L’audizione del Ministro Giorgetti sulla legge di Bilancio
Ieri, giovedì 7 novembre, il ministro Giancarlo Giorgetti ha illustrato la legge di bilancio in audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, evidenziando che oltre metà delle risorse previste – ben 18 miliardi su 28 – saranno destinate all'aumento degli stipendi per chi guadagna fino a 40 mila euro l’anno. "È la misura principale della manovra," ha affermato Giorgetti, sottolineando come tale intervento abbia l'obiettivo di sostenere la crescita economica e stimolare i consumi. Ha inoltre espresso sorpresa per le critiche da parte dei sindacati: “Qualcuno può discutere se sia giusto o sbagliato, ma sorprende che venga contestata proprio dai sindacati. Abbiamo messo le risorse sui lavoratori dipendenti”, ha dichiarato.
Riferendosi ai dati Istat, Giorgetti ha spiegato che, pur essendo aumentato il reddito disponibile per i lavoratori, molti cittadini preferiscono risparmiare anziché consumare, a causa del clima di incertezza economica che persiste non solo in Italia, ma in tutta Europa. "Abbiamo stabilizzato le misure e ci auguriamo che le difficoltà quotidiane delle famiglie trovino presto soluzione,"ha aggiunto.
Sul tema degli investimenti, Giorgetti ha sottolineato la necessità che le amministrazioni diano priorità alla spesa dei fondi del Pnrr fino al 2026, per evitare che queste risorse vadano perdute. Riguardo alla politica industriale, ha ribadito che essa "viene fatta dagli imprenditori", mentre il ruolo dello Stato è quello di supportare nei momenti di transizione, come nel settore automotive, dove è cruciale che gli imprenditori accettino le sfide della riconversione. Ha precisato che i tagli riguardano solo alcuni fondi per la rottamazione e l’acquisto di auto elettriche prodotte in Cina, ma che restano 700 milioni di risorse disponibili.
Sulle pensioni, Giorgetti ha specificato che non ci sono stati tagli, anzi, è stata effettuata la rivalutazione piena delle pensioni fino a cinque volte il minimo, insieme al potenziamento del bonus Maroni. “Sul mercato, per certe qualifiche, non si trovano più figure adatte, né nel pubblico né nel privato," ha osservato. La soluzione proposta è incentivare i lavoratori prossimi alla pensione a restare in servizio volontariamente.
Infine, affrontando il tema del debito pubblico, Giorgetti ha auspicato una riduzione, prendendo come esempio la situazione della Germania, dove un debito inferiore permette di destinare più fondi alle politiche sociali. Ha spiegato che contenere il debito e attendere una riduzione dei tassi da parte della Bce potrebbe aprire margini significativi per favorire il ceto medio. Su questioni come la web tax, l’ingresso di revisori del Mef negli enti privati con elevati contributi pubblici e la tassazione delle criptovalute, Giorgetti ha dichiarato che il Parlamento è sovrano, ma ha invitato a riflettere prima di apportare modifiche, difendendo la logica e gli intenti di queste misure.
Report ISTAT 2023: i cambiamenti nei consumi delle famiglie italiane
La settimana passata l’ISTAT ha pubblicato un report che fornisce un’analisi dettagliata sulle spese delle famiglie italiane, mettendo in luce come l’inflazione abbia continuato a influenzare pesantemente il loro potere d'acquisto e le abitudini di consumo. La spesa media mensile per consumi è salita a 2.738 euro, un aumento del 4,3% rispetto ai 2.625 euro del 2022. Tuttavia, in termini reali, questa crescita è solo apparente: considerando l’inflazione la spesa effettiva delle famiglie diminuisce dell'1,5%. Nel 2023 molte famiglie hanno affrontato la crescita dei prezzi riducendo i risparmi o attingendo alle riserve, e alcune hanno modificato le loro scelte di consumo. La propensione al risparmio è scesa al 6,3%, rispetto al 7,8% del 2022 e all'8% del 2019, pre-pandemia. Oltre il 31% delle famiglie ha limitato la quantità o la qualità del cibo acquistato, un dato in crescita rispetto al 29,5% del 2022
Il rapporto evidenzia aumenti generalizzati in quasi tutte le principali categorie di consumo. La spesa per servizi di ristorazione e alloggio, ad esempio, è aumentata del 16,5% rispetto al 2022. Anche la spesa per beni e servizi personali e per la cura della persona ha visto una crescita importante, con un +14,5%. Aumenti significativi si sono registrati anche per i trasporti (+9,2%) e per la salute (+3,8%).
Un’analisi delle singole categorie alimentari mostra incrementi di prezzo, tra cui un aumento del 12,9% per oli e grassi, dell’11,9% per latte e prodotti lattiero-caseari, e del 9,3% per cereali. A livello geografico, le disparità di spesa restano significative. Nel Nord-ovest la spesa media mensile è stata di 2.979 euro, mentre nel Sud è rimasta a 2.203 euro. Nonostante questo, i divari territoriali si sono leggermente ridotti rispetto al 2022, con una differenza relativa che è passata dal 36,9% al 35,2%.
