Meloni debutta a Vox: “Non siamo mostri, ma patrioti”
“Non siamo mostri, non siamo impresentabili, come ci descrive il racconto del mainstream. Il voto lo ha dimostrato. Viva l'Italia, viva la Spagna, viva l'Europa dei patrioti”: due settimane dopo il trionfo elettorale, Giorgia Meloni sceglie la kermesse spagnola di Vox Viva 22 per tenere il suo primo discorso internazionale, seppure con un video registrato. Molto più che un saluto di cortesia ma certamente non un comizio, il registro della clip è molto diverso da quello usato a Marbella, a giugno, quando le sue parole infiammarono la platea andalusa. Stavolta, non c’è nessuna frase a effetto ma, come spiega lei stessa, dice “a bassa voce” sostanzialmente le stesse cose dette in passato, a difesa del ruolo sociale della famiglia, delle frontiere contro l'immigrazione clandestina, contro il crollo demografico. Quindi parla del suo prossimo Governo, annuncia che trasformerà “queste idee in concrete politiche di governo, come già fanno”, sottolinea, “i nostri amici in Polonia e Repubblica Ceca”, e qui non cita l'Ungheria di Orban. Si augura, poi, che lo stesso “possa accadere tra poco più di un anno a Vox”.
La destra europea esulta per la vittoria della Meloni
Da Viktor Orban a Mateusz Morawiecki e Santiago Abascal: per i leader conservatori europei è la vittoria di Fratelli d'Italia alle ultime politiche il più recente motivo di festa, con Giorgia Meloni autentica superstar a Madrid della kermesse annuale di Vox, il suo partito alleato in Spagna. Tra i più entusiasti per il risultato italiano c’è proprio il leader di Vox Abascal, che nel fare gli onori di casa si è congratulato vivamente “per la magnifica vittoria” della destra italiana: “Ci ha riempito di speranza”. Un riferimento diretto all'esito delle politiche è arrivato anche dal primo ministro ungherese, intervenuto al “Viva 22” di Vox con un breve messaggio registrato: “Il treno da Roma è appena arrivato a Bruxelles”, ha affermato Orban, “quello da Madrid, guidato dal mio amico Santiago Abascal, sta per partire”. L'obiettivo deve essere “difendere gli interessi nazionali” impedendo che “milioni d’immigrati irregolari invadano i nostri Paesi”. A Vox sono arrivati messaggi di appoggio anche da leader politici Donald Trump.
Letta assicura: il Pd non si scioglie
A metà mese la Direzione nazionale del Pd dovrebbe riunirsi per entrare nel vivo del percorso congressuale che, per Enrico Letta, porterà “entro la fine dell'inverno” alla nascita del “nuovo Partito Democratico”. Letta assicura che “nulla è deciso” e invita “tutti coloro che vogliono costruire l'alternativa” alle destre a partecipare. La discussione coinvolgerà anche il nome del partito, ma lo scioglimento è escluso: “Abbiamo 5 milioni d’italiani che ci hanno votato e chiesto di fare opposizione. L'opposizione rigenererà il partito e il centrosinistra”, con una “nuova generazione che deve prendere il comando.” Nei prossimi giorni sarà presentata l'agenda dei dem in Parlamento, una proposta che spazierà dal disallineamento, anche solo a livello nazionale, del prezzo del gas da quello dell'energia elettrica, al salario minimo, fino allo ius scholae. “Dobbiamo essere pronti a fare la prima opposizione a questo Governo, sia in Parlamento sia nel Paese, in piazza quando necessario”, esorta Letta che già inizia ad attaccare frontalmente la premier in pectore Giorgia Meloni: “Il suo primo gesto di politica estera è stato partecipare oggi all'evento della destra spagnola, con i post-franchisti di Vox. Mi sarei aspettato qualcosa di più europeista e unitario”.
