Conte cerca di superare l’impasse della maggioranza
Il premier Giuseppe Conte ha provato a giocare la carta europea per chiedere ai suoi alleati una convergenza sul dl semplificazioni: “Bisogna mandare un testo a Bruxelles, dimostrare coraggio e voglia di rischiare”, l'invito per sbloccare i veti sul campo. La consapevolezza è che “dobbiamo correre” ma chi non è d'accordo sul testo ha obiettato che il prossimo Consiglio europeo è previsto più in là e quindi c’è ancora tempo. Ecco così che il decreto potrebbe slittare ancora alla prossima settimana e arrivare sul tavolo del Cdm lunedì. L'incontro tra il presidente del Consiglio e il segretario del Pd Nicola Zingaretti è stato un momento di chiarezza, perché il governatore della Regione Lazio non gradisce chi vuole accreditare l'immagine di un partito che stoppa le decisioni.
Nel gioco di distinguo sulle norme inserite nel decreto semplificazioni Conte ha provato ad alzare l'asticella, chiedendo di “osare”, e ponendo così dei paletti rispetto all'ipotesi di approvare un testo con la formula delle larghe intese. L'obiettivo di consolidare l'alleanza è testimoniato anche dall'appello del Capo dell'esecutivo a Pd e M5S a trovare una convergenza sui candidati alle Regionali. “Io e Zingaretti la pensiamo allo stesso modo”, ha provato a stemperare la tensione il premier ma i nodi restano sul tavolo, con in più l'arma dell'accelerazione sulla legge elettorale sul tavolo. È soprattutto il partito del Nazareno a spingere; il Pd e il M5S puntano allo sprint per un passaggio prima di agosto ma Iv si mette di traverso: “Non è la priorità”, la posizione di Renzi. Il tentativo dei dem è quello di agganciare Forza Italia definita da Conte “come il partito più costruttivo” dell'opposizione. Ma il tentativo sembra destinato a fallire. Forza Italia, Lega e Fdi hanno alzato l'asticella anche sullo scostamento di bilancio, chiedendo un consistente taglio delle tasse.
Scintille tra Berlusconi e Salvini su Mes e alleanze
Scintille tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sul Mes e, soprattutto, sul dopo-Conte a meno di 48 ore dalla manifestazione nazionale del centrodestra, in programma sabato a Piazza del Popolo, contro le politiche di rilancio proposte del Governo. Ad accendere le polveri un'intervista del Cavaliere a Repubblica intitolata: “La crisi è grave. Pronti a entrare al Governo con una nuova maggioranza”. In realtà, l'ex premier ribadisce passaggi già noti, tuttavia sembra calcare leggermente la mano sulla disponibilità di Forza Italia a essere protagonista di una nuova fase politica. È vero che nel testo, Berlusconi sottolinea che un'ipotesi di questo tipo “andrebbe verificata con gli alleati di centrodestra”. Tuttavia, la Lega sente puzza di bruciato e fa trapelare tutta la sua irritazione: “La via maestra sono le elezioni. Mandare a casa un Governo che blocca tutto è vitale per il futuro dell'Italia” ha ribadito Salvini. Quindi va giù pesantissimo contro la disponibilità di Forza Italia ad approvare il Mes: “La posizione di Fi è contro l'interesse nazionale italiano”. Favorevole al ritorno alle urne anche Giorgia Meloni, che però sceglie toni più concilianti: “A mio giudizio il titolo è un tantino forzato”.
Berlusconi non dice che è pronto ad altra maggioranza, ma che, se ci sono le condizioni per una coalizione coesa che affronti le cose che servono, allora ne parlerà con gli alleati. Berlusconi intende ciò che dice da inizio legislatura: una maggioranza di centrodestra con qualcuno di buona volontà. La sfumatura di Fdi è diversa: “Io non sono ottimista che in questa legislatura ci sia una maggioranza coesa in grado di fare cose utili”. Ma il duello tra Forza Italia e Lega non scema. In serata, lo stesso Salvini sotterra l'ascia di guerra: “Se non esistono le condizioni di un inciucio allora siamo d'accordo con Forza Italia: l'unica via sono le elezioni". Incidente chiuso, gli chiedono? “Per noi non s’è mai aperto. Occupiamoci della vita reale, non dei comunicati stampa”, conclude l'ex ministro. Anche l'azzurra Mariastella Gelmini getta acqua sul fuoco: “Forza Italia è all'opposizione e ci resterà. Il Governo di unità nazionale è una fake news”. Polemiche a parte, manca ancora una data e un orario all'invito del premier alle opposizioni per riannodare il dialogo sulla Fase 3. Difficilmente questa riunione si terrà nei prossimi giorni, prima della prova di forza di domani in Piazza del popolo.