Un’ulteriore disaggregazione delle spese per quintili rivela che l’aumento dell’inflazione colpisce in modo più severo le famiglie con redditi più bassi. Infatti, mentre l'incremento dei prezzi per l’intera popolazione è del 5,9%, per le famiglie meno abbienti è del 6,5%, mostrando un impatto crescente nelle fasce di reddito più basse.
Commercio e tecnologie verdi: la posizione dell’Italia nel mercato LCT
Il report "Trade in low-carbon technology products: macro and micro evidence for Italy" pubblicato dalla Banca d’Italia offre un’interessante disamina riguardo l’evoluzione dei flussi commerciali globali e europei di prodotti a bassa emissione di carbonio, con un focus sull'Italia. La transizione verso un'economia a zero emissioni sta cambiando significativamente le dinamiche del commercio internazionale, promuovendo un aumento nella domanda di prodotti "verdi" e creando opportunità per alcuni Paesi e settori. A livello mondiale, il commercio di prodotti LCT ha registrato una forte crescita negli ultimi anni, raggiungendo un valore di 1,4 trilioni di dollari nel 2023. I settori in più rapida espansione sono stati la mobilità sostenibile, rappresentata da veicoli elettrici e ibridi, e le batterie. L'Unione Europea rappresenta circa il 40% delle esportazioni globali di prodotti LCT, seguita dalla Cina e da altre economie asiatiche
Le esportazioni italiane di prodotti LCT hanno raggiunto i 37 miliardi di dollari nel 2023, circa il 5,7% delle esportazioni totali del Paese. I principali prodotti esportati dall'Italia includono tecnologie per l'energia pulita, la riduzione dell'impatto ambientale e la gestione dei rifiuti solidi e pericolosi. L’Italia mantiene un saldo commerciale positivo in queste categorie, grazie alla sua specializzazione nella produzione di turbine e altre apparecchiature per energie rinnovabili. Con l'introduzione di politiche come il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere dell'UE, che stabilisce un prezzo per le emissioni di carbonio, le esportazioni di beni ad alta intensità di carbonio (prodotti "brown") potrebbero subire una contrazione. Tra i principali rischi di transizione per l'Italia, vi è la crescente domanda di tecnologie verdi, che richiede un adeguamento della capacità produttiva per competere sul mercato internazionale dei prodotti a basse emissioni
Un’analisi dei dati doganali mostra che circa il 25% delle imprese esportatrici italiane è attivo nel commercio di prodotti LCT. Le esportazioni di queste imprese rappresentano il 66% del valore totale delle esportazioni di prodotti LCT in Italia, evidenziando un'elevata concentrazione di mercato, specialmente nei settori della mobilità sostenibile e delle batterie. L'Italia possiede un potenziale significativo nel settore delle tecnologie verdi, ma deve affrontare sfide competitive nel mercato globale dei prodotti LCT. La necessità di incentivi e politiche industriali specifiche per sostenere le imprese in transizione verso la produzione sostenibile è essenziale per preservare la competitività del Paese e facilitare il raggiungimento degli obiettivi climatici.
Dazi fino al 45% sulle auto elettriche cinesi dal 31 ottobre
La Commissione Europea ha dato il via libera definitivo ai nuovi dazi sulle auto elettriche cinesi, la cui applicazione è prevista a partire dal 31 ottobre. Nelle scorse settimane, i rappresentanti dei 27 Stati membri dell'Unione Europea avevano già approvato la misura, inizialmente proposta dalla stessa Commissione, ma i dazi non erano ancora entrati in vigore, e si era anche ipotizzata una possibile trattativa per evitarli.
I dazi sono stati introdotti a seguito delle accuse della Commissione Europea verso i produttori cinesi di auto elettriche, ritenuti avvantaggiati da consistenti sussidi statali. Questi incentivi consentirebbero loro di vendere veicoli a prezzi molto bassi, spesso inferiori ai costi di produzione, creando una concorrenza sleale e penalizzando i produttori europei.
I nuovi dazi avranno una durata di 5 anni e un valore compreso tra il 17,4% e il 35,3%, variabile in base all’azienda a cui sono destinati, oltre al 10% di imposte già esistenti. Di conseguenza, il totale dei dazi potrebbe raggiungere fino al 45,3% del valore dell'auto. Per le principali case cinesi colpite: il gruppo BYD sarà tassato al 17%, Geely al 18,8% e SAIC al 35,3%.
La Commissione Europea, nel confermare l’approvazione finale del regolamento, ha dichiarato che resta comunque aperta a negoziati con il governo cinese per cercare un compromesso che consenta di evitare l'imposizione dei dazi.