine (3-5 anni) cruciali per le suddette aree strategiche, come è già avvenuto in anni passati con il varo di numerosi progetti finalizzati che prevedevano una forte collaborazione tra ricerca accademica e industria e tempi precisi di esecuzione;

ad adottare iniziative per accelerare il timing della formulazione, pianificazione e realizzazione degli interventi nel campo della ricerca, a partire da quella di base fino alla ricerca applicata;

a dare più fiducia e credito ai nostri ricercatori, dando loro più sostegno e permettendo di realizzare l'attività di ricerca mediante un'attenta pianificazione degli investimenti che consenta di far crescere il sistema della ricerca in un'ottica di medio-lungo periodo
(7-00460) «Saccani Jotti, Aprea, Casciello, Marin, Palmieri, Vietina».

  La VII Commissione,

premesso che:

l'emergenza sanitaria ha intaccato anche il mondo dell'università creando molti problemi legati soprattutto alla difficoltà delle lezioni «da remoto» e alla garanzia del diritto allo studio;

le lezioni on line purtroppo hanno dimostrato che non possono essere garantiti i collegamenti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e questo ha creato inevitabilmente delle discriminazioni;

il diritto allo studio deve essere garantito e gli studenti devono essere supportati soprattutto per ciò che riguarda le difficoltà a far fronte al pagamento delle tasse universitarie e per quanto riguarda i «fuori sede» degli affitti delle case; se ciò non avverrà ci sarà il concreto rischio di un crollo delle immatricolazioni per il prossimo anno accademico;

in questa emergenza si è resa ancor più evidente la cronica carenza di risorse destinate all'università e alla ricerca; i finanziamenti a questi settori vanno incrementati e i 50 milioni stanziati dal Governo da destinare al Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) sono insufficienti per fronteggiare lo stato emergenziale;

nella cosiddetta «fase2» con la riapertura di molte attività non ha senso che le università restino chiuse;

vanno messe in atto le misure di sicurezza, ma va scongiurata una riapertura troppo lontana nel tempo che potrebbe addirittura protrarsi a primavera 2021;

ci sono attività laboratoriali, di ricerca e alcune discipline dove è impossibile attuare la didattica a distanza;

si auspica quindi il ritorno, nel più breve tempo possibile, alla didattica erogata «in presenza». Solo riprendendo le attività nelle aule, nei laboratori e nelle biblioteche si potrà ricreare quel clima di scambio reciproco tra professori e allievi che rappresenta il senso più autentico della ricerca e delle cultura più viva;

l'Italia è ancora in ritardo in materia di istruzione. In particolare, il sistema di istruzione italiano non riesce a tenere il ritmo dei sistemi scolastici e universitari dei Paesi più industrializzati del globo e di quelli in via di sviluppo;

l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, attraverso il rapporto annuale «Education at a glance», certifica l'arretratezza del nostro sistema di istruzione superiore: solo il 4 per cento dei cittadini ha conseguito la laurea triennale, contro una media del 17 per cento; nel 2017, l'Italia ha solo il 27 per cento di giovani di 25/34 anni in possesso di laurea, contro una media Ocse del 44 per cento, superando soltanto il Messico;

a fronte dell'emergenza sanitaria in corso e delle inevitabili ricadute sul sistema economico, è necessario ripensare gli incentivi al diritto allo studio, così da evitare la crescita della disuguaglianza sociale e incrementare la qualità del sistema economico italiano;

l'emergenza sanitaria sta determinando la diminuzione delle risorse economico-finanziarie che afferiscono alle università dal pagamento delle tasse di iscrizione con gravi ripercussioni sui bilanci, soprattutto per le università non statali, che usufruiscono di limitati contributi finanziari del Ministero dell'università e della ricerca e che possono assicurare la propria sostenibilità economica attraverso le tasse di iscrizione,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative per estendere la «No-Tax Area» sino a 25.000 euro e prevedere: un ulteriore incremento del Fondo per il finanziamento ordinario ben oltre i 50 milioni preannunciati nel decreto-legge «Cura Italia», insufficienti per fronteggiare lo stato emergenziale; la riduzione del 30 per cento per il prossimo anno accademico delle contribuzioni studentesche rispetto all'anno accademico 2019/2020 senza inficiare il Fondo per il finanziamento ordinario, con supporto dello Stato; l'innalzamento della «No-Tax Area» ad oggi prevista a 13.000 euro di ISEE, fino a 25.000 euro, per fronteggiare il calo di iscritti previsto per il prossimo anno accademico;