Draghi si congeda da Premier: i governi passano, l'Italia resta
Una foto di gruppo, sullo scalone di Palazzo Chigi, e un brindisi rapido, nella sala del Cdm, per un congedo “sobrio, modello Draghi”, scherzano i Ministri. Si chiude così l'esperienza di Mario Draghi, venti mesi in cui grazie al lavoro e all'impegno di tutti, ci tiene a sottolineare il premier, l'Italia è tornata a essere “protagonista in Europa e nel mondo”. Il Cdm, con ogni probabilità l'ultimo salvo esigenze tecniche, è finito e il premier chiede a tutti di fermarsi per un saluto e un brindisi. lo stesso farà subito dopo il sottosegretario Roberto Garofoli con i capi di gabinetto e i capi degli uffici legislativi dei ministeri. Il Cdm ha appena approvato il ddl delega che riordina le politiche per gli anziani non autosufficienti, uno dei 55 target del Pnrr e ha dato il via libera anche al DPB, già trasmesso a Bruxelles. Certo, mancano le cifre della manovra, che sarà il nuovo Governo a dover disegnare, ma serve a favorire quella “transizione ordinata” su cui il premier è tornato a sollecitare la sua squadra, proprio per “permettere” a chi verrà di “mettersi al lavoro da subito”. È un dovere, dice Draghi, non solo per rispettare “le istituzioni di cui abbiamo fatto parte”, “Lo dobbiamo ai cittadini”, dice con insolita enfasi, perché “i Governi passano” ma “l'Italia resta”.
Conte riunisce gli eletti al M5S sarà un’opposizione intransigente
Giuseppe Conte riunisce tutti gli eletti del M5S e promette “un'opposizione dura, senza sconti, non un ostruzionismo preconcetto ma un'opposizione intransigente”. Alla riunione, la prima della legislatura, i neo-eletti arrivano alla spicciolata. C'è la vecchia guardia, quelli al secondo mandato, e ci sono le new entry; ci sono anche gli ex Paola Taverna e Vito Crimi. Il leader li catechizza sui temi da portare avanti. Anzitutto sulla guerra in Ucraina: “Vogliamo una grande manifestazione nazionale senza il nostro cappello politico o quello di altri. Vorremmo che venissero tutti i cittadini, anche quelli che hanno votato centrodestra, perché la pace non ha colori”. Poi elenca altri capitoli del “manuale” del parlamentare di opposizione: “Restituire il primato alla politica; questa legislatura si è chiusa con un Governo di larghe intese che ha finito per scacciare nell'ombra la politica, esiliandola sullo sfondo”. “Difendere tutte le buone misure introdotte quando eravamo al governo, a partire dal reddito di cittadinanza, dal superbonus, dalla legge anticorruzione. Siamo disponibili a intervenire per migliorarle” ma “nessuno pensi di smantellarle”. Infine, altri avvisi alla “premier in pectore” Giorgia Meloni: “Abbandoni subito le derive antidemocratiche del governo ungherese” e riveda “il suo proponimento di non fare scostamenti di bilancio”.
FI non vota ma La Russa è presidente del Senato grazie all’opposizione
Mercoledì si aperta ufficialmente la XIX legislatura e al Senato è stato eletto Presidente Ignazio La Russa di FdI. Quello che però, alla vigilia, sembrava un passaggio scontato si compie solamente grazie ai voti dell’opposizione. Ripercorriamo la giornata: ieri mattina Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si vedono alla Camera; sul tavolo ci sono sì i nomi per le presidenze ma anche, e soprattutto, quelli per la compagine di Governo e il nodo resta sempre l'ingresso in squadra di Licia Ronzulli. La leader FdI ribadisce il suo no e il Cav non gradisce. La contromossa a palazzo Madama è subito servita: mentre inizia la prima votazione Berlusconi riunisce i senatori di Fi, che non partecipano al voto. Sembra una scelta fatta per prendere tempo e portare gli alleati a più miti consigli ma alla fine Berlusconi decide di andare fino in fondo: solo lui ed Elisabetta Casellati alla fine votano. I numeri ballano, gli sherpa dei diversi partiti mettono mano al pallottoliere e certificano che la maggioranza senza Fi non ha i numeri. Man mano che la presidente Liliana Segre va avanti con lo spoglio, però, arriva il secondo colpo di scena: non solo La Russa supera quota 104, ma arriva a 116 preferenze portando a casa ben 17 voti dall’opposizione. Se il centrodestra si spacca, insomma, mostrandosi debole alla sua prima uscita in Parlamento, ancor di più si spacca l'opposizione.