Il Pd spinge sulla legge elettorale tra veti e ipotesi ritocco soglia
L'approdo nell'Aula di Montecitorio è fissato per il 27 luglio ma non è affatto detto che per quella data ci saranno le condizioni per uno sprint sula legge elettorale. Innanzitutto perché Lega e Fdi si metteranno di traverso, poi ci sono tanti decreti da convertire e la possibilità che la discussione slitti non è da escludere in presenza delle barricate delle forze d'opposizione che difendono il maggioritario. La settimana prossima sarà fissata la scadenza dei termini per gli emendamenti, poi nel giro di una decina di giorni si comincerà a votare in Commissione Affari costituzionali. Pd e Movimento 5 stelle hanno un asse consolidato sul cosiddetto Germanellum, un sistema proporzionale con lo sbarramento. In realtà nell'ala pentastellata che nello scorso Governo lanciò l'alleanza con la Lega permangono perplessità, ma i grillini non intendono sottrarsi a un'intesa che “è stata voluta in primo luogo da Italia viva”: soglia di sbarramento al 5% ma in sede di discussione quel tetto potrebbe anche essere abbassato, magari al 4% o al 3% per venire incontro a Leu e a Iv.
I pentastellati però non sono d'accordo per una modifica in corso d'opera. Il problema è che sul proporzionale non c’è l'ok di Mattei Salvini e di Giorgia Meloni e Iv mantiene una linea attendista, ritenendo il tema della legge elettorale non una priorità e rilanciando il sistema dei sindaci. Con questo quadro politico tuttavia il timore nella maggioranza è che già al suo primo passaggio parlamentare si possa registrare subito uno stop. Del resto alla Camera sono previsti i voti segreti, come osserva un esponente della maggioranza. Sta di fatto che soprattutto per il Pd la questione viene considerata un punto essenziale del programma; non a caso ieri il vice segretario dem Orlando ne ha parlato con il premier Conte. L’argomento dovrebbe essere stato affrontato anche nell'incontro tra il presidente del Consiglio e il segretario Pd Zingaretti. “Noi abbiamo detto sì al taglio del numero dei parlamentari, ma in cambio abbiamo chiesto garanzie sulla rappresentanza”, osserva un esponente di primo piano del partito del Nazareno. “C'è un accordo da rispettare”, rilancia il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio. Il 20 e 21 settembre ci sarà il referendum per il taglio dei parlamentari e Lega e Fdi scommettono che prima di allora non succederà nulla. La previsione, anche di molti parlamentari della maggioranza, è che di legge elettorale se ne parlerà a settembre. O perlomeno che si entrerà nel vivo della partita solo dopo le Regionali.
Merkel e Von Der Leyen fiduciose sull’accordo realtivo al Recovery Plan
Si è svolta ieri in videoconferenza una prima riunione in formato ristretto fra la Commissione europea e alcuni ministri del Governo tedesco per discutere le priorità della presidenza semestrale di turno del Consiglio Ue affidata da ieri alla Germania. Durante una videoconferenza stampa alla fine della riunione, la cancelliera Angela Merkel e la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen hanno espresso fiducia e determinazione riguardo alla possibilità di arrivare a un accordo, possibilmente entro il mese di luglio e comunque entro l'estate, sul pacchetto di rilancio economico post pandemico e sul bilancio pluriennale comunitario 2021-2027 (Qfp) proposti dall'Esecutivo Ue. Sono stati menzionati anche gli altri temi più importanti di cui dovrà occuparsi la presidenza di turno tedesca nel semestre appena iniziato: “C'è la questione dell'immigrazione” ha detto la Merkel. Sembra ormai certo che la Commissione presenterà le sue proposte, in particolare sulla riforma del Regolamento di Dublino sull'asilo. Poi c'è 'il tema del ruolo dell'Ue nel mondo, le relazioni con le maggiori potenze mondiali, gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, e poi i Balcani occidentali e il partenariato con l'Africa. E naturalmente i negoziati, finora inconcludenti, sulle relazioni future Ue-Regno Unito dopo la Brexit.
Sul pacchetto di rilancio economico “l'Europa è a un punto di svolta, il più difficile della sua storia”, a causa della pandemia del Covid-19 e della crisi economica che ha provocato, ha sottolineato la cancelliera. E qui Merkel ha voluto ringraziare la Von Der Leyen: “Quando gli Stati membri pensavano a sé stessi, ad affrontare i propri problemi, Ursula ci ha ricordato sempre la nostra comune dimensione europea, e ha presentato molte proposte positive”. Al Consiglio europeo del 17 e 18 luglio verrà affrontato il negoziato sul Quadro finanziario pluriennale (il bilancio 2021-2027) e sul Piano di rilancio Next Generation Eu. La Commissione ha fatto delle proposte che mirano a superare la crisi, ma anche guardano al futuro. Per questo il Piano prevede programmi di spesa per sostenere il Green Deal e la digitalizzazione che è cruciale per gestire l'economia e per prepararsi all'avvenire. La Von der Leyen ha osservato che “il lancio della presidenza tedesca arriva davvero in un momento cruciale”, perché 'i prossimi sei mesi determineranno, in larga misura, il futuro dell'Unione europea.