ad adottare iniziative per incrementare il Fis e modificare i parametri Isee, alzando il limite minimo a 28.000 euro per l'idoneità per le borse di studio e procedere alla modifica/sospensione solo per il prossimo anno accademico dei criteri di CFU per ottenimento/mantenimento delle borse di studio;

ad adottare iniziative per sospendere/ridurre la retta a residenze/studentati per i fuori sede per il primo trimestre del prossimo anno accademico o, in alternativa, istituire un fondo affitti straordinario per tutti gli studenti universitari che consenta loro di poter far richiesta di rimborso parziale del contratto di locazione stipulato per il prossimo anno accademico;

ad adottare iniziative per prevedere presidi sanitari per studenti universitari così da garantire loro continuità assistenziale anche se lontani da casa o impossibilitati ad usufruire del servizio di guardia medica;

ad adottare iniziative per prevedere che ai tirocinanti in aziende sanitarie, ma anche ai tirocinanti che svolgono attività pratiche in itinere (ad esempio tirocinanti di medicina presso medico generale, tirocinanti di servizio sociale presso carceri e altro) vengano garantiti i DPI;

ad adottare iniziative per garantire una copertura assicurativa per tirocinanti impegnati in ambienti a rischio di contagio, prevedendo che in caso di contagio da COVID-19, essendo quello un rischio non preventivabile all'atto della stipula della polizza, gli atenei integrino la stessa;

ad adottare iniziative per prevedere che tutti i percorsi di lauree abilitanti possano essere immediatamente convertibili e per pervenire alla modifica dei piani didattici per l'abilitazione dei percorsi di odontoiatria, farmacia, chimica farmaceutica nonché all'assorbimento in itinere dei tirocini e delle modalità di abilitazione per tutte le magistrali;

ad adottare iniziative per incrementare le borse di specializzazione medica, come unico modo per porre rimedio alla carenza di medici, tenendo conto che, nello stesso tempo, vanno valorizzati gli specializzandi dando agli stessi la possibilità di essere impiegati in corsia svolgendo tutte le attività delle proprie specialità, sotto la supervisione del proprio tutor, che non dovrà necessariamente affiancare fisicamente lo specializzando, e facendo sì che essi abbiano la possibilità di essere impiegati in corsia in autonomia «protetta», cioè svolgendo tutte le attività della propria specialità, compresa l'attività di guardia, sotto la supervisione del proprio tutor;

al fine di una completa attuazione degli articoli 3 e 34 della Costituzione, in applicazione degli articoli 42 e 44 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, del decreto-legge 31 ottobre 1979, n. 536, convertito dalla legge 22 dicembre 1979, n. 642, della legge 2 dicembre 1991, n. 390, per favorire l'accesso agli studi universitari, facilitare la frequenza degli studenti ai corsi di livello universitario e post universitario e consentire la prosecuzione degli studi ai cittadini italiani in un'ottica di colmare il divario con gli altri Paesi europei e per favorire la riqualificazione delle persone in attività lavorativa, ad adottare iniziative per istituire, complementariamente ai servizi già erogati dalle agenzie regionali del diritto allo studio, una borsa di studio annuale con congrua dotazione fino a euro 3.000, erogata secondo criteri legati all'Isee per il pagamento delle tasse universitarie, dei libri di testo e delle spese connesse per tutti coloro che frequentano un ciclo universitario di laurea o laurea magistrale, con l'obbligo di completamento con profitto del corso di studi;

ad adottare iniziative per evitare di aggravare la situazione economico-finanziaria delle università, che seguirebbe dall'assunzione di nuovi docenti – professori ordinari e associati – necessari per il soddisfacimento dei requisiti minimi di docenza, attraverso il prolungamento di tre anni del contratto dei professori straordinari per soddisfare i requisiti minimi di docenza;

ad adottare iniziative per promuovere la conoscenza e incentivare la diffusione delle attività e dei risultati della ricerca; ad adottare iniziative per: l'incentivazione della ricerca pubblica e la valorizzazione dei ricercatori nell'ambito dello spazio europeo della ricerca; il sostegno delle attività di ricerca pubblica di base; il supporto dell'anagrafe nazionale delle ricerche, con particolare riferimento alla raccolta, valorizzazione e diffusione dei risultati e degli effetti degli interventi e nelle ricerche finanziate; la riforma del sistema di reclutamento nel campo della ricerca;

ad adottare iniziative per supportare i dottorandi di ricerca nel corso dell'emergenza epidemiologica e valorizzare il titolo di dottore di ricerca nell'accesso alla pubblica amministrazione. 
(7-00462) «Frassinetti, Mollicone».


Concorrenza 2022

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