È scontro tra Meloni e Berlusconi ma la leader di FdI non cede
“Non intendo fermarmi di fronte a questioni secondarie”; la linea non cambia. Giorgia Meloni tira dritto verso il traguardo indicato dal primo giorno post-elezioni. Per la premier in pectore serve un Governo forte e autorevole, Non si può perdere tempo viste le urgenze con cui deve fare i conti l'Italia, nemmeno con le elezioni dei presidenti delle Camere. Per questo, a sera, lasciando Montecitorio, a presidente di FdI confessa di essere “Contenta del fatto che siamo riusciti a eleggere alla prima chiama il presidente del Senato”, ovvero Ignazio La Russa, e “confido che vada così anche domani per il presidente della Camera alla prima votazione utile. L'unico segnale che m’interessa dare all'Italia è che noi lavoriamo per fare immediatamente tutto e occuparci dei problemi degli italiani. Questa è la cosa che m’interessa, spero valga anche per gli altri”. Messaggio indirizzato principalmente a Silvio Berlusconi.
Fontana è stato eletto presidente della Camera
Con 222 voti e alla quarta votazione, nella mattinata di venerdì Lorenzo Fontana è stato nominato presidente della Camera dei deputati. Lo ha proclamato il presidente provvisorio dell'Assemblea di Montecitorio Ettore Rosato dopo aver letto il risultato dello scrutinio. Appena iniziata la quarta votazione per eleggere il presidente della Camera, i deputati del Pd Rachele Scarpa, Sara Ferrari ed Alessandro Zan hanno esposto un grande striscione con la scritta "No a un presidente omofobo pro Putin". Prima della votazione e dopo le forti tensioni di giovedì al Senato, Silvio Berlusconi ha dichiarato "Votiamo Fontana per non sprecare altro tempo, ma da noi devono passare. Giorgia Meloni non può mica pensare di andare avanti con i voti dell’opposizione". Al termine della votazione tutto il centrodestra si è alzato in piedi ad applaudire. I votanti sono stati 392, la maggioranza richiesta 197. Oltre a Fontana hanno ottenuto voti: Guerra 77, De Raho 52, Richetti 22. le schede disperse sono state 2, le bianche 6, le nulle 11. Nel suo discorso di insediamento, Fontana ha speso parole al miele per Papa Francesco e Sergio Mattarella, congratulandosi con Ignazio La Russa e salutando il segretario generale di Montecitorio e il suo predecessore Roberto Fico.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, relativi al 10 ottobre, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano con il 27,5% e cresce anche questa settimana di quasi un punto percentuale, sempre davanti al Partito Democratico (17,5%), in decrescita costante. Da sottolineare che il distacco tra FdI e la terza forza politica nazionale (M5S) è di 10,5 punti percentuali, valore più basso degli ultimi mesi.
Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,8%, in leggera decrescita dagli ultimi sondaggi, mentre il Movimento 5 Stelle continua la sua crescita dalla caduta del Governo Draghi, attestandosi al 17,0%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e Italia Viva scende di poco attestandosi all’8,0%. Nella coalizione del centrodestra, la Lega si conferma all’8,3%, mentre Forza Italia cala al 7,4%. L’alleanza Noi Moderati è in leggera decrescita e si ferma all’1,0%. Per quanto riguarda gli euroscettici di Italexit di Paragone, anche questa settimana si registra una leggera crescita che li porta al 2,4%.
La coalizione del centrodestra ha raccolto i frutti nei collegi uninominali, dopo che le forze politiche sono state incentivate a creare delle coalizioni elettorali. Ad oggi, dopo le elezioni, la configurazione “classica” del centrodestra (FdI, Lega, FI e Noi Moderati) viene stimata al 44,2%, in continua tendenza positiva nelle ultime settimane. Il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra, scende al 24,4%, mentre il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, raggiunge l’8,0%. Fuori da ogni alleanza il M5S (17,5